lunedì 21 ottobre 2024

4° tappa blogtour "Sfiorami", Penelope White

Buon pomeriggio, oggi partecipo al blogtour del nuovo romanzo di Penelope White 



Titolo: Sfiorami (spin-off della Dilogia Possession – autoconclusivo – stand-alone)

Autore: Penelope White

Editore: Self publishing

Trope: Forbidden, Age-gap, BDSM

Formato: Ebook e Cartaceo (GRATIS su KU)

Pagine: 448

Prezzo eBook: 2.99 euro

Prezzo cartaceo: da definire

Data pubblicazione: 21 ottobre 2024

Link d'acquisto: QUI


Sinossi 

Sebastian e Carlo sono amici da una vita.

Quando Carlo perde la moglie, Sebastian lo aiuta a prendersi cura della piccola Perla.

Gli anni passano, la ragazza è ormai una donna costretta ad affrontare anche la morte del

padre.

L’unica colonna che sorregge ancora il suo mondo è lo ‘zio Sebastian’.

L’amico di famiglia.

L’uomo che si è sempre preso cura di lei.

Ma il tempo scorre, le cose cambiano.

Il confine tra giusto e sbagliato si assottiglia.

Quanto può far bene un errore?

Quanto può far male un legame?

Perla e Sebastian scopriranno sino a che punto è sbagliato amare…


Una nuova storia prende forma tra le stanze del Dirty Rose, il locale BDSM in cui ritroveremo

il mentore Michael, il saggio Sandro e l’esuberante Ambra di “Possession”.

Una nuova storia di affetto, unione, legame…

Una nuova storia in cui tracciarne i confini diventa impossibile.




7 blog per 1 autore: SILVIA LISENA

Buongiorno lettori e amanti delle serie tv! Come avevo preannunciato, da oggi comincia una nuova rubrica in collaborazione con altri 6 blog, di cui uno è quello di Federica, che gestisce Gliocchidellupo

ma in cosa consiste la rubrica, 7 blog per 1 autore?


Riapre una rubrica tanto amata e dedicata agli autori, da un'idea di Federica del Blog Gli Occhi del Lupo. In precedenza chiamata 4 blog per un autore e ora cresciuta in 7 blog per un autore. Ogni settimana ospiteremo un autore con il suo romanzo ed entreremo meglio in ciò che ha scritto. Ringraziamo tutti coloro che si sono affidati a questa iniziativa.
Blog che vi partecipano:
LUNEDÌ - Tutto sul romanzo - IO AMO I LIBRI E LE SERIE TV
MARTEDÌ - Ambientazione - IN COMPAGNIA DI UNA PENNA
MERCOLEDÌ - Cast Dream - TRE GATTE TRA I LIBRI
GIOVEDÌ - Un messaggio da scoprire - BUONA LETTURA
VENERDÌ - Un'immagine che racconta - LIBERA_MENTE
SABATO - Intervista all'autore - READING IS TRUE LOVE
DOMENICA - Intervista al personaggio - GLI OCCHI DEL LUPO


Tutto sul romanzo

COVER + TRAMA + ESTRATTI

Raccontaci come hai scelto la cover, chi l’ha realizzata e qualche info in più rispetto alla trama scelta.



La cover è stata disegnata dal reparto grafica della mia casa editrice, ovviamente su mie indicazioni. Volevo mettere in evidenza l’elemento del circo, che non è solo sfondo ma anche metafora della vita stessa: una sorta di doppio binario che separa ciò che noi mostriamo agli altri e ciò che siamo realmente. Queste due dimensioni possono entrare in contrasto, ecco perché il tendone del circo, dai colori accesi, si scontra con uno sfondo cupo.

Il romanzo narra la storia d’amore tra l’aspirante fotografa Astrid Glight e il miglior acrobata degli USA Daniel Jackson: quest’ultimo, a causa di un grave lutto subito in tenera età, ha sviluppato una forte forma di depressione chiamata Morbo Nero. L’amore tra i due ragazzi sarà abbastanza potente da sconfiggere anche l’oscurità più tenebrosa?



