lunedì 12 settembre 2022

Cover reveal "The First Boy - L'eterna promessa", Cristiano Pedrini

Buonasera, oggi partecipo al cover reveal del nuovo romanzo della serie "The First Boy" di Cristiano Pedrini

 

Autore: Cristiano Pedrini

Genere: Narrativa

Formato cartaceo 14x21

Formato ebook: epub/mobi e pdf

Pagine 318

Pubblicato con Youcanprint

ISBN: prossimamente

Prezzo di copertina:

Ebook € 2,99 Cartaceo: € prossimamente

Serie The First Boy: 



Trama

La vita di Christopher a Washington, accanto al Presidente degli Stati Uniti prosegue tra impegni e viaggi di Stato. Ma agli occhi del giovane First Boy vi sono molte sfide che si intravedono all’orizzonte. La prima è la ricandidatura alla presidenza di Lawrence.

La campagna elettorale sarà difficile, molti si sentiranno in dovere di mettere in discussione il loro

rapporto, di porre l’attenzione sull’influenza che il ragazzo sembra esercitare su Lawrence, tanto da

costringere Christopher a fargli promettere di non perdere tempo a commentare voci e illazioni che

presto o tardi giungeranno. La scelta del nuovo Vice Presidente, una crisi umanitaria dall’altro capo del

pianeta e i mille risvolti della campagna elettorale metteranno a dura prova l’amore che li lega. Ma

ancora una volta, Lawrence comprenderà che quanto di più prezioso possiede non è l’immenso potere che rappresenta la sua carica, ma la presenza di quel ragazzo e per lui è pronto a rinunciare a tutto.

 

Estratto dal Capitolo Primo


«Okay, ammetto che i film di Spielberg sono davvero ben fatti, ma io ho altri gusti»,

commentò Elisabeth affiancando Christopher, osservandosi attorno, assicurandosi che gli altri

agenti della scorta fossero ai loro posti, precedendoli come i protocolli imponevano.

«Quindi non accetti il mio invito alla mia maratona di Jurassic Park?» sospirò il ragazzo

posando la mano sulla tracolla dello zainetto che portava a spalla.

«Passare una intera serata a fissare lucertole troppo cresciute? No grazie, perché non

chiedi al Presidente di farti compagnia?»

«Ha già visto tre volte tutti i film...»

«Tre volte? Anche un santo avrebbe da ridire su questa tua ossessione.»

Christopher si fermò di colpo, costringendo la donna a fare altrettanto. Osservò il sorrisetto

malizioso comparso sul volto scarno del ragazzo, inducendola a puntare l’indice contro il suo

petto. «Non provarci!»

«Perché no? Potrei sempre chiedere la tua presenza per questioni di sicurezza!»

«Scusa, ma da cosa dovrei proteggerti? Da un Velociraptor che potrebbe sbucare dallo

schermo tv e fare un solo boccone di questo visino?» gli chiese strizzandogli la guancia.

«Potrebbe accadere», replicò Christopher riprendendo il suo cammino, lungo il grande

atrio dell’aeroporto.

«Sai, dopo essermi sorbita per tutto il volo i tuoi aneddoti su quei film vorrei evitarmi

altre torture del genere.» L’agente della scorta lo oltrepassò, anticipandolo e uscendo

all’esterno, fermandosi dinnanzi a una delle limousine presidenziali. Aprì lo sportello

posteriore annuendogli. «Quindi mi vedo costretta a rinunciare al tuo invito.»

Christopher sospirò profondamente immaginandosi di dover passare la serata solo soletto

con la sua collezione di dvd. Si guardò attorno prima di salire in auto quando notò una donna

anziana che a pochi metri frugava convulsamente nella sua borsetta di lana, alternando lo

sguardo al trolley posato davanti ai suoi piedi.

Lentamente gli si avvicinò, incurante dei richiami di Elisabeth, fermandosi accanto a lei,

accorgendosi solo in quel momento che era di bassa statura, forse arrivava al metro e mezzo,

nonostante le scarpe con il tacco che indossava.

«C’è qualcosa che non va?» gli chiese.

«Oh, che intuito. E poi dicono che i ragazzi di oggi non sono svegli», annuì la donna

richiudendo la borsa. «Credevo di avere ancora qualche dollaro per un taxi ma evidentemente

mi sbagliavo. Per la verità non trovo neppure più il portamonete, forse devo averlo chiuso

nella valigia.»

«Ah, capisco», osservò Christopher cingendo le mani dietro la schiena. «E perché avrebbe

dovuto lasciarlo là dentro?»

«Perché negli aeroporti ci sono molti furti. Quindi prima della partenza l’ho messo al

sicuro.»

«Beh, allora ora può aprirla e prenderlo», replicò il ragazzo indicandola.

