Autrice: Alessia Gazzola
Titolo: La ragazza del collegio
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Serie L'Allieva:
8)La ragazza del collegio
È successo che un giorno la Wally ha chiamato Claudio, quando noi eravamo a Washington DC già da quasi due
anni, dicendogli che grazie alla quota cento riusciva ad andare in pensione. Al che io e lui ci siamo guardati e ci
siamo detti: «Ha già l’età?» La Wally sembra Dracula nel film di Francis Ford Coppola, un individuo senza età,
inquietante Dio solo sa quanto, capace di tutto e invero succhiare il sangue sembra persino il meno.
Per essere pienamente sinceri bisognerebbe anche aggiungere che è stata gentile. Gli ha detto che non si
ritirerà se non avrà la certezza di poter lasciare le redini a una persona di valore. Non può garantire nulla, ma
ritiene elevate le possibilità che il posto di professore ordinario e direttore dell’Istituto possa toccare a Claudio –
che lavora sodo in questa direzione da quando era specializzando.
Trama
A dieci anni dal primo romanzo della serie "L'allieva" torna Alice Allevi. Torna Alice Allevi in tutta la sua splendida e perfetta imperfezione. Torna Claudio Conforti, per tutti e tutte ormai solo «CC»: mente brillante, parlantina spesso caustica, cuore solo all'apparenza ruvido. Torna il cast di comprimari che per dieci anni esatti ha entusiasmato lettrici e lettori, facendo innamorare, sorridere, disperare e a volte perfino arrabbiare. Alice è tornata dopo un intenso periodo vissuto a Washington insieme a Claudio Conforti, e c'è una ragione precisa dietro la decisione della coppia più scintillante della medicina legale. Per Claudio, infatti, questa è l'occasione della vita: la Wally sta per andare in pensione e la corsa alla successione in qualità di direttore dell'istituto sembra aperta e subito chiusa: CC appare come la persona ideale per assurgere al ruolo di nuovo «Supremo» dell'istituto. Ma, mentre lo scatto di carriera di Claudio, contro ogni previsione, si rivela tutt'altro che facile, Alice – ora medico legale praticante a tutti gli effetti – si trova coinvolta non in uno ma in ben due casi che presto si dimostrano in grado di mettere alla prova il suo ben noto fiuto investigativo. Da un lato, l'incidente stradale di cui è vittima una giovane studentessa di un prestigioso collegio potrebbe nascondere qualcosa di più terribile della semplice fatalità, anche perché il colpevole è fuggito e sembra impossibile stanarlo. E dall'altro c'è di mezzo un bambino smarrito che non parla e di cui non si sa bene nemmeno l'età. Spinta dalla sua naturale empatia, e da una buona dose di voglia di ficcanasare, Alice si troverà coinvolta dalle due vicende, molto più intimamente di quanto lei (e CC stesso) si potevano mai immaginare.
La morte per cui sono stata convocata non è avvenuta, in realtà, nel Collegio Beata Dorotea Paoletti, bensì in via Stern, nel quartiere Flaminio; tuttavia la vittima è una studentessa residente presso il collegio, che si trova a poca distanza da via Stern e da cui era appena uscita, prima di essere investita da un’auto che si è data alla fuga. Si chiamava Francesca Rebaldi e, da quello che mi dicono, aveva ventitré anni ed era una studentessa di Scienze Politiche.
I suoi occhi, di uno straordinario colore verde cristallino che ricorda l’acqua di un lago di montagna, sono ancora aperti sul cielo di oggi, su una vita che nessuno le ridarà, e le labbra socchiuse, già secche e livide, rivelano una dentatura perfetta. Porta una giacca leggera a scacchi bianchi e neri. Gli scarponcini Dr. Martens sono rimasti ben saldi ai suoi piedi, insolitamente piccoli rispetto alle fettone di tante ragazze di oggi, che sembrano tutte avere non meno del 39. I capelli sono biondi, ancora profumati di una qualche crema che sa di violaciocca, sparsi sull’asfalto, sporchi di sangue sulla tempia sinistra, così come anche la cute, lacerata da una ferita. Il dorso di una delle mani è graffiato e sulle unghie corte, con le cuticole intatte di chi non va dall’estetista, spicca uno smalto rosso, estivo, gioioso, così stridente oggi, così infelice adesso.
La mia presenza era indispensabile, e pur tuttavia il mio compito è semplice e come tale presto fatto. Prendo gli appunti, scatto le foto, provo il solito dispiacere profondo e insopprimibile – come se Francesca Rebaldi fosse mia cugina – che rende il mio lavoro una condanna.
