sabato 24 febbraio 2024

Recensione pentalogia "Hunger Games", Suzanne Collins

 


Autrice: Suzanne Collins

Titolo: La ragazza di fuoco

Serie: Hunger Games #2

Prezzo: 13,30  

Link d'acquisto: QUI


Tetralogia Hunger Games:

0)La ballata dell'usignolo e del serpente

0,5)Sunrise on the Reaping

1)Hunger Games

2)La ragazza di fuoco

3)Il canto della rivolta

A un certo punto devi smettere di correre e voltarti e affrontare chi ti vuole morto. Il difficile è trovare il coraggio di farlo

Trama

Non puoi rifiutarti di partecipare agli Hunger Games. Una volta scelto, il tuo destino è scritto. Dovrai lottare fino all'ultimo, persino uccidere per farcela. Katniss ha vinto. Ma è davvero salva? Dopo la settantaquattresima edizione degli Hunger Games, l'implacabile reality show che si svolge a Panem ogni anno, lei e Peeta sono, miracolosamente, ancora vivi. Katniss dovrebbe sentirsi sollevata, perfino felice. Dopotutto, è riuscita a tornare dalla sua famiglia e dall'amico di sempre, Gale. Invece nulla va come Katniss vorrebbe. Gale è freddo e la tiene a distanza. Peeta le volta le spalle. E in giro si mormora di una rivolta contro Capitol City, che Katniss e Peeta potrebbero avere contribuito a fomentare. La ragazza di fuoco è sconvolta: ha acceso una sommossa. Ora ha paura di non riuscire a spegnerla. E forse non vuole neppure farlo. Mentre si avvicina il momento in cui lei e Peeta dovranno passare da un distretto all'altro per il crudele Tour della Vittoria, la posta in gioco si fa sempre più alta. Se non riusciranno a dimostrare di essere perdutamente innamorati l'uno dell'altra, Katniss e Peeta rischiano di pagare con la vita...

"Potresti vivere cento vite e ancora non lo meriteresti, lo sai?"

Recensione

La Ragazza di Fuoco spicca per la sua originalità, la potenza del messaggio che racchiude tra le sue pagine e la forza dei protagonisti che si avvicendano di libro in libro, sono solo alcune delle qualità che hanno fatto di "Hunger Games" un vero e proprio fenomeno culturale e sociale. Un'intera generazione di lettori si è appassionata alla distopia grazie a Suzanne Collins, una schiera di lettori di ogni età ha riscoperto il piacere di leggere romanzi "giovani" e ora, grazie alla trasposizione cinematografica, anche i più scettici si sono ritrovati a tifare per Katniss e Peeta.
Chiunque non abbia intrapreso questa lettura dovrebbe dargli una possibilità, per poter assaporare fino in fondo l'aria di Panem e lasciarsi travolgere dalla rivoluzione a cui la Collins ha dato vita! 
Ovviamente, trattandosi del secondo libro di una serie, farò del mio meglio per evitare qualunque spoiler.

Per una frazione di secondo non riesco a respirare, completamente avvolta da quelle strane fiamme. Poi, all'improvviso, il fuoco si spegne. Mi fermo lentamente, chiedendomi se sono nuda e perché Cinna ha fatto in modo che il mio vestito da sposa venisse consumato dal fuoco. Ma non sono nuda. Ho addosso un abito identico a quello da sposa, solo che ha il colore del carbone ed è fatto di minuscole penne d'uccello. Sollevo sbalordita a mezz'aria le lunghe maniche fluenti ed è in quel momento che mi vedo sugli schermi. Vestita tutta di nero, a parte le chiazze bianche sulle maniche. O dovrei chiamarle ali. Perché Cinna mi ha trasformato in una ghiandaia imitatrice. 

 

 Il primo libro di questa trilogia la prima volta mi ha folgorata, essendo questa una rilettura, sono folgorata uguale. L'intera idea di fondo è stata così innovativa e ben esposta, da non lasciarmi altra scelta: ho dovuto leggere immediatamente il seguito. "La ragazza di fuoco", inaspettatamente, mi è piaciuto ancora più del suo predecessore. Cosa rara, quando si tratta di serie. Mi capita sempre più spesso, infatti, di adorarne l'inizio e poi detestarne i seguiti ma, in questo caso, è successo il contrario. 

