Cinzia Del Bigallo:
Cinzia Del Bigallo Fieri. Moglie e madre di due figli, lavora come dipendente pubblica presso la Provincia di Pisa. Nasce a Rosignano Marittimo (LI) nel 1965, inaspettatamente, dopo sole ventiquattro settimane di gestazione, all’ospedale Ernesto Solvay, allora clinica privata riservata ai soli dipendenti dello stabilimento Solvay, dove suo padre lavorava. In seguito viene trasferita d’urgenza all’ospedale di Livorno, dove la accompagna la zia Anna, cui deve il suo nome, e lì rimane per tre mesi. La sua volontà di sopravvivere a quella dura prova rappresenta per tutta la sua famiglia un punto di riferimento, la dimostrazione di come la vita, a volte, può riservare strane e inaspettate sorprese. Sposa Massimo Fieri nel 1985 e si trasferisce a Volterra (PI) dove tuttora risiede. In seguito alla nascita dei suoi due figli e dopo aver trovato lavoro, ha potuto, in accordo col marito, realizzare il sogno di bambina, quello di allevare cavalli. Dà così inizio all’allevamento di Quarter Horse e Quarab, e nel 2011 lo trasferisce al figlio più piccolo, Dario, titolare dell’allevamento cavalli Tre Barre. Da sempre buona lettrice, ha spesso sognato di scrivere a sua volta, ma ha accantonato, fino ad oggi, questa sua seconda passione per concentrarsi sulla famiglia. In un particolare periodo della vita, per non soccombere a un evento demoralizzante, prende il coraggio a due mani e scrive il suo primo romanzo, “Tu che sussurri alla mia Anima”, speranzosa che dalla lettura delle sue pagine scaturisca, nelle lettrici e nei lettori, un breve momento di riflessione su come ognuno di noi vuole vivere la propria vita, perché questa è un dono non richiesto, come, dove o con chi viverla è una scelta.
TITOLO: Tu che sussurri alla mia Anima
AUTORE: Cinzia Del Bigallo Fieri
CASA EDITRICE: Cinzia Del Bigallo
ANNO: 2017
COLLANA: nessuna
PAGINE: 336
FORMATO A5 ISBN 9791220018807
PREZZO: €. 15,00
Trama:
Onore, rispetto, questi sono i fondamenti di vita di Maria. Maria Castillo, questo è il suo nome completo, ragazzina sedicenne indomita e ribelle, figura centrale del romanzo, figlia del Marchese e Senatore del Regno delle Due Sicilie dell’età Borbonica, Giuseppe Castillo anch’esso discendente di una nobile famiglia spagnola. Coraggio nell’accettare il destino assegnatole. Perseverare nella scelta della propria strada. Maria, ha anche singolari e particolari origini materna, Donna Rosalia Escobedo, l’ultima erede di Rodrigo Escobedo, membro dell’equipaggio della Santa Maria nella ben nota spedizione di Cristoforo Colombo, era stato incaricato dai reali di Spagna di redigere un diario sulle vicende della spedizione che sbarcò, al contrario di ciò che racconta la storia, nell’isola di San Salvador, entrando in contatto con il popolo autoctono, i Taino. Di tale popolo Rodrigo, divenne un assiduo ospite, innamorandosi della figlia del capo cacicco, sacerdotessa e sciamana, Maya. Giuseppe Castillo, ha promessa in sposa Maria, con tanto di contratto scritto, per sanare i suoi debiti, contratti dopo la morte prematura della moglie, al figlio ventunenne del Sultano dell’Oman, Sargon Dib Sultan, che per anni viene tenuto all’oscuro di tale accordo. La storia si svolge prevalentemente nella masseria Castillo a Camporeale, dove Maria cresce accudita da Anita, da prima dama di compagnia della madre, e dopo, sua madre adottiva, governante e confidente. La notte antecedente il suo sedicesimo compleanno, uno strano sogno cambierà la sua vita, tanto da farle dubitare di essere sana di mente. Il giorno successivo, il padre l’ha convoca presso il loro palazzo a Palermo e da qui in poi, la sua storia si snoda tra trame particolari di natura sciamanica e complotti di attentati che porteranno Maria a crescere lasciandosi alle spalle la fanciullezza. Tu che sussurri alla mia Anima si presenta come un romanzo colto, vitalistico, corale, in cui non sono rilevanti solo i personaggi principali e in cui, come non mai, rivestono un’importanza fondamentale i contesti storici e sociali; Un testo che sa un po' di Gattopardo, ma pervaso da una prorompente sensualità espressa con passione ed eleganza; E’ un’indagine psicologica sull’incontro tra mondi ed epoche diverse, laddove si affrontano ad esempio questioni legate al maschilismo e alle similitudini che c’è tra la religione musulmana e quella cristiana, arricchito da un pizzico di esoterismo e da echi meridionali, un grande atto d’amore verso la terra dei propri avi, la Sicilia.
