mercoledì 12 novembre 2025

Segnalazione "A Star for Christmas", Rebecca Smith

 Buongiorno, oggi vi segnalo il nuovo romanzo di Rebecca Smith



TITOLO: A star for Christmas

AUTORE: Rebecca Smith

DATA DI USCITA: 12 novembre 2025

DATA COVER E TRAMA REVEAL: 3 novembre 2025

GENERE: male to male, forced proximity, found family, social gap

COSTO: ebook lancio a 2,49, cartaceo N/A

PAGINE: 230

Link d'acquisto: QUI


Trama

Una storia di sentimenti inattesi e vulnerabilità, dove l’amore trova spazio tra le frequenze di una radio.

Spinto dal suo team a partecipare a un programma radiofonico in declino, Brighton Martinelli, frontman dei Megalomen, diventa l’ospite fisso di CJ e del suo Every morning but Monday.

Tra i due nasce sin da subito una forte complicità, ma CJ non è pronto a cedere alle avances del cantante che prova più di una volta a invitarlo a uscire.

Con un po'  di perseveranza, però, Brighton ottiene ciò che vuole e fra i due ragazzi inizia una frequentazione. In una Londra frenetica e abbellita dalle decorazioni natalizie, fra colleghi non del tutto

entusiasti, lo zampino della stampa e parenti impiccioni, riusciranno i due protagonisti a trovare il loro spazio per imparare a conoscersi?

Perché, si sa, la fama ha un prezzo e non tutti sono disposti a pagarlo.

martedì 11 novembre 2025

Recensione "La Divina Commedia", Dante Alighieri

 


Autore: Dante Alighieri

Titolo: La Divina Commedia

Prezzo: 19,95  e-book 2,99

Link d'acquisto: QUI


Trama

EDIZIONE COMPLETA: INFERNO, PURGATORIO E PARADISO IN UNICO VOLUME DA COLLEZIONE, (con i riassunti delle tre cantiche a fine libro, e molto spazio bianco per gli appunti).
A 700 anni dalla morte di Dante, il poeta che ci ha regalato la massima opera letteraria mondiale, abbiamo realizzato una meravigliosa edizione integrale 
in unico volume che raccoglie Inferno, Purgatorio e Paradiso, volutamente impaginato senza annotamenti, (ma con gli utilissimi riassunti delle tre cantiche a fine libro) per restituire al lettore tutta l'emozione del capolavoro originale. Un'opera monumentale che ci viene invidiata in tutto il mondo e che il sommo poeta fiorentino Dante Alighieri ha saputo elevare a punto di riferimento globale per la letteratura non soltanto italiana, a partire dal '300. Un libro importante, in un formato da biblioteca personale, ad un prezzo conveniente, che non può mancare nella tua collezione.
Buona lettura.