"La ragazza di fuoco" riprende il flusso narrativo che si era interrotto in "Hunger Games" e lo fa con una grinta travolgente. Gli "Hunger Games", i giochi sanguinosi che tutti conosciamo bene, sono finiti. Katniss e Peeta, i due giovani tributi del Dodicesimo Distretto, hanno giocato d'astuzia mettendo alla prova ogni regola con cui il Presidente Snow ha sempre tenuto sotto scacco la popolazione e ora sono liberi di sfoggiare il loro trionfo nel Tour della Vittoria. Ma nulla è facile o indolore, per loro. Anche se la morte è rimasta nell'Arena degli Hunger Games, per Katniss e Peeta la lotta è solo all'inizio. Il coraggio con cui Katniss, "la ragazza in fiamme", ha sfidato il sistema per restare in vita, ha cambiato tutto. A Panem, luogo in cui la popolazione non faceva che sottomettersi alle autorità al fine di evitare ripercussioni, si respira aria di rivolta e tutto sembra poter essere ricondotto a lei: una semplice ragazzina diventata involontariamente "La Ghiandaia Imitatrice", ovvero il simbolo della ribellione.
Katiniss e Peeta credevano che non sarebbero mai usciti vivi dall'Arena degli Hunger Games, ma hanno smentito ogni pronostico. Ciò che li attende ora, però, sembra più spaventoso dei "giochi" stessi. Nuove sfide che nessuno vorrebbe accettare, minacce che mettono in pericolo ogni sicurezza che abbiano mai avuto, un popolo che guarda a loro come si guarderebbe a due possibili leader. Due ragazzi contro il sistema, una rivoluzione che infiamma gli animi dei più deboli, una guerra all'orizzonte e le porte dell'Arena pronte ad aprirsi nuovamente: questo è "La ragazza di Fuoco".

La voce della folla esplode in un urlo universale quando usciamo nella luce del tramonto, ma nessuno di noi due reagisce. Tengo gli occhi fissi su un punto in lontananza e faccio finta che non ci sia nessun pubblico in delirio. Non posso evitare di cogliere delle immagini fuggenti di noi due sui megaschermi lungo il percorso, e non siamo solo bellissimi: siamo oscuri e potenti. No, di più. Noi, innamorati sventurati del Distretto 12, che abbiamo tanto sofferto e ci siamo goduti così poco i premi della nostra vittoria, non cerchiamo il favore del pubblico, non lo blandiamo coi nostri sorrisi, non prendiamo al volo i suoi baci. Siamo implacabili.E mi piace. Finalmente posso essere me stessa.

 

Si potrebbe dire che alcune cose presenti in questo romanzo non siano state poi così inattese. E' vero, lo confermo. Certi "colpi di scena" sono stati prevedibili, alcune rivelazioni erano nell'aria e aspettavano solo di essere svelate alla protagonista, ma questo non vuol dire che il pacchetto finale sia stato deludente. Anzi. Capita che, in casi davvero rari ed eccezionali, un autore sappia regalare ai propri lettori proprio ciò di cui hanno bisogno e, personalmente, credo che questo sia il caso de "La ragazza di fuoco". Sebbene alcune scelte della Collins siano sembrate prevedibili, non sono state forzate o scontate. Sono, invece, risultate perfette. Tutto è andato nell'unico modo possibile, tutti gli ingranaggi hanno girato nella giusta direzione per consentire alla storia di crescere ed esplodere in tutta la sua potenza. Non sono i colpi di scena a rendere questo libro davvero bello, bensì quello che ne deriva: la crescita dei personaggi, l'evoluzione della ribellione, le svolte psicologiche di ogni scelta compiuta dai vari protagonisti primari e secondari, le ripercussioni che ogni situazione ha sull'andamento della trama in sé.
Per quanto asciutta e sferzante, la narrazione della Collins riesce a penetrare in profondità regalando al lettore un crescendo di emozioni e sorprese al cardiopalma. Mentre la trama si arricchisce e si complica, i personaggi crescono e si fanno strada nel cuore di chi legge e non parlo solo di Katniss, l'eroina che a stento si capacita della responsabilità che si è assunta involontariamente, o di Peeta, il ragazzo puro di cuore che farebbe di tutto pur di salvare la sua amata che non lo ricambia. No. Parlo di tutti co-protagonisti che, in questo libro ancor più che nel primo, fanno sentire le proprie voci e le proprie emozioni. 
"La Ragazza di Fuoco" non è più la storia della sopravvivenza di Katniss, bensì una cronaca dettagliata di ciò che tutti coloro che le stanno attorno devono affrontare a causa (o grazie) delle sue azioni.

"Non so che razza di accordo tu abbia fatto con Haymitch, ma devi sapere che ha fatto delle promesse anche a me". Ma certo, sapevo anche questo. Ha detto a Peeta che mi avrebbero tenuta in vita per non fargli sospettare niente. "Quindi direi che ha mentito a uno di noi." Questa frase risveglia la mia attenzione. Un doppio accordo. Una doppia promessa. E solo Haymitch sa qual è quella vera. Sollevo la testa e incrocio lo sguardo di Peeta. "Perché lo stai dicendo adesso?"  "Perché non voglio che tu dimentichi quanto è diversa la nostra situazione. Se tu muori e io sopravvivo, non avrò più ragione di vivere, una volta tornato al nostro distretto. Tu sei tutta la mia vita mi dice. Non sarei mai più felice." Faccio per ribattere, ma lui mi mette un dito sulle labbra. "Per te è diverso. Non sto dicendo che non sarebbe dura. Ma ci sono altre persone che renderebbero la tua vita degna di essere vissuta. "

