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Carissima signora Elisa,
so che sono passati ormai sette mesi dall’ultima volta
che io e la mia famiglia siamo stati ospiti nel suo
delizioso albergo, ma non potevo non scriverle per
ringraziarla ancora.
Quelle dolci e delicate parole rivolte a mio figlio…
come posso dimenticarle? Come posso non ringraziarla
ancora? Ho sentito il bisogno, la necessità, di mettere le
mie di parole su carta, perché possiate in questo modo
portarle sempre nel cuore, perché possiate conservarle.
Conservare il ricordo di una famiglia che è arrivata da
lei, in quei giorni di primavera, quasi spezzata, per
diventare più unita che mai. La mia gratitudine è infinita,
sarà sempre nei nostri cuori e nella nostra anima, lei
come suo marito e sua figlia, Elisa. Speranzosi di poter
tornare un giorno e incontrarla di nuovo.
Con amore e devozione,
Luisa Mancini e famiglia.
Trama
Quando Diego riapre gli occhi si sente così spaesato, così confuso, non ricorda nulla del suo passato. Fino a che una voce bellissima, un sorriso dolce e rassicurante, gli trasmettono una serenità che mai aveva provato prima. Laura non sa chi è quel ragazzo che sta medicando con amore, che è entrato nella sua vita inaspettatamente e che vorrebbe sempre avere al suo fianco anche se sa che non può, che mai sarà possibile. Entrambi non sanno cosa il destino ha in serbo per loro: eppure, il piccolo albergo che Laura gestisce da sempre con i suoi genitori, la sua misteriosa magia che avvolge ogni persona che vi alloggia, porterà qualcosa sia a lei che a Diego, e sarà difficile ignorare quella grande emozione che porta il nome di felicità, nonostante la sorte che si fa beffa di loro…
˗ Lei è il Signor?
Aveva bisogno di dati per poter informare la sua famiglia e dir loro che lo stavano portando in ospedale.
Ma a quella domanda il silenzio regnò sovrano: Megumi lo guardava un po’ ansioso di sapere chi fosse per poter
procedere, ma nulla.
Il ragazzo deglutì e sospirò appena. Cercò di scostare il capo per cercare ancora quello sguardo. Laura capì e si
avvicinò con il suo sorriso rassicurante.
˗ Va tutto bene, si prenderanno cura di lei, più di quanto possiamo fare qui, ˗ disse.
Lui continuava a guardarla, ne era incantato, e finalmente parlò. Una voce bellissima, seppur incerta, riempì la stanza che profumava di fiori freschi.
˗ Non so chi sono, non me lo ricordo…
Laura si incupì, i suoi genitori borbottarono parole confuse, il paramedico cominciò a preoccuparsi un po’ di
più e fece cenno ai ragazzi di far salire subito la barella nell’ambulanza e portarlo velocemente in ospedale. Prima
di seguirli chiese una veloce spiegazione alla famiglia che da tutta una vita gestiva quel piccolo albergo. Fu Giovanni
a dire che era inciampato una volta sceso dalla barca a vela attraccata al porticciolo proprio di fronte al loro ingresso e aveva sbattuto la testa contro il serbatoio di rifornimento dei motoscafi. Lo aveva così portato di peso dentro con l’aiuto di due passanti.
Recensione
Finito in un giorno.. "Il piccolo albergo degli amori felici" ha per protagonista Laura, che insieme alla sua famiglia gestisce un albergo denominato" Il piccolo albergo degli amori felici", perché proprio lì, tante coppie si sono formate, quelle che stavano per divorziare si sono ritrovate, insomma: il loro albergo (che possiamo definire un protagonista), è una sorta di porto sicuro per chi si innamora.
Un giorno, in quell'albergo arriva un ragazzo, un ragazzo che però a causa di un incidente non ricorda più chi è, e quando si risveglia, il primo viso che si trova davanti è proprio quello della giovane Laura; inizia così a corteggiarla, nonostante i vuoti di menoria, e Laura, che all'inizio è reticente, decide comunque di dargli una possibilità.
Per la reticenza di Laura c'è una spiegazione valida, che non vi dirò, posso dirvi che però, questo romanzo è dolce e struggente al tempo stesso, che l'albergo degli amori felici, da questa possibilità anche a chi teme di non esserne degno.
Alla prossima
Luce <3
Ed eccolo lì, da solo. I due letti accanto erano vuoti mentre lui occupava quello vicino alla finestra. Seduto con la schiena appoggiata al cuscino a sua volta diligentemente sistemato contro la testiera del letto.
Indossava un camice verde acqua a mezze maniche, il suo sguardo era rivolto verso la finestra, i capelli un po’ spettinati e mossi gli sfioravano gli zigomi. Tra le mani teneva un libro aperto più o meno a metà anche se non stava leggendo, ma sembrava completamente assorto nei suoi pensieri.
Solo dopo pochi secondi si accorse di Laura e allora gli sorrise e lo salutò con un cenno della mano.
Per un attimo sembrò sorpreso, ma non ci mise molto a ricambiare il suo sorriso. Sembrava felice di vederla.
˗ Sei tu… ˗ sibilò. Laura ebbe un sussulto alle sue semplici parole anche se cercò di non darlo a vedere. Si avvicinò a lui.
˗ Come sta? ˗ domandò dandogli irrazionalmente del lei, come a voler mantenere ogni distanza possibile anche se lui le aveva dato immediatamente e con voce speranzosa del tu.
˗ Fisicamente mi sento bene, ma non ricordo il mio nome e devo ammettere che la cosa un po’ mi spaventa ma al tempo stesso mi fa sorridere se penso che sono caduto come uno stupido.
Scosse il capo lievemente in imbarazzo.
˗ Sono cose che capitano. Cosa dicono i dottori? ˗ domandò Laura.
˗ Dicono che è una situazione sicuramente temporanea: ricordo perfettamente il momento in cui sono inciampato e, il dolore fortissimo alla testa, proprio nell’attimo prima di perdere i sensi. Invece nulla del mio passato. Ho consegnato le chiavi della mia barca a un poliziotto che si è gentilmente offerto di cercare per lo meno i miei documenti. Non avevo neppure il portafogli con me, suppongo sia rimasto a bordo, forse in cabina, ˗ continuò poi tutto d’un fiato.
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