Recensione


La Divina Commedia non è solo la prima grande opera scritta in volgare, caratteristica che già da sola la veste di un'importanza immensa, ma è un grande classico del pensiero. Leggendo questo poema mi sono trovata immersa nelle idee che una grande mente ha prodotto meditando sulla filosofia, sulla teologia e sulla politica del suo tempo. La Divina Commedia non è una semplice opera letteraria, racchiude al suo interno tutto ciò che riguarda le scienze umane. Viaggiando con Dante attraverso l'oltretomba, il lettore conosce lentamente i fatti storici degli anni in cui il poema fu scritto, le travagliate vicissitudini politiche, il pensiero filosofico e teologico ed anche i cruenti fatti di sangue. L'opera principale di Dante non va letta solo da chi vuole conoscerla, può essere un buon punto di partenza per approfondire un periodo storico molto turbolento e gli sconvolgimenti socio-politici causati dallo scontro tra il papato e l'impero. Per me è stato impossibile leggere questo poema senza approfondire lo scontro tra i guelfi e i ghibellini, giusto per fare un esempio. Dopo averla letta, credo che la Commedia nell'intenzione di Dante dovesse essere una fotografia di tutto ciò che riguardava l'umanità ai suoi tempi: il pensiero, la cosmologia, le vicende storiche, i sentimenti, i giudizi e la religione. Ovviamente in quest'opera la religione assume un ruolo di primo piano, nonostante io non sia credente ho però trovato anche quest'aspetto molto interessante. Dante ha una visione religiosa tutt'altro che banale, fonda la sua fede sul pensiero di importanti filosofi e non è per niente tenero con la chiesa che si dimostra corrotta e concentrata solo sull'accumulo di ricchezze. Nonostante fosse un credente convinto, sono sicuro che il giudizio del poeta sulla chiesa sia condiviso da tutti quelli che la religione l'hanno abbandonata proprio a causa dei continui scandali creati dal clero. Non solo il pensiero religioso è però al centro del viaggio dantesco, anche un sentimento molto più umano come l'amore svolge un ruolo di primo piano, basti ricordare che tutto il viaggio nasce dall'amore di Beatrice che si muove per tirare fuori dalla selva oscura il povero Dante.
Per i motivi che ho scritto sopra, credo che oggi sia fondamentale far leggere questo poema agli studenti. Trattandosi di un'opera ricca di contenuti, essa può servire a stimolare nei ragazzi di oggi, spesso troppo superficiali nei giudizi, delle riflessioni profonde su temi importanti. Leggere la Divina Commedia sarebbe il primo passo per ribellarsi alla società utilitaristica, che vuole convincerci dell'inutilità di tutto ciò che non sia finalizzato alla produzione, così da trasformarci in gusci vuoti adatti solo a fungere da ingranaggi nella grande catena di montaggio. 
La lettura della Divina Commedia non è comunque motivata solo dalla profondità dei contenuti. Si tratta pur sempre di un poema scritto da uno dei più grandi poeti di tutti i tempi, quindi anche il risultato estetico è ottimo. I versi sono più aspri, a volte addirittura conditi da qualche parolaccia, nell'Inferno, poi nel Purgatorio e nel Paradiso diventano sempre più raffinati man mano che il poeta si avvicina a l'amor che move il sole e l'altre stelle. Con la sua abilità nel costruire i versi, il poeta ci mostra l'animo umano travolto dalle passioni e la sua piccolezza di fronte all'immensità del cosmo.

Nel paragrafo precedente ho spiegato perché ho gustato con piacere la lettura della Divina Commedia, adesso vorrei invece capire come mai gli studenti spesso non riescano ad amarla.
Come tutte le opere dense di contenuti, il poema di Dante non si presta ad una lettura disattenta e superficiale e ciò nella nostra società, sempre più frenetica e frettolosa, viene percepito come un grosso difetto. Lo studente dovrebbe studiare il canto o il poema, però vuole passare il tempo facendo altro e di certo non può cogliere la grandezza dei versi che ha davanti leggendoli di corsa o copiando un commento da internet. Purtroppo il primo sforzo deve arrivare dallo studente stesso, senza la voglia di prendere qualcosa dalla lettura non si può apprezzare un capolavoro.
Se gli studenti hanno le loro colpe, non del tutto innocenti sono molti docenti. Come capita per molte opere letterarie spiegate a scuola, spesso il professore è del tutto incapace di comunicare la grandezza dell'opera, riducendosi così a recitare le solite nozioni che da generazioni impariamo a scuola. Forse i professori dovrebbero prima di tutto spiegare perché un'opera del genere andrebbe letta, poi dovrebbero spingere gli studenti a pensare, facendo prima leggere e commentare loro il canto, poi spiegandogli cosa vede lì la critica. In questo modo una semplice lezione può diventare un momento di confronto che può diventare gratificante e appassionare sia studenti che docenti.

