giovedì 3 febbraio 2022

Segnalazione "Klein Blue", Cristiano Pedrini

 Buongiorno, oggi vi segnalo un romanzo di Cristiano Pedrini, già pubblicato nel 2016, ma che sta per tornare sul mercato in una nuova veste



Autore: Cristiano Pedrini
Genere: Contemporany Romance
Formato cartaceo 14x21
Formato ebook: epub/mobi e pdf
Pagine 299
Pubblicato con Youcanprint
ISBN: prossimamente
Prezzo di copertina:
Ebook € 2,99 Cartaceo: € 18,00


«Tu, mio piccolo principe dagli occhi di cielo...

Non smarrirti mai nella futilità di chi non sa

cogliere la bellezza oscura che racchiude

il tuo essere...»


Trama

Jayce Axel Collins, non è un diciottenne come tanti altri. E’ scappato dal suo mondo ricco e ovattato

per rintanarsi a Northumberland, nel nord-est dell’Inghilterra, un luogo d’innegabile bellezza,

dove la sua natura incontrastata appare capace di curare le ferite nel suo cuore. Lui, diffidente e ferito,

cerca la solitudine in quella fuga dalla realtà e invece troverà ad accoglierlo Keith. Agli occhi di Jayce non è la persona che desidera avere attorno, Keith è affabile, sicuro e di se e un incallito rubacuori, e

sembra interessarsi troppo a lui che vorrebbe solo passare qualche giorno senza pensieri.

La sorte di un vecchio albergo abbandonato, a cui i cittadini della contea sono particolarmente legati,

costringerà Jayce a svelare la sua vera identità, complicando il suo soggiorno a Northumberland,

lasciando affiorare segreti immorali che torneranno a far visita a ragazzo.

Riuscirà Keith a sconfiggere i demoni che sono giunti per reclamare il futuro del giovane Jayce?

Potrà trarre in salvo un cuore ferito e perduto nel mondo, che non chiede altro di essere compreso e

amato?


Estratto dal Capitolo II


Jayce si era appena concesso una veloce doccia calda che, come d’incanto, si era

portata via con sé non solo il fango della sua rovinosa quanto imbarazzante caduta, ma

anche la stanchezza di quella prima giornata di libertà. Una giornata che era stata costellata

da fin troppe forti emozioni.

S’incamminò verso il letto, asciugandosi con una salvietta bianca i capelli ancora umidi.

Nonostante fosse a piedi nudi, il pavimento di legno era caldo e gli trasmetteva un’insolita

sensazione di benessere. Non gli era mai capitato di provarla e del resto non si ricordava

neppure di aver mai camminato senza scarpe sui preziosi pavimenti di marmo della sua

casa. Probabilmente il risultato sarebbe stato ben diverso.

Si sedette letto ripensando a quello strano individuo che aveva tentato di portarlo via con

sé. Chi poteva essere?

Non aveva rivelato a nessuno dove voleva andare. Si trattava forse di uno squilibrato del

posto?

“Bah, capitano tutte a me”, si disse guardando l’anello che si era tolto prima di

lanciarsi sotto il getto d’acqua della doccia, lasciandolo sul comodino.

Se lo rimise al dito sfiorandolo con delicatezza. Ogni volta che guardava quella pietra

cerulea, incastonata con precisione nella struttura dell’anello, la sua mente lo riportava

inevitabilmente ai ricordi legati a sua madre e a quel suo ultimo dono.

Qualcuno bussò lievemente alla porta della stanza, distraendolo dai pensieri che

indugiavano sul prezioso monile.

Si rialzò, si tolse l’asciugamano dal capo e, raggiunto l’uscio, aprì la porta.

“Tu? Che ci fai qui?” chiese esterrefatto trovandosi dinnanzi a Keith che lo guardò

attentamente, prima di scoppiare a ridere.

“Oh dio! Ma che hai fatto?” gli disse con ostentata ilarità.

Jayce lo guardò perplesso prima di sbuffare seccato: “Non ho chiamato il servizio in camera,

quindi vedi di andartene!”

Cercò di chiudere la porta ma l’uomo allungò il piede, bloccandola.

“Aspetta, ma hai visto come sei conciato?”

“Insomma, ma che diavolo vuoi dire?” chiese accostandosi alla parete accanto alla

soglia dove era appeso uno specchio.

Aveva coperto la ferita sotto lo zigomo con un cerotto che, oltre a essere di dimensioni

sproporzionate, era stato applicato di traverso.

“Be’, che cosa c’è che non va?” replicò Jayce, consapevole che non poteva dirsi una

medicazione ben fatta.

“Hai almeno disinfettato quel taglio?”

“Ecco, no, non ho nulla per farlo...”

Keith sospirò profondamente, alzando gli occhi al soffitto. “Resta qui. Vado a farmi dare la

cassetta del pronto soccorso dalla signora Cunard.”


“No, aspetta!” esclamò Jayce, seguendolo inutilmente fuori dalla stanza.

Era troppo tardi. L’uomo stava già scendendo le scale, sordo al suo richiamo.

“Non posso crederci... che vuole da me questo tizio?” mormorò il ragazzo mentre

rientrava nella stanza.

Richiuse la porta, appoggiandosi con le spalle.

Lentamente ritornò verso il centro della camera, ma all’improvviso si accorse di indossare

solamente una salvietta legata attorno alla vita. Sbuffò: non poteva di certo restarsene in

quello stato. Con frenesia indossò quindi i boxer puliti che aveva lasciato sulla sedia poco

distante, buttando via il telo umido al suolo. Afferrò il maglione blu e iniziò a infilarselo,

quando sentì la porta riaprirsi.

“Fermo, non entrare!” esclamò dimenandosi. Non impiegò molto a comprendere che

aveva infilato la testa in una delle maniche anziché nell’imboccatura del collo, anche perché

la maglia non si calava e lui era rimasto intrappolato tra la stoffa.

Al buio perse l’equilibrio e sentì prossima un’altra brutta caduta, ma stavolta si sentì

afferrare da qualcosa che lo tenne sospeso a mezz’aria.

Delle mani lo sorressero e lentamente, con delicatezza, lo aiutarono a guidare il capo verso

la giusta apertura del maglione.

Quando Jayce rivide la luce, si trovò davanti al sorriso di Keith.

“Lo sai, eri davvero divertente” gli confessò quello, stropicciandogli di nuovo i capelli

come se fosse un bambino e non un uomo estraneo che gli stava davanti. E nella sua stanza

tra l’altro.

“É tutta colpa tua! Non si entra in camera di qualcuno senza bussare!” s’infervorò,

incrociando le braccia al petto.

“Avanti, vediamo di medicare la tua ferita” disse Keith, facendolo accomodare sul

letto.

“Guarda che non è necessario - fece notare il ragazzo tenendogli il broncio - non sono

di certo in pericolo di vita per un taglietto da poco.”

“Può darsi - ammise l’altro, staccando con attenzione il cerotto - ma questo piccolo

taglio, se non ben curato, potrebbe crearti qualche problema e rovinare questo viso così

adorabile.”

“Risparmiami i tuoi commenti inopportuni.”

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