Sentire e vedere di più Haymitch, per esempio, è stata una delle cose che ho amato maggiormente. Lui è un personaggio complesso, che nel primo libro è apparso un po' come un'ombra ma che in questo romanzo si mostra nella sua interezza. I fantasmi che tormentano la sua anima, la dipendenza dal bere, il modo in cui si ostina a lasciarsi andare ai sensi di colpa, vengono allo scoperto rendendolo più umano e "vero" che mai. E' difficile non rimanere sconvolti dalle vivide descrizioni che la Collins riserva al suo stile di vita degradato, così come è arduo non commuoversi quando lascia intravedere l'uomo che si nasconde dietro la sua facciata.
Altro personaggio davvero affascinante, che poi avrà molta più visibilità nel terzo e ultimo romanzo, è l'amatissimo Finnick Odair. Oltre a essere bello e sfacciato in modo oltraggioso, il caro Finnick si fa strada nel cuore dei lettori a colpi di confessioni da brivido e segreti davvero sconvolgenti. Ho tifato per lui senza sosta, fino alla fine e anche oltre. Per non parlare di Cinna, Effie e Gale, tre personaggi che pur avendo uno spazio limitato nella trama, sanno comunque emozionare e commuovere.
Come dicevo è il lato umano a rendere questo libro un must read
Sin dalle prime pagine vediamo come gli Hunger Games abbiano cambiato Katniss. Se all'inizio è una ragazza spaventata tormentata dall'idea di aver ucciso per sopravvivere, nel corso del libro è una guerriera che prende atto della situazione e decide di sacrificarsi per la causa. 
E poi c'è Peeta. E' sua la trasformazione più significativa e disarmante. La determinazione con cui si lancia nella lotta, la forza con cui si dimostra strenuamente devoto a Katniss, il destino avverso che continua a tormentarlo, sono ciò che più mi ha scovolto. Per quanto Gale sia combattivo e Finnick affascinante, è Peeta il vero uomo di questa serie. Un eroe senza gloria, ma con molto, molto onore.

La mia valutazione
Alla prossima
Luce <3

Tecnicamente sono disarmata. Ma non si dovrebbero mai sottovalutare i danni che possono provocare le unghie, specialmente se il bersaglio è impreparato.



venerdì 23 febbraio 2024

Recensione pentalogia "Hunger Games", Suzanne Collins

 

Autrice: Suzanne Collins

Titolo: Hunger Games

Serie: Hunger Games #1

Prezzo: 13,30  

Link d'acquisto: QUI


Tetralogia Hunger Games:

0)La ballata dell'usignolo e del serpente

0,5)Sunrise on the Reaping

1)Hunger Games

2)La ragazza di fuoco

3)Il canto della rivolta


Trama

Quando Katniss urla "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!" sa di aver appena firmato la propria condanna a morte. È il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i dodici e i diciotto anni che verrà gettato nell'Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l'audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c'è Peeta, un ragazzo gentile che sembra non avere la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c'è spazio per l'amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.

Recensione

La mia è in realtà una rilettura (o dovrei dire ascolto, visto che sto usando audible per questa saga); Hunger Games, primo romanzo della trilogia distopica che ha fatto letteralmente impazzire il mondo intero, è una miscela esplosiva di azione, sentimenti e originalità, che crea uno stato di dipendenza da cui è difficile liberarsi e ritengo inutile negare la cosa.
Con uno stile asciutto e ma incredibilmente penetrante, è riuscita a dar vita a una storia intensa che esplode nel cuore dei lettori, grazie a descrizioni vivide e a un setup spaventosamente credibile.
Ci troviamo in un futuro lontano da noi, in cui il mondo è stato rivoluzionato da guerre e catastrofi che hanno profondamente mutato l'ordine delle cose. Il Nord America è ora conosciuto come la Nazione di Panem, la cui Capitale, Capitol City, governa sui dodici distretti in cui la popolazione è divisa.
Quello della Collins è un futuro distopico con la D maiuscola, in cui l'accentramento del potere nelle mani dei grandi di Capitol City è un dato di fatto palpabile già dalle prime righe del romanzo. La Capitale vede tutto, cotrolla ogni cosa e decide chi vive e chi muore senza mai mancare di ribadirlo con gesti di tirrannia e crudeltà.



La voce di Katniss Everdeen, ragazza appartenente al dodicesimo distretto con cui si crea subito una forte empatia, ci racconta in prima persona e al presente storico, l'assurda celebrazione a cui Capitol City sottopone i distretti ogni anno: gli Hunger Games, un reality show in cui 24 ragazzi, detti tributi, si scontrano fino alla morte sotto l'occhio vigile delle telecamere. Un solo tributo può sopravvivere, decretando così il distretto vincitore, mentre tutto il mondo è costretto a guardare i propri giovani morire a causa delle sadiche trovate degli Strateghi, viscidi burattinai dei Giochi.
Katniss Everdeen, abile cacciatrice di contrabbando che sfama la propria famiglia da quando aveva sei anni, detesta gli Hunger Games perché sa che equivalgono a morte certa. Eppure quando a essere estratto è il nome della sorellina dodicenne Prim, Katniss non esita a offrirsi come tributo, pronta a morire pur di risparmiare una simile sorte alla sua adorata sorella.
Lei e Peeta, tributo maschio del distretto 12, vengono dunque introdotti nello scintillante e terribile mondo di Capitol City, dove l'apparenza è tutto. Rimessi a lucido da stilisti e truccatori, preparati da un mentore poco affidabile e seguiti a vista da una serie di telecamere, i due diventeranno dei guerrieri pronti a gettarsi nel bagno di sangue che li attende nell'arena, da cui uno solo uscirà vivo.
L'arena è un universo a parte in cui la fame, la crudeltà e il bisogno di sopravvivere se ne fregano del rispetto per la vita del prossimo e, come in ogni gioco che si rispetti, c'è qualcuno che tira i fili e spinge i tributi a combattere e morire.