A scuola, mi tocca ammetterlo, non mi hanno permesso di leggerla per intero, oggi l'ho fatto, in barba a chi mi diceva che non ne ero in grado, e ho adorato tutto. Devo riconoscere che in molti casi ho dovuto ricorrere all'aiuto del commento perché la mia cultura filosofica non è particolarmente vasta, ma ho provato piacere nel confrontarmi con un modo diverso di vedere riguardo un argomento così profondo pur non condividendolo. Forse questa può essere un'altra ragione per cui dovremmo far leggere la Divina Commedia ai ragazzi: imparare a comprendere un punto di vista diverso, e magari avverso, al nostro. Io non sono d'accordo con la visione filosofica sostenuta da Dante, è stato però bello per me conoscerla e adesso mi sento molto più ricco. Questa è la differenza tra un buon libro e un capolavoro: il primo intrattiene e basta, il secondo arricchisce in modi che il lettore neanche immagina a inizio lettura.



La mia valutazione

Alla prossima
Luce <3

lunedì 10 novembre 2025

Recensione "I promessi sposi", Alessandro Manzoni

 


Autore: Alessandro Manzoni

Titolo: I Promessi Sposi

Prezzo: 6,56   e-book 1,49

Link d'acquisto: QUI


Trama

“I promessi sposi”, ambientato in Lombardia durante il dominio spagnolo tra 1628 e il 1630, anno di massima diffusione della peste, è ritenuto il più famoso e il più importante romanzo storico italiano. Basato su una rigorosa ricerca storica e linguistica, è anche considerato il passaggio fondamentale per la nascita della lingua italiana. Ad animare l’affresco di quel periodo c’è la vicenda amorosa degli umili Renzo e Lucia. Il loro matrimonio è ormai prossimo ma don Rodrigo, signorotto dei dintorni che desidera Lucia per sé, intralcia la felicità dei due giovani impedendo il matrimonio con la forza. «Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai», dice uno dei bravi di don Rodrigo allo spaventatissimo don Abbondio. Tutti i personaggi si muovono all’interno di un contesto sociale e politico in cui gli umili sono vittime dei potenti ma in cui la fede nella divina Provvidenza, intesa come la mano di Dio che interviene nelle vicende umane, aiuta ad andare avanti permettendo di accettare le difficoltà. Il romanzo fu pubblicato nella sua versione definitiva fra il 1840 e il 1842.


Recensione

Premessa: l'edizione che ho letto a casa NON E' quella in copertina; ma la storia è la medesima, per cui bando alle ciance e passiamo alla recensione; vi va?

Si inizia con la conoscenza di Don Abbondio, colui che dovrebbe maritare i due promessi sposi, che danno il nome al romanzo, mentre gira per la strada con il breviario e fa un incontro decisamente fuori dall'ordinario: si ritrova fermato da due bravi, scagnozzi di Don Rodrigo che fa di tutto per impedire il matrimonio; la prima cosa? Spaventare così tanto Don Abbondio, che questo accampa scuse di ogni sorta quando il povero futuro sposo va a parlarci. Ma sappiamo che alla fine QUEL nome farà la sua comparsa e che Lucia, dirà cosa è successo a lei per strada, a causa di Don Rodrigo.

Come si suol dire: questo matrimonio non s'ha da fare, almeno non all'inizio; poi è anche vero che quando facciamo la conoscenza di Renzo e Lucia, tifiamo per loro, ma considerata la mole del romanzo, era palesemente ovvio che non sarebbe andato tutto bene, per loro; questo al di là della minaccia di Don Rodrigo. Per fortuna c'è fra Cristoforo a tenere su il morale ai due giovani! Ah no, un attimo.. Lui è quello che spedisce Lucia a Monza da una, mi si passi il termine, pazza suora di clausura, obbligata dal padre a diventarlo, che le piaccia o no, si ritrova invischiata in un omicidio; lasciamo poi da parte il fatto che anche a quel poveretto di Lorenzo Tramaglino le cose non vanno certo meglio: scambi di persona, di ruoli, la peste che incombe.. Vogliamo aggiungere altro? O facciamo che per un po' basta così?

Come ho detto, sappiamo tutti cosa succede e come va a finire, perché questo è un classico della letteratura, che va letto a scuola, ma va sicuramente riletto da adulti (cosa che io stessa ho appena fatto).

