martedì 6 maggio 2025

Recensione "fumetti", Zerocalcare


Autore: Zerocalcare

Titolo: Macerie Prime sei mesi dopo

Prezzo: 10,45  e-book 5,99

Link d'acquisto: QUI


Fumetti Zerocalcare:

1)La profezia dell'armadillo

2)Un polpo alla gola

3)Ogni maledetto lunedì su due

4)Dimentica il mio nome

5)L'elenco telefonico degli accolli

6)Macerie prime

6,5)Macerie prime - sei mesi dopo

7)La scuola di pizze in faccia

8)Scheletri

9)Quando muori resta a me

10)Dodici

11)Kobane Calling

12)Kobane Calling Oggi

13)A Babbo Morto. Una storia di Natale

    14)Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia

15)No sleep till shengal

16)Enciclopedia Calcarea: guida ragionata all'universo di Zerocalcare

17)Dopo il botto

18)Animation Art Book

19)Scavare fossati, nutrire coccodrilli


Trama

Nasce il figlio di Cinghiale. Gli amici si riavvicinano. Niente è più come prima. Sei mesi dopo l'uscita di «Macerie prime», Zerocalcare torna con il capitolo conclusivo della sua storia più emblematica e contemporanea. Il senso di precarietà sociale del suo cast sembra assoluto, i rapporti amicali si lacerano, le tenebre avanzano. Piccoli pezzi di ciascuno vengono perduti, rubati, cambiano gli equilibri. E l'armadillo è sempre latitante. Se una soluzione esiste, in cosa consisterà?


Recensione

Macerie prime – Sei mesi dopo,  racconta i problemi comuni di una generazione, quella degli ultratrentenni di oggi che devono confrontarsi con le più diverse sfumature della precarietà della vita. Un viaggio tra le incertezze che si manifestano in ambito lavorativo ma che coinvolgono anche i rapporti personali, tra amici o all’interno di coppie. Il senso di inadeguatezza di questa generazione all’interno della realtà di oggi è sottolineato in modo molto deciso, tra le pagine del fumetto. Ma senza riuscire a coinvolgere fino in fondo – convincendo, emozionando, stimolando – e a restituire una interpretazione universale. O almeno vale così per me.

La grande, meta-condizione degli ultra/circa/trentenni, la precarietà, viene descritta in modo troppo matematico: le conseguenze delle azioni (o inazioni) dei personaggi si manifestano con una naturalezza fin troppo banale e rassegnata. Zerocalcare è perfettamente consapevole di non offrire una lettura ‘esaustiva’ da sociologi o psicologi, ma il suo sguardo parziale sembra tagliare fuori molte semplici sfumature che rendono ogni vita diversa da tutte le altre. I personaggi incarnano ruoli troppo idealtipici, insomma, e rischiano di sembrare costruiti solo per incarnare un determinato stereotipo sovrastrutturale.

Tra i personaggi, c’è chi si ritrova nell’inadeguatezza di essere padre senza aver mai smesso di essere figlio, chi è alle prese con il desiderio di una difficile maternità, chi è fermo in una situazione di immobilità che lo porta a non cambiare mai la propria vita, chi ancora arriva addirittura a compiere un gesto estremo. Ma tutte queste situazioni vengono calate dall’alto sui personaggi da un momento all’altro – o meglio, da un libro all’altro –, senza mostrare i meccanismi che hanno portato al nuovo status quo. Senza il pathos del cambiamento, le parole dei personaggi diventano vuote, come quelle di attori che non riescono a interiorizzare la propria parte.

Vittime di una così leggera caratterizzazione, i tanti protagonisti – da Secco a Cinghiale, passando per Sarah, Deprecabile e Giuliacometti – mostrano poche sfaccettature, e il microcosmo dell’autore resta tale, senza riuscire a diventare universale, come accaduto invece in tante sue opere precedenti, brevi o lunghe

Per quanto Macerie prime sia a tutti gli effetti un’opera corale, il punto di vista è unico, ed è quello dello stesso Zerocalcare (o meglio, dal suo avatar, che non necessariamente corrisponde al 100% con l’autore).

Il suo conflitto personale – la sua precarietà – nasce proprio dalle interferenze che la vita pubblica e i tanti “accolli” creano in quella privata, soprattutto nei rapporti dell’autore con i suoi amici storici, portando la narrazione su uno dei temi più cari all’autore, il senso di colpa, già descritto in modo efficace in Un polpo alla gola. Inizialmente soffocato, questo sentimento – quasi una pulsione insopprimibile – torna ad esplodere in modo fragoroso davanti all’evidenza della situazione in cui versano gli amici del protagonista (e alla loro generosità nei suoi confronti, nonostanti si siano visti voltare le spalle da lui).

Ma, anche qui, il percorso di caduta e di crescita – presentato metaforicamente attraverso il passaggio di consegne dal classico armadillo coscienzioso a un panda cinico e spietato, per poi tornare al punto di partenza – si presenta in scena con un andamento meccanico: il protagonista sembra subire gli snodi narrativi e adeguarsi a essi, senza avere il tempo di interiorizzarli, quasi come se dietro la sua schiena ci fosse un “interruttore del senso di colpa” che l’autore accende e spegne a seconda delle esigenze narrative del momento.

Le metafore visive scelte, in fondo, sono piuttosto chiare: per quanto i tentennamenti di Zerocalcare davanti al panda siano evidenti, il senso di colpa – visto qui come elemento in grado di garantire un minimo di ragionevolezza e un chiaro senso di umanità al protagonista – riemerge non dopo una lenta elaborazione della situazione, ma solo quando l’armadillo si libera dalla sua prigione e stende il panda. “Back with the Bang”, tutto all’improvviso, come recita il titolo del capitolo in cui è raccontato l’evento.

Nonostante questo, il senso di colpa – e quindi il doverci avere a che fare o meno – diventa il motore che muove tutto. Alla fine della storia la precarietà dei personaggi resiste, ma, ritornando al punto di partenza, Zerocalcare riesce a riconciliarsi con i propri amici. Il generazionale diventa, così, personale, e il cerchio rimane aperto.

A chi legge e osserva Zerocalacare dagli inizi, interessati a seguire l’evoluzione di una “voce” che ha saputo coagulare lettori diversi – generazionali e non, in cerca di umorismo e non – lo sviluppo dell’opera pone insomma una domanda sul suo obiettivo: raccontare davvero l’inadeguatezza di una generazione intera alla realtà attuale, o solo quella dell’autore alla nuova situazione che gli si è creata intorno dopo la popolarità ottenuta?


La mia valutazione


Alla prossima

Luce <3

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