Pur essendo a conoscenza ancor prima di aprire il libro che Katniss parteciperà agli Hunger Games, risulta impossibile trattenere una certa emozione nell'assistere al suo sacrificio e alla determinazione con cui affronta le conseguenze della propria scelta. La Collins riesce infatti a infondere in Katniss una credibilità così ben radicata da far quasi dimenticare che si tratta di un personaggio di fantasia.
Dal momento della Mietitura il lettore e Katniss Everdeen, conosciuta poi come La Ragazza in Fiamme, diventano una sola persona, un solo cuore, una sola mente; i dolori di Katniss bruciano sulla pelle dei lettori, le sue gioie li fanno palpitare.
La travolgente e colorita narrazione della Collins spinge con naturalezza il lettore verso lidi su cui nessuno vorrebbe attraccare, in cui bisogna scegliere tra l'amicizia e la vita, tra la dignità e la sopravvivenza. I momenti nell'Arena sono abilmente descritti e trascinano in una frenetica altalena di avvenimenti crudeli e scioccanti, in cui Katniss scoprirà molto su di sé e su ciò che pensa riguardo a Capitol City. Mentre una forte volontà di opporsi alle crudeltà a cui la Capitale sottopone Panem si farà strada nella Ragazza in Fiamme, qualcosa di inatteso la legherà a Peeta, con cui condividerà momenti memorabili.
Katniss vuole vincere a tutti i costi per far ritorno alla sua vita e al lettore non resta che tifare per lei fino all'ultima emozionante pagina, sapendo che nulla dopo questo romanzo sarà come prima.



L'intelligenza con cui il mondo che contorna gli Hunger Games e i suoi partecipanti è stato creato e descritto è indubbiamente la carta vincente del romanzo. La Collins è una vera maestra nel dar vita a situazioni e personaggi capaci di far entrare pienamente nella storia emozionando e smuovendo lati nascosti della coscienza. Assistere a come il mondo intero finisca per dimenticarsi che gli Hunger Games sono un gioco di sangue e fame anziché un motivo di festeggiamenti e orgoglio è un'esperienza allo stesso tempo terribile e illuminante.

Tutti i momenti che precedono e succedono I Giochi sono stati deliziosamente narrati dall'autice che ha reso davvero bene l'idea dell'universo distopico in cui ha voluto ambientare la propria trilogia. Impossibile non farsi contagiare dallo stupore di Katniss al cospetto dell'opulenza e dello sfarzo di Capitol City paragonati allo squallore del dodicesimo distretto e alla povertà in cui gli abitanti di Panem sono costretti a vivere. Come impossibile è non affezionarsi a persone che ci si aspetterebbe di detestare, esempio lampante lo stilista di Katniss, Cinna: colui che deve renderla bella per le telecamere e appetibile per gli sponsor, ma che dimostra di avere un gran cuore. Ciò che mi ha colpito del romanzo è infatti il modo in cui tutti siano vittime di chi sta al vertice, burattini sorridenti nelle mani di sadici burattinai invisibili. Si finisce così ad amare personaggi coinvolti nell'organizzazione dei Giochi, oltre che alcuni tributi, finendo per non sapere più da che parte stare. 


La mia valutazione

Alla prossima
Luce <3




Segnalazione "Writing the rules", Sagara Lux

 Buongiorno, oggi vi segnalo il nuovo romanzo di Sagara Lux, facente parte della serie "Rules"



Titolo: Writing the Rules

Autore: Sagara Lux

Serie: Rules 

Genere: Enemies to Lovers/Captive Romance/Retelling in chiave dark del mito di Ade e Persefone


Data pubblicazione: 23 febbraio

Su amazon e kindle unlimited.

Link d'acquisto: QUI


Tutti i libri della serie sono autoconclusivi e leggibili singolarmente.



TRAMA


“Alcune volte le regole vanno rispettate, altre riscritte”.


HADES.


Nel dark web è una vera e propria leggenda. 

È venerato. Rispettato. Temuto.

Dicono che non esista sito in cui non possa entrare; merce o informazione che non riesca a procurare; persona che non sia in grado di raggiungere.

Abbiamo stretto un accordo, avvolti dal buio della notte. Gli ho lasciato intendere che, se fosse stato alle regole, non gli avrei dato la caccia. 

