Buongiorno, oggi partecipo al review party del nuovo romanzo di Cristiano Pedrini
Autore: Cristiano Pedrini
Genere: Romance Fantasy MM
Formato cartaceo 14x21
Formato ebook: epub/mobi e pdf
Pagine 147
Pubblicato con Youcanprint
ISBN: Prossimamente
Prezzo di copertina:
Ebook: € 3,49 - Cartaceo: € 14,00
Grafiche M.D.T Graphic Designer
Illustrazioni di Luca Valli
Editing di Cristina Bollini
Link d'acquisto: QUI
«Da secoli la rosa è l’emblema di amore e bellezza. La sua
perfezione è ammirata e il suo dolce sbocciare suggerisce la
capacità di rivelarsi. Anche io vorrei essere come lei, capace
di svelarmi senza tradire quello che sono...»
Trama
Il castello di Bretesche è uno dei luoghi più suggestivi della valle della Loira. Il suo passato è scandito da fasti e glorie, ma un mistero è racchiuso nelle sue mura. Gestire il maniero, di proprietà della famiglia de Sauve, è compito della governante Marine, aiutata nelle ultime settimane da Fabien, assunto come giardiniere per curare gli eleganti giardini del castello. Con il passare dei giorni, egli si imbatte in Axel, un giovane che vive stabilmente nel castello, un personaggio misterioso che nutre il sacro timore di allontanarsi dalle mura di quella che sembra essere una prigione dorata.
L’arrivo di Dorian, ultimo rampollo dei de Sauve, giunto a Bretesche con l’idea di cedere parte del
castello al finanziere Eduard Fremont, risveglierà in Axel i ricordi del suo passato, trovandosi
costretto ad affrontare un presente incerto, guidato dalle sensazioni che si faranno strada in lui, alimentate da sentimenti che crede di non saper comprendere. L’amicizia può confondersi con l’amore? Fabien e Dorian rappresentano la faccia della stessa medaglia?
Estratto dal Capitolo Primo
La foschia iniziò lentamente a diradarsi, allontanandosi sconfitta al sopraggiungere
del tiepido sole di quella nuova giornata, mostrando l’epilogo di un duello dall’esito già
scritto agli occhi stanchi di Fabien. Uno spettacolo che riusciva ogni volta a colmare il suo
cuore di infinite emozioni che non voleva più tentare di classificare. Bastava il loro
sopraggiungere a dare il via a quella quotidianità che molti immaginavano vuota e
ripetitiva. Ma lui sapeva che quel giudizio non corrispondeva affatto alla realtà e non si
preoccupava minimamente di suffragarlo. Immerso in quel silenzio dal quale sapeva
trarre un beneficio impagabile, scorse il suo riflesso nelle acque che aveva davanti a sé.
Poteva distinguerne i contorni ancora imprecisi, ma presto la luce li avrebbe svelati
aggiungendo altri particolari a quel rito che da settimane si concedeva: attendere lo
spuntare del sole sulla riva, con alle spalle la maestosa sagoma del castello di Bretesche,
un luogo del quale Fabien si era innamorato da quando vi aveva messo piede. Nei giorni
passati aveva cercato di comprendere cosa lo spingesse a riversare in quell’edificio tanta
attenzione, molta di più di quella che era necessaria per adempiere al suo lavoro, e ancora
una volta la risposta tardava a giungere. Forse non esisteva affatto, almeno non la risposta
razionale e sicura che voleva trovare. Doveva tenersi stretto quell’unico pensiero scaturito
dalle sensazioni che lo seguivano da quando, nel suo girovagare per il castello aveva
messo piede nella torre dell’ala est che ora tornò a osservare. Adagiata su quelle placide
acque nelle quali si specchiava al pari di un potente ed elegante alfiere che terminava con
un tetto a punta. Le tegole di ardesia brillavano di quell’insolito tono azzurro al cospetto
della grandiosità che scaturiva dal candore delle grandi pietre con la quale era stata
costruita secoli addietro.
Lo sguardo di Fabien rimase incollato al balcone dal quale si era affacciato più di una volta,
ma senza riuscire a cogliere la risposta che una parte di sé continuava a ricercare in modo
ossessivo. Ispirò profondamente l’aria salmastra rimanendo rannicchiato sul bordo della
riva, immerso in quel giardino che si estendeva fino alle rive del lago, protetto dai solidi
bastioni di pietra. Egli strinse le ginocchia tra le braccia, posandovi il mento per osservare
gli ultimi istanti di quel mondo fiabesco e immateriale che scompariva, lasciando il posto a
quello reale che lo reclamava.
