venerdì 29 marzo 2024

One Piece - serie tv - Netflix (recensione)

Buongiorno, oggi vi parlo della nuova serie tv live-action "One Piece"

Titolo: One Piece

Paese: Stati Uniti d'America, Giappone

Anno: 2023-in produzione 

Formato: serie tv

Genere: avventura, azione, commedia, fantastico

Stagioni: 1

Episodi: 8

Lingua originale: inglese




Informazioni

One Piece è una serie televisiva giapponese - statunitense del 2023 creata da Matt Owens e Steven Maeda.

Distribuita da Netflix, la serie è l'adattamento televisivo dell'omonimo manga di Eiichirō Oda.




Trama

Monkey D. Rufy, un ragazzo il cui corpo ha assunto le proprietà della gomma dopo aver inavvertitamente ingerito un frutto del diavolo, vuole diventare il re dei Pirati e soprattutto trovare Il Tesoro One Piece, alla fine della Rotta Maggiore su un Isola, nascosto dal precedente Re Dei Pirati, quindi mette insieme una ciurma, e si avventura con loro sulla Rotta Maggiore per trovare il tesoro.



Recensione

Premetto che non ho mai visto il cartone, che prima o poi vedrò di recuperare; ma la versione live action di One Piece, la prima stagione della saga piratesca elaborata e realizzata da Matt Owens (Luke Cage) e dal veterano del piccolo schermo Steven Maeda (Lost, Csi Miami, Lie to Me, Helix) è soddisfacente, ricca di azione quanto di sentimenti. 



Monkey D Luffy è un ragazzino con grandi sogni che si avventura in mare con lo scopo di diventare il re dei pirati e trovare il "One Piece" del titolo, il tesoro del più grande corsaro mai vissuto; questo nonostante non possa nuotare, perché dopo aver mangiato il frutto del diavolo il suo corpo è diventato di gomma ed è in grado di allungarsi quasi all'infinito ma perde forza e poteri a contatto con l'acqua marina.
Luffy è esile, solare, infantile, ingenuo e riconoscibilissimo grazie a un sorriso enorme e al cappello di paglia che indossa sempre; il cappello è il suo tesoro.
All'inizio di questa avventura è alla ricerca di una nave, una ciurma e della mappa per la rotta maggiore, luogo pericoloso e pieno di avventure: intorno a queste tre conquiste, e ai vari flash-back relativi a ogni protagonista, ci viene narrata questa prima stagione.


Non solo, la fedeltà delle inquadrature che ricalcano il paneling di Oda e alcune battute riprese precisamente non fanno risuonare l'adattamento come una scopiazzatura pedissequa ma portano piuttosto con sé il dono di far riemergere con un'inequivocabile nostalgia i ricordi perduti di quando ci siamo avvicinati per la prima volta a One Piece, ormai più di vent'anni fa. Mentre una scelta via l’altra riportano alla memoria scene e momenti chiave che alcuni di noi avevano dimenticato, non si può fare a meno di notare che anche le modifiche sono soddisfacenti e oculate. Molto, molto merito della riuscita di One Piece è la scelta del cast, per lo più azzeccata. Iñaki Godoy, nei panni di Luffy; Morgan Davies in quelli dell’idealista Coby, Vincent Regan in quelli dell’inarrestabile Garp, Emily Rudd in quelli dell'intrigante Nami, Taz Skylar in quelli del romantico Sanji, Jacob Romero Gibson in quelli del fantasioso Usopp, e il veterano degli adattamenti di manga e anime in live action Mackenyu nelle vesti di Zoro costituiscono tutti valide scelte.


Mancano – nel manga compaiono più avanti – come confermato in precedenza da Netflix – Nico Robin e Chopper, ma 
One Piece regala immense soddisfazioni inserendo tutte le figure cardine della prima parte della saga in tutto il loro eccentrico splendore, osannandone e onorandone l'individualità: dal superbo Mihawk al mellifluo Kuro, dal folle Baggy al vendicativo Arlong. 
Questo live action doveva trasportare in realtà un mondo fantastico con un’iconografia riconoscibilissima, iconica e piuttosto dispendiosa da riprodurre. Il risultato è grandioso, sia per la disponibilità economica che ha permesso alla produzione di ricreare scenografie e accessori nei più minuti dettagli sia per la scelta – tutto sommato non così ovvia – di rimanere fedelissimi all’estetica della fonte, specialmente nella rappresentazione dei personaggi più pittoreschi, con un paio di eccezioni minori davvero azzeccate. Ciascuno è perfettamente riconoscibile al primo sguardo per chi conosce l’opera di riferimento, ognuno è strano, unico e bizzarro come nei manga nonché deliziosamente provvisto degli stessi manierismi che ne contraddistinguono la personalità, come Luffy che si tiene la spalla quando allunga un pugno.
Pensiamo anche a Kuro, con il bavero arricciato, le “cacchine” ricamate sulla giacca e la tipica gestualità con cui si aggiusta gli occhiali con il palmo della mano, abitudine che è sia un vezzo che una necessità. Come è una scelta saggia e felice non aver tentato di replicare le forme esplosive della scaltra Nami, dotandola di più corpo più proporzionato e adatto a un'agile ladra. È quindi su una sinergia felice di tanti elementi indovinati che si basa la riuscita di questa trasposizione; sopra tutti è uno l’ingrediente di questo successo: One Piece riesce a restituire il rassicurante ottimismo, l’innocenza purissima e l'incrollabile fiducia nel prossimo di Luffy.


La mia valutazione


Alla prossima
Luce <3



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