QUARTA DI COPERTINA

Astrid Glight ha 23 anni e una forte passione per la fotografia. Vive tranquilla nel Maryland tra amici, famiglia e ultimi esami universitari. Un avvenimento particolare la porta al Circo delle Meraviglie, un mondo incantato dove si imbatte in Daniel Jackson, il migliore acrobata degli USA. Man mano che i due si conoscono, nasce un'intensa e struggente storia d'amore. Ma Daniel si porta dietro un oscuro segreto: è il Morbo Nero, derivato da un tragico lutto che ha cambiato per sempre la sua vita. Il legame tra Astrid e Daniel sarà abbastanza forte da superare ogni difficoltà? Affrontando temi complessi come la salute mentale, l’amore incondizionato e il valore della vita, il romanzo è un viaggio emotivo che spinge a domandarsi quale sia il confine tra amore verso una persona e rispetto per la sua individualità, anche davanti alla più estrema delle decisioni.




domenica 20 ottobre 2024

Inganno - miniserie tv- Netflix (recensione)

Buongiorno, oggi vi parlo di una miniserie italiana, che trovate su Netflix



Titolo: Inganno

Paese: Italia

Anno: 2024

Formato: serie tv

Genere: drammatico, sentimentale, thriller, erotico

Durata: 52 min (episodio)

Lingua originale: italiano




Informazioni

nganno è una miniserie televisiva italiana diretta da Pappi Corsicato e creata da Teresa Ciabatti, Eleonora Ciampelli, Flaminia Grassi e Michela Straniero.

La serie, basata sulla miniserie tv inglese Gold Digger, è stata interamente pubblicata su Netflix il 9 ottobre 2024.




Trama

La sessantenne Gabriella possiede un elegante hotel in Costiera Amalfitana, è divorziata dal marito Mario e vive con il figlio minore Nico in un appartamento privato nell'hotel di sua proprietà. Gli altri suoi due figli, Stefano e Giulia ormai sono grandi e la vita scorre tranquilla, fino al giorno in cui incontra Elia: un ragazzo dotato di un indiscutibile fascino e dal passato oscuro e che esercita su di lei una attrazione irresistibile. Grazie ad Elia Gabriella riscopre il suo lato femminile e, per amore verso il ragazzo, metterà a rischio seriamente i suoi equilibri familiari.




Recensione

Inganno, la nuova miniserie diretta da Pappi Corsicato disponibile dal 9 ottobre su Netflix, spara tutto in faccia agli spettatori nei suoi primi cinque minuti. La protagonista Monica Guerritore si prova subito subito un abito da sposa ripetendo imperterrita: “Ma ho 60 anni!”, anche se la figlia le rinfaccia: “Ma se scopi più di me”. Stacco: qualche mese prima (scopriremo poi che è passato un anno). Riprese aeree alla Selling Sunset sulla Costiera Amalfitana, per far capire agli americani dove siamo (e che abbiamo il budget per i droni). Giacomo Gianniotti che si spoglia completamente nudo e si tuffa in acqua, chiappe belle in vista, senza nessun apparente motivo, soprattutto di fronte a un centro abitato. Guerritore lo guarda già sognante dall'alto del suo albergo, interrotta dai figli che le fanno gli auguri per i suoi 60 anni. Se non l'avete capito, questa serie parla di una donna che ha 60 anni.

