domenica 10 marzo 2024

Recensione "La Storia", Elsa Morante

 


Autrice: Elsa Morante
Titolo: La Storia
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Trama
A questo romanzo (pensato e scritto in tre anni, dal 1971 al 1974) Elsa Morante consegna la massima esperienza della sua vita "dentro la Storia" quasi a spiegamento totale di tutte le sue precedenti esperienze narrative: da "L'isola di Arturo" a "Menzogna e sortilegio". La Storia, che si svolge a Roma durante e dopo la seconda guerra mondiale, vorrebbe parlare in un linguaggio comune e accessibile a tutti.



Recensione

Buongiorno, oggi vi parlo del romanzo più complicato di Elsa Morante; QUI la recensione della serie tv se l'avete persa.
Considerato uno dei principali capolavori della letteratura del Novecento, La Storia è sicuramente il romanzo più importante della scrittrice italiana Elsa Morante.
E' una storia che ci mostra la vita nel momento più buio della storia d'Italia, gli anni tra il 1941 e il 1947, quindi nel pieno della seconda guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra.
La Storia ci racconta le vicende di una donna, Ida Ramundo, vedova, madre di un figlio ormai adolescente, chiamato affettuosamente Ninnuzzu. Un giorno Ida viene stuprata da un soldato tedesco ubriaco e da questo rapporto non voluto nasce il piccolo Giuseppe, che verrà chiamato da tutti Useppe.
Il romanzo ci mostra la vita della povera Ida, semplice maestra elementare costretta ad arrangiarsi per tirare su i due figli. Vive isolata, preoccupata per l'irrequietezza adolescenziale di Ninnuzzu, affascinato dal lavaggio del cervello operato dai fascisti sui giovani dell'epoca, e terrorizzata dallo scandalo che potrebbe suscitare la scoperta del figlio nato al di fuori di un'unione ufficiale. Inizialmente nasconde il piccolo Useppe allo stesso Ninnuzzu, poi però le sue preoccupazioni si rivelano infondate quando il ragazzo scopre casualmente il pargolo e lo accoglie con gioia, senza preoccuparsi delle circostanze del suo concepimento.
Sebbene proceda tra mille difficoltà e tanti stenti, la vita della famiglia scorre piuttosto tranquilla. La situazione precipita quando anche Roma diventa bersaglio dei bombardamenti e Ida, come tanti, perde la casa e si trova costretta in un alloggio comune.
Il romanzo procede narrando le vicende di questa famiglia tanto comune quanto sfortunata attraverso la guerra, che a tratti irrompe violentemente nella loro vita come accade col bombardamento della città, le inquietudini dell'immediato dopoguerra e i problemi di salute dei protagonisti.
Come tutti i grandi romanzi, La Storia divise nettamente la critica all'epoca della sua uscita. Per molti la Morante fu colpevole di voler speculare sul dolore e spargere pessimismo, altri invece videro nella sua opera il tentativo di consolare un dolore acuto con delle lacrime edificanti.
Da lettricce, io credo che entrambe le critiche siano ingiuste. Nel romanzo di Elsa Morante io ho trovato solo il tentativo di analizzare un periodo storico complesso e doloroso non dal punto di vista dell'ideologia politica, come si faceva tanto negli anni Settanta (il romanzo fu pubblicato nel 1974), ma da quello umano. L'autrice ha preso delle persone normali, una mamma e due bambini, li ha calati nella realtà storica e sociale degli anni Quaranta e ha mostrato quello che è successo. Le lacrime suscitate dal libro non sono colpa della Morante, sono una precisa responsabilità di chi causò tutto quel dolore a della povera gente che voleva solo vivere la propria vita.
I protagonisti sono delle persone normali come ce ne potevano essere milioni all'epoca della vicenda. Ida è una mamma piena di ansie e paure, cresciuta con una mentalità un po' provinciale, che della storia e della politica non si interessa ed è preoccupata solo di assicurare una sopravvivenza dignitosa ai propri figli. Ninnuzzu è un giovane adolescente pieno della voglia di vivere tipica della sua età, passionale e volubile, incline alle passioni, ama la vita e fa di tutto per viverla appieno, finendo per fare anche delle scelte pericolose e sbagliate. Useppe è un bambino che vive in un mondo sospeso a metà tra il sogno e la realtà, come capita a tutti i bimbi piccoli, ed è fortemente influenzato da gravi problemi di salute.
La capacità principale di questo libro è quella di mostrare come la storia irrompa prepotentemente nella vita delle persone semplici e butti tutto sottosopra, senza riguardi e senza pietà. 
Ida è una semplice maestra, a differenza del padre si disinteressa completamente della politica, tira a campare e basta. Non manifesta fede politica, quindi non ha colpe né dirette né indirette circa la dittatura, la guerra e tutto ciò che ne consegue. Nonostante ciò, la politica, la storia e la guerra irrompono nella sua esistenza, le danno a forza un figlio, le distruggono la casa, le fanno vivere con terrore le sue lontane origini ebraiche, le rubano il lavoro e alla fine le impongono l'atroce dolore del lutto.