«Alice!» mi sento chiamare alle spalle quando sto già per andare via. Riconosco subito la voce, anche se è un bel po’ che non la sento dal vivo: è Calligaris, il vicequestore aggiunto che può ben dire di avermi vista crescere, da quando ero una specializzanda alle prime armi. L’ex ispettore mi canta – ed è sorprendentemente intonato – Tu vuo’ fa’ l’americano prima di stringermi in un poderoso abbraccio che è il suo bentornata.
Benché mi sia mancato, non sono granché in vena di affettuosità.
Recensione
Esatto, sono finalmente riuscita a concludere (per il momento) anche questa serie! Alice è tornata e con lei Claudio; ma sta volta è solo lei che farà i dovuti controlli, quando riceverà la chiamata per l'omicidio della Ragazza del Collegio.
La Wally sta per andare in pensione e Claudio pare sia il più adatto a succederle, ma a concorrere c'è un degno rivale; la strada per Claudio è in salita, così come la vita di coppia tra i due protagonisti e Alice, che si ritrova un compagno con un umore leggermente altalenante, come medico legale si ritrova con ben due casi da risolvere: uno è l'omicidio della Ragazza del Collegio, di cui vi accennavo prima, l'altro è un bambino trovato solo in giro per Roma, e questo bambino non parla italiano, per cui è difficilissimo capire qualcosa di lui.
Alice, come ogni volta, non ce la fa a farsi i fatti suoi, quindi lavora sia sul caso come medico legale, sia come investigatrice che affianca il buon Calligaris; nel mentre, attraversa una fase particolare della vita, perché la nostra protagonista si è messa in testa di diventare madre.
Riuscirà a risolvere i casi e a far avverare il suo sogno?
La ragazza del collegio ha un ritmo incalzante, la storia prende, i personaggi sono cresciuti (anche se Claudio, diciamolo, sembra il solito rompiballe), e sembrano volerci condurre alla fine di questa storia.
Ma sarà davvero così? O Alessia Gazzola ha in mente altro per Alice e Claudio?
La mia valutazione
Luce <3
«Com’è stata la tua giornata?» gli chiedo. Nel frattempo vado a dare un po’ d’acqua alla Maranta Leuconeura
che Cordelia mi ha fatto recapitare come regalo di bentornata. È una pianta sui generis, come del resto colei che
me l’ha donata: la Maranta infatti si muove durante il giorno, in base alla luce che riceve e, malgrado possa
sembrare inverosimile, anche in base a chi o cosa è nelle vicinanze – ma questa è una mia sensazione, nata da
quando ce l’ho qui in casa. In buona sostanza è un essere senziente con una sua personalità e, dico io, anche con
un pessimo carattere: certe volte la ritrovo con le foglie tutte ripiegate sul fusto, e mi convinco di averle dato troppa
acqua e che per questo morirà. Poi invece alcuni pomeriggi la trovo tutta tronfia peggio di una pianta rampicante
di quelle infestanti. Se le metto un’altra pianta accanto si offende e si appiattisce. Poi la sposto e dopo mezz’ora
lei si rialza. Adesso ha orientato le foglie verso la finestra, spalmandole sul vetro come se cercasse una via di
fuga. Vorrei tanto chiederle «Che ti manca? Ti ho anche comprato il fertilizzante».
«Lasciamo perdere» risponde Claudio. «Ho ricevuto un’ammenda perché ho ritirato in ritardo la raccomandata
di un’udienza.»
«Se non sei andato all’udienza, ti tocca. Ma potevi dirmelo, sarei passata io a ritirarla.»
«Non sei la mia segretaria.»
«L’avrei fatto con piacere. Come dice mia nonna, non è servo chi spazzola il proprio cavallo.»
«Amo tua nonna. Ma comunque, è il principio. Trattato tamquam excrementum. Ricordami perché abbiamo
scelto questo lavoro.»
«Io l’ho scelto per causa tua» ammetto, sentendomi subito dopo un po’ gatta morta.
Lui mi si avvicina lentamente e mi guarda provocatorio mentre chiede: «Ti ho traviata?»
«Fosse solo per il lavoro...»
Deliziato e allusivo, si siede accanto a me. «Ci sono riuscito proprio perché non era solo lavoro.»
«E ne vai fiero.»
«Che anni gloriosi, quando l’Istituto era la mia riserva di caccia» commemora con aria sognante.
Mi picco. «Però curioso che alla fine si sia estinto il cacciatore e non le prede...»
Lui strizza gli occhi con aria furba e mi risponde a bassa voce: «Sagace...»
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