Quando si inizia a guardare questo tipo di produzioni la speranza è sempre di essere in qualche modo smentiti. Ma qui spesso e volentieri la sospensione dell’incredulità è eccessiva persino per un binge watching di questo tipo. La trama, adattata dalla serie inglese Gold Digger, è prevedibile pur nelle sue svolte assurde. I dialoghi sfidano gli stilemi più tradizionali dei Baci Perugina: “Abbiamo bisogno degli occhi degli altri per vedere le cose che abbiamo vicino”; “Potrei essere tua madre”, “Ma non lo sei”; “Il problema non sei tu, sono io. Alla mia età bisogna essere capaci di rinunciare a qualcosa per non fare male a nessuno”. Gli attori sembrano doppiare tutti sé stessi, il che toglie ancora più autenticità a qualcosa di già fin troppo patinato per sembrare vagamente credibile. Il fatto che Gianniotti sia italoamericano è giustificato dal fatto che Elia sia cresciuto negli Usa, ma le sue battute ogni tanto sono così legnose da sembrare scritte da un’AI educata nel New Jersey. Altri personaggi sono tagliati con l'accetta: il figlio queer (che poi forse non lo era) indossa ovviamente una giacca di pelle di pitone; la figlia che lavora sui social è ossessionata dalla chirurgia e dall'eterna giovinezza, e così via.Inganno la miniserie Netflix è esattamente ciò che ci aspettavamo brividi cringe compresiLa concentrazione di cringe è soprattutto nei primi episodi, poi l'andamento si normalizza in una specie di fiction di Rai 1 salvata dai soldi e dai droni, salvo poi un finale a tarallucci e vino che vaporizza la tensione da thriller erotico che a tratti si respira qua e là, rendendo la psicologia dei vari personaggi ancora più inconcludente (spiace in particolare per il figlio di Gabriella, l'avvocato tutto d'un pezzo Stefano, interpretato da Emanuel Caserio, amatissimo dalle signore che guardano Il paradiso delle signore, e qui davvero convincente e appassionato soprattutto nelle sue crepe: la lotta interiore del suo personaggio svanisce nel nulla). Nel frullatore ci sono Un posto al sole e Attrazione fataleDirty John e L'ultimo bacio

A salvare l'intera nave sono i due protagonisti, e soprattutto Monica Guerritore. Lei rimane un'attrice di una bellezza e di un'intensità a cui sullo schermo non siamo più abituati ; e pure Gianniotti è di una bellezza insensata, talmente bello che è costretto a recitare in mutande per la maggior parte del tempo, ma lui riesce a rendere credibili anche questi momenti (ma ripetiamo insieme: non saremo mai in grado di fare un prestige drama come si deve finché non ci metteremo dentro un po' di nudo frontale maschile). Le loro scene di sesso sono realistiche e qualcosa di effettivamente inedito, soprattutto per il panorama televisivo italiano, e danno una patina di dignità e profondità all'orizzonte tematico della serie.

Set of Inganno by Pappi Corsicato.in the picture Monica Guerritore and Giacomo Gianniotti.Photo by Gianni FioritoThis...

In effetti ci riempiamo la bocca di parità di genere ma quando vediamo una donna over 50 mettersi con un giovinotto abbondano più le battutine e i pregiudizi che altro. La verità è che vorremmo tantissimo vedere in Inganno una specie di manifesto per la liberazione della sessualità matura verso un’emancipazione contro l’ageismo, ma il risultato è comunque una specie di romance pruriginoso, alimentato dal fascino seduttivo dei suoi attori e dagli slanci emotivi eccessivi tipici del melodramma. La domanda alla fine è: a chi parla una serie così? Chi vuole davvero vedere una storia così? L'ennesimo affresco quiet luxury anche mica tanto quiet ci restituisce i tormenti sentimentali dei ricchi, belli e formosi e vorrebbe anche dare una lezione di apertura mentale e di destini che devono abbracciare la libertà ma si riduce in fondo a un'esaltazione molto aesthetics di chiappe, cachemirini e catamarani. Di per sé è una produzione ambiziosa, che non manca di pregi, ma che difficilmente può ambire a uscire dal recinto pur dignitoso del guilty pleasure friccicarello.



La mia valutazione


Alla prossima

Luce <3




sabato 19 ottobre 2024

La baronessa di Carini - miniserie tv (recensione)

Buongiorno e bentornati sul blog con la recensione di una miniserie tv tutta italiana, che trovate disponibile su raiplay



Titolo: La baronessa di Carini

Paese: Italia

Anno: 2007

Formato: miniserie tv

Genere: drammatico, giallo, in costume

Durata: 200 minuti

Lingua originale: italiano



Informazioni

La baronessa di Carini è una miniserie televisiva italiana diretta da Umberto Marino e andata in onda per la prima volta il 14 ottobre e 15 ottobre 2007 su Rai Uno.

La miniserie è un remake dello sceneggiato TV del 1975 L'amaro caso della baronessa di Carini, con Ugo Pagliai, Janet Agren, Adolfo Celi ed Enrica Bonaccorti.



