mercoledì 29 maggio 2024

Cover reveal "Yampa il vento dell'est", Cristiano Pedrini

Buongiorno, oggi partecipo al cover reveal del nuovo romanzo di Cristiano Pedrini


«Era così diverso, rappresentava un mondo

che desiderava scoprire, ma al tempo stesso

sapeva di non potervi appartenere»


Autore: Cristiano Pedrini

Genere: History Romance MM

Formato cartaceo 14x21

Formato ebook: epub/mobi e pdf

Pagine: 212

Pubblicato con Youcanprint

Cover e illustrazioni di © Luca Valli


Trama

Nelle selvagge e mistiche terre delle Black Hills, dove il vento dell'est soffia promesse di cambiamento e la natura si rivela nella sua maestosa bellezza, due anime destinate a infrangere le barriere dell'odio e dell'incom-prensione sono destinate ad avvicinarsi: Joshua, erede di un potente magnate ferroviario di Boston, e Mukky, giovane guerriero pellerossa dal cuore coraggioso.
Nell'America di fine Ottocento, un'epoca segnata da feroci conflitti tra coloni e nativi americani, mentre i binari del progresso minacciano le sacre terre dei Lakota, e la guerra tra culture sembra inevitabile, il legame tra Joshua e Mukky sfocia in un amore inaspettato, un sentimento proibito, che va oltre le differenze dei loro mondi e che rappresenta una sfida coraggiosa ai limiti imposti dalla società, un grido di libertà che risuona attraverso la giovane nazione in fermento.


Estratto dal Capitolo Primo


Tanto tempo fa, in una serata d’estate in cielo splendeva una sottile falce di luna, che

si affacciava fra le nuvole.

Un lupo, seduto sulla cima di un monte, ululava senza sosta. I suoi ululati erano

lunghi, ripetuti e disperati. La luna, la regina d’argento della notte, ne fu infastidita e gli

chiese perché si lamentasse tanto. Il lupo rispose che aveva perso uno dei suoi cuccioli e che

ormai disperava di trovarlo. Lei, dispiaciuta e desiderosa di aiutarlo, pensò di illuminare

tutta la montagna per far sì che il lupacchiotto trovasse la via del ritorno. Così si gonfiò

tanto da diventare un disco grande e luminoso. A quel punto il lupo ritrovò il suo cucciolo,

tremante di freddo e di paura, sull’orlo di un precipizio. Lo afferrò in tempo, lo strinse forte,

lo rincuorò e ringraziò infinitamente la luna. Poi se ne andò col figlioletto, allontanandosi tra

la vegetazione. Le fate dei boschi, commosse, decisero di fare un bellissimo regalo: una volta

al mese la luna sarebbe diventata un globo di luce grande e luminoso, visibile a tutti, in modo

che i cuccioli del mondo potessero ammirarla. Da allora, una volta al mese, i lupi ululano

festosi alla luna piena.

Quella vecchia leggenda era tra le preferite di Mukky. Suo nonno, Coda Chiazzata,

gliela raccontava spesso, davanti all’entrata della sua tenda, prima di andare a letto. Molte

volte quella stessa luna risplendeva alta in cielo, ascoltando la voce del vecchio guerriero.

Era calma e sicura, qualcosa che il ragazzino era abituato ad ascoltare, fantasticando sulle

avventure che da grande avrebbe potuto vivere, nella speranza di riuscire a

raccontargliele. Ma quel desiderio non si era potuto tramutare in realtà. Aveva da poco

compiuto i quattordici anni quando il Grande Spirito lo aveva voluto con sé, privandolo

per sempre della sua presenza e delle sue incredibili storie capaci di aprire la sua giovane

mente alle meraviglie della natura.

Le Moʼȯhta-voʼhonáaeva erano uno spettacolo vero, che Mukky non si stancava mai

di ammirare. Rimaneva in silenzio a osservare quelle alte cime che si innalzavano fiere

verso il cielo. Quella visione, insieme alle colline, alle grandi praterie e alle foreste di pini

rendevano il Sud Dakota un luogo incantevole, un’eredità ricevuta da suo nonno Coda

Chiazzata, ottenuta a caro prezzo. Ma ora sembrava essere minacciata da nuovi eventi che

gli uomini bianchi stavano tramando alle spalle della sua nobile tribù.

Accarezzò la criniera del suo cavallo, volgendo lo sguardo verso il sentiero che

portava all’accampamento, udendo in lontananza un nitrito. Lo scalpito dei suoi zoccoli

scacciò il silenzio nel quale Mukky era immerso. Vide sopraggiungere Coda Bianca.

L’espressione del guerriero non lasciava presagire nulla di buono.

«La tua presenza è richiesta, ci sono decisioni importanti che si stanno profilando

all’orizzonte.» La sua voce sicura era un’ancora per Mukky. I due si conoscevano da

sempre. Era stato quell’uomo a insegnargli ad andare a cavallo, un padre acquisito dopo


che aveva perso il suo e per quell’uomo rimasto solo, la presenza di Mukky era stata fonte

di gioia. Nonostante il suo aspetto gracile, il giovane indiano era molto rispettato. Gli occhi

bruni e lo sguardo determinato ricordavano a Coda Bianca il nonno.

