La porta dell'aula si apre di scatto e riaccende la mia attenzione.
Vedo un ragazzo sulla porta. Se ne resta immobile, con uno zaino un po' liso
posato su una sola spalla.
È alto, molto più di me, ma a occhio e croce un po' meno di Selene.
Da qui — nonostante sia in fondo alla classe, dunque abbastanza lontano —
sembra piuttosto carino.
Non riesco a vedere il colore dei suoi occhi, ma quello dei capelli sì.
Sono di un bel rosso rame.
Noto che ha il fiatone, credo abbia corso per arrivare in classe. Chissà, forse
pensava di fare in tempo.
«M-mi scusi per il ritardo» prende un profondo respiro «Sono il nuovo
studente» aggiunge e si avvicina alla cattedra.
Recensione
Oggi vi parlo di questo nuovo romanzo di Aurora Ballarin, di cui, lo ammetto, non ho mai letto niente; ringrazio la casa editrice per la copia digitale.
Venere e Adam, due anime che hanno vissuto gli stessi orrori, ma in modi diversi; lei fin da piccola, e lo scopriamo subito, abusata dal padre e non solo; lui, che conosce queste cose, che ha vissuto sulla pelle cose che i figli non dovrebbero MAI subire. Adam arriva dall'Italia, a New York, dove, una volta a scuola, sente una voce armoniosa, che lo colpisce da subito; personaggi secondari, ma comunque fondamentali, sono Michael, fratello di Venere, e Claire, la cugina di Adam.
I protagonisti si avvicinano, accomunati da ciò che ha fatto loro male, anche se a un certo punto Adam si allontana, per evitare di fare del male a Venere, ma la verità è che non ci riuscirà affatto a starle lontano, e che, la presenza della ragazza, unita a quella della cugina nella sua vita, serviranno ad Adam per capire definitivamente che LUI E' LUI, e NON suo padre.
Un giorno però, quando Adam e Venere sono ben più che vicini, succede qualcosa che manda la loro felicità a farsi friggere, almeno così pare... E inizia la caccia, da parte di Michael e Adam per salvare Venere, che però porta Adam a guai seri.
Riuscirà a salvarsi il protagonista maschile? Riusciranno i due a guadagnarsi la giusta vita che gli spetta, dopo gli incubi che sono state le loro vite? E Michael, insieme a Claire, riuscirà anche lui ad avere la felicità che merita?
Scoprirete tutto questo solo leggendo il romanzo, io preferisco non dirvi altro. :P
La mia valutazione
Alla prossima
Luce <3
«Con Cordey...»
Non faccio nemmeno in tempo a dire il suo nome che la stretta si fa più
ferrea.
«Venere…» riprendo a parlare e chiude gli occhi per un attimo «Cosa ti
stava facendo? Perché sei scappata così?»
Scuote il capo senza dire nulla, ma cerco di forzarla perché è giusto così.
Perché non può tenerselo dentro.
«Non hai motivo per nasconderti» aggiungo, ma riesce a tapparmi la bocca
con poche parole.
«Non ho motivo per dirtelo» mi risponde senza guardarmi «E tu non lo hai
per credermi» abbassa ancora di più la testa, tanto da fissare le sneakers
bianche che indossa «Nessuno lo fa…»
«Nessuno fa cosa?»
«Credermi» confessa a mezza voce, un gesto che conosco bene. Così come
ciò che dice, quelle parole che a me fanno più male di quanto possa
immaginare.
«Lascia che sia io a decidere se crederti o no. Non farlo tu per me, Venere»
e le alzo la testa così da poterla guardare negli occhi.
In quelle iridi così strane e profonde che ora sono in parte coperte da
lacrime a stretto trattenute.
Venere
«Lascia che sia io a decidere se crederti o no. Non farlo tu per me, Venere.»
Gli occhi di Adam sono nei miei, e mi guardano con una tale insistenza
che mi è difficile mantenere un contatto con loro. Eppure la mano che tiene
il mento mi impedisce di scappare, di rifugiarmi in qualche modo.
«N-non è semplice.»
Vedo un sorriso aprirsi sul suo volto. Ma è un'espressione dolce e triste che
non so interpretare.
«Lo so, Venere.»
Lo sa. Ma cosa sa?
Dannazione, cosa può sapere di me e di quello che vivo ogni singolo giorno
della mia dannata vita?
Nonostante mi ponga queste domande, l'intuito urla qualcosa. Grida di
fidarmi, di provare a parlarne.
Ma come posso ascoltarlo? Insomma, conosco Adam da meno di
ventiquattrore. Anche se ho parlato molto con lui — o per meglio dire mi ha
un po' costretto a farlo — non so davvero chi ho davanti.
Eppure…
Eppure dannazione, la tentazione di dirgli tutto è così forte.
«Cordey ti ha mai fatto del male?» mentre lo chiede allunga la mano libera
alla guancia che il professore ha colpito solo una manciata di ore fa «E non
mi riferisco a questo» aggiunge con il chiaro riferimento allo schiaffo.
Non so dire perché, eppure mentre parla avverto rabbia nelle sue parole.
Anche se mi osserva con uno sguardo dolce, quasi accorto, non può
sfuggirmi il tono fermo e nemmeno la tensione dei muscoli del collo.
Scuoto rapida il capo «N-no» mento in modo spudorato anche se lui mi ha
dato l'occasione di dire la verità. Di urlare quello che si ripete da anni.
Ma sono così abituata a mentire, a nascondere ciò che accade perfino a me
stessa, che non vedo altre vie d'uscita oltre la menzogna «Non è mai
successo mai nulla.»
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