domenica 6 dicembre 2020

Recensione dilogia "Lexington Avenue", M. Grey

 


Autore: M Grey

Titolo: Lexington Avenue (parte 1)

Prezzo: 3,99


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Dilogia Lexington Avenue

1)Parte prima

2)Parte seconda


«Grazie, allora ci sentiamo presto.» Leroy richiuse la porta e guardò

gli altri. Fece loro un cenno con l’indice per invitarli a tacere finché

l’aspirante inquilino non avesse lasciato il piano, per essere certi che non

udisse i loro commenti. «Per me sette.»

«Sei» votò con disinteresse Tristan, steso sul divano con una sigaretta

e un braccio sotto la testa.

«Dai quel voto a tutti.»

«Perché per tutti vale, è un sei politico. Mi è indifferente chi entra,

basta che paghi la sua quota.»

Leroy guardò allora Dayton, in cerca di un parere più utile.

«Ti prego, come fai a dargli sette? Non parla, squittisce. Io dico

quattro.»

«Day, non essere stronzo.»

«Sul serio. È insopportabile quando parla. E poi arriccia il naso a ogni

cosa fuori posto, credo lo strozzerei dopo ventiquattr’ore. Forse meno.»

Leroy portò le mani ai fianchi. «Non te ne va bene uno.»

«Stiamo votando, no? Prima o poi qualcuno piacerà a tutti e tre.»

«Sentite, a me non frega niente» rammentò loro Tristan, alzandosi.

«Fate voi. Purché paghi l’affitto, per me potete metterci anche Trump. Ora

me ne vado a dormire perché sono stanco.»

«Abbiamo l’ultima visita» gli fece presente Leroy. «Resisti un altro

po’.»

«Ma decidete voi, siete sufficienti.»

Lo sguardo di Leroy fu abbastanza severo da farlo desistere.

«Che palle» si lamentò Tristan, tornando a sedersi. «Io avrei detto sì

al primo.»

Dayton inarcò un sopracciglio. «Chi, quello che non vedeva uno

shampoo dalla Guerra di Secessione?»

«Non ci devi scopare, devi solo conviverci.»

«…disse quello che si scopava anche i muri.»

«Dateci un taglio» li fermò Leroy. «Vediamo il prossimo e poi

scegliamo fra questi. Non posso perdere tanto tempo a fare le selezioni, ho

del lavoro di cui occuparmi.»

«Le farò io, avvocato» lo punzecchiò Dayton. «Ma voglio un

inquilino decente.»


Trama

Dayton, Tristan e Leroy condividono un appartamento in Lexington Avenue, a New York. Quasi trentenni, lavoratori e fieri membri della comunità LGBT, scelgono come quarto inquilino di casa Oliver.
Oliver ha sette anni meno di loro, ha appena cominciato a frequentare l'università, viene da una cittadina di provincia e custodisce un segreto che mette a rischio la convivenza. Sarà proprio il suo arrivo a sconvolgere gli equilibri della casa.

Lui cambierà le loro vite. E loro cambieranno la sua.


Leroy arrivò in sala, materializzandosi come se si fosse sentito

nominare. «Day, ancora qui?»

«Un contrattempo» ripeté. «Esco fra poco. Hai sentito il

nanerottolo?»

«Oliver» lo corresse, prendendo posto accanto a Tristan. «Piantala coi

soprannomi. Sì, la camera è sua. Era molto felice, vi saluta tutti e domani

arriva.»

«Che carino» sbadigliò Tristan, allungando le gambe su di lui.

«Già. Bernard sarà contento.»

Allora il discorso sembrò risvegliare l’interesse di Tristan. «Perché?

Che c’entra Bernard?»

«Ha conosciuto Oliver all’Associazione, facendogli da consulente.

Cercava casa e ci ha messi in contatto. Gli ho detto io che avevamo

disponibilità, visto che gli capitano spesso persone in cerca di dimora.»

Dayton si stranì. «Ah. E perché non ce l’hai detto?»

«Ve lo dico ora. Fa differenza?»

«Bernard» ripeté Tristan. «Gli ha fornito consulenza su cosa?»

«Cambio di nome.»

«Era così brutto?» rise Dayton. Fu guardato, e a quel punto un dubbio

s’insinuò in lui. «Aspetta. Un cambio di nome con l’Associazione, e

Bernard come consulente. Oh cazzo. Ci stai dicendo che Oliver è una

femmina?»

«Transgender» specificò. «Ha chiesto la rettifica anagrafica senza

sottoporsi a interventi chirurgici. Puoi chiamare le persone coi loro nomi o i

termini giusti, ti spiace?»

Dayton si alzò. «Cristo, una femmina? Sul serio? E lo dici adesso che

abbiamo accettato? Richiama e disdici.»

Leroy incrociò le braccia ma non si scompose e non variò il tono

calmo e disteso, al contrario di Dayton. «Scusa, qual è il problema?»

«Il problema è che non ce l’hai detto subito. Dovevi dircelo, Leroy,

non siamo una casa di accoglienza per trans. E siamo sempre stati

d’accordo nel volere una casa fra maschi.»

«Ma lui lo è.»

Dayton corrugò la fronte. «Non lo è, non credo pisci in piedi. Lo fa?»

«Che importanza ha? Ci serve una persona con cui dividere

l’appartamento, Bernard stesso mi ha parlato bene di lui. A me basta.»

«Ma non è un lui, è una femmina, e tu ce l’hai nascosto. Ora la chiami

e le dici che c’è stato un errore e la stanza è di un altro.»

