sabato 25 maggio 2024

Recensione "La Malnata", Beatrice Salvioni

 


Autrice: Beatrice Salvioni

Titolo: La Malnata

Prezzo: 16,62 e-book 9,99

Link d'acquisto: QUI


Quando avevo chiesto perché non potessi andare con lei a dondolarmi dagli alberi, mia madre mi aveva preso per un polso e mi aveva raccontato che con la Malnata non ci dovevo stare: portava sfortuna.

Trama 

Monza, marzo 1936: sulla riva del Lambro, due ragazzine cercano di nascondere il cadavere di un uomo che ha appuntata sulla camicia una spilla con il fascio e il tricolore. Sono sconvolte e semisvestite. È Francesca a raccontare in prima persona la storia che le ha condotte fino a lì. Dodicenne perbene di famiglia borghese, ogni giorno spia dal ponte una ragazza che gioca assieme ai maschi nel fiume, con i piedi nudi e la gonna sollevata, le gambe graffiate e sporche di fango. Sogna di diventare sua amica, nonostante tutti in città la considerino una che scaglia maledizioni, e la disprezzino chiamandola Malnata. Ma quella sua aria decisa, l’aria di una che non ha paura di niente, la affascina. Sarà il furto delle ciliegie, la sua prima bugia, a farle diventare amiche. Sullo sfondo della guerra di Abissinia, del dolore per la perdita e degli scompigli dell’adolescenza, Francesca impara con lei a denunciare la sopraffazione e l’abuso di potere, soprattutto quello maschile, nonostante la riprovazione della comunità.


Dovevo sforzarmi per allontanare lo sguardo dai bambini giù al fiume, i bambini che non ero e che avevo sempre spiato. Ma quella domenica, per la prima volta, la Malnata mi fissò con i suoi occhi lucenti e neri. Poi fece un sorriso


Recensione 

La malnata è Maddalena, un corpo spigoloso, i capelli scuri tagliati storti, una macchia rossa lucida che dalla tempia, attraverso la guancia, le arriva sino al mento, lì dove si dice che il diavolo l'abbia baciata.
Porta sfortuna, la malnata, questo è ciò che dicono di lei; le donne, quando la vedono passare, si segnano e sussurrano scongiuri.
"Bisogna starle lontani", questo è ciò che Francesca si è sempre sentita ripetere dalla madre: "È cattiva, la malnata, e le signorine perbene non frequentano certe persone".
E Francesca è una signorina perbene, anche se adesso non vive più in una grande casa con tanta servitù, ma in un piccolo appartamento, dove c'è la Carla che si occupa di tutto e dove la madre trascorre le giornate a truccarsi il viso.
Ma c'è qualcosa che attira Francesca verso quella ragazza, qualcosa che Francesca non sa spiegarsi, di cui, forse, ha quasi paura.
Quindi la spia da lontano, da sopra quel ponte che affaccia sul Lambro, sulle cui sponde la malnata, in compagnia di due maschi, corre, gioca e si sporca col fango!
Ci sono rapporti che sono destinati a nascere, nonostante la contrarietà altrui, le differenze, le divergenze. E quello tra Maddalena e Francesca è uno di quei rapporti. 

Tra le strade di una Monza fascista, tra repressione e ribellione, Beatrice Salvioni racconta uno scorcio di amicizia e d'Italia. Un'amicizia spaventata, urlata, ma salvifica.
La potenza vera di questo romanzo è racchiusa nell'essenza stessa di questa storia: una storia sporca, dolorosa, imperfetta, ma vincente esattamente come Francesca e Maddalena.
Un'amicizia imperfetta, che inciampa, cade, si rialza, per poi prendersi per mano e abbattere ogni barricata, forte del fatto che in due si è sempre più forti.

Un po' d'amaro in bocca me lo ha lasciato il finale: duro come il resto del romanzo, ma quasi tronco. Una chiusura netta e improvvisa che mi ha destabilizzata, ma anche fatto un po' arrabbiare, perché io di Francesca e Maddalena avrei voluto sapere tanto altro.

La malnata, Maddalena e Francesca non sono Lila e Lenù, per fortuna! Sono molto meglio, non so perché in giro si dica che questo romanzo è simile all'Amica geniale; ma di sicuro, chi l'ha letto, non ha capito una cippa.
Lo stile della Salvioni che, pur essendo al suo esordio, appare matura, cosciente del dono che ha, capace di creare una storia il cui pregio non risiede, forse, nell'originalità del racconto, ma nella potenza con la quale arriva al lettore, sconquassandone anima e corpo, entrandogli dentro senza alcuna remora o delicatezza e piantandosi lì, al centro del petto, togliendogli il fiato e la forza di rialzarsi.



La mia valutazione

Alla prossima
Luce <3


Mentre passava le donne digrignavano un «diocenescampi» e si facevano un frenetico segno della croce; gli uomini invece sputavano a terra. Allora lei rideva forte e tirava fuori la lingua, poi faceva un inchino, come se di quelle offese fosse grata.



Nessun commento:

Posta un commento