Laura Cialè:
Laura Cialè è nata il 21
dicembre 1954 e vive a Roma.
Psicologa, ex
Dirigente scolastica, ha scritto e pubblicato i seguenti libri di narrativa con
le Edizioni Anicia, Roma:
“Tutti i fiori del mio giardino “(2016);
“Una donna in leasing “(2017):
“Rondinella” (2018), premiata al concorso
Cumani-Quasimodo indetto da Aletti Editore.
Ciascun libro è
anche in versione e-book su Amazon.
Racconti:
“Il
figlio nato lontano” del 2015 nell’antologia EWWA “Italia terra d’amori, d’arte e sapori”,
“Santo Sciuvanni” del 2016, racconto selezionato
e pubblicato sul web per il contest Salento in love,
“Autobus” nel 2017 pubblicato sul web,
“RSA” del 2018 che ha ricevuto il primo
premio speciale “Clemente Riva” al Concorso nazionale 500 parole di Ostia ed è
stato pubblicato nell’omonima antologia.
“Lo strano caso della dama del quadro”
del 2018 finalista al concorso letterario “Tre Colori 2019” del Festival
internazionale “Inventa un film” in corso di espletamento.
“Da toccare con mano” del 2019 in via di
pubblicazione.
Precedentemente
ha scritto e curato saggi di settore tecnico professionale, tra cui:
“Cosa Sarò/Farò da grande. Un percorso di
conoscenza e di cittadinanza per alunni e genitori della scuola dell’obbligo”,
Edizioni Anicia, Roma
“I Care: integrare l’integrazione.
Accoglienza-Integrazione-Inclusione.” Edizioni Anicia, Roma
“Lo studente competente. Un format di rete
dall’infanzia all’adolescenza.” Edizioni Anicia, Roma
Recapiti.
e-mail:
Twitter:
@CialeLaura
Cell. 335 401662
Casa 06 78345791
Indirizzo: Via
Mario Menghini, 21 – 00179 Roma
Una commedia all'italiana che si snoda tra due periodi di oltre sessant'anni su diversi tracciati musicali complementari per intensità emotiva: Max e Marietta distanti tra loro nel tempo appartengono a due generazioni differenti ma condividono la stessa passione per la musica, ciascuno a modo proprio e secondo le mode dell'epoca a cui appartengono perché il tempo e lo spazio riescono a essere due categorie tenute insieme dai ricordi che rendono attuale la vita e intrecciano aspettative ed emozioni secondo un filo conduttore. Il segreto sta in una canzone. Le vicende di Azzius e Rondinella, nonostante si svolgano in periodi diversi nel quartiere di Villa Certosa, si incroceranno grazie a Sor Angelino, il protagonista paradigmatico del romanzo, che li metterà in contatto attraverso la memoria e la forza sentimentale di una canzone.