Ho mentito.


ALEXANDRA.


Coinvolgerla nei miei piani è stato un errore. 

Ogni volta che interagiamo riesce a strapparmi qualcosa. 

Una parola di troppo. Un pensiero. 

Un desiderio inopportuno.

Non avrei dovuto seguirla. Spiarla. Rapirla.


La sua presenza ha rovesciato il mio mondo. 

Quindi ora io ruberò il suo.



giovedì 22 febbraio 2024

Recensione pentalogia "Hunger Games", Suzanne Collins

 


Autrice: Suzanne Collins

Titolo: La ballata dell'usignolo e del serpente

Serie: Hunger Games #0

Prezzo: 14,25   e-book 7,99

Link d'acquisto: QUI


Tetralogia Hunger Games:

0)La ballata dell'usignolo e del serpente

0,5)Sunrise on the Reaping

1)Hunger Games

2)La ragazza di fuoco

3)Il canto della rivolta


“Dieci anni dopo la vittoria, era ancora costretto a scansare grossi pezzi di marmo e granito per farsi strada a zigzag fino all’Accademia. A volte si chiedeva se i detriti non fossero stati lasciati lì per ricordare ai cittadini quello che avevano sopportato. La gente aveva la memoria corta. Occorreva farla camminare in mezzo ai calcinacci, obbligarla a staccare i luridi buoni del razionamento e assistere agli Hunger Games perché la guerra restasse viva nella mente. Dimenticare poteva indurre alla noncuranza, e a quel punto sarebbero tornati tutti al punto di partenza.”



Trama

È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l'unica, esile, opportunità di riportarlo all'antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il Distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. Le sorti dei due giovani, a questo punto, sono intrecciate in modo indissolubile. D'ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l'arena avrà luogo un duello all'ultimo sangue, ma fuori dall'arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.


«Penso che non avrei picchiato a morte nessuno, se lei non mi avesse buttato in quell’arena!» la rimbeccò.

«Puoi prendertela con le circostanze, con l’ambiente, ma sei tu ad aver fatto le scelte che hai fatto, nessun altro. È molto da digerire tutto in una volta, eppure è fondamentale che ti sforzi di rispondere a questa domanda. Chi sono gli esseri umani? Perché è da quello che siamo che dipende il tipo di governo di cui abbiamo bisogno. Più avanti, mi auguro che sarai in grado di riflettere e di essere sincero con te stesso su ciò che hai imparato stanotte.» La dottoressa Gaul cominciò ad avvolgergli la garza intorno alla ferita. «E qualche punto al braccio è un piccolo prezzo da pagare.»



Recensione

La ballata dell’usignolo e del serpente è diviso in tre parti – prima dei 10° Hungers Games, gli Hunger Games e post 10° Hunger Games – e si svolge in un arco temporale di circa tre mesi, tempo molto ridotto per raccontare l’ascesa del futuro presidente di Panem, ma abbastanza per capire la natura complessa dietro a questo personaggio.

Quando ho saputo che il Presidente Snow sarebbe stato il protagonista di questo libro, (e del film, che ho visto prima di leggere il romanzo), ammetto di essere rimasta basita... Voglio dire...Come si può provare empatia, farsi piacere, un protagonista che nella trilogia è subdolo, meschino ed è motivo principale delle disavventure di Katniss, Peeta, e tanti altri?

Queste preoccupazioni sono state presto cancellate leggendo il primo capitolo de Ballata dell’usignolo e del serpente. Sorprendentemente, non ci ritroviamo davanti all’ennesima “nascita del cattivo” che all’inizio della storia è buono e innocente e che si trasforma in un super cattivone in seguito a un trauma. Già all’inizio della storia vediamo infatti che Coriolanus di fatto è un personaggio complesso, che non possiamo considerare né buono né cattivo. Egoista, sì, parecchio, ma non cattivo. Per gran parte del romanzo questo personaggio si troverà appeso a un filo che separa la libertà di vivere l’amore e il potere dettato dal dispotismo di Capitol City.

Ho apprezzato inoltre il contesto storico della guerra e dei primi giochi. Qui per la prima volta in assoluto ci viene raccontata la guerra attraverso i ricordi confusi del piccolo Snow o degli altri personaggi secondari. Il punto di vista è quindi quello degli abitanti di Capitol City, che nella trilogia originale erano appena accennati.

Altro punto interessante è il trattamento riservato ai tributi. Se nella trilogia originale venivano trattati come delle vere e proprie star, con tanto di interviste, abbondanti banchetti e parate, in questo libro scopriamo che in origine le cose erano ben diverse. I tributi qui sono trattati come degli animali e sono considerati una “razza inferiore” rispetto agli abitanti di Capitol City. Dopo la mietitura infatti vengono tutti trasportati dai distretti su un carro merci e vengono direttamente catapultati in una gabbia nello zoo fino al giorno di inaugurazione dei giochi. Inoltre, in generale, c’è poca cura e organizzazione per quanto riguarda lo svolgimento dei giochi.