«Rilassati, Day» sorrise Tristan, divertito dalla piega della situazione

e, soprattutto, dalla reazione di Dayton. «Sì che è un lui. In una scatola

femminile, ma un lui.»

«Mi prendi per il culo, Tris? Non eri quello che non le sopporta, le

donne? E te la vuoi prendere in casa?»

«Ma non è una donna» ripeté, secco. «Ne ha solo l’involucro.»

«Vaffanculo.»

Leroy riprese la parola. «Io non disdico niente. A te non frega come

faccia in bagno, devi solo viverci. È il candidato migliore che abbiamo

avuto.»

«No, tu stai facendo beneficenza, come tuo solito, e a nostra insaputa.

Se ce l’avessi detto subito, sapevi che ti avremmo detto di no.»

Tristan si alzò, stufo. «Oh, che palle, ma chi se ne frega? Femmina,

maschio, vie di mezzo. Anche questo: te lo devi scopare? No. Stop. Basta

visite e perdite di tempo.»


Recensione

Buongiorno e bentornati sul blog con la recensione della dilogia "Lexington Avenue" di M. Grey che ringrazio per le copie digitali e a cui chiedo scusa per l'immenso ritardo nella lettura e recensione.

Ho fatto decisamente e maledettamente BENE a leggere questo romanzo! Primo di una dilogia, a tema M/M, una storia con personaggi che vi faranno morire d'amore e di risate. Argomenti principali: amicizia, amore, inclusione; ma anche voglia che le cose cambino, per se stessi, per stare BENE, anche a costo di perdere affetti, che magari non capiscono certe decisioni.

Oliver, quello tra i quattro protagonisti, che più di tutti, cerca comprensione, fiducia verso se stesso e verso gli altri, che cerca quindi ciò che a casa, almeno da parte di uno dei famigliari, non ha trovato, a causa del semplice fatto che VUOLE ESSERE SE STESSO.

Accanto a lui troviamo altri tre personaggi: Leroy, con cui Oliver lega da subito, poi Tristan e Dayton, il secondo un po' reticente, il terzo, quello che all'inizio fa più fatica ad accettare Oliver; i motivi? Li scoprirete leggendo, perché vi assicuro che quando arriverete in fondo a questo libro, non sarete più gli stessi, avrete una miriade di emozioni da gestire, che proseguiranno con il seguito di questo gioiellino letterario a tema LGBT: sì, questo mi concedo di dirvelo, come mi concedo un: gli argomenti trattati sono delicati, quindi o siete adatti e con il fegato giusto, o gentilmente, GIRATE AL LARGO!

Provare empatia per ogni personaggio sarà inevitabile, ognuno vi colpirà per ciò che è, e uno di loro anche per ciò che cercherà di essere, perché sa che alcune cose del suo carattere DEVONO cambiare; mentre per altri personaggi, onestamente non so come reagirete VOI, io un paio li prenderei volentierissimo A SBERLE! (Ma per loro fortuna, non esistono, quindi dovrò limitarmi a mandarli al diavolo dentro di me).

Chiudo qui o rischio veramente di scrivere troppo; vi dico solo: LEGGETE STA DILOGIA, NON VE NE PENTIRETE!


La mia valutazione

Alla prossima

Luce <3


Inspirò e decise di affrontare la cosa di petto. Non poteva fare finta di

niente. Aveva detto addio alle menzogne tempo prima, giurandosi che non

avrebbe finto o mentito mai più, e intendeva mantener fede a quella

promessa per il suo stesso bene. Uscì, incapace di fingere di non avere

sentito. Non avrebbe potuto più parlare con loro se quelli fossero stati i

presupposti. Li vide girarsi, ciascuno con un’espressione che, col tempo,

avrebbe trovato adatta alla rispettiva personalità: Dayton nel panico, Leroy

impassibile, Tristan interdetto. «Ero rientrato, sì, e mi pare di capire che la

mia presenza non vi metta d’accordo. Credo sia il caso di dirmi se ci sono

problemi. Se non sono il benvenuto, me ne vado.»

«Sei il benvenuto» precisò subito Leroy, lanciando un’occhiataccia a

Dayton. «Diciamo che sei una novità per qualcuno di noi.»

«Oh, cazzo, Roy. Piantala.» Dayton si rivolse a Oliver. «Sarò chiaro,

non sono convinto che sia una buona idea. Niente di personale contro di te,

magari sei una brava ragazza, ma forse nemmeno tu saresti a tuo agio come

credi.»

Oliver incrociò le braccia. «Bravo ragazzo» lo corresse. «Se davvero

non è personale, allora cosa c’è che non va?»

Dayton decise di non girarci attorno. «Senza offesa, non mi piacciono

i trans. Ecco, l’ho detto.»

«Day» lo riprese Leroy, mentre Tristan soffocava una risata per la sua

schiettezza.

«È così. Non sto dicendo che siate cattive persone, solo che a me non

piacete. Volete che vi si tratti come qualcosa che non siete. Io non ci riesco,

e passo per persona cattiva, limitata o transofoba. E non mi va. Se non

riesco a considerarvi come volete, non posso farci niente. Tra l’altro

nemmeno ti sei operato.»

«E quindi?»

«E quindi sei più femmina che mai, come faccio a considerarti

maschio? Non sei più maschio di quanto sarei io femmina mettendomi una

gonna.»

Leroy s’intromise ancora, celando il fastidio per la piega che la

situazione stava prendendo. «Possiamo finirla? Si tratta solo di conoscersi,

nient’altro, come andrebbe fatto con qualsiasi nuovo inquilino.»

«Insomma.»


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