Buongiorno, oggi vi parlo della nuova serie tv Rai su Mameli, colui che ha dato vita al nostro inno.
Titolo: Mameli - il ragazzo che sognò l'Italia
Paese: Italia
Anno: 2024
Formato: mini serie tv
Genere: drammatico, biografico, in costume
Stagioni: 1
Episodi: 8
Durata: 50 minuti
Lingua originale: Italiano
Informazioni
Mameli - Il ragazzo che sognò l'Italia è una mini serie televisiva biografica che narra la vita di Goffredo Mameli, poeta, patriota e autore del testo de Il Canto degli Italiani, inno nazionale della Repubblica italiana.
La miniserie è stata trasmessa in prima visione e in prima serata su Rai 1 il 12 e 13 febbraio 2024.
Trama
La miniserie Rai racconta la storia di Goffredo Mameli, in particolare nell'arco di tempo dal 1847 al 1849. Considerato poeta ed eroe del Risorgimento, Goffredo nel 1847 è un 20enne che riuscirà a smuovere gli animi con le sue parole. Al suo fianco ci saranno trecento volontari in viaggio da Genova a Milano per le cinque giornate del '48. Con lui salperanno anche cinquecento volontari in difesa di Roma nel '49. Tra Storia e storie di vita che si intrecciano, nella serie c'è spazio sia per l'amore patriottico che per quello sentimentale. Goffredo Mameli è protagonista anche di una storia d'amore finita con un matrimonio imposto e una felice, nonostante i pericoli e la morte incombente.
Recensione
Tra biopic e prodotto storico, Mameli riesce ad essere un prodotto contemporaneo. Una storia in chiave popolare e teen, che mostra l’entusiasmo giovanile di un 19enne del 17º secolo, morto giovanissimo, e nella sua breve esistenza alle prese con i primi dolori d’amore, la strenua violenza del difendere la propria patria e il sogno trascinante di un’Italia unita. Quando l’inno spopola per le strade ci sono intere generazioni che cantano e intonano quelle parole e quel motivo che ancora oggi tutti conoscono e identificano come l’inno italiano e che allora veniva chiamato, con fierezza e vena poetica, il Canto degli Italiani. È purtroppo però l’inizio di Mameli a non convincere, una storia d’amore adolescenziale di per sé dal gusto sentimentale, appassionante e carica di dolcezza, ma che risulta, per evidenti problemi di sceneggiatura, poco verosimile e slegata dal resto del racconto. Non focalizza l’attenzione sul personaggio di Mameli e considerando che la miniserie è un prodotto del piccolo schermo, la primissima parte dovrebbe essere la più coinvolgente.
Un vero peccato, perché non appena queste prime sequenze, che nulla hanno a che vedere con gli ottimi attori che le interpretano, lasciano spazio al vero plot del racconto, la serie alza il proprio livello. Un’escamotage, quello di partire con il romanticismo e l’idea di figure femminili forti e combattive che ha delle conseguenze sull’animo del personaggio protagonista, ma che forse avrebbe avuto maggior impatto attraverso una struttura a flashback. Farne l’incipit, dopo un flashforward sul momento della battaglia anni dopo, non risulta essere una scelta vincente e rende l’inizio poco coerente con l’intera miniserie. Tutto cambia poi dall’incontro con il personaggio di Bixio e Mameli si rivela un insieme di più generi ben amalgamati tra loro. L’atmosfera più teen, che salta subito all’occhio è quella di una gioventù celebrativa in prima linea, ricca di idee, passioni, sogni e, forse, anche un po’ di ingenuità. Un’ingenuità dettata da un qualcosa che sembrava impossibile, ma che era più forte di quella brutalità e aura di morte che circondava le persone prima di raggiungerle.
Come i ragazzi di Mameli, di appena 18 anni, si buttano nella mischia di che vuole un’Italia unita, e sfidano , cantando, chi quell’obiettivo collettivo è pronto a distruggerlo, allo stesso modo quegli stessi ragazzi si buttano nella battaglia: vogliono combattere, devono combattere, non c’è alternativa. La loro è l’età dei grandi sogni, delle sofferenti illusioni, degli ispirati ideali e delle più nobili utopie. Perché ci sono passaggi e momenti della vita, che non scompariranno mai: anche se la vita adulta nell’800 arrivava, a livello anagrafico, prima di oggi, è e sarà sempre contrassegnata da una ventata di cruda consapevolezza che sognare non basta. E Mameli ha proprio quell’energia, quella perseveranza, quel coraggio e quell’intelligenza che lo portano a crescere, a capire e a combattere. Mameli è una serie carica d’orgoglio, senza retorica, e che di nazionalista ha solo la testimonianza di quanto sia stato difficile il percorso che ha portato a un’Italia unita. Mameli è quindi, nella serie, un piccolo grande giovane eroe che lascia intendere volontà che anticipano i tempi: l’idea del voto alle donne.