Un consiglio? Comprate un'edizione integrale con note in fondo per qualche spiegazione e la lettura andrà perfettamente!

Non dico altro, perché sinceramente credo sia inutile e perché so che l'avete letto quanto me.

La mia valutazione


Alla prossima

Luce <3

domenica 9 novembre 2025

Noi del rione Sanità - serie tv (recensione)

Buongiorno, oggi vi parlo di una nuova serie tv italiana, ambientata  a Napoli 



Titolo: Noi del Rione Sanità

Paese: Italia

Anno: 2025 

Formato: serie tv

Genere: drammatico

Stagioni: 1

Episodi: 6

Durata: 50 min (episodio)

Lingua: italiano, napoletano



Informazioni

Noi del Rione Sanità è una serie televisiva italiana trasmessa da Rai 1 dal 23 ottobre 2025. La storia si ispira alla vita di Don Antonio Loffredo narrata nel libro Noi del Rione Sanità.



Trama

Don Giuseppe Santoro, sacerdote dal carattere deciso e dallo spirito innovativo, è costretto a lasciare il suo incarico al carcere di Poggioreale dopo che, durante un’uscita organizzata per un progetto di reinserimento sociale, alcuni detenuti riescono a fuggire. La Curia lo trasferisce così nel rione Sanità, un quartiere segnato da criminalità diffusa e alta dispersione scolastica, dove per i giovani sembra impossibile immaginare un futuro diverso. Nonostante l’accoglienza ostile, Don Giuseppe inizia gradualmente a inserirsi nella nuova realtà, opponendosi sia alle direttive rigide della Curia sia al potere del boss locale, Mariano.



Recensione

Noi del Rione Sanità porta in prima serata su Rai 1, dal 23 ottobre con 6 episodi, l'esperienza del reale che ha cambiato il destino di una porzione di Napoli: il "miracolo" nato attorno alla parrocchia e alle Catacombe di San Gennaro. Se il Rione Sanità si è trasformato negli anni da quartiere malfamato a polo turistico e culturale, il merito è anche e soprattutto di Don Antonio Loffredo

Ed è proprio dal suo libro autobiografico che è tratta la fiction di Luca Miniero con Carmine Recano e Nicole Grimaudo, coprodotta da Rai Fiction, Mad Entertainment e Rai Com.

Il Don Antonio della realtà, nella finzione diventa Don Giuseppe, ma il nome non è un caso: è l'omaggio voluto dal vero prete al suo predecessore, colui che al suo arrivo alla Sanità "aveva già dissodato il terreno".



Il parroco interpretato da Carmine Recano è pragmatico, amichevole, misurato ma con una vena di irrequietezza. Arriva nel Rione dopo una caduta professionale ma nel suo caso il "demansionamento" è l'occasione per rimettersi in gioco su un terreno più difficile, quello dei ragazzi che si trovano di fronte alla scelta che condizionerà tutta la loro vita: inseguire i propri sogni o rimanere schiavi della camorra, unica alternativa concreta alla povertà.

L'argomento non è certo dei più innovativi, al contrario sembra un filone ormai fin troppo abusato e c'è ben più di una somiglianza con Mare Fuori, almeno nel pilot. Il terreno è comune e chi lo popola anche: una città complicata e piena di contraddizioni, boss di quartiere che offrono una vita d'uscita facile alla miseria, ragazzi il cui futuro sembra già scritto.

Nel mezzo una figura che è mentore e redentore, che non giudica ma offre opportunità. In Mare Fuori era il comandante, in Noi del Rione Sanità è il parroco, ma la faccia è la stessa: Carmine Recano, seppure abbia il giusto phisique du role e la faccia da eterno scugnizzo, è forse ciò che rende i due prodotti troppo simili. Ma avremo tempo per cambiare idea, perché la storia (vera) ha la potenza necessaria per essere un racconto di formazione collettivo che mette in primo piano l'educazione alla bellezza.



