La nuova Europa che uscirà dalla guerra avrà
bisogno di idealisti e sognatori, come Jari e di
persone coraggiose come lei, caro Edler…
Trama
Il tenente della Wehrmacht Edler von Daniels giunge a Bratislava senza
immaginare che non sarà la guerra, scatenata dalla Germania, a sconvolgere la
sua esistenza. Il suo senso del dovere verrà messo a dura prova dall’incontro con
Jari Nyberg, il nuovo console di Svezia, un giovane che non accetta di essere
costretto nelle rigide regole del protocollo e della diplomazia, scatenando timori ed
incertezze in chi lo circonda.
Il carattere irruente di Jari e la sua ironia mal sì addicono a quello sguardo,
capace di mostrare un tono ceruleo dall’intensità così perfetta da indurre a far
credere al giovane ufficiale tedesco che il cielo sia disceso in terra. Il loro incontro
li costringerà a superare la reciproca diffidenza, alimentando la speranza che
potranno vivere, a guerra finita, in un mondo assai diverso.
Un futuro, ancora lontano che ora li costringe a vivere immersi in un presente
pieno di insidie, dove l’apparato di sicurezza del Reich, aspetta al varco le mosse
di quel poco ortodosso diplomatico che sa di essere l’unico vaso di creta in mezzo
ad altri d’acciaio.
Estratto …
Dal capitolo primo
La fine del ballo
Edler si accostò a una portafinestra che si affacciava sul giardino illuminato dalla
luce argentea della luna. L’atmosfera in quel salone stava diventando sempre più
pesante e la musica che udiva in sottofondo, seppur amasse i valzer di Strauss, non
riusciva a placare il disagio di trovarsi in mezzo a quelle persone. Sembravano
ostentare rispetto non appena notavano la sua divisa, ma quando le mostrine
confermavano loro che si trovavano dinnanzi a un semplice tenente della Wehrmacht
gli stessi volti fuggivano quasi risentiti dall’aver perso del tempo con lui. Non era di
quell’insignificante ufficiale che avevano timore… dell’arrivo dei reparti delle SS e dei
loro zelanti comandanti come il colonnello Rainer, di loro si doveva nutrire sacro
terrore.
Dopo essere uscito si accese una sigaretta, inspirando profondamente il fumo
acre che vedeva salire sinuoso verso l’alto. Si appoggiò alla balaustra di pietra, fissando
il giardino sottostante. Era giunto in città da poco meno di trentasei ore e quello era il
suo primo incarico ufficiale: accompagnare il colonnello a quell’avvenimento
mondano. Nessun’altra spiegazione gli era stata data e lui non l’aveva neppure
sollecitata. In quegli ultimi mesi di guerra aveva ben compreso che meno si sapeva
sugli affari delle SS e meglio era.
A un tratto si accorse di un leggero movimento tra le foglie di un cespuglio,
movimento che aumentò di lì a poco. Istintivamente posò la mano sul fodero della sua
rivoltella, sollevandolo e impugnandola.
Si chinò dunque per osservare meglio e inaspettatamente il fogliame si aprì di
colpo, e si ritrovò davanti a un viso che lo fissava con evidente disappunto.
«I tedeschi si spaventano persino davanti a un ragazzo disarmato?» sorrise
beffardamente un giovanotto uscendo carponi dal cespuglio.
«E tu chi saresti?» domandò l’ufficiale riponendo l’arma nella fondina.
«Potrei farle la stessa domanda visto che è lei a essere nostro ospite», replicò
l’altro rialzandosi e pulendosi con le mani i pantaloni.
«Nostro ospite? – chiese il militare voltandosi verso il palazzo dell’ambasciata –
Vuoi dire che tu lavori qui?»
«Più o meno», rispose il giovane avvicinandosi alla portafinestra socchiusa. La
luce che giungeva dall’interno illuminò il suo viso, catturando all’istante l’attenzione
del tenente: sopra ogni altra cosa fu la tonalità dei suoi occhi, di un blu che aveva visto
già una volta, ma non ricordava dove… un colore ancestrale che era rimasto impresso
nella sua memoria e che ora ritrovava di nuovo, suscitandogli una anomala sensazione.
Un blu che risaltava su quel volto scarno, la cui fronte era coperta da lunghi capelli
castani che sembravano essere una perfetta metafora del suo spigoloso carattere.
Quelle ciocche ribelli che scivolavano lungo le guance riuscivano ad ampliare quel suo
apparente senso di indisciplina.
«Sono il tenente Edler von Daniels. Posso sapere con chi sto parlando?»
domandò avvicinandosi.
Il ragazzo incrociò le mani dietro la schiena, osservandolo divertito. «Ma come?
Voi tedeschi non dovreste sapere tutto?»
«Sappiamo discernere le cose davvero importanti… – osservò l’ufficiale gettando
a terra il mozzicone di sigaretta – presumo quindi che lei non sia tra queste.»
«Non vi basta aver distrutto mezza Europa? − esclamò il giovane raccogliendo lo
scarto gettato a terra e mostrandolo con veemenza agli occhi del tedesco − Non riuscite
neppure a imporvi un minimo di rispetto verso ciò che non vi appartiene?» proseguì
accostandosi a un tavolinetto dove era posato un portacenere.
Il tenente, incurante di quella reazione, si accese una seconda sigaretta,
avvicinandosi al ragazzo fino quasi a toccarlo. Nonostante fosse molto più alto e
robusto di lui egli non si spostò, né tentò di sfuggire a quello sguardo fattosi di colpo
arrogante. Alzò invece il mento contrastando quell’espressione con un lento sollevare
delle sue ciglia, concedendogli un lieve sorriso che mise a disagio l’ufficiale, perché
quello sconosciuto, contrariamente a molti altri, lo sfidava rimanendo immobile, senza
pensare a sottrarsi ai suoi commenti. A essere onesti, quegli ultimi avevano ricevuto
un’altrettanta risoluta risposta che confermava che quel ragazzo non era un codardo e
neppure un ipocrita: di quel genere di individui ne era già colmo il palazzo che aveva
alle spalle.
«Finché ci saranno persone tra noi animate da ideali così sani e leali, possiamo
anche non preoccuparcene», soggiunse l’ufficiale soffiandogli in volto il fumo
puzzolente della sigaretta, tanto da far ritrarre lo sconosciuto mostrandosi infastidito.
«Giusto… altrimenti se al mondo vi fossero solo individui del vostro stampo la
razza umana sarebbe destinata a estinguersi», gli rispose incrociando le braccia contro
il petto.
Ecco qua! Quanto vi ispira??
A presto
Luce <3
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