Una proposta che viene fatta attraverso taglienti riferimenti al concetto di “cittadini”, e che rendono evidente anche l’importanza della cultura e dell’istruzione, nella connessione con un testo che solo un grande poeta poteva realizzare. Capace di trascrivere su un foglio bianco tutto ciò che attanagliava gli animi sopraffatti del popolo italiano. La miniserie ha infatti al suo interno delle scene particolarmente emozionanti: Mameli che studia, si documenta, scrive e riscrive, trovando in sé e negli altri, i reali motivi per cui tutti volevano un’Italia unita. Uomini, donne, anziani e bambini che intonano quelle parole appena imparate, sentite e memorizzate, anche da chi non sapeva leggere. Un canto che non nasce per essere un inno, ma per essere testimonianza e inizio di un Paese che ancora non c’è. È una sfida ai poteri forti, una processione che si trasforma in una manifestazione, una sequenza estremamente partecipativa. Capace di trasformare la solitudine privata e personale di Mameli e Bixio nel sogno collettivo di tutti.
Mameli è uno spaccato delle Storia italiana che si pone il coraggioso intento di non raccontare solo il Risorgimento e l’immagine documentata di Goffredo Mameli, ma di inserire personaggi tridimensionali, forse in parte diversi dai giovani di oggi, ma sempre mossi dall’idea di un futuro migliore. Ragazzi dai valori universali che riguardavano un intero Paese, ma che lottavano anche per un’ideale più privato e personale che era comune a tutti. Mameli è la storia di persone, di individui, non solo di personalità realmente esistite, ma portatrici di un’altra verità. I temi espressi nella nuova miniserie Rai sono tanto quelli dell’amicizia e della passione, quanto quelli più politici e culturali, permeati dal differente timbro del Risorgimento. Nella lontana inconsapevole idea di una democrazia che non c’era. Mameli ha un intento di grande pubblico al quale si rivolge che è ben visibile, ma che è riuscito solo in parte: di stampo patriottico e, considerando la primissima parte dello show, quasi forzato nel suo essere attuale. A funzionare maggiormente è invece proprio la matrice storica, perfetta in ogni sua forma: dai costumi alla scenografia, dal trucco alla sceneggiatura, scrittura propria di un linguaggio di un tempo lontano.
Una scelta che nella tecnica ha dato il risultato sperato e che ha invece trovato delle difficoltà sia di tempistiche che di coinvolgimento all’inizio del primo episodio. Si tratta di un progetto ambizioso e che apre la strada a prodotti sempre più diversificati e meno timorosi, come poteva apparire, di trattare epoche lontane, nel pensiero e nella Storia. Mameli è così estremamente accurata e precisa nei luoghi e nella ricostruzione di ambienti, interni ed esterni, che poteva lasciar da parte altri intenti. Maggiormente funzionale nel riuscire a raccontare anche l’oggi, è l’immagine di Mameli come quella di una rockstar, che firma autografi, che la gente riconosce e ammira con sguardo languido da lontano, che diventa amato da chiunque lo incontri e lo riconosca come lo scrittore del Canto degli Italiani. Al tempo stesso il personaggio di Mameli si distingue anche per le sue gesta eroiche e per le imprese folli che lo portano all’attenzione di Mazzini e Garibaldi, per una tenacia mossa da quel sogno. Un sogno che in lui e nel personaggio di Bixio, non conosce altri limiti che la morte.
La maggior parte delle serie si tiene viva attraverso gli ottimi attori che la compongono, primo fra tutti Riccardo De Rinaldis Santorelli, convincente ed empatico anche nelle relazioni con gli altri personaggi. L’altro elemento forte della miniserie è appunto la tecnica, ottima ricostruzione storica: un’epoca lontana che viene invasa dall’entusiasmo giovanile, da un’ideale cittadino e popolare che diventa colonna portante della serie. Ben equilibrata la sfera più privata e personale di Mameli, non sempre credibile nelle sue incursioni nel plot, ma che viene ben rappresentata, e descrive la crescita, come italiano e come uomo, di un giovane Mameli che diventa uno dei nomi più conosciuti del proprio tempo. I personaggi più riusciti risultano essere infatti quelli di Mameli e Bixio. Due interpretazioni che si rivelano dalla prima all’ultima inquadratura complementari tra loro, uniti dal non fermarsi di fronte a nulla: Bixio sarà un rivoluzionario fino alla fine e la sua determinazione è frutto di quello stesso sconfinato amore che anche Mameli aveva per il proprio Paese. Un sogno che troverà la sua completa realizzazione solo nel 1946, quasi un secolo dopo.
La mia valutazione
Alla prossima
Luce <3
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