venerdì 8 ottobre 2021

[Review Party] Recensione "La quercia dell'orfano", Cristiano Pedrini


Buongiorno, oggi partecipo al review party del nuovo romanzo di Cristiano Pedrini; ringrazio il blog tregattetrailibri per avermi coinvolta, ancora una volta.


Titolo: La quercia dell'orfano
Autore: Cristiano Pedrini
Genere: Narrativa
Formato cartaceo 14x21
Formato ebook: epub/mobi e pdf
Pagine 255
Pubblicato con Youcanprint
Prezzo di copertina:
Ebook € 2,99 Cartaceo: € 18,00

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"Anziché scendere dalla strada principale, per risparmiare tempo mi incamminai lungo il sentiero che portava in paese. C'era davvero tanta umidità quella mattina, infatti i vetri della finestra della mia stanza erano bagnati dalla condensa, e non ti nascondo che una parte di me avrebbe preferito rinviare quell'impegno; ma fortunatamente non assecondai quella tentazione,e ringrazio l'Onnipotente per questo."
"Scesi lungo il sentiero, e quando passai accanto a una quercia notai qualcosa di diverso. Quell'albero, che avevo visto chissà quante volte, mi aveva sempre colpito perché dal suo fusto, appena oltre la base, si innalzavano due tronchi distinti. Ma quella mattina ai piedi della quercia trovai qualcosa che la rese ancora più speciale. Mi avvicinai con circospezione, osservando un cesto che sembrava essere stato posato lì con cura. Chiunque lo avesse lasciato si era preoccupato di appoggiarvi alcune pietre attorno per evitare che potesse capovolgersi."
Madre Antoniette si voltò verso la consorella sorridendo distesa. "Quando mi chinai sentii il mio cuore battere talmente forte che temetti potesse squarciarmi il petto. Forse esso aveva già compreso quello che di lì a poco gli occhi mi mostrarono. Avvolto in una coperta c'era un bambino, che doveva avere solo qualche settimana di vita. Mi abbassai cercando di percepirne il respiro; gli toccai la fronte, scoprendo che era calda. Forse era stato abbandonato da poco, ma quando sollevai il cesto mi accorsi che il fondo era molto umido, e la parte inferiore ricoperta di brina."




Trama

L’abbazia di Saint-René d'Angers, sorge da secoli sulle colline che circondano il villaggio di Sainte-
Eulalie, forse a voler proteggere quel luogo della Francia centrale dove il tempo sembra essersi
fermato. La Revenda Madre Antoinette e le sue consorelle attendono con gioia l’arrivo di René
Fontaine. Ventuno anni prima, era stata proprio la donna ha trovarlo in fasce sotto una quercia in una
fredda mattina di novembre.
René oggi è uno dei modelli più famosi e richiesti di Francia, ma nonostante il suo successo è rimasto
un ragazzo con i piedi per terra ed ora pensa sia giunto il momento di trascorrere alcuni giorni di
vacanza nel luogo dove venne ritrovato, sperando di scoprire qualcosa di più sui suoi natali.
In quel soggiorno, il giovane incontrerà molte persone: Maxine, un intagliatore del legno, Martin
de Rohan, appartenente ad una nobile famiglia della regione, e un solitario e misterioso lupo che
sembra seguirlo ovunque, quasi a volerlo proteggere dal suo stesso passato che potrebbe
emergere di colpo, travolgendolo. Queste presenze renderanno la visita di René assai diversa da quella
che aveva immaginato, squarciando il velo che da sempre cela le sue vere origini.
La vera nobiltà si acquista vivendo, e non nascendo...

Estratto dal Capitolo Primo

Nessuno ti ha chiesto come avresti voluto venire al mondo, né quale infanzia vivere.
Nessuno ti ha voluto offrire un futuro, un’opportunità per dimostrare quanto la tua presenza
avrebbe potuto rendere migliore il mondo che ti circondava.
Noi abbiamo cercato di darti quello che ti è stato negato,
ti abbiamo accolto come un autentico dono del cielo che,
come una stella cometa, ha illuminato le nostre vite,
mostrandoci quello che avremmo potuto essere per te, caro René.
Abbiamo gioito dei tuoi piccoli e grandi traguardi,
ti abbiamo confortato nei fallimenti che inevitabilmente fanno parte della nostra vita,
spronato a essere sempre te stesso,
costruendo, giorno per giorno, il tuo futuro...
E ora specchiandoci nei tuoi occhi vivaci e spensierati,
ascoltando la tua voce limpida e dolce,
sappiamo di essere state le persone più fortunate del mondo,
alle quali è stato concesso di amare e crescere il figlio
che abbiamo sempre desiderato.

Morgan e Serge

René chiuse la lettera e se la rimise in tasca. L’aveva aperta da poco, come aveva
promesso ai suoi genitori, ed era felice che non fossero lì con lui in quel momento,
altrimenti avrebbe mostrato loro emozioni che non sapeva nascondere. Si sfregò gli occhi
lucidi tornando a fissare fuori dal finestrino dell’auto.
Mille parole non avrebbero potuto descrivere il panorama che agli occhi di René
era rimasto immutato, nonostante dalla sua ultima visita in quei luoghi fossero trascorsi
undici anni. Aveva attraversato il piccolo paese di Sainte-Eulalie e ora percorreva la strada
che risaliva la collina dove si affacciavano gli alti alberi, noci per la maggior parte, che, con
i loro caldi colori autunnali, sembravano essersi raccolti per osservare il suo ritorno. Il
loro foliage si offriva come solenne saluto, un semplice incanto che indusse René a credere
di vivere in una sorta di favola. La sua fronte batteva in modo discontinuo sul finestrino.
La strada era in parte sterrata, proprio come se la ricordava, e nemmeno la guida attenta
del tassista era in grado di evitare che l’abitacolo sballottasse. Ma il giovane non sembrava
preoccuparsene: aveva fatto di tutto per riuscire a tornare nei luoghi che lo avevano visto
nascere, luoghi ben diversi dal mondo che in seguito lo aveva accolto e innalzato alle vette
più alte della sua professione.
L’auto svoltò all’ultimo tornante, e l’elegante sagoma dell’abbazia di Saint-René
d’Angers si mostrò instillando nel cuore di René gli stessi sentimenti di sollievo e gioia che