Trama

Sicilia, 1860. Laura viene data in sposa al barone di Carini, don Mariano La Grua, uomo violento e prepotente. La vita della giovane baronessa sembra destinata all'infelicità fino all'incontro con Luca Corbara, il quale giunge in Sicilia alla ricerca delle proprie origini, rappresentate da un medaglione sul quale è inciso un nome dall'oscura provenienza (Vernagallo).

Accompagnato a Carini da Enzo Santelia, suo vecchio amico, Luca viene a conoscenza della vicenda avvenuta trecento anni prima nel castello abbandonato dove l'allora baronessa venne uccisa dopo essere stata scoperta in compagnia del proprio amante. Quella tragica storia sembra ossessionare Laura, la quale è spesso preda di incubi e malesseri che le avvelenano l'esistenza. Luca la convince a farsi curare da un medico, l'eccentrico don Ippolito, che la sottopone ad alcune sedute d'ipnosi, durante le quali Laura sembra rivivere la tragica sequenza della baronessa uccisa, come in preda a una reincarnazione. Luca rifiuta l'idea che tra la “sua” Laura e quella donna uccisa tre secoli prima possa esserci un legame e, innamorato della baronessa, decide di fuggire con lei.

In procinto di lasciare Carini, Luca viene però catturato dai "Beati Paoli", un'inquietante setta segreta capitanata da un misterioso individuo che nasconde il proprio volto sotto un cappuccio nero. Accusato dell'omicidio di un cantastorie, Luca si proclama innocente e riesce a fuggire rifugiandosi presso l'amico Santelia. In occasione di un ballo, riesce finalmente a riabbracciare Laura. Per i due giovani amanti si riaccende la speranza: forse possono ancora fuggire imbarcandosi su una nave in procinto di salpare dal porto di Palermo. Ma all'ultimo momento il piano va in fumo e Luca non può far altro che tornare a Carini. Laura teme per la vita di entrambi ed insiste col dire che anche loro verranno scoperti e uccisi come i due amanti del cinquecento. Frattanto la dama di compagnia della baronessa, Cristina, scoperta la passione tra Laura e Luca, tende una trappola alla donna inducendola a dirigersi verso l'antico castello dei La Grua, inseguita di nascosto dal marito. Luca invece, volendo scoprire cosa davvero fosse successo ai suoi antenati, con l'aiuto di Ippolito viene sottoposto ad ipnosi, rivivendo così l'atto dell'uccisione degli amanti. Dopo essersi svegliato dallo stato ipnotico, Luca, ascoltando una breve discussione tra il parroco di Carini e il medico, apprende la notizia che Laura sta dirigendosi verso il castello inseguita da don Mariano, bramoso di vendetta, e decide così di scappare dallo studio di Ippolito per salvare la donna amata: è il 20 maggio 1860, giorno in cui 300 anni prima si consumò la sanguinosa vicenda di Laura e Ludovico. Arrivata al castello, Laura ritrova Luca ma, seguito dalla donna, entra Don Mariano che, sguainata la spada per lavare il disonore, ingaggia con Luca un duello all'ultimo sangue. Durante la lotta tra i due uomini, una torcia cade su di una tenda della stanza dell'antica baronessa, facendo divampare così un incendio. Luca riesce a colpire a morte il suo avversario che quindi cade sul pavimento esanime. A seguito di ciò, i due giovani cercano di scappare ma l'uscita viene bloccata dalla caduta delle travi del soffitto a causa dell'incendio. Memore però della seduta ipnotica che l'ha visto protagonista, Luca trova, sul muro dove la baronessa aveva lasciato la propria impronta insanguinata, una porta segreta che doveva fungere da via di fuga per gli antichi amanti. Aprendo il passaggio, i due riescono a sfuggire alla morte ritrovandosi in un corridoio che li porterà oltre le mura del castello. Ormai liberi e sempre più innamorati, Luca e Laura posso amarsi liberamente coronando allo stesso tempo il sogno d'amore della povera baronessa e del suo amante.




