Chiuse la porta e tornò nel suo stambugio, cambio l’acqua ai fiori raccolti il giorno prima in un’aiuola, per farne dono alla sua bella, che aveva messo in una lattina ammaccata sul davanzale.
Si sistemò i capelli, spalmandoli di gel, infilò l’occhio di vetro nella cavità orbitale, prese le scale e scese giù nell’ambiente in comune.
A un tavolo sedevano due vecchie, una appollaiata sopra a uno sgabello, con uno scialle variopinto poggiato sul cappotto, e l’altra sulla sedia a rotelle, avvolta in una coperta militare. Giocavano a scacchi, usando i tappi di sughero come pedoni, erano infreddolite con un’aria cagionevole, la prima col viso secco e rugoso, si era appisolata sulla carrozzina, e l’altra, una grassona pallida con un sigaro in bocca, concentrata sulla scacchiera, meditava la mossa da fare, da così tanto tempo che la rivale si era addormentata.
«Giovanotto… Vieni qua!» Ordinò la cicciona.
Bob si guardò indietro incerto, e avvicinandosi chiese: «Dice a me?»
«Sì, si proprio a te… Sai giocare? Continua al posto suo, questa rimbambita dorme da un’ora. Sposta la carrozzella, parcheggiala all’altro tavolo vicino ai moribondi, e prendi una sedia.»
Esortò, indicando un tavolino in fondo alla sala, dove tre vecchietti decrepiti, erano seduti col capo chino sul banco. Lui eseguì il comando, lasciò la vecchia secca in carrozzina, prese una sedia libera, e si accomodò di fronte alla cicciona.
«Adesso tocca a me!» Affermò la donna, muovendo la regina in diagonale per minacciare il suo cavallo, Bob lo spostò in avanti per proteggerlo con l’alfiere, specificando:
«In realtà non sono molto bravo, facevo qualche partita col caporale al nostro accampamento, lui sì era un maestro, prima che una granata gli scoppiasse in faccia, e poi è tanto tempo che non gioco, sa ero un vigilante, sono stato congedato e ora vivo qua.»
Spiegò il veterano per giustificarsi, avanzando la torre. La vecchia lo guardò con indulgenza, fumava un sigaro spento, tra le labbra sbordate di rossetto, aveva bracciali, collane e un vistoso anello di bigiotteria dozzinale, sembrava una volgare “Maîtresse” spodestata dal suo trono osceno.
«Non fa niente, neanch’io sono un’esperta, giochiamo solo per ammazzare la noia, facevo qualche partita con le mie ragazze nei momenti morti al bordello… Molti anni fa… A te mi pare d’averti già visto, forse sei stato un mio cliente?»
Bob in evidente imbarazzo rispose di no, ma capii d’averci visto giusto, “Donna Brigitte” era stata, la famosa tenutaria d’una casa di tolleranza, e lei stessa a volte si concedeva a qualche avventore importante. Così la vecchia meretrice, per difendersi dal suo attacco incrociato di torre e alfiere, provò un arrocco corto, e cominciò a confessare la sua storia:
«Da me venivano solo Prosperi e Favoriti, era una casa di tolleranza di gran lusso, con tutte ragazze sane e di prima qualità, venivano pure professionisti, diplomatici e prelati in incognito.
Che tempi, son passati 10 anni, avevo raccolto più di 80.000 titoli, e tutti mi rispettavano, ero quasi un’Eletta, poi è accaduta la disgrazia e sono finita in rovina;
Un vecchio sporcaccione, funzionario della “Global Bank”, che apprezzava giochini speciali di “Bondage”, con frustini, collari e manette, quella notte volle due ragazze, Mary e Lulù, le più carine della scuderia. Le scelse lui personalmente, prese una bottiglia champagne, salirono su per la gradinata, si chiusero in camera, e dopo un’oretta, sentimmo all’improvviso un urlo disumano, lo vedemmo correre giù per le scale, con le gambe insanguinate, sventolando il cazzo in una mano, mentre con l’altra si tirava su la mutandina di pizzo, poi si precipitò nella sua limousine e urlò all’autista di correre al pronto soccorso. Con tutte le ragazze allarmate, salimmo nella camera… Lulù era esanime, ammanettata al letto in un mare di sangue, con la gola squarciata, e Maria spaventata era accovacciata in un angolo, tremava con la testa tra le ginocchia, un guinzaglio al collo e una forbice in mano…»
Bob totalmente rapito dal racconto, spostò la regina coperta dal cavallo, e chiese interessato:
«E poi come è finita, cosa è successo?»
