Buongiorno lettori e amanti delle serie tv! Come avevo preannunciato, da oggi comincia una nuova rubrica in collaborazione con altri 6 blog, di cui uno è quello di Federica, che gestisce Gliocchidellupo;
Blog che vi partecipano:
LUNEDÌ - Tutto sul romanzo - IO AMO I LIBRI E LE SERIE TV
MARTEDÌ - Ambientazione - IN COMPAGNIA DI UNA PENNA
MERCOLEDÌ - Cast Dream - TRE GATTE TRA I LIBRI
GIOVEDÌ - Un messaggio da scoprire - BUONA LETTURA
VENERDÌ - Un'immagine che racconta - LIBERA_MENTE
SABATO - Intervista all'autore - READING IS TRUE LOVE
Tutto sul romanzo
COVER + TRAMA + ESTRATTI
Raccontaci come hai scelto la cover, chi l’ha realizzata e qualche info in più rispetto alla trama scelta.
La cover, creata da Armando Curcio editore,
utilizza un’immagine di me bambina a otto anni, fotografata da mio fratello a Venezia in una gita pasquale con la famiglia, restaurata da mio figlio Lorenzo Zelaschi fotografo https://www.zelaschiphotography.com/ È mia la scelta di usare quell’immagine in copertina perché l’espressione attenta e vagamente malinconica della bambina trovo che mi rappresenti bene non solo nella mia infanzia ma anche in seguito.
La trama è il racconto autobiografico della mia vita a Bologna da bambina (anni Cinquanta) a donna (anni Settanta “anni di piombo”)
Al processo di formazione della protagonista si intrecciano grandi cambiamenti nella società che fa da sfondo.
Anni
Cinquanta: quasi un dopoguerra. Gli inverni freddi con i mucchi di
neve alti ai lati delle vie, i giorni che si succedevano con
l’essenziale… non certo con tutto il superfluo di adesso, che
stordisce. Le poche cose della mia infanzia, che però contavano
tanto. E davvero a me pareva di avere tanto, anche se è niente a
paragone di quanto hanno ora i bambini. Ti dicevano: “Fanne
conto!”. E noi ne facevamo conto. Le elementari, i giochi, l’amica
del cuore, i primi libri, i primi film, la villeggiatura. Poi
arrivarono gli anni Sessanta e il boom economico. E insieme a quello,
la mia adolescenza. Tutto quanto stordiva come le bollicine dello
champagne, a cui non si era certo abituati. Né io né i miei
genitori sapevamo come prendere tutti quei cambiamenti; e così penso
accadde a tanti altri.
Divario generazionale unito a uno
stravolgimento epocale della società.
Più tardi e ancora di
più, il Sessantotto, appena uscita dal liceo, e l’autunno caldo
degli operai e il Movimento e le manifestazioni, ed eskimo e sciarpe
rosse ad invadere i portici della zona universitaria.
I dubbi
politici, le sofferenze d’amore. La scoperta dell’Arte,
attraverso gli occhi e le parole di un insegnante meraviglioso. I
viaggi… l’Oriente.
E
poi gli anni di piombo, gli anni bui. Piazza Maggiore, a Bologna,
guardata come in un cannocchiale all’incontrario, mentre
abbandonavo lei e gli sfattoni
a
calciar lattine ossessivamente e sempre a chiedere: «Hai cento
lire?».
A
Bergamo infine, con il moroso di allora – marito per tanti anni a
venire – sarebbe iniziata la stagione del lavoro, addirittura due
in breve tempo, e dei figli.
Insomma, era arrivata per me l’epoca
della vita in cui si produce, in cui molto ci si radica nella
materia, perché ci vuole anche questo.
«Il corpo principale del libro "Come cambia lo sguardo" è la narrazione dei miei primi trent'anni di vita. E io chi sono? Una persona già nota al pubblico? Con una certa visibilità? No. Sono una persona qualsiasi, una donna in questo caso, che si è trovata a rievocare, con spontaneità e gioia della memoria, momenti della propria vita e intanto, nello scrivere, si accorgeva che questi coincidevano con passaggi epocali soggetti a forti cambiamenti di sguardo. Dai primi anni Cinquanta - quasi un dopoguerra - quand'ancora a Bologna, negli inverni freddi, sentivo odore di frittelle impastate con farina di castagne e cotte per strada, le "mistocchine", fino ad arrivare al marzo del '77 ― Radio Alice e gli Anni di piombo come una nube scura... infine l'approdo a Bergamo e all'età adulta. In mezzo, riaprendo i cassettini della memoria, stanno l'ubriacatura del miracolo economico, il Sessantotto e quanto poi ne derivò. Un percorso di vita in quegli anni, da bambina a donna, in cui cambia lo sguardo».
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