Recensione


"La Baronessa di Carini" è uno sceneggiato in due parti del 2007, i cui protagonisti sono Vittoria Puccini e Luca Argentero (un Luca 29enne tra parentesi); un cult della televisione tra anni 70 e 80 è stato l’indimenticabile Amaro caso della Baronessa di Carini, uno sceneggiato  a tinte fosche ambientato nella Sicilia di inizio ‘800. Tragico, grandguignolesco, eccessivo, il capolavoro di D’Anza è rimasto nel cuore di molti spettatori di allora. Nel 2007 ne è stato realizzato un remake in due puntate dirette da  Umberto Marino, tra lo scetticismo di quanti avevano conosciuto direttamente la prima trasposizione e la curiosità di quanti vorrebbero un revival gotico mistery all’italiana e si trovano a dover ripiegare su prodotti britannici o americani. (Io per questione di periodo, ho recuperato il remake, non la versione anni '70/'80)

La rivisitazione in parte ripercorre l’intreccio divenuto celebre a suo tempo e in parte se ne distacca. Gli eventi si svolgono ai tempi della Spedizione dei Mille invece che all’inizio del diciannovesimo secolo, in modo da poter introdurre la vicenda in un momento particolare di grande caos e cambiamenti. I protagonisti sono ancora una volta Luca Corbara ( Luca Argentero) discendente del nobile Vernagallo,  la baronessa Laura (Vittoria Puccini) giovane maritata per saldare un debito al prepotente barone don Mariano La Grua (Enrico lo Verso). Attorno al prevedibile triangolo amoroso ruotano le figure del medico mesmerista Don Ippolito (Lando Buzzanca), dell’ambiguo Enzo Santelia (Simone Gandolfo).
A riscrivere il soggetto c’è nuovamente Lucio Mandarà, già autore della prima stesura. La nuova versione modifica profondamente i personaggi, e sviluppa la vicenda esasperando sia il romanticismo, sia il paranormale. Corbara e Laura non erano due stinchi di santo nella versione del 1975: Corbara sapeva d’esser discendente del nobile ucciso, Laura era una gentildonna annoiata, stufa di un marito vecchio, grasso, borioso. Il calcolo economico del Vernagallo e la lussuria della bella giovane emergevano poco alla volta, spengendo pian piano il romanticismo e il senso del dramma destinato a ripetersi ciclicamente. Nel 2007 sono sostituiti dalla passione che divampa inarrestabile tra un giovane cartografo scappato dallo Stato Pontificio dopo essere stato sfidato a duello ed aver ferito il nipote del Papa, e una nobildonna ceduta dal padre a un Barone impetuoso e violento in cambio della cancellazione dei debiti.
Non è però soltanto un’ennesima storia d’amore in costume, poiché gli elementi paranormali stavolta sono esasperati, come è comprensibile e anche necessario. Sarebbe stato abbastanza superfluo riproporre le stesse scene, adattare la vecchia sceneggiatura e ottenere un restyling esclusivamente estetico, oppure calcare la mano sull’erotismo. Tra l’altro le sequenze della morte dei due amanti nella versione del 1975 avevano già una forte carica di sensualità, con la baronessa in camicia da notte mezza trasparente e il Vernagallo in calze scarlatte che lasciavano poco all’immaginazione. Era difficile poter ammiccare all’eros in modo più esplicito e poter mandare in onda la miniserie in un orario di prima serata. Nel passato il montaggio aveva fatto il capolavoro di riproporre in versioni diverse la scena del delitto, in modo da rivelare poco a poco agli spettatori la terribile verità. Nel 2007 invece la scena fa parte delle visioni della giovane Laura che vive esperienze da sensitiva. La rivisitazione ripropone la scena intervallata da lampi, e l’ipotesi di una reincarnazione dei due amanti uccisi a metà 1500 si fa assai più concreta. La possibilità di avere due anime destinate a ripercorrere lo stesso dramma, come prigioniere di un loop spaziotemporale o di una punizione divina viene suggerito allo spettatore da Don Ippolito Oltre ad affittare la camera a Luca è un medico ipnotista che ha vissuto in prima persona i moti del 1848. Non si espone più direttamente alle ire della nobiltà, e vive aiutando la povera gente. Grazie alle teorie di Mesmer dà una spiegazione sovrannaturale ai deliri e alle visioni di Laura. Poco a poco anche Luca si convince di aver già vissuto in un’altra epoca, ed essere il Vernagallo della ballata!