Lo si vede in diverse occasioni, come nella gestione dei tributi, nella sicurezza poco attendibile dell’arena. Altra cosa determinante è la totale indifferenza per il destino dei tributi, sia dagli spettatori che dagli stessi mentori. I mentori inoltre sono tutti ragazzi di Capitol City in procinto di iniziare l’università. In questo modo infatti gli adulti sperano che i giovani possano rinnovare i giochi cosicché possano risultare interessanti per gli spettatori.

Ci troviamo quindi davanti a un periodo di transizione dei giochi: molta gente di Capitol City ancora non li guarda perché o non interessata o perché ancora traumatizzata dal periodo di guerra. Peggio ancora, nei distretti non sono praticamente seguiti, se non per il giorno delle mietiture poiché coinvolti personalmente. Nel corso del romanzo infatti ci saranno diverse occasioni in cui i professori chiederanno a Coriolanus e alla sua classe cosa si potrebbe fare per rendere più partecipi gli spettatori di tutta Panem. Molti di loro offriranno dei punti di riflessione interessanti riguardo al futuro degli Hunger Games.

Se le prime due parti del romanzo sono strettamente legate allo svolgimento dei giochi, nella terza parte ci troviamo di fronte alla vera e propria evoluzione di Coriolanus. Nelle due parti agisce con lo scopo di far vincere il suo tributo tramite strategie, talvolta discutibili, così da poter risollevare il nome degli Snow. Nell’ultima parte invece lo troviamo di fronte a una vera e propria scelta di vita, in cui gli Hunger Games non sono più importanti. Tale decisione in ogni caso segnerà un punto di non ritorno e deciderà le sorti del personaggio.

Pur conoscendo la sorte di Coriolanus, avendo letto la trilogia, e visto i film (perché avete fatto entrambe le cose, vero??), in più occasioni ci si ritrova a tifare per la parte buona di Snow. Questa cosa l’ho molto apprezzata, perché rende il personaggio intrigante e sfaccettato, cosa che di certo non possiamo dire di lui nella trilogia. Abbiamo anche modo di capire alcuni atteggiamenti, pensieri e idee che lo porteranno a essere il personaggio che ci viene presentato 64 anni più tardi. 

Ho trovato questo libro molto più filosofico e riflessivo. Specialmente per quanto riguarda un po’ quelle che di fatto sono le tre parole chiave del romanzo: Caos, Controllo e Contratto. Ciò che di fatto fa coesistere gli Hunger Games. Ci sarà un lungo dibattito, che ricorrerà durante tutto il romanzo, in cui agli studenti viene chiesto quale sia la natura degli Hunger Games. E sarà proprio compito di Coriolanus trovare la risposta, pari passo al suo percorso e alle sue esperienze che determineranno il suo futuro.

Coriolanus Snow è l'unico dei personaggi che viene presentato come si deve, e quanto meno, assistiamo a una sua crescita personale (che poi sappiamo dove lo porta...); peccato non si possa dire lo stesso degli altri personaggi, ma andiamo con ordine.

Ho trovato questo romanzo troppo, TROPPO ricco di personaggi, di cui la maggior parte completamente inutili o poco approfonditi. Questo purtroppo coinvolge sia i co-protagonisti che quelli secondari o di rilievo. Anche i personaggi che saranno determinanti nel percorso di Coriolanus risultano, a mio parere, completamente bidimensionali. Il compagno di classe di Seianus, uno dei personaggi più importanti, oltre ai suoi ideali diametralmente opposti a quelli di Snow, risulta di fatto piatto. In più di 450 pagine di romanzo non ci viene aggiunto nulla di più di quello che ci viene detto nelle prime 15 pagine. Stessa cosa per Lucy Gray, il tributo del distretto 12. Altri personaggi ancora invece, ricorrenti nella prima metà del romanzo, vengono completamente accantonati nell’ultima parte del libro, lasciandoci dei punti interrogativi circa il loro destino.

Credo però ci sia un motivo dietro questo "non approfondire gli altri): òa storia è narrata dal punto di vista di Coriolanus, quindi è facile capire perché sono tutti così poco approfonditi: in realtà lui è interessato solo a se stesso. Lo vediamo spesso nelle sue interazioni con gli altri personaggi: da Seianus a tutti gli altri suoi compagni di classe, così come con la nonna. L’unico personaggio di cui nutre vera fiducia è la cugina, ma di cui non condivide pienamente gli ideali. Ovviamente se io la penso così, non significa che sto difendendo l'autrice per aver lasciato questa lacuna...

Oltre a ciò, c’è una massiccia (ed esagerata) presenza di riferimenti alla trilogia originale. Nomi, oggetti e altre caratteristiche, il che di certo non aiuta (voglio dire: stiamo parlando di cose avvenute PRIMA della trilogia originale, che cavolo di bisogno c'è di parlare di cose presenti in altri romanzi??)

E' un libro che complessivamente mi è piaciuto, anche se non ai livelli della trilogia, ma che ho letto senza annoiarmi ed è ricco di colpi di scena non scontati. Alcune parti del racconto sono molto interessanti, altre parti un po’ lente, specialmente la seconda parte del romanzo.

