martedì 5 marzo 2024

Recensione "Il re che fu, il re che sarà", T. H. White

 


Autore: T. H. White

Titolo: Il re che fu, il re che sarà

Prezzo: 28,50  e-book 14,99

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«Questo mi sembra giusto.»

«Tutta questa giustizia, signora, non produrrà mai niente di buono.»


Trama

Una tetralogia ormai divenuta un classico, che racconta la vita del mitico re Artù, allevato da Merlino in un mondo magico e meraviglioso e destinato a un futuro di gloria. Splendida epopea tratta dalle antiche leggende bretoni, questo libro ci porta nel regno incantato di Camelot, tra cavalieri, principesse, animali parlanti, uomini volanti... Un universo di stupefacenti creature che da generazioni affascina l'immaginazione di lettori di ogni età.


Il ragazzo pensava di avere qualcosa di sbagliato. Durante tutta la vita – perfino quando diventò un uomo famoso, con il mondo ai suoi piedi – avrebbe sentito questa lacuna: qualcosa nel profondo del suo cuore, qualcosa di cui era consapevole e si vergognava, ma che non riusciva a comprendere. È inutile che noi tentiamo di capire. Non dobbiamo ficcare il nostro naso da dilettanti in un luogo che egli preferiva mantenere segreto.

Recensione


Conosciamo tutti il ciclo Arturiano, inutile negare l'evidenza, così come da bambini, abbiamo visto TUTTI La Spada nella Roccia; ed è così che inizia questo ciclo: con un ragazzino di nome Warth, che si ritrova a fare la conoscenza di un vecchio mago di nome Merlino, del suo gufo Archimede e tanti altri personaggi. Pare che la Disney si sia basata su questo primo racconto per creare il cartone tanto conosciuto, tagliando però, (e per fortuna dico io...) le parti dove Warth, altrimenti conosciuto come Semola, che poi diventerà Artù, la parte dove conosce Robin Hood, Marian e Little John.. 

Ora, dico: se stiamo parlando di Artù, che cosa cavolo c'entrano Robin Hood, Little Jon e Lady Marian??? 

Questo ciclo è diviso in 5 racconti: La spada nella roccia, La regina dell'aria e delle tenebre, Il cavaliere mal creato, la candela nel vento, il libro di Merlino.

Il secondo racconto, La regina dell'aria e delle tenebre racconta di come in Artù sia nata sua filosofia di vita e il modo di regnare, come abbia elaborato l'idea della tavola rotonda, con tutto ciò che ne compete. Artù è stato senza dubbio un visionario, un regnante fuori dagli schemi, questo racconto parla della prima guerra da lui affrontata e ciò che questo ha significato per la sua crescita interiore.


Il libro si sviluppa in due parti che alla fine si uniscono, Da un lato, appunto, Artù con Merlino e i suoi insegnamenti e dall'altro Morgawse, con i suoi figli e la sua apparente poca concentrazione. Qui le mie conoscenze erano differenti e ho apprezzato leggere una diversa interpretazione dei fatti.

Lo stile mantiene la traccia allegra, soprattutto la parte riguardante Morgawse, ma sembra più maturo, come se crescendo Artù crescesse anche il modo di raccontare le sue gesta.

Il terzo libro di questa raccolta racconta di Lancillotto. 

Lancillotto si è rivelato l'esatto contrario di quello a cui sono abituata: qui è un uomo insopportabile, che deve avere sempre tutto sotto controllo, un Lancillotto che di prima battuta non sopporta Ginevra perché le porta via Artù, poi, con la scusa che hanno la stessa età, si scoprono innamorati.. What??
Anche Ginevra non ha brillato per simpatia, almeno si capisce perché si comporta in quel modo.

Artù invece si è di nuovo distinto per serietà e giudizio e ho apprezzato, molto, il suo non voler vedere il problema. White mi ha dato un'interpretazione di questo fatto del tutto convincente e ho provato ancora più simpatia per questo grande Re.