Con due protagonisti così diversi anche l’epilogo  abbandona i toni tragici, per aprirsi all’ottimismo. Permangono gli intrighi della setta segreta dei Beati Paoli, ci sono delitti e violenze perpetuare da Don Mariano ed esibite in modo più esplicito, c’è la struggente ballata a fare da fil rouge, e compare anche la famosa mano insanguinata impressa sulle pietre della parete, tuttavia l’impostazione risulta diversa e per molti aspetti opposta. Invece di due figli dei loro tempi e della loro classe sociale, probabilmente crudeli come e quanto il Barone, ci sono due vittime che scoprono l’amore e che si ribellano al destino che altri hanno scelto per loro. Sono personaggi positivi e meritano un premio invece dell’ineluttabile punizione.
Il cast, rispetto alla vecchia versione, riserva qualche delusione ma anche qualche inaspettata sorpresa. Vittoria Puccini richiama il suo personaggio più celebre, l’Elisa di Rivaombrosa interpretata in due celebri miniserie, e rispetto a Janet Agren è decisamente più a suo agio. Nonostante tutto l’affetto per lattrice degli anni Settanta, c’era da aspettarselo. La Agren era bellissima, una modella che ha per caso recitato in qualche film neppure di primo piano, mentre la Puccini è un’attrice, sebbene impegnata soprattutto in fiction nostrane e con qualche rara incursione nel cinema d’autore. Si ribalta la situazione per Luca Corbara: Argentero purtroppo manca dell’espressività e della bellissima voce di Ugo Pagliai. E’ un attore televisivo e adatto al cinema nazionale, fatto e consumato entro i confini dello stivale. Ovviamente non ha anni di performances teatrali sul groppone; è soltanto molto più attraente, o così ci sembra poiché la moda può valorizzare diversamente le persone. E’ difficile sfidare e uscire a testa alta in un confronto con un mostro sacro del teatro italiano; purtroppo la stessa situazione di Luca Corbara si ripete col personaggio di Don Mariano. Enrico Lo Verso è bravo, però nel paragone con Adolfo Celi, ci perde. Sarà colpa della minore esperienza dovuta all’età dell’attore, e anche del fatto che la versione di Celi aveva una crudeltà dosata con intelligenza unita alla scarsa avvenenza di un uomo anziano, sovrappeso e poco passionale. Lo spettatore poteva capire il dramma di un vecchio fatto cornuto mentre il barone di Lo Verso è un uomo piacente, che potrebbe rivaleggiare col terzo incomodo e che suscita odio fin dal primo momento, prima ancora di dar prova della sua folle crudeltà. La vera sorpresa è il Don Ippolito di Lando Buzzanca. L’attore siciliano ha potuto, dopo anni di cinema pecoreccio a base di donnine spogliate, sesso e corna, o avanspettacolo, permettersi un ruolo di serie A. E’ probabilmente il personaggio più bello della storia, moderno nella sua apertura mentale, capace di accettare anche spiegazioni  non razionali dopo aver esplorato le tante possibilità.
Il remake funziona, nei limiti di quanto possono funzionare i prodotti della televisione moderna. Mezzo secolo fa le trasmissioni nascevano per durare, per essere riproposte durante gli anni successivi, magari inizialmente in prima serata e poi nel tardo pomeriggio o in estate. Oggi le proposte sono tantissime, e ammesso che riescano a non venire cancellate se l’audience è basso, pochissime riescono a diventare dei cult indimenticabili. Quasi tutte sono improntate all’intrattenimento leggero e veloce, più vicino al linguaggio del grande schermo, sono carine e dimenticabili. Difficile attendersi qualcosa di diverso dalle produzioni italiane, però come remake La Baronessa di Carini è abbastanza riuscito, grazie allo sforzo di modificare i personaggi e l’epilogo in modo radicale, e grazie alle stupende locations utilizzate. Alcune sono situate in Sicilia, a Erice, nella Piana degli Albanesi, altre sfruttano monumenti di interesse storico come la Villa de Cordoba a Palermo, Villa Palagonia a Bagheria, Villa Wirz a Partanna, Palazzo Mirto, il castello di Mussomeli. Ci sono palazzi nobiliari del Lazio: Palazzo La Grua è in realtà Palazzo Massimo ad Arsoli, le grotte dei Beati Paoli sono nei pressi di Oriolo Romano e a Nepi. La valorizzazione delle bellezze paesaggistiche è sicuramente una marcia in più per questa miniserie, un po’ come i bei paesaggi siciliani hanno fatto metà della fortuna del detective Montalbano. La bella confezione di questa miniserie, la fotografia curata, il montaggio che fa miracoli per valorizzare le interpretazioni hanno dato vita a un prodotto che non sfigura troppo, a meno di non essere inguaribili nostalgici.