Vorrei parlare in primis delle cose che ho poco apprezzato del libro. Prima di tutto è bene sapere che ci sono tantissimi riferimenti alla trilogia originale. Alcuni apprezzati, tanti che personalmente mi hanno fatto un po’ cadere le braccia per la banalità.

Un esempio al riguardo è quando Snow assiste durante i giochi alla morte di un tributo. Questo tributo muore dopo essersi soffocato con il suo stesso sangue mentre tosse: Coriolanus si impressiona e si volta disgustato pensando che sarebbe terribile morire in quel modo.

Tutto normale, se non fosse che stiamo parlando degli Hunger Games, e che nel frattempo Coriolanus ha assistito a un sacco di morti prima di questa. Proprio lo stesso modo in cui di fatto lui muore ne Il Canto della Rivolta, che caso. Alcuni riferimenti fanno invece parte della natura. L’erba katniss (giustificata come un modo di dire di Lucy Gray di chiamare un certo tipo di erba, BOH!), la ghiandaia imitatrice (il motto di Lucy Gray sulla ghiandaia imitatrice che ancora non ho capito), i boschi (“Folti alberi, rampicanti e sottobosco crescevano in tutte le direzioni. Era un disordine che lo infastidiva. E chi lo sapeva che genere di creature vi abitavano? Il miscuglio di ronzii, sussurri e fruscii lo innervosiva. E che baccano facevano gli uccelli” solo per far capire che Snow è diverso da Katniss. OK). Insomma, era davvero necessario inserirli?

Altra situazione simile è stata la scelta del conduttore dei giochi. Primo anno con un conduttore fisso nei giochi, perché non usare un presunto antenato qualsiasi di Cesar Flickerman, nonché brutta copia spudorata? Lucky Flickerman si presenta in tutto e per tutto una copia del pronipote (?) nei modi di fare e nell’atteggiamento allegro che riserva ai tributi e ai mentori durante i giochi.

Altro personaggio a noi noto è Tigris, la sarta di Capitol City che incontriamo nell’ultimo libro della triologia. Si tratta dello stesso personaggio? Fondamentalmente sì, anche se non avremo mai la conferma. Questo perché appunto Tigris, come altri personaggi, nell’ultima parte del romanzo è praticamente assente. Non sappiamo se scoprirà mai delle azioni di Snow, non sappiamo se tra la fine di questo romanzo e i 64° Hunger Games almeno intuisca la natura di Snow. Forse non è così fondamentale, ma dal momento che si tratta di un personaggio piuttosto importante – almeno nella prima metà di romanzo – ci si aspetta di sapere di più su di lei.

Per quanto riguarda i personaggi nuovi invece, un’occasione mancata (oltre a quella di Tigris) è la compagna di classe Clementia. Clementia, personaggio tranquillissimo all’inizio della storia, viene completamente stravolto nel momento in cui viene morsa dai serpenti ibridi della professoressa Gaul. Inizia a sentirsi male, crescono delle squame sul suo corpo e inizia ad assumere atteggiamenti non umani. Sembra quasi che sia un personaggio chiave nella storia, salvo poi essere completamente cancellato nell’ultima parte del racconto e che, di fatto, non servirà a nulla. Che sia semplicemente una metafora del racconto?

Seianus poi, sebbene sia importante alla trama non abbiamo mezza informazione su di lui in più che ci viene fornita rispetto all’inizio della storia. Dall’inizio alla fine vuole combattere per la libertà da Capitol City, in modi che vanno oltre ogni regola, e alla fine ne pagherà le conseguenze. Mi è piaciuto in realtà il complesso rapporto tra questo personaggio e Snow, come tutta la vicenda del tradimento di quest’ultimo che porterà all’impiccagione dell’amico.

I sensi di colpa di Snow vengono descritti in maniera esaustiva e li ho trovati in linea con il suo personaggio. Ma i genitori di Seianus che alla fine accolgono Snow come un secondo figlio, l’ho trovata di una forzatura assurda. Se i due sono stati informati della morte del figlio, davvero non si domandano chi possa essere stato a fare la spia?  Non sospettano minimamente di Coriolanus visto che erano ritenuti da tutti amici intimi? Boh.

Il personaggio secondario che più mi è piaciuto invece è la professoressa Gaul. Sebbene si presenti anche lei come un personaggio abbastanza piatto, in realtà risulta interessante per le riflessioni sulla natura degli Hunger Games e per ciò che riguarda tutti gli animali ibridi da lei sperimentati. Interessantissimi sono in particolare i dialoghi con Snow, che di fatto determinano tutta la parte filosofica dietro questo libro. Che senso hanno gli Hunger Games? Perché si fanno ogni anno? tutto ci viene spiegato nei loro dialoghi.