«Lo farei volentieri ma ho dimenticato la combinazione. Alla mia età è già tanto che mi

ricordi dove abito.» Quella risposta ironica venne accompagnata dal lento movimento delle


piccole mani della donna che si tolse gli occhiali tondi, con una vistosa montatura viola,

ripulendole con il fazzoletto.

«E si ricorda dove vive spero...»

«Credo di sì, a George Town, o almeno credo.»

Christopher sollevò il trolley indicando la limousine, sfidando l’espressione perplessa di

Elisabeth. «Bene, allora le posso dare un passaggio.»

«Con quella?» domandò la donna senza mostrarsi sorpresa. «Chissà quanti litri di benzina

consuma quel mostro ogni chilometro.»

«Molti, ma purtroppo non mi permettono di farne a meno.»

«Certo, non sarebbe molto pratico per il First Boy andare in giro a piedi.»

Il giovane posò il trolley all’interno dell’abitacolo della vettura, invitando la sua ospite ad

accomodarsi, offerta che accolse sedendosi sul grande sedile di pelle.

«Ci hai trasformato in un taxi? Oltre ad aver infranto non so quanti regolamenti di

sicurezza», sussurrò Elisabeth a denti stretti.

«Ma tu non farai la spia, vero?» si sentì replicare, fissando quello sguardo da innocentino

che Christopher sapeva sfoggiare con abile maestria.

«Sali, prima che ti prenda sulle ginocchia e ti sculacci per bene.» Quella battuta si infranse

sul volto smarrito del ragazzo. «Che cosa c’è ora?»

«Chi ti ha detto che mi piace lo spanking? Voglio dire, dovrebbe saperlo solo Lawrence

e...»

A Elisabeth bastò una frazione di secondo per accorgersi che la stava prendendo in giro.

Sollevò lo sguardo al cielo prima di battere la mano sul tetto della vettura. «Se non sali ci sarà

qualcos’altro di rosso oltre ai tuoi capelli.»

«Ti riferisci forse a...»

«Esatto, al tuo sederino e non mi importa se la consideri una minaccia perché lo è!»

Christopher annuì, trattenendo a stento un sorriso. Si accomodò accanto alla donna e attese

che lo sportello si chiudesse. Vide il suo capo della scorta sedersi accanto all’autista e pochi

attimi dopo l’auto si mise in moto allontanandosi dal terminal.

Il ragazzo allungò la mano verso il suo ospite. «Beh, visto che lei già mi conosce, molto piacere

signora...»

«Mi chiamo Catherine e sono davvero lieta di conoscerti», rispose stringendogliela. «Lo so,

avrai pensato, visto il mio tono e le mie battute, che non mi facesse piacere accettare il tuo

invito, ma in realtà ho dovuto trattenermi perché avrei dovuto abbracciarti. Assomigli molto a

uno dei miei nipoti. Lavora in uno studio legale qui a Washington.»

«Davvero? E perché non è venuto a prenderla all’aeroporto?»

Catherine osservò distrattamente il finestrino, scrutando il panorama. «Non volevo

disturbarlo, è sempre molto impegnato.»

«E come si chiama?»

«Devon, ha ventisette anni, e ogni domenica viene a pranzo da me per gustarsi il mio

insuperabile polpettone.»

«Adoro il polpettone. Oltre a essere una brava cuoca cosa fa di bello?»

La donna si rivolse verso Christopher fissandolo divertita. «Se quello era un autoinvito, sei il

benvenuto. Mi ero fatta l’idea che tu fossi un ragazzino molto curioso, non mi ero affatto

sbagliata.»


«Beh, a parte essere apostrofato come ragazzino, in realtà ha ragione. Sa come dicono, la

curiosità è la porta della conoscenza.»

«Sono una vecchia insegnante in pensione, ho una casetta in cui vivo da oltre trent’anni,

frequento un club della lettura e dirigo un rifugio per animali bisognosi.»

«Un rifugio? E cosa ospita?»

«Gatti, per la maggior parte sono abbandonati, insieme ad alcune amiche ho creato uno

spazio per loro nel retro del mio cortile. Ne abbiamo una trentina.»

«È molto lodevole da parte sua. Sa, io non ho mai avuto un gatto.»

«Alla Casa Bianca non avete animali?»

«Per la verità no, io e Lawrence non ci abbiamo mai pensato.»

Catherine incrociò le dita delle mani, osservandosele. «Potreste adottare uno dei miei

trovatelli. Sarebbe un gesto molto gentile e magari lanciare un messaggio per invitare molte

altre persone a fare lo stesso. Potreste visitare il mio rifugio, farvi accompagnare da qualche

deputato o Senatore amante degli animali e con giornalisti al seguito e...»

Christopher si voltò sollevando le mani in segno di resa. «Scusi, ma lei non è una stratega

politica in incognito? Dovrebbero assumerla al Congresso!»

«Entrare in quel covo di fannulloni? No grazie...»

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