Il pilot si apre con l'arrivo di Don Giuseppe al Rione Sanità dopo un errore accaduto nel carcere di Poggioreale dove aveva tentato di avviare una cooperativa di reinserimento dei detenuti, fallita a causa di un'evasione. Alla Sanità il prete si trova fin da subito immerso in una realtà difficile, circondato da ragazzi che vivono ai margini: Massimo, figlio di un collaboratore di giustizia considerato un infame nel quartiere, i due fratelli Enzo e Sante divisi tra la voglia di onestà e la tentazione di soldi facili, Anna e Alex, figli di una madre detenuta. Gli adulti non sono meno disillusi, incapaci anche loro di immaginare alternative.

Con l'aiuto di Asprinio, della determinata Suor Celeste e del golosissimo sacrestano Lello, Don Giuseppe comincia a costruire un'idea di comunità aperta fondata sull'arte e sulla partecipazione.



La speranza, come ha detto Don Antonio Loffredo in conferenza stampa, è quella di "combattere ogni situazione inevitabile con qualcosa di imprevedibile". Nasce così il laboratorio teatrale, che prima incuriosisce poi aggrega e lima le differenze. Dal canto suo il boss Mariano Santella prova a contrastare l'interesse dei "suoi" ragazzi verso il nuovo parroco e le sue iniziative, ma soprattutto muove le sue pedine nello scacchiere della Sanità.

Non manca l'amore, quello che sta per sbocciare nel gruppo e quello che riemerge dal passato e ha il volto teso, tormentato e stanco di Manuela: vecchio amore del Don prima della chiamata, oggi prigioniera di un matrimonio infelice e di un marito violento. La rinascita delle Catacombe di San Gennaro, fino a quel momento utilizzate come magazzino e discarica, è il baricentro di una rivoluzione che parte dal basso e si insinua nel quartiere, che è fondata sulla bellezza, sull'azione collettiva e su un modo pratico, concreto di vedere la religiosità.



La serie nasce da un racconto che chiede di essere condiviso. È una storia "che il servizio pubblico deve fare", ha sottolineato in conferenza Luigi Mariniello, capo struttura di Rai Fiction. Don Antonio Loffredo è più imprenditore che santo, è un prete che fa, che smuove le acque, che rimescola le carte evitando, anzi contrastando, l'immobilismo. È, come ha detto lui stesso, "un mediano che organizza il gioco. Ma il gol lo hanno fatto i ragazzi". E infatti a chi insiste nel dire che la fiction sia la sua storia, lui ribadisce che è quella di "noi del Rione Sanità". Ma soprattutto è la prova vivente che la religiosità, per essere efficace, deve uscire dai palazzi e tornare fra il popolo, nella quotidianità che è sempre più difficile.

Luca Miniero racconta questa "favola metropolitana" cercando di restituire l'umanità ferita del Rione ma soprattutto abbassando i toni melodrammatici quando sarebbe facile, invece, alzarli. Quando inciampa lo fa su due fronti: alcuni passaggi didascalici da cui le fiction Rai non riescono a smarcarsi e un vezzo metalinguistico (la rottura della quarta parete) che ha il solo effetto di smorzare la sospensione.



Insomma, la serie funziona quando ascolta i volti del Rione e dà respiro a una città "non globalizzata", meno quando insegue soluzioni già viste. Il risultato è comunque un racconto popolare nel senso migliore: accessibile, empatico, pensato per un pubblico ampio e capace di intercettare un desiderio collettivo di ricomposizione.

Con Noi del Rione Sanità Luca Miniero sceglie la via dell’emozione sincera e dell’empatia, restituendo un quartiere che non è solo teatro di disagio, ma soprattutto laboratorio di rinascita. Carmine Recano è credibile e intenso in un ruolo di equilibrio tra fede e azione concreta, sostenuto da un cast corale affiatato in cui spicca Vincenzo Nemolato. Qualche sbavatura c’è – un eccesso di didascalismo e passaggi che ricordano modelli già noti – ma il risultato resta autentico, vitale e coerente con la missione del servizio pubblico.




La mia valutazione

Alla prossima
Luce <3