Alla cicciona s’era gonfiata la giugulare, e mettendo la mano nel reggipetto cacciò fuori l’accendino, diede la fiamma al mezzo sigaro spento, fece una boccata, avanzo con un pedone, e ritornò al racconto:
«Da ciò che mi riferì Mary, quel vecchio porco stava frustando Lulù, dopo averla ammanettata, ma non era ancora abbastanza attizzato, cosi passò su Maria, che aveva fatto inginocchiare a terra, tenendola al guinzaglio per frustarla come a un cavallo, ma niente da fare, ancora non aveva l’erezione. Avvilito e arrabbiato, cominciò a insultare le fanciulle, poi prese un coltello dalla sua giacca, e avvicinandosi a Lulù, con un gesto rapido gli tagliò la trachea. Il fiotto di sangue che macchiava le lenzuola cominciò a eccitarlo, si girò verso Mary agitandogli il membro sulla faccia, lei terrorizzata, tirò fuori le forbici da un cassetto, e in balia d’un raptus l’evirò con un taglio netto. Smarrito e in preda al panico, il funzionario infilò le mutandine della ragazza, raccolse il suo pene a terra e fuggì via per le scale.»
Si fermò un attimo pensierosa, spostò la regina e dichiarò: «Scacco al re!»
Bob si arroccò in difesa, e incuriosito chiese alla grassa signora di continuare.
«Mi dica, dopo cosa è accaduto? Qual è stata la ripercussione dell’evento? Cosa n’è stato di Mary?» Lei proseguì con la regina a dare scacco al re, costringendolo nell’angolo, fece un sospiro e riprese a raccontare:
«Di certo non potevo nascondere il delitto, di fatto c’era una ragazza sgozzata, e un'altra sotto shock, in evidente stato confusionale, chiamai la gendarmeria, pur valutando le conseguenziali ripercussioni sulla mia azienda, infatti il bordello fu sequestrato, Mary denunciata per istigazione all’omicidio, e io per complicità. Il vecchio porco se la cavò con due anni di carcere, e tre di comunità per il recupero dei depravati sessuali. Il tribunale gli riconobbe, le attenuanti generiche della frustrazione, perché il suo avvocato affermò, che il funzionario era stato istigato alla violenza, dalle frasi derisorie delle due ragazze, che lo prendevano in giro sulla sua virilità, insinuando l’impotenza dell’imputato.
Dopo un anno agli arresti, Mary fu scagionata per legittima difesa, ma soprattutto per il servizietto fatto sotto la scrivania al giudice istruttore. Anch’io fui assolta per estraneità ai fatti, ma tra le spese legali, la buonuscita alle ragazze, la multa, e il rimborso delle tessere ai clienti associati, mi ritrovai sul lastrico, e non avendo più l’avvenenza d’una volta per guadagnarmi le marchette, sono finita qua, tra questi sventurati Ricusi!»
Spense il sigaro, e muovendo la regina difesa dalle torri, concluse: «Scacco matto!»
Bob osservò la disposizione dei pezzi sulla scacchiera, e capì che non aveva scampo, girò il re e ammise…
«Ok ha vinto, però con la sua storia intrigante mi ha distratto, pazienza, ottima strategia!»
Lasciò la sedia e salutandola con un baciamano, la ringraziò per l’intrattenimento.
Era quasi mezzogiorno, e mentre si recava in refettorio fu assalito da un dubbio atroce:
«Che strano Mary lo stesso nome, e anche l’età coincide pressappoco, e se fosse proprio lei la prostituta castratrice? Questo spiegherebbe anche quella sua aria misteriosa.»
Mentre si rosolava a fuoco lento nei suoi dubbi, trillo tre volte la campanella della mensa, che avvisava l’arrivo del pappone. Il veterano prese una scodella e si mise in fila per la sbobba…
Bel lavoro
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