nei secoli addietro i pellegrini avevano provato nel trovarsi dinnanzi alle sue mura, dopo
lunghi ed estenuanti cammini. Da semplice miraggio, l’abbazia si trasformava in un’oasi
capace di mitigare le loro fatiche, una realtà che, varcato il portale d’ingresso scolpito nella
pietra millenaria, era fatta di carità e accoglienza.
Il taxi si fermò all’inizio del viale che portava all’ingresso dell’abbazia. René prese
il borsone lasciato sul sedile accanto, scese e si avvicinò al finestrino anteriore per porgere
il dovuto all’uomo di colore, che gli rivolse un sorriso compiacente. «Grazie ancora per il
suo autografo. Quando stasera mia figlia lo vedrà, andrà in estasi e mi sommergerà di
domande.»
«Sono io che la ringrazio per essere venuto fino a qui. Sono luoghi un po’
fuorimano», ricambiò il ragazzo salutandolo.
Quando si voltò il suo sguardo corse all’alto campanile, che con la sua mole
massiccia e il tetto a punta sembrava capace di sorreggere il cielo terso di quella giornata
novembrina. Era sempre stato attratto dalla semplicità di quegli edifici e da come
sapessero fondersi in un perfetto insieme: la basilica con le sue tre navate, la torre
campanaria e il monastero, uno dei più noti e pregevoli esempi d’arte romanica, che da
secoli ospitava una piccola comunità religiosa.
Camminò lungo il viale, scorgendo il taxi che si allontanava lentamente, e infine si
fermò davanti al portale di legno massiccio che si ergeva come solido baluardo a
protezione di quanto le mura di Saint-René d’Angers contenevano. I vecchi chiodi con la
grande capocchia di ferro brillavano alla luce del sole, e René allungò la mano per sfiorarli.
La loro superficie consumata dal tempo instillò in lui una strana sensazione, del tutto
nuova, essendo abituato a essere a contatto con una realtà che imponeva la perfezione,
una realtà che aveva sempre tentato di non subire, e grazie agli insegnamenti dei suoi
genitori poteva ammettere a sé stesso di esservi riuscito. Si guardò attorno prima di
sistemarsi il borsone a tracolla e premere il pulsante del campanello.



Recensione

"La quercia dell'orfano", è la storia di Renè, ragazzo adottato in fasce, che ha avuto un'infanzia perfetta, ma che a un certo punto della sua vita, torna nello stesso posto dove è stato abbandonato dai genitori biologici, per poi essere trovato dalle suore dell'abbazia da cui prende il nome, che lo fanno adottare.
Questo romanzo è quindi la storia di un ragazzo alla ricerca delle proprie origini, che durante questa ricerca trova anche altro, qualcosa che lo renderà felice e qualcosa che invece prima gli farà male, ma poi lo renderà più forte di quello che già è.
René farà i conti con il passato, un passato che fatica ad accettare il suo ritorno, ma che permetterà a lui e a chi è rimasto della sua famiglia, di riavvicinarsi; il ritorno di René scatenerà quindi una serie di eventi, ma anche una serie di emozioni contrastanti per chi l'ha trovato e ha nascosto a lungo un segreto parecchio scottante.
Mi sembra di aver già detto troppo, quindi vedrò di fermarmi qui; "La quercia dell'orfano" è una storia di rinascita, ritrovamento di se stessi, di amore e tanto altro.


La mia valutazione

Alla prossima

Luce <3


Dopo pochi attimi la porta si aprì e un volto si affacciò alla soglia, carico di disappunto per quella visita inaspettata. Renè non badò all'espressione imbronciata, perché venne completamente catturato dagli occhi di un blu intenso, che risaltavano sulla carnagione bronzea di quel volto.
Una cascata di ricci biondi gli conferiva l'aspetto di un cherubino, simile a quelli che René aveva visto molte volte raffigurati nei libri d'arte che amava sfogliare, di cui era colma la biblioteca dei suoi genitori. Non avrebbe mai immaginato che un ragazzo all'incirca della sua età potesse vivere in un posto isolato come quello.
Il giovane accennò un piccolo sorriso prima di aprire del tutto la porta. "Posso fare qualcosa per te?"
"Veramente sì. Io mi chiamò Renè" si presentò allungando la mano verso il suo interlocutore.
"Maxime.." disse, stringendogliela titubante.
Poi lo osservò con attenzione, lasciando che la sua mente fosse attraversata dalla stessa domanda che René si era fatto poco prima. Che cosa ci faceva, davanti alla sua porta, un ragazzo come quello?
"Sai, questo posto è molto particolare. Non riuscivo a credere ai miei occhi quando ho visto la tua casa comparire tra gli alberi. E' da molto che vivi qui?"
"Da quasi ventisei anni" rispose Maxime. "Sono nato in questa casa. Non ti ho mai visto..."
"Ecco, me ne sono andato subito dopo la mia nascita. In questi giorni sono ospite delle suore dell'abbazia di Saint-René d'Angers per una breve vacanza."



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