Seconda elementare
Jenifer
«Bambini, sedetevi ai vostri posti che devo presentarvi un nuovo compagnetto», urla la maestra battendo una mano sulla sua cattedra.
Io e i miei compagni ci andiamo a sedere, curiosi di conoscere questo nuovo arrivato. Le mie amichette, come sempre vanitose, si affrettano a sistemarsi i loro vestitini e i capelli. Io mi siedo e sposto lo sguardo dalla maestra alla porta, da dove dovrebbe entrare il nuovo arrivato, e viceversa.
«Bravi bambini», ci dice la maestra e si gira per aprire la
porta. «Ecco a voi Giordano, il vostro nuovo compagno. Si è dovuto trasferire nel
nostro paese per questioni familiari e frequenterà la nostra scuola. Mi aspetto
che voi lo accogliate nel migliore dei modi!»
Tutti lo salutano e lui ricambia, sorridendo. Io in tutto
ciò non ho spiccicato parola e continuo a guardarlo da una certa distanza.
Quando lui alza lo sguardo su di me, però, rimango un attimo senza fiato e restiamo
qualche secondo a fissarci negli occhi. Poi lui mi sorride e sbam, mi sento come se fossi appena
stata colpita da un fulmine. Completamente andata.
Non riesco ad afferrare cosa dicano i miei compagni intorno
a me ma una cosa l’ho capita: quello sarebbe stato l’inizio della mia fine.
Sono concentrata nel tentativo di capire qualcosa di quello
che c’è scritto nel libro, quando un movimento nel posto accanto al mio per
poco non mi fa saltare dalla sedia. Quando alzo lo sguardo, rimango a bocca
aperta come una perfetta cretina a fissare il ragazzo che si è seduto, o forse
è meglio dire buttato a peso morto, accanto a me: viso leggermente ovale, occhi
scuri come la notte, i più belli che abbia mai visto, incorniciati dalle sopracciglia
curate e folte, e quei capelli neri che mi fanno venire voglia di metterci le
mani nel mezzo.
No… non può essere
lui. Vedrai che è la tua immaginazione Jen. Respira e calmati. Chiudo e
riapro gli occhi più volte sperando di essermi sbagliata, ma lui è ancora lì che
mi fissa, sorpreso almeno quanto me.
«Jenifer?», mi chiede stupito.
«G-Giordano?»
«Eh?»
«Sto facendo di tutto per farmi piacere da te… dimmi almeno
se sono sulla buona strada», ride.
«Sei sempre il solito.»
«Posso?», chiede una voce molto familiare a Massimo.
Max si allontana, non prima di avergli lanciato un’occhiataccia
omicida.
«Ciao», mi saluta Giordano.
«Ciao, che ci fai qui?»
«Quello che ci fai tu suppongo», mi risponde ridendo e
ripetendomi le mie stesse parole di quella mattina in aula. «Sono qui con due
miei amici, nonché nostri ex compagni di classe, a bere qualcosa, ti ho vista
dal bancone e ho pensato di venirti a salutare e di rubarti un ballo. Comunque,
sei bellissima stasera.»
«Ah, giusto», rido anch’io, «grazie, comunque. Anche tu non
sei male, ma come sempre del resto.»
La trama del libro promette bene, anche se come scrivi la storia non è molto approfondita, mi ispira parecchio.
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