“Cos’hai pensato di loro, adesso che non sono più in catene? Cosa ne pensi, adesso che hanno tentato di ucciderti? Perché dalla tua morte non avrebbero ricavato alcun vantaggio. Tu non sei un rivale.”
(…)
” Credo di aver sottovalutato la portata del loro odio per noi”
” E quando te ne sei reso conto, qual è stata la tua reazione?”
” Li volevo morti. Volevo morto ognuno di loro”


Lucy Gray. Cosa dire? Con lei ho avuto un rapporto di amore/odio. Innanzitutto concordo con molti sul fatto che sebbene sia la co-protagonista, risulta davvero poco caratterizzata, e per questo quasi detestabile. Di lei sappiamo in realtà ben poco fino alla fine del romanzo. Sappiamo che canta, che lei non è in realtà del distretto 12 ma è una Covey che insieme ai parenti fa spettacoli ogni sabato al Forno. Sappiamo che ha avuto un uomo in passato chiamato Billy. Cose che appunto, Billy a parte, si sapevano già dall’inizio. Non sapremo altro al di là di questo, sebbene per buona parte del romanzo lei interagisca con Snow. Se inizialmente sembra esserci un sviluppo nel loro rapporto, nell’ultima parte sembra invece passare completamente in secondo piano. A parte qualche gita sporadica insieme agli altri Covey e le serate ad ascoltare le ballate al forno, la loro relazione diventa completamente ininfluente.

Nonostante ciò, secondo me è comunque stato reso chiaro in più occasioni che Snow in realtà non sia così interessato a lei e lo possiamo notare in diverse occasioni. Prima su tutte la musica di Lucy Gray. Quando infatti lui doveva tenere Lucy Gray viva nell’arena rimaneva estasiato dalle sue canzoni, ma una volta finiti i giochi arriva praticamente a odiarle, a meno che non siano indirizzate a lui. La fine di questo personaggio però è una cosa che mi ha fatto riflettere: in che senso è scomparsa così, da una pagina all’altra? Sarà morta? Fuggita? Non è importante saperlo a quanto pare. Dopotutto, la ballata principale del romanzo parla di una misteriosa ragazza che sparisce nel nulla.

“Nel giro di qualche anno, sarebbe rimasto solo il vago ricordo di una ragazza che una volta aveva cantato nell’arena. E poi anche quello sarebbe stato dimenticato. Addio, Lucy Gray, in fondo ti conoscevamo appena”.

Lucy Gray è però anche un personaggio interessante, perché vediamo che anche lei, come Snow, in realtà è un po’ una manipolatrice. Lo possiamo notare in diversi episodi, come il fatto di difendere Snow dall’uccisione degli altri tributi per proprio scopo personale, o come quando sfrutta i serpenti per far del male alle persone (prima con Mayfair e poi con Snow stesso). E poi, come è possibile che dopo gli Hunger Games non sia rimasta minimamente traumatizzata come lo sono stati Katniss, Peeta, Haymitch e tanti altri? Perché in realtà lei non è così buona come sembra. Perché lei ha l’aspetto di un usignolo e l’animo del serpente, proprio come Snow.



Per quanto riguarda l’epilogo del racconto ci sono stati per me dei pro e contro: ciò che mi ha lasciata con un bel po' di domande, che con tutta probabilità non avranno mai risposta, è il fatto che l’evidente fallimento di quell’edizione degli Hunger Games venga “cancellato” dalle memorie di tutti, così che nessuno possa ricordare niente. L’ho trovata una scelta molto forzata atta a portare Snow facilmente dalla parte del manipolatore seriale, perché cancellando quell’edizione si cancella anche il fatto che lui abbia fatto vincere Lucy Gray con l’inganno, così come tutte le conseguenze che ne sono scaturite.

Una cosa che mi è piaciuta è stata invece la scelta della storia dietro al padre di Coriolanus e Highbottom, colui che apparentemente viene considerato il fondatore degli Hunger Games. Un colpo di scena che ho apprezzato molto, anche se avrei preferito leggere un po’ di più sulla vicenda e non proprio all’ultima pagina del romanzo in modo quasi frettoloso. Magari dare più approfondimento a questo e tagliare di più la parte relativa ai Covey, di cui, diciamoci la verità, a parte della piccola Maude non importa niente a nessuno.

La ballata dell’usignolo e del serpente è un romanzo che nel complesso mi è piaciuto, anche se diverse scelte stilistiche, caratterizzazione dei personaggi in primis, non le ho apprezzate molto. D’altra parte però è anche un libro che fa riflettere molto sulla natura umana, sulla guerra, ma specialmente sulla manipolazione del genere umano. Questo aspetto mi ha permesso più di entrare nell’ottica dei cittadini di Capitol City, che nella trilogia originale sembravano solo dei robot, scoprendo quindi che non tutti sono così noncuranti. Nel corso del romanzo infatti ci saranno diversi punti in cui si vedono atti di umanità nei confronti degli altri distretti e/o tributi. Questo rende certamente più realistica la storia e fa capire i diversi punti di vista. Sicuramente per i fan di Hunger Games lo consiglio perché aggiunge qualcosa in più alla storia.


La mia valutazione


Alla prossima

Luce <3