Chianci Palermu, chianci Siracusa,

a Carini c'è lu luttu d'ogni casa.

Attorno a lu Casteddu de Carini,

ci passa e spassa u beddu cavaleri,

lu Vernagallu di sangu gintili

ca di la giuvintù l'onuri teni.

"Amuri chi mi teni a tu' cumanni,

unni mi porti, duci amuri, unni?"

Vidu viniri 'na cavallaria.

Chistu è me patri chi veni pi mmia,

tuttu vistutu alla cavallarizza.

Chistu è me patri chi mi veni a mmazzà.

Signuri patri, chi vinisti a fari?

Signora figghia, vi vegnu a mmazzari!

Lu primu corpu la donna carìu,

l'appressu corpu la donna murìu.


Nu corpu a lu cori, nu corpu 'ntra li rini,

povera Barunissa di Carini!

 

 

La mia valutazione




Alla prossima
Luce <3



venerdì 18 ottobre 2024

3° tappa blogtour "Sfiorami", Penelope White

Buongiorno, oggi partecipo al blogtour del nuovo romanzo di Penelope White 



Titolo: Sfiorami (spin-off della Dilogia Possession – autoconclusivo – stand-alone)

Autore: Penelope White

Editore: Self publishing

Trope: Forbidden, Age-gap, BDSM

Formato: Ebook e Cartaceo (GRATIS su KU)

Pagine: 448

Prezzo eBook: 2.99 euro

Prezzo cartaceo: da definire

Data pubblicazione: 21 ottobre 2024

Link d'acquisto: QUI


Sinossi 

Sebastian e Carlo sono amici da una vita.

Quando Carlo perde la moglie, Sebastian lo aiuta a prendersi cura della piccola Perla.

Gli anni passano, la ragazza è ormai una donna costretta ad affrontare anche la morte del

padre.

L’unica colonna che sorregge ancora il suo mondo è lo ‘zio Sebastian’.

L’amico di famiglia.

L’uomo che si è sempre preso cura di lei.

Ma il tempo scorre, le cose cambiano.

Il confine tra giusto e sbagliato si assottiglia.

Quanto può far bene un errore?

Quanto può far male un legame?

Perla e Sebastian scopriranno sino a che punto è sbagliato amare…


Una nuova storia prende forma tra le stanze del Dirty Rose, il locale BDSM in cui ritroveremo

il mentore Michael, il saggio Sandro e l’esuberante Ambra di “Possession”.

Una nuova storia di affetto, unione, legame…

Una nuova storia in cui tracciarne i confini diventa impossibile.




giovedì 17 ottobre 2024

Recensione trilogia "Kingdom of the Wicked", Kerri Maniscalco

 

Autrice: Kerri Maniscalco
Titolo: Il Regno delle Fiere
Serie: "Kingdom of the Wicked" #3
Prezzo: 20,90  e-book 11,99
Link d'aquisto: QUI


Trilogia "Kingdom of the Wicked":
3)Il regno delle fiere


Diversi mesi prima anch'io lo avrei ritenuto improbabile. Ma poi avevo scoperto che 
la nostra storia era molto più complessa, che lui poteva farmi bruciare
con lo stesso ardore dei fiori oro-rosati che riuscivo a evocare
con un gesto delle mani.
L'unica attività a cui volevo dedicarmi quella sera era rivendicare il mio 
principe demoniaco



Trama

Emilia è sconvolta da ciò che ha scoperto sulla gemella Vittoria. Ma, prima di affrontare i fantasmi del passato, brama di rivendicare il suo re, l'affascinante Principe Ira. Non vuole solo il suo corpo, anela al suo cuore e alla sua anima: le uniche cose che l'enigmatico demone non può concederle.

