Autore: M Grey
Titolo: Lexington Avenue (parte 1)
Prezzo: 3,99
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Dilogia Lexington Avenue
1)Parte prima
2)Parte seconda
«Grazie, allora ci sentiamo presto.» Leroy richiuse la porta e guardò
gli altri. Fece loro un cenno con l’indice per invitarli a tacere finché
l’aspirante inquilino non avesse lasciato il piano, per essere certi che non
udisse i loro commenti. «Per me sette.»
«Sei» votò con disinteresse Tristan, steso sul divano con una sigaretta
e un braccio sotto la testa.
«Dai quel voto a tutti.»
«Perché per tutti vale, è un sei politico. Mi è indifferente chi entra,
basta che paghi la sua quota.»
Leroy guardò allora Dayton, in cerca di un parere più utile.
«Ti prego, come fai a dargli sette? Non parla, squittisce. Io dico
quattro.»
«Day, non essere stronzo.»
«Sul serio. È insopportabile quando parla. E poi arriccia il naso a ogni
cosa fuori posto, credo lo strozzerei dopo ventiquattr’ore. Forse meno.»
Leroy portò le mani ai fianchi. «Non te ne va bene uno.»
«Stiamo votando, no? Prima o poi qualcuno piacerà a tutti e tre.»
«Sentite, a me non frega niente» rammentò loro Tristan, alzandosi.
«Fate voi. Purché paghi l’affitto, per me potete metterci anche Trump. Ora
me ne vado a dormire perché sono stanco.»
«Abbiamo l’ultima visita» gli fece presente Leroy. «Resisti un altro
po’.»
«Ma decidete voi, siete sufficienti.»
Lo sguardo di Leroy fu abbastanza severo da farlo desistere.
«Che palle» si lamentò Tristan, tornando a sedersi. «Io avrei detto sì
al primo.»
Dayton inarcò un sopracciglio. «Chi, quello che non vedeva uno
shampoo dalla Guerra di Secessione?»
«Non ci devi scopare, devi solo conviverci.»
«…disse quello che si scopava anche i muri.»
«Dateci un taglio» li fermò Leroy. «Vediamo il prossimo e poi
scegliamo fra questi. Non posso perdere tanto tempo a fare le selezioni, ho
del lavoro di cui occuparmi.»
«Le farò io, avvocato» lo punzecchiò Dayton. «Ma voglio un
inquilino decente.»
Trama
Dayton, Tristan e Leroy condividono un appartamento in Lexington Avenue, a New York. Quasi trentenni, lavoratori e fieri membri della comunità LGBT, scelgono come quarto inquilino di casa Oliver.
Oliver ha sette anni meno di loro, ha appena cominciato a frequentare l'università, viene da una cittadina di provincia e custodisce un segreto che mette a rischio la convivenza. Sarà proprio il suo arrivo a sconvolgere gli equilibri della casa.
Lui cambierà le loro vite. E loro cambieranno la sua.
Leroy arrivò in sala, materializzandosi come se si fosse sentito
nominare. «Day, ancora qui?»
«Un contrattempo» ripeté. «Esco fra poco. Hai sentito il
nanerottolo?»
«Oliver» lo corresse, prendendo posto accanto a Tristan. «Piantala coi
soprannomi. Sì, la camera è sua. Era molto felice, vi saluta tutti e domani
arriva.»
«Che carino» sbadigliò Tristan, allungando le gambe su di lui.
«Già. Bernard sarà contento.»
Allora il discorso sembrò risvegliare l’interesse di Tristan. «Perché?
Che c’entra Bernard?»
«Ha conosciuto Oliver all’Associazione, facendogli da consulente.
Cercava casa e ci ha messi in contatto. Gli ho detto io che avevamo
disponibilità, visto che gli capitano spesso persone in cerca di dimora.»
Dayton si stranì. «Ah. E perché non ce l’hai detto?»
«Ve lo dico ora. Fa differenza?»
«Bernard» ripeté Tristan. «Gli ha fornito consulenza su cosa?»
«Cambio di nome.»
«Era così brutto?» rise Dayton. Fu guardato, e a quel punto un dubbio
s’insinuò in lui. «Aspetta. Un cambio di nome con l’Associazione, e
Bernard come consulente. Oh cazzo. Ci stai dicendo che Oliver è una
femmina?»
«Transgender» specificò. «Ha chiesto la rettifica anagrafica senza
sottoporsi a interventi chirurgici. Puoi chiamare le persone coi loro nomi o i
termini giusti, ti spiace?»
Dayton si alzò. «Cristo, una femmina? Sul serio? E lo dici adesso che
abbiamo accettato? Richiama e disdici.»
Leroy incrociò le braccia ma non si scompose e non variò il tono
calmo e disteso, al contrario di Dayton. «Scusa, qual è il problema?»
«Il problema è che non ce l’hai detto subito. Dovevi dircelo, Leroy,
non siamo una casa di accoglienza per trans. E siamo sempre stati
d’accordo nel volere una casa fra maschi.»
«Ma lui lo è.»
Dayton corrugò la fronte. «Non lo è, non credo pisci in piedi. Lo fa?»
«Che importanza ha? Ci serve una persona con cui dividere
l’appartamento, Bernard stesso mi ha parlato bene di lui. A me basta.»
«Ma non è un lui, è una femmina, e tu ce l’hai nascosto. Ora la chiami
e le dici che c’è stato un errore e la stanza è di un altro.»
