Buongiorno, oggi vi parlo della nuova serie tv Netflix "La vita bugiarda degli adulti" tratta dal romanzo di Elena Ferrante
Titolo: La vita bugiarda degli adulti
Paese: Italia
Anno: 2023
Formato: serie tv
Genere: drammatico
Stagioni: 1
Episodi: 6
Durata: 50 min (episodio)
Lingua originale: napoletano, italiano
Informazioni
La vita bugiarda degli adulti è una serie televisiva diretta da Edoardo De Angelis, tratta dal romanzo omonimo di Elena Ferrante e distribuita internazionalmente su Netflix dal 4 gennaio 2023.
Trama
Nella Napoli degli anni '90 la sfrontata e audace zia Vittoria aiuta la nipote ad esplorare un diverso lato della città e indispettisce i severi genitori della ragazza.
E' una delle serie tv che fa parte di quelle più attese dell'anno, anche a causa del successo globale de "L'amica geniale", del resto entrambe le serie sono basate sui libri di Elena Ferrante. Con un cast ricercato e un team di scrittura che comprende buona parte degli autori della serie su Lenù e Lila, questa serie si presenta come un racconto di formazione fatto di contrasti: la "Napoli alta" del Vomero e la "Napoli bassa" del Pascone, la borghesia e il sottoproletariato, l'infanzia e l'età adulta, la verità e le bugie. L'abbiamo attesa tanto e, pur essendo perfettamente in grado di intrattenerci, ha in parte tradito quel patto di fiducia che lega Ferrante ai suoi lettori diventando un'altra storia. La storia, evidentemente, del regista Edoardo De Angelis il quale, più che accompagnare le parole della scrittrice, le ha interpretate a modo suo traducendole in immagini spesso insistenti, eccessive e alienanti. La vita bugiarda degli adulti è una serie che, nel voler essere "potente e ambiziosa", finisce per essere presuntuosa.
La vita bugiarda degli adulti, così come l'omonimo romanzo di Elena Ferrante edito da Edizioni E/O, racconta la crescita dell'adolescente Giovanna, che nella Napoli degli anni '90 cerca se stessa scontrandosi con gli altri. La sua storia oscilla tra due lati della città che si respingono e si attraggono costantemente: il Vomero, dove Giovanna vive con i suoi genitori borghesi Andrea e Nella, e la periferia di zia Vittoria a Poggioreale. Per capire chi è veramente, Giovanna vuole conoscere la zia Vittoria - una donna selvaggia e sfacciata che il fratello Andrea ha da anni allontanato - a cui i genitori dicono, inorriditi, che assomigli. Combatte così una battaglia quotidiana con l'ipocrisia, cercando di squarciare quel velo sottilissimo che divide la verità dalle bugie, ma rimanendone lei stessa coperta.
Questi contrasti vengono resi visivamente giustapponendo la Napoli da cartolina di Posillipo (dove vivono Costanza e Mariano, gli amici di famiglia di Andrea e Nella) a quella popolare del Pascone; le fini cene private in famiglia alla scena caotica e ribelle dei centri sociali; la musica dei 99 Posse a quella di Édith Piaf. Nei diversi contesti, Giovanna si muove come un'equilibrista: sbaglia, cade, si rialza, ci ripensa. Fa "capa e cesso" per cercare di capire chi è e cosa vuole. E alla fine mente, "perché è bello". Come fanno tutti quelli che conosce.
Ci troviamo di fronte a una serie "sporca" e ricercata allo stesso tempo, rude e poetica. Ma che soffre di un certo manierismo nel volerci sorprendere a tutti i costi con guizzi da parte del regista e trovate fini a se stesse, forse più adatti al grande schermo. Capita, però, che le immagini prendano il sopravvento sulla sceneggiatura e che certe scene si prolunghino oltre il necessario, supportate da una colonna sonora talvolta invadente.
Anche la recitazione risulta teatrale (un "vizio" di molti attori italiani - ancor più napoletani - che stride per chi è abituato a confrontarsi con le serie americane). Fa eccezione Valeria Golino, il cui personaggio richiedeva un eccesso di enfasi. E infatti la sua Vittoria - prosperosa, impertinente, eccessiva eppure premurosa - sorprende ed è la figura più centrata e fedele al romanzo. Il risultato, nel complesso, è sì un prodotto ricco di significati che vogliono raggiungere un determinato obietttivo che sono un diretto riferimento al libro, come il braccialetto regalato da Vittoria a Giannina. Eppure ci lascia perplessi per non essere stato in grado, nel voler essere troppo e altro, di trasmetterci del tutto la forza immaginifica delle pagine di Elena Ferrante. Ma, forse, semplicemente in alcuni casi le immagini non possono sostituire le parole. È il potere della letteratura.
La mia valutazione
Alla prossima
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