Stralcio di RONDINELLA da far leggere all’attore Capitolo VII pagg.48-49-50 8 gennaio 1951 Come tutte le mattine mise una goccia di Violetta di Parma dietro i lobi delle orecchie e una sul polso sinistro. Ne annusò l’aroma che le ricordava la prima notte di nozze, ancora in abito da sposa quando suo marito gliel’aveva fatta trovare sul comodino. Fissò con due spille da balia la pettorina candida sotto la scamiciata nera a godet in modo da nasconderle nella cintura, la lisciò con le mani modellandola sulla semplice camicetta sottostante, infilò la giacca scura e uscì scendendo di corsa la stretta scala. Entrò nella bottega al piano terra, dette un bacio al marito che era all’opera già dall’alba e sparì facendo vorticare la gonna. Stava per arrivare la primavera ormai, annunciata da un cielo terso in cui brillava una luce smagliante già al primo sorgere del sole. Marietta inspirò profondamente l’aria ancora fresca per assorbirne il benessere. «Rondinella, che fai non canti stamattina?» la pregò incantato il Sor Romolo, il fornaio, che stava caricando di pagnotte fragranti il cesto della bicicletta. «E canta Rondinella, non è un buongiorno senza le tue canzoni!» gli fece eco la Sora Cesira dal primo piano del palazzetto di fronte mentre sbatteva un panno impolverato sullo stipite della finestra. «Cantaci Vecchia Roma. La fai così bene… Dai che io ti batto il tempo col martelletto!» aggiunse il Sor Ugo, il ciabattino, dall’altro lato della strada. Allora Marietta, senza perdere il passo deciso con cui affrontava l’impegno quotidiano, attaccò. «Vecchia Roma sotto la luna nun canti più, li stornelli e le serenate de gioventù…» Giunse alla fine di via dei Savorgnan per condursi alla fermata della ferrovia accompagnata verbalmente da tutti gli abitanti del rione che continuavano ad affacciarsi alla finestra o alla soglia di abitazioni e botteghe per salutarla e per godere della sua voce. «Più non vanno l’innamorati pè Lungotevere a scambiasse li baci a mille là sotto l’arberi…» Girò l’angolo ma ancora si sentiva il suo canto. «So ricordi di un tempo bello che nun c’è più…» Riprese a cantare anche sul trenino perché ogni mattina si ritrovava con gli stessi viaggiatori. Più che un tragitto diventava una festa, c’era il tempo sufficiente per due, tre canzoni, allegre o sentimentali. «Nannarè, perché perché te sei innammorata de sta musica americana, ma perché te sei scordata che sei romana li stornelli nun canti più…» Marietta riusciva a rendere frizzante qualunque canzone perché ci metteva lo slancio della gioventù oltre che una voce intensa. «Tanto pe cantà perché me sento un frìccico nel core…» Se lo sentiva veramente il “friccico” nel cuore Rondinella. Era felice, non desiderava altro dalla vita. Avrebbe fermato il tempo. Moglie dal venti dicembre precedente, aveva trascorso il più bel Natale che avesse mai immaginato insieme al suo amore, al suo Angelo. Adorava la loro stanza da letto al primo piano della casa al numero 62, sopra la bottega, nel miglior palazzetto di Villa Certosa, all’angolo tra la via e la piazza. Si era industriata ad arredare a suo gusto la camera gustando il compiacimento di Angelo nel vedere i cambiamenti apportati: sopraccoperta di raso azzurro con la balza e al centro del letto la sua bambola preferita con cui aveva giocato “a signore” fino a qualche anno prima. Lavata, pettinata e con il vestito nuovo cucito a mano dalla stessa Marietta la piccola bionda dai capelli abboccolati faceva proprio un figurone. A ventuno anni compiuti da poco, Marietta era sana e piena di voglia di vivere. Tutti i suoi desideri erano stati soddisfatti, ne era convinta: una casa da governare, un marito da accudire ed amare perchè non le faceva mancare nulla e soprattutto perché non le aveva imposto di lasciare il lavoro a cui lei tanto teneva. Ogni mattina infatti con puntualità si recava gonfia di orgoglio a svolgere le mansioni di “guardarobiera a vapore” alla Casa del Passeggero, al Viminale. Usciva impeccabile nella divisa nera ornata dalla pettorina bianca a cui aggiungeva un immacolato grembiule appena stirato al momento in cui prendeva servizio al Bagno diurno. Per questo le avevano assegnato il nomignolo di Rondinella. Quell’abbigliamento non rappresentava per lei soltanto un abito da lavoro bensì l’emblema di una scelta pura e onesta, una divisa di vera e propria affermazione che sfoggiava con fierezza insieme alla fede nunziale nuova di zecca. Tutte le mattine prima di uscire si rimirava nell’unico specchio di casa appeso alla parete dell’ingresso, guardava avanti e indietro cercando di notare anche le più impercettibili imperfezioni da riparare all’istante. Terminava la preparazione alitando sulla fede per poi lustrarla affinché apparisse sempre lucida.
E anche per oggi è tutto! Pareri? Vi interessano?
Alla prossima
Luce <3
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