«Sei sempre mattiniero» udì alle sue spalle. La voce pacata di Marine sembrò
fondersi con il paesaggio che il ragazzo continuava a osservare per altri interminabili
istanti prima di decidersi a rialzarsi. Si ripulì dalla polvere i jeans, salutandola con quel
timido sorriso che riusciva a sfoggiare davanti a quell’energica donna di mezza età che gli
ricordava la nonna materna con la quale era cresciuto. Avevano la stessa forma del viso,
rotonda, di un rosato acceso e una parlantina invidiabile, ma la somiglianza terminava qui.
I capelli neri, tenuti ben raccolti in una lunga coda, fissati con l’immancabile fermaglio, il
suo fisico robusto e la sua schiettezza instillavano in chiunque fosse al suo cospetto una
sana dose di rispetto e timore.
E lui? Quello stesso Dio aveva concesso ben altro aspetto che inducevano a un diverso
giudizio, a partire dal suo viso pallido, dai lineamenti che qualcuno, senza molti
complimenti, avrebbe definito troppo aggraziati per un ragazzo e che tentava di
nascondere, sforzandosi di lasciar crescere della barba che, in realtà, non voleva,
nonostante i suoi ventuno anni spuntare, limitandosi a qualche sparuto peletto nero qua e
là. Si passò le mani tra i capelli mori, una cascata che teneva in perenne disordine nella
convinzione che gli desse un’aria più decisa e ribelle, un tentativo destinato a essere
ridimensionato dall’azzurro profondo dei suoi occhi che riusciva a trasmettere una
ingenuità spesso confermata dai suoi modi goffi ogni volta che qualcuno tentava di fargli
un complimento.
Marine doveva ammettere in quelle poche settimane dal suo arrivo a Bretesche che quel
ragazzo giunto per rispondere a un annuncio di lavoro, suscitava la sua curiosità.
Sembrava il perfetto discendente di uno dei nobili che vi avevano soggiornato. Qualcosa
nel suo modo di fare, nelle attenzioni che riversava in ogni lavoro che svolgeva, anche il
più semplice e modesto, lo facevano apparire come la persona giusta nel posto giusto.
Vedeva nitidamente la sua gentilezza riempire ogni suo gesto.
Recensione
Nuovo romanzo per Cristiano Pedrini; pronti a scoprire la storia di Axel, Fabien e Dorian?
Il libro comincia con il ritorno di Dorian nella sua terra natia, dove ha lasciato qualcosa che gli ha indurito il cuore e che è legato a quel luogo d'infanzia che non vuole più vedere, per un motivo ben preciso.
Fabien è un ragazzo disposto a tutto pur di imparare, che viene assunto come neo-giardiniere; un giorno, nuotando vicino al castello, Fabien sorprende qualcuno a vederlo, qualcuno che non si aspettava di certo; man mano che si va avanti a leggere, questo qualcuno si scopre essere Axel, un ragazzo dal passato curioso che, a detta della governante Marine, NON PUO' uscire dal Castello. E questa cosa intriga Fabien, fino al giorno in cui scopre la verità.
Ma chi è Axel? Perché non può oltrepassare i confini del castello? Perché Dorian ha un atteggiamento strano nei suoi confronti?
Queste e molte altre risposte risiedono all'interno di questo romanzo che vi consiglio caldamente di leggere! Cristiano Pedrini ha fatto di nuovo centro, con una storia diversa da quelle scritte finora, una storia che lascia un segno indelebile in chi la legge.
La mia valutazione
Alla prossima
Luce <3
«Mi piace lavorare all’aria aperta e poi, questo castello è un’oasi di pace» gli rispose voltandosi per osservare dalla finestra il lago che si estendeva a perdita d’occhio.
«Cosa te lo fa credere?»
Fabien non si aspettava quella domanda. Cercò di nascondere il suo imbarazzo bevendo un poco del thè, ma lo sguardo in attesa di Marine non gli dava tregua. Posò la tazza sul tavolo della sala da pranzo, accompagnando quel gesto con un lieve colpo di tosse e sperando di non passare per uno sciocco ammise che la notte prima aveva dormito sulle rive del lago. «Quando mi sono svegliato ricordo di aver visto una foschia che mi circondava e da essa ho visto emergere il castello, come se galleggiasse sulle acque. È stato uno spettacolo incredibile, credevo di sognare…»
«Eri davvero convinto che non lo fosse?» chiese di nuovo la donna allungandosi verso di lui mostrandosi interessata a quelle parole.
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