«Rilassati, Day» sorrise Tristan, divertito dalla piega della situazione
e, soprattutto, dalla reazione di Dayton. «Sì che è un lui. In una scatola
femminile, ma un lui.»
«Mi prendi per il culo, Tris? Non eri quello che non le sopporta, le
donne? E te la vuoi prendere in casa?»
«Ma non è una donna» ripeté, secco. «Ne ha solo l’involucro.»
«Vaffanculo.»
Leroy riprese la parola. «Io non disdico niente. A te non frega come
faccia in bagno, devi solo viverci. È il candidato migliore che abbiamo
avuto.»
«No, tu stai facendo beneficenza, come tuo solito, e a nostra insaputa.
Se ce l’avessi detto subito, sapevi che ti avremmo detto di no.»
Tristan si alzò, stufo. «Oh, che palle, ma chi se ne frega? Femmina,
maschio, vie di mezzo. Anche questo: te lo devi scopare? No. Stop. Basta
visite e perdite di tempo.»
Recensione
Buongiorno e bentornati sul blog con la recensione della dilogia "Lexington Avenue" di M. Grey che ringrazio per le copie digitali e a cui chiedo scusa per l'immenso ritardo nella lettura e recensione.
Ho fatto decisamente e maledettamente BENE a leggere questo romanzo! Primo di una dilogia, a tema M/M, una storia con personaggi che vi faranno morire d'amore e di risate. Argomenti principali: amicizia, amore, inclusione; ma anche voglia che le cose cambino, per se stessi, per stare BENE, anche a costo di perdere affetti, che magari non capiscono certe decisioni.
Oliver, quello tra i quattro protagonisti, che più di tutti, cerca comprensione, fiducia verso se stesso e verso gli altri, che cerca quindi ciò che a casa, almeno da parte di uno dei famigliari, non ha trovato, a causa del semplice fatto che VUOLE ESSERE SE STESSO.
Accanto a lui troviamo altri tre personaggi: Leroy, con cui Oliver lega da subito, poi Tristan e Dayton, il secondo un po' reticente, il terzo, quello che all'inizio fa più fatica ad accettare Oliver; i motivi? Li scoprirete leggendo, perché vi assicuro che quando arriverete in fondo a questo libro, non sarete più gli stessi, avrete una miriade di emozioni da gestire, che proseguiranno con il seguito di questo gioiellino letterario a tema LGBT: sì, questo mi concedo di dirvelo, come mi concedo un: gli argomenti trattati sono delicati, quindi o siete adatti e con il fegato giusto, o gentilmente, GIRATE AL LARGO!
Provare empatia per ogni personaggio sarà inevitabile, ognuno vi colpirà per ciò che è, e uno di loro anche per ciò che cercherà di essere, perché sa che alcune cose del suo carattere DEVONO cambiare; mentre per altri personaggi, onestamente non so come reagirete VOI, io un paio li prenderei volentierissimo A SBERLE! (Ma per loro fortuna, non esistono, quindi dovrò limitarmi a mandarli al diavolo dentro di me).
Chiudo qui o rischio veramente di scrivere troppo; vi dico solo: LEGGETE STA DILOGIA, NON VE NE PENTIRETE!
La mia valutazione
Alla prossima
Luce <3
Inspirò e decise di affrontare la cosa di petto. Non poteva fare finta di
niente. Aveva detto addio alle menzogne tempo prima, giurandosi che non
avrebbe finto o mentito mai più, e intendeva mantener fede a quella
promessa per il suo stesso bene. Uscì, incapace di fingere di non avere
sentito. Non avrebbe potuto più parlare con loro se quelli fossero stati i
presupposti. Li vide girarsi, ciascuno con un’espressione che, col tempo,
avrebbe trovato adatta alla rispettiva personalità: Dayton nel panico, Leroy
impassibile, Tristan interdetto. «Ero rientrato, sì, e mi pare di capire che la
mia presenza non vi metta d’accordo. Credo sia il caso di dirmi se ci sono
problemi. Se non sono il benvenuto, me ne vado.»
«Sei il benvenuto» precisò subito Leroy, lanciando un’occhiataccia a
Dayton. «Diciamo che sei una novità per qualcuno di noi.»
«Oh, cazzo, Roy. Piantala.» Dayton si rivolse a Oliver. «Sarò chiaro,
non sono convinto che sia una buona idea. Niente di personale contro di te,
magari sei una brava ragazza, ma forse nemmeno tu saresti a tuo agio come
credi.»
Oliver incrociò le braccia. «Bravo ragazzo» lo corresse. «Se davvero
non è personale, allora cosa c’è che non va?»
Dayton decise di non girarci attorno. «Senza offesa, non mi piacciono
i trans. Ecco, l’ho detto.»
«Day» lo riprese Leroy, mentre Tristan soffocava una risata per la sua
schiettezza.
«È così. Non sto dicendo che siate cattive persone, solo che a me non
piacete. Volete che vi si tratti come qualcosa che non siete. Io non ci riesco,
e passo per persona cattiva, limitata o transofoba. E non mi va. Se non
riesco a considerarvi come volete, non posso farci niente. Tra l’altro
nemmeno ti sei operato.»
«E quindi?»
«E quindi sei più femmina che mai, come faccio a considerarti
maschio? Non sei più maschio di quanto sarei io femmina mettendomi una
gonna.»
Leroy s’intromise ancora, celando il fastidio per la piega che la
situazione stava prendendo. «Possiamo finirla? Si tratta solo di conoscersi,
nient’altro, come andrebbe fatto con qualsiasi nuovo inquilino.»
«Insomma.»
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