Titolo: Febbre
Serie: Il Commissario Ricciardi #6,5
Prezzo: 13,30 e-book 9,99
Link d'acquisto: QUI
Serie Il Commissario Ricciardi:
0,5)L'omicidio Carosino: le prime indagini del Commissario Ricciardi
6)Vipera
6,5)Febbre (racconto presente nella raccolta "Giochi criminali)
7)In fondo al tuo cuore
8)Anime di vetro
8,5)Una domenica con il Commissario Ricciardi
9)Serenata senza nome
10)Rondini d'inverno
11)Il purgatorio dell'angelo
12)Il pianto dell'alba
13)Caminito
14)Soledad
Sono io che l’ho ammazzato.
Proprio io. E vi dico la verità, sono felice di averlo fatto. Mi fa proprio
piacere.
Perché dovete sapere, commissa’, che era un bugiardo. Un grande,
maledetto bugiardo. Diceva che vedeva, che sapeva, che capiva. E invece non
vedeva, non sapeva e non capiva.
Proprio niente, vedeva.
Trama
Quattro racconti lunghi dove si pratica l'arte del gioco. Un gioco però senza regole. Perché quando a giocare sono gli adulti, i giochi possono diventare pericolosi. Possono diventare, in un battere di ciglia, giochi criminali.
Anche questa è una febbre, in fondo. Meno evidente di poliomielite,
tracoma, tubercolosi, vaiolo, tifo, che percorrono i quartieri poveri di porta
in porta, di basso in basso, senza riuscire ad appannare il sorriso dei
bambini e le liti delle donne nella formidabile lotta per la sopravvivenza che
il popolo sempre vince, nonostante tutto. È diversa, ma è pur sempre una
febbre.
Perché, sapete, le febbri sono tante. Soprattutto per chi vede i morti.
Sarebbe buffo dirlo a qualcuno. Magari, finalmente, mi rinchiuderebbero
in una stanza, lasciandomi solo con la mia disperazione. A volte l’ho
pensato, di raccontarlo a qualcuno di quelli che mi sono vicini. A Rosa, la
mia tata, per esempio, che mi ama di un amore senza riserve che nulla
potrebbe far affievolire; al brigadiere Maione, cosí devoto, cosí pronto a
fermarsi sul bordo di ciò che non riesce a capire, e ad accettare per affetto
qualsiasi assurdità; a Bruno, cosí realista, cosí incapace di guardare oltre la
sofferenza fisica del mondo attorno a lui. A Enrica. A Enrica, con cui vorrei
dividere qualsiasi inferno, e qualsiasi paradiso.
Recensione
Premetto che non avevo nessuna voglia di subirmi racconti di personaggi di cui non ho mai letto una ceppa e ho tirato dritto direttamente a "Febbre", racconto di Maurizio De Giovanni sul Commissario Ricciardi (del resto sono mesi che vi propino le recensioni dei romanzi di De Giovanni con protagonista proprio Ricciardi). Comunque, veniamo a noi.
In questa storia Ricciardi deve risolvere il caso di un “assistito”, assassinato nella sua abitazione. L’assisto nella terminologia napoletana sta a indicare chi parla con le anime del purgatorio ricevendo in sogno i numeri per vincere al lotto. E appunto Rummolo Gaspare, detto “Gaspare o’Cecato, il più famoso assistito della città era stato trovato morto ammazzato nella sua cameretta posta sopra una ricevitoria del lotto.
“Sono io che l’ha ammazzato. Proprio io. E vi dico la verità, sono felice di averlo fatto”. Mi fa proprio piacere”….., questa è la voce che “sente” il commissario e che lo guiderà
nella sua ricerca dell’assassino.
L’assistito era una figura di rilievo in questo mondo, infatti forniva informazioni sui numeri che dovevano uscire, avendo un contatto con l’al di là. Badate bene, lui non indicava dei numeri, lui dava degli indizi, della tracce da cui ricavare i numeri da giocare e vincere. Non erano dei truffatori, ovviamente ce ne erano tanti in attività, ma questi assistiti non ti garantivano riferimenti precisi, solo indicazioni ricevute dalle anime del purgatorio.
La cosa curiosa è che Ricciardi, lontano mille miglia da questo mondo, parla invece con il morto che da “assistito” gli dà dei numeri, numeri dai quali il commissario deve risalire all’identità dell’assassino.
La particolarità di questo racconto è che il lettore è messo in condizione di partecipare all’indagine nelle stesse condizioni di Ricciardi, quasi con i suoi occhi, è come se fossimo dentro di lui rivivendone sensazioni e emozioni.
Il racconto è infatti in prima persona, da una figurazione più umana e meno fredda al personaggio E d’altra parte vale per tutti che vedere le cose da più prospettive fa capire che cose non sono mai come sembrano di prim’acchito, la violenza spesso proviene da una vendetta personale dovuta a passione, gelosia, vendetta, inganno.
E d’altra parte Ricciradi sa bene questo, è il suo mestiere, e in più lui ha in sorte l’ascoltare le ultime parole pronunciate dalle vittime di morte violenta, parole che però non aiutano mai l’indagine di per se stessa, ma possono suggerire l’approccio giusto allo sviluppo del caso.
Maurizio De Giovanni stupisce sempre per facilità di espressione senza però mai indulgere a catturare il lettore, è il suo stile che è rapido, coinvolgente, e questo rimane anche nella stesura del racconto, che come i romanzi annovera costruzione perfetta dei personaggi e degli ambienti dove operano. E d’altra parte Napoli è sempre il “palcoscenico” ideale per questa folla di personaggi con le loro sensazioni e emozioni.
Qualcuno ha detto che il difetto di Febbre è di… finire troppo presto, ma del resto questa è la dimensione del racconto, ma il fatto che si sarebbero lette volentieri altre pagine, è di buon auspicio per l'autore….
La mia valutazione
Luce <3
Diceva bugie, commissa’. Solo una massa enorme di bugie.
Non vedeva proprio niente. I suoi famosi sogni, quelli che sussurrava con la
voce di miele alle orecchie di tutta questa gente che lo veniva a sentire, per
tirare fuori un nuovo destino, un’altra possibilità.
Voi lo sapete, no, commissa’? Lo vedete ogni giorno quello che le persone
farebbero, e quello che fanno, per migliorare la loro vita disgraziata.
Muoiono di fame, hanno mille malattie, eppure erano pronte a camminare
ore per venire a sentire quello che lui si sognava di notte.
Follia. Solamente follia.
Nessun commento:
Posta un commento