Buonasera, il 6/10 ho iniziato questa miniserie da una stagione e 6 episodi e l'ho finita (più per questioni di tempo) il 21/10
Titolo: Belgravia
Paese: Regno Unito, Stati Uniti d'America
Anno: 2020
Formato: miniserie tv
Genere: drammatico, in costume
Puntate: 6
Durata: 60 min (puntata)
Lingua originale: inglese
Informazioni
Belgravia è una miniserie televisiva anglo-statunitense, ambientata nel XIX secolo e basata sull'omonimo romanzo del 2016 di Julian Fellowes, chiamati entrambi Belgravia, un ricco quartiere di Londra. La miniserie, una co-produzione tra Carnival Films e l'emittente via cavo statunitense Epix, è adattata da Fellowes e riunisce la squadra dietro a Downton Abbey con Gareth Neame e Nigel Marchant come produttori esecutivi insieme a Liz Trubridge e Fellowes. Belgravia è diretta da John Alexander e prodotta da Colin Wratten.
Trama
Belgravia inizia al ballo della duchessa di Richmond (nella notte tra il 15 e il 16 giugno 1815), che si tenne a Bruxelles per il duca di Wellington alla vigilia della battaglia di Quatre-Bras, due giorni prima della battaglia di Waterloo.
La storia ha inizio Il 15 giugno 1815, alla vigilia della battaglia di Quatre Bras e pochi giorni prima della disfatta napoleonica a Waterloo, anno in cui si tenne a Bruxelles un ballo passato alla storia come uno dei più sfolgoranti dell’epoca: partecipano tutte le famiglie inglesi all’epoca in trasferta in Belgio e tutti i generali britannici che difendono la città da un’eventuale invasione francese: poco prima dell’alba, l’atmosfera festosa viene interrotta quando il duca di Wellington e i suoi uomini vengono costretti a correre al fronte dopo la notizia di un’avanzata delle truppe di Napoleone, e molti di loro non faranno mai ritorno. È da questo paradossale e originalissimo momento storico che prende spunto Belgravia, la miniserie realizzata da Julian Fellowes, già creatore di Downton Abbey.
In effetti questa nuova produzione sembra la copia di Downton Abbey, se solo quest’ultima fosse stata ambientata, non nei primi decenni del Novecento ma un secolo prima: il focus è ancora una volta sulla vita pubblica e privata della nobiltà londinese, nella quale però si affacciano i primi innesti di una ricchissima borghesia mercantile che cerca di salire di rango; allo stesso modo si vedono le complicità ma anche gli screzi fra i ceti privilegiati e i loro servitori, i quali (a differenza del racconto ambientato cent’anni dopo) sono per lo più frustrati e maggiormente inclini al tradimento. Conflitti di classe, amori impossibili, etichette asfissianti e intrighi fra il politico e l’economico vanno a comporre una trama che avvince la curiosità dello spettatore anche se a volte sembra andare tutto a rallentatore (soprattutto da metà stagione in avanti)
Mentre in Downton Abbey, le vicissitudini private dei personaggi erano intrecciate agli smottamenti sociali dell’epoca, qui ci ritroviamo in un microcosmo chiuso che fa tremenda fatica ad aprirsi all’estero. Tutto parte proprio in quel famoso ballo, in cui viene invitata – unica fra i non nobili – la famiglia Trenchard: la giovane Sofia, figlia del mercante James, arricchitosi facendo da fornitore all’armata di Wellington, sfida le convenzioni innamorandosi di lord Edmund Bellasis, rampollo di una famiglia aristocratica e dalle intenzioni forse non così specchiate; il destino per entrambi i giovani sarà infausto ma 26 anni dopo le conseguenze del loro incontro continuano a rendere tese le relazioni fra i Trenchard e i Bellasis, al cui centro si ritroverà il bello e promettente Charles Pope, giovane la cui ascendenza misteriosa metterà a soqquadro un già complesso mosaico fatto di pettegolezzi, debiti, eredità e mancate promesse di matrimonio.
In principio risulta davvero complicato ricostruire i rapporti che regolano i vari personaggi e soprattutto adeguarsi alla rigidità delle norme sociali dell’epoca.La narrazione però, diventerà avvincente e i continui colpi di scena contribuiscono a una trama che rende movimentato anche il più scontato degli andamenti. Gran parte del fascino, al di là di costumi e ambientazioni sempre filologicamente impeccabili, è dato da un cast di grandissimi attori (da Tom Wilkinson a Harriet Walter e Tamsin Greig), perfetti nell’interpretare la quintessenza dell’aristocrazia londinese. A fare loro da sfondo il quartiere di Belgravia, l’area residenziale più alla moda nella Londra della prima metà dell’Ottocento, dove come detto, si incontravano nuovi e vecchi ricchi e in cui, secondo questa storia, anche lo stesso James Trenchard aveva fatto ottimi investimenti immobiliari. Belgravia riesce a esercitare un fascino magnetico che, superati certi fastidi classisti, travalica spazio e tempo.