«Che cosa è successo di tanto grave?»

«Lootha ha portato cattive notizie. I bianchi stanno di nuovo per invadere le nostre

terre.»

Quella notizia lasciò Mukky indifferente. Volse lo sguardo alle montagne, chiedendosi se

l’eccitazione di Coda Bianca fosse giustificata. I Bianchi avevano molte colpe, spingevano le

loro tribù ad abbandonare le praterie; dopo aver intrapreso una spietata caccia ai bisonti,

avevano permesso loro di insediarsi in quelle nuove terre, e con il Trattato di Laramie,


avevano ottenuto il possesso eterno dei Black Hills, le amate “colline nere”, le Moʼȯhta-

voʼhonáaeva che non smetteva mai di rimanere a contemplare.


«Lootha minaccia di tornare a impugnare le armi, la tua voce è molto ascoltata, sei il

nipote di Coda Chiazzata, e molti rivedono in te il suo spirito.» Coda Bianca si accostò,

pregandolo di nuovo di seguirlo all’accampamento.


«Sono stupende.» Joshua contemplò le grandi montagne all’orizzonte, prima di

tornare a osservare l’elegante interno della carrozza che lo aveva condotto così lontano da

Chicago. Più di novecento miglia percorse, quattro Stati attraversati, e la certezza di

tornare a casa con indelebili ricordi di quel viaggio che era riuscito a conquistarsi. Il

Dakota del Sud era un luogo incantevole, che amalgamava paesaggi contrastanti, dolci

colline lasciavano il posto a vaste praterie e sullo sfondo si innalzavano imponenti

montagne con gole e grotte inesplorate e grandi foreste. Quella ricchezza di paesaggi lo

rendevano diverso dal selvaggio west.

«Quando saremo giunti a destinazione ti appariranno ancor più maestose, le Black

Hills ti rimarranno nel cuore.» L’ingegner Hans Bauer era stata un’ottima compagnia per

tutto il viaggio. Un brillante conversatore e un tecnico capace. Era facile intuire perché suo

padre l’avesse nominato capo ingegnere della compagnia. Nonostante il suo accento

teutonico, parlava correttamente l’inglese e faceva sfoggio di preparazione in molti campi,

non solo scientifici.

«È quello che penso anch’io. Quando giungeremo a destinazione?» gli chiese Joshua

sprofondando dell’elegante sofà foderato di velluto bordeaux, senza nascondere la sua

trepidazione.

«A questa velocità dovremmo arrivare domattina» gli rispose l’uomo osservando il

suo orologio, prima di riporlo di nuovo nella tasca del panciotto. «Tuttavia, sai bene che

dovrai rispettare alcune regole per la tua incolumità.»

«Certo, anche se continuo a credere che saranno del tutto superflue.»

«Temo di doverla deludere.» La voce possente che giunse alle spalle sorprese

Joshua. Il giovane si voltò verso l’ufficiale dell’esercito che, impugnando l’elsa della sua

spada, appesa alla cintura, si fece avanti. Salutò con un cenno il capo l’ingegnere che

riprese ad appuntarsi delle note sulle mappe distese sul tavolo al centro dell’elegante

carrozza salone.


«La zona non è così sicura come molti immaginano. Io sono qui per occuparmi della

vostra sicurezza.»

«Mi scusi Maggiore, non volevo dubitare della sua parola» si affrettò a precisare il

ragazzo rialzandosi in piedi per stringere la mano a quell’amico di vecchia data di suo

padre che era a capo del piccolo drappello di uomini a bordo del treno.

«Warren è uomo pragmatico, sa bene che l’irruenza giovanile a volte va tollerata»

osservò Hans mentre si avvicinava al fornito mobile bar, versando del whisky in due

bicchieri ne porse uno all’uomo.

«Ho promesso a suo padre di tenerla d’occhio ed è quello che farò» replicò, prima di

bere un lungo sorso. «Ma non tema, avrà modo di visitare tutti i luoghi che desidera.

Sappiamo come tenere a bada le tribù indiane.»

Joshua osservò perplesso l’espressione arcigna dell’uomo. La folta barba nera dava a quel

volto rotondo la falsa idea di una persona bonaria, ma bastavano poche sue parole per

convenire che era uomo di tutt’altra pasta. Poco incline al compromesso, altezzoso ed

estremamente sicuro di sé. Tutte doti che Joshua rivedeva in suo padre e forse per questo

nutriva per quell’ufficiale la stessa insofferenza.

«Vuole dire che le guerre con gli indiani potrebbero scoppiare di nuovo?»

«Con quei selvaggi è difficile stabilire accordi duraturi. Ma non deve temere. Non sono così

pazzi da rischiare un nuovo confronto perché per loro sarebbe la fine.» Beatty posò il

bicchiere ormai vuoto sul tavolo. «Tuttavia, per evitare pericoli dovrà attenersi alle mie

disposizioni» concluse, uscendo dal salone, ignaro dell’espressione

risentita comparsa sul volto del ragazzo.

Nessun commento:

Posta un commento