Le avventure di Lancillotto le ho lette sperando in una maturazione del personaggio, in un suo cambiamento. Ho trovato però solo pesante e a tratti faticoso leggere le sue gesta e, a fine lettura mi stava ancora sulle scatole.

Di questo libro però ho adorato due elementi:
il rapporto fra Artù e Lancillotto, questo affetto che va oltre l'amicizia, che mi ha colpita per come viene descritto. Senza grosso trasporto, ma costante;
la questione morale. Il libro è incentrato quasi tutto sul cavaliere del lago, ma a un certo punto Artù affronta un argomento interiore sul bene e sul male e fa autoanalisi sul suo operato. Da qui parte la ricerca del Graal e questo pezzo introspettivo per me è stato una bellissima chicca 

Ho gradito anche come viene trattata la questione religiosa, anche se, a parer mio, ogni tanto viene usata come scusa.

Lancillotto e Ginevra perdono un po' del fascino del proibito, di quel sentimento di amore impossibile di cui ho avuto fantasia e che forse ho troppo idealizzato. La corte di Artù però ne esce più reale e forte, questo non è male affatto.


Quarto libro sulla saga di Re Artù è la candela nel vento. Troviamo i nostri protagonisti invecchiati e ciò che si risalta di più, sono i loro difetti. Quindi abbiamo Lancillotto troppo sicuro di sé, Ginevra troppo egoista e Artù troppo fissato con il suo ideale di giustizia. Tutto questo, unito alla smania di potere di Mordred, porterà a inevitabili scontri.

Lo stile dell’autore è sempre molto lento, piacevole ma non semplice.

All’inizio del libro, tramite un espediente, White racconta il Medioevo, come si viveva in quel periodo, come ragionava la gente, quali erano usi e costumi. Ho trovato interessanti gli esempi riportati e ho apprezzato parecchio questa piccola parentesi, che poco ha a che fare con la trama, ma che da modo al lettore di capire meglio ciò che viene narrato sullo sfondo di questo ciclo arturiano.

Un'altra parte che mi è piaciuta è l’analisi finale di Artù, sulla guerra e su come il potere offuschi ogni buona azione. Una parte molto introspettiva, un tirare i fili su quanto fatto nella propria vita, sugli ideali perseguiti e soprattutto sul prezzo che questo richiede. Ho trovato un Artù stanco e demoralizzato, quasi pentito e mi ha fatto riflettere molto.


Quinto e ultimo libro di questa raccolta, Il libro di Merlino, chiude il ciclo riallacciandosi al primo, La spada nella roccia. Artù alla vigilia della sua battaglia finale, quella contro Mordred, stanco e avvilito, viene precettato dal suo antico mentore e portato in un Consiglio particolare, dove attraverso esempi naturalistici, verrà offerta al Re una visione diversa della Guerra, e più in generale della vita.

Ho apprezzato il fatto che l'autore abbia voluto chiudere il ciclo arturiano facendo riferimento a come ha iniziato, con una sorta di racconto fantastico che però è metafora della vita.

Anche questo non è un libro semplice, in quanto molto filosofico più che introspettivo. Viene scandagliata la storia e la politica dell’umanità, confrontandola con il mondo animale.
In questo ultimo libro la passione naturalistica di White prende il sopravvento, regalandoci qualche chicca su animali non così scontati.

Ho trovato questa lettura interessante, ma anche pesantuccia. 

Nell’insieme questa raccolta mi è piaciuta, diversa da ciò che mi aspettavo, ma la penna di White è particolare e forse non adatta a tutti. Per chi come me ama la storia di Re Artù è un libro da leggere, nonostante non sia esattamente ciò che ci si aspetterebbe.


La mia valutazione
Alla prossima

Luce <3


«Vieni, spada» disse Wart.
Afferrò l’impugnatura con entrambe le mani e fece forza contro la pietra. Si udì in quell’attimo un melodioso accompagnamento di flauti, ma niente si mosse.
Wart lasciò andare l’impugnatura, che cominciava a fargli dolere le mani, e fece un passo indietro, vedendo le stelle.
«È ben conficcata» osservò.

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