Anche Ninnuzzu è una vittima della storia. Un adolescente come tanti, viene sottoposto al lavaggio del cervello che i fascisti facevano ai giovani, così in lui nasce la voglia insana di combattere in prima linea per il regime. Le circostanze lo portano poi a combattere coi partigiani contro il fascismo. Dopo la guerra, prende coscienza del suo essere pedina della storia e cerca di liberarsi, dichiarando apertamente che con la caduta del regime fascista sono cambiati solo i capi (che lui chiama Caporioni) e non la sostanza delle cose, decidendo di non voler combattere per nessun ideale, ma di voler solo vivere.
Oltre a mostrarci l'impatto della storia sulla povera gente, Elsa Morante con questo romanzo ci mostra uno scorcio della vita nel nostro paese, riuscendo così a svolgere anche una preziosa funzione divulgativa.
All'inizio di ogni capitolo, che copre un anno, la scrittrice racconta gli eventi mondiali inerenti la guerra e le varie rivoluzioni. Questo le permette di trascurare quest'aspetto nello sviluppo della vicenda dei protagonisti, ci fa conoscere il contesto storico in cui si muovono, ma allo stesso tempo ci ricorda che loro di tante cose a stento sentono dire, c'è molta differenza tra ciò che sanno e quello che effettivamente accade nel mondo. Giusto per fare un esempio, del massacro degli Ebrei Ida ha solo informazioni frammentarie derivanti da voci che circolano, la questione non viene assolutamente approfondita.
Ci sono poi, soprattutto nella parte iniziale, delle considerazioni dell'autrice sul fascismo e su Mussolini che inquadrano alla perfezione il personaggio e il suo impatto sulla storia d'Italia. Pagine che meritano di essere lette sia per il contenuto che per il modo in cui sono scritte.
Un personaggio molto importante di questo romanzo, sebbene non sia uno dei protagonisti, è Davide Segre.
L'importanza di Davide si manifesta sia attraverso le sue azioni, sia attraverso i ricordi del suo passato.
Grazie a Davide Segre, conosciamo la delusione che nel dopoguerra vissero i comunisti e gli anarchici che avevano visto nella lotta partigiana la tanto attesa rivoluzione. Finita la guerra lui, che aveva appunto creduto di fare la rivoluzione nel momento in cui aveva partecipato alla Resistenza, si accorge che la miseria della povera gente rimane inalterata anzi, è acuita dalle cicatrici lasciate dalla guerra e dalla lunga dittatura. La grande rinascita del proletariato non avviene e Segre va in crisi.
Davide, da sempre convinto anarchico, ha anche un passato come operaio. Ricordando questa sua parentesi lavorativa, scelta proprio per conoscere le condizioni della categoria che voleva difendere, lui che era di famiglia borghese, ci mostra senza filtri la condizione disumana degli operai nella prima metà del Novecento: così sfruttati e stanchi da non avere neanche la forza di pensare a una realtà diversa, ridotti alla condizione di larve che pensano solo alla sopravvivenza. 
L'ultima realtà che l'autrice ci rivela attraverso l'esistenza di Davide Segre, forse la più dura, è quella dell'uomo comune che ha combattuto una guerra. Imbruttito dalla violenza che lo circondava e dai lutti subiti, in guerra Davide Segre si era rivelato spietato; ricorda precisamente quando uccise un soldato tedesco ormai disarmato a calci in faccia, ne ricorda la disperazione e il pianto. Immersi in un contesto di violenza, si tende a diventare bestie, un po' per paura e un po' per disperazione; quando la guerra finisce e si torna alla normalità, quei ricordi tornano a lanciare delle accuse da cui non ci si discolpa facilmente. Davide ricorda quell'episodio e questo lo distrugge; qui vediamo il dramma di chi, costretto alla guerra, è spinto a disumanizzarsi, per poi pentirsene una volta tornato ai tempi di pace. 
La depressione causata dai sensi di colpa e dalle delusioni politiche portano Davide a cadere nel tunnel della droga.
Oltre che per le tematiche delicate e importanti, La Storia è secondo me un grande romanzo proprio per il modo in cui è scritto.
Leggere queste pagine di Elsa Morante è come sedersi di fronte all'autrice e sentirle raccontare con calma tutta la storia. Le opinioni politiche, quando ci sono, vengono espresse senza eccessi di retorica e i momenti drammatici, che nel romanzo non mancano, sono descritti senza eccessi di sentimentalismo. Nonostante ciò, ci sono delle pagine che ritengo magistrali; secondo me, la descrizione della morte di Giovannino in Russia, della sua stanchezza e delle sue allucinazioni, rappresenta forse il miglior pezzo di letteratura nella storia.
Alla luce di quanto ho detto sopra, credo che La Storia sia un romanzo che tutti nella vita debbano leggere almeno una volta.


La mia valutazione
Alla prossima
Luce <3



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