Quando un illustre membro della Casata dell'Avarizia viene ucciso, prove schiaccianti incastrano proprio Vittoria, ed Emilia è decisa ad andare fino in fondo e scoprire chi sia quella sorella che credeva di conoscere.

Insieme a Ira metterà in atto un peccaminoso gioco di inganni per trovare l'omicida e placare i disordini che stanno nascendo tra streghe, demoni, mutaforma e le creature più pericolose di tutte: le Fiere. Emilia era stata avvertita: quando si ha a che fare con i Malvagi, nulla è come sembra. Ma se i veri cattivi fossero sempre stati più vicini di quanto credesse?




«Tu sei mia pari sotto ogni aspetto. Tutto ciò che mi appartiene è anche tuo. Non dimenticarlo mai."



Recensione




Il regno delle Fiere è l'ultimo e conclusivo capitolo della trilogia Kingdom of the Wicked di Kerri Maniscalco e devo dire che sentirò la mancanza di questo mondo e dei suoi innumerevoli personaggi cattivi. 
Anche questa volta il libro riprende esattamente da dove si era interrotto il precedente e ci butta letteralmente nel pieno degli eventi: fin dalle primissime pagine infatti, mi sono dovuta forzare a rallentare, per lavoro e rientro a casa, perché la verità è che questa storia è stato un susseguirsi serratissimo di rivelazioni. 
I primi due libri avevano solo preparato il terreno alla marea di svolte che caratterizzano questo, se infatti nei precedenti volumi abbiamo solo avuto qualche informazione qua e là, continuando a destreggiarsi, qui tutte le verità verranno alla luce. 
Avevamo lasciato Emilia e Ira nel momento clou e lì li ritroviamo, ma solo per poi renderci conto che niente è come sembra e già a partire da questo momento tutti i nodi verranno al pettine. A mio parere, alcune rivelazioni potevano essere diluite tra i libri precedenti, piuttosto che farcire quest’ultimo come un tacchino, ma non mi lamento, alla fine sono salita su queste montagne russe e non sono più voluta scendere. Ho riso tanto e voltato pagina solo per vedere cosa sarebbe successo questa volta.
In questo capitolo finale Emilia finalmente troverà le risposte alle domande che l’hanno assillata dalla morte di Vittoria. L’ho trovata più consapevole e centrata finalmente, e più decisa nelle sue azioni, soprattutto quelle che riguardano i suoi sentimenti verso il principe più iracondo dell'inferno.
Nonostante questo, il mio personaggio preferito si è confermato essere Ira che, dopo essersi dannato dietro i disastri di Emilia per due interminabili libri, può finalmente godersi sua moglie... in tutti i sensi. Perciò non temete, tutto lo spicy che abbiamo sognato e atteso nei primi due libri ci arriva addosso come un tornado che travolge tutto, ma  finalmente i due faranno fronte comune per affrontare i nemici e impareranno anche a fidarsi l'uno dell'altra.
Non dirò altro perché gli spoiler sono dietro l'angolo, ma Il regno delle Fiere è stata la degna conclusione di una trilogia che ho apprezzato tantissimo, ho adorato conoscere meglio gli altri fratelli e vedere il loro rapporto contorto, perciò, nonostante ci sia un sacco di carne al fuoco, forse un po’ troppa, ho trovato tutto molto coerente e mi sono appassionata fino alla fine.

Non vedo l'ora esca la nuova serie "Prince of Sin", ambientata nello stesso mondo di questa trilogia; il primo volume, peraltro ha per protagonista Invidia.. Possibile che abbiamo in arrivo qualcosa di specifico su uno dei fratelli di Ira?? 
Aiuto!



La mia valutazione





Alla prossima
Luce <3






 «Io ti ho sempre riconosciuta. E sempre lo farò. La tua anima mi chiama, è come tornare a casa. Una sensazione di pace che nessuna magia può replicare.»