sabato 6 aprile 2024

Recensione dilogia "Malice", Heather Walter

 


Autrice: Heather Walter

Titolo: Mirsule

Prezzo: 22,80   e-book 10,99

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1)Malice

2)Mirsule


Ho sentito dire che la principessa Aurora è stata colpita da

un maleficio di sonno o di morte, non so quale sia la verità, ma certo non può essere

sopravvissuta. C’era una… creatura. Alata, famelica, brutale. L’ho vista squarciare in

due un uomo con le sue zanne, sembrava uscita da un incubo. Ma è un mostro, ed è

reale.

Trama

LA GRAZIA OSCURA non c'è più.

Temuta e disprezzata per il tenebroso potere che le scorre nelle vene, Alyce si sta godendo la sua vendetta su coloro che l'hanno resa una reietta. Briar è stato un regno bellissimo e corrotto, ma ora è interamente sotto il suo potere, e nessuno può sfuggire alla sua ira. Neanche l'unica persona che ne possiede il cuore.

La principessa Aurora ha saputo vedere oltre il volto cupo di Alyce, e conquistare un amore che sembrava promettere l'alba di una nuova epoca. Ma quell'amore ha avuto un prezzo e adesso Aurora dorme un sonno incantato, vittima di un sortilegio che neppure Alyce può spezzare. E così il sogno del mondo che avrebbero potuto costruire insieme è andato in fumo.

Alyce è disposta a tutto pur di risvegliare la donna che ama, anche a diventare la mostruosa creatura che gli abitanti di Briar credono che sia. Ma Aurora potrà amarla anche come cattiva?

O l'amore è solo per le favole?




Al mio tocco i rami intrecciati si sciolgono e si aprono, svelando

l’addormentata oltre di essi. Persino dopo tutto questo tempo, il mio cuore

ancora palpita al solo vederla.

Aurora.

È passato quasi un anno da quella terribile notte nella torre nera in cui il

fuso le ha punto la mano, ma le gote dal color di bronzo sembrano ancora

sane e luminose. Le ciglia vibrano di sogni, le labbra sono lievemente

dischiuse, come se di colpo potesse svegliarsi e porre fine a questo incubo

lungo mesi. Un giorno dietro l’altro, un tentativo dietro l’altro di spezzare il

maleficio.


Recensione



A nove mesi di distanza dalla recensione del primo volume, sono qui a parlarvi del secondo e conclusivo romanzo della dilogia "Malice" di Heather Walter, che vi ricordo essere un retelling F/F della Bellla Addormentata nel Bosco, con protagonista Malefica.


Fra le pagine di “Misrule” i temi trattati sono: amoregiustiziapentimento, lutto perdono.

E' un tormentoso e intrigante racconto di caduta, riscatto e redenzione.

Un plot che fa del concetto di “character-driven” il proprio marchio di fabbrica e che viene costantemente alimentato dalle angosciose complicazioni portate in dono da una love story appassionatissima e carica di “angst”.

Questo secondo volume è un netto miglioramento rispetto al precedente, quindi se non eravate convinti, forse vi conviene dargli una possibilità.

Heather Walter riesce a strutturare le sue scene, le sue sequenze e i suoi capitoli con una grazia e un senso del ritmo decisamente fuori dal comune.

Anche quando sembra che “in scena” non stia succedendo nulla di particolare, la sua capacità di evocare vivaci siparietti domestici e dinamiche descrizioni “atmosferiche” le permette di tenersi stretta l’attenzione del lettore.

A pensarci bene, buona parte di questo livello di coinvolgimento si deve probabilmente anche alla sua ottima gestione del punto di vista, ossia alla straordinaria capacità della Walter di farci scivolare sotto la pelle della sua protagonista e “costringerci” a vivere ogni evento attraverso il suo sguardo tutt’altro che imparziale.

Il senso di empatia che ne consegue è ciò che ci permette di continuare a sperare, contro ogni buon senso; ciò che ci legittima a fare il tifo per Alyce perfino nei suoi momenti più bui, malgrado i suoi innumerevoli scivoloni e difetti.

“Misrule” è un libro dotato di un grande carisma e di una notevole personalità.

Gli adorabili Imp dispettosi, la malevola fatina dai capelli rosa, la rocambolesca trasformazione in drago sono chiari segni che l'autrice ha in qualche modo, voluto omaggiare i personaggi Disney.

L’estetica del libro parla chiaro, e lo stesso vale per quella sottile, graditissima punta di umorismo che, puntuale come un orologio, si precipita a stemperare gli animi dei personaggi ogni volta che le loro emozioni arrivano pericolosamente sul punto di sobbollire.

D’altra parte, “Misrule” è anche un libro che si propone di decostruire la trama del classico film d’animazione del ’59.

Gli obiettivi, dopotutto, sono gli stessi: fare tabula rasa dei preconcetti e degli stereotipi proposti dall’antiquata versione disneyana e restituire un pizzico di dignità anche al punto di vista di chi, per un motivo o per l’altro, non è mai riuscito a sentirsi particolarmente buono, bello, gentile, principesco o destinato alla grandezza…

Un’irresistibile storia d’amore maledetta, dicevamo.

Ma, comunque, una love story diversa da quelle in cui siamo soliti incappare leggendo YA, a prescindere dall’orientamento sessuale delle due protagoniste.

In questo secondo volume, infatti, Alyce e Aurora continuano a confrontarsi con un’unica, lacerante domanda… l’unica possibile, considerando le circostanze: l’amore vero esiste sul serio?

O è solo un’illusione da adolescenti, un miraggio, una portata di fumo negli occhi?

Questa sorta di “dialogo interno” fra tesi e controtesi (amore vero sì, amore vero no…) si rivela estremamente accattivante e, come uno scoppiettante motore a propulsione, spinge il lettore a voltare voracemente le pagine!

Non guasta neanche il fatto che Alyce e Aurora siano due personaggi estremamente affascinanti, dotati di un’ambiguità morale che sembra sempre pronta a spingere i loro comportamenti verso le direzioni più imprevedibili.

In “Misrule”, per intenderci, non c’è spazio per i cliché.

La strega è un'(anti-)eroina, una vittima, una giustiziera; ma è anche un mostro, un’ingenua, un’assassina.

La principessa, invece, è il love interest; ma è anche il mentore, la ribelle e, forse, l’antagonista definitiva.

Fino a qui, insomma, un lavoro coi fiocchi.

Purtroppo, non appena arriva il momento di tirare le somme e fornire ai suoi lettori una sorta di risoluzione, l’autrice decide di alzare le braccia al cielo e lavarsene le mani.

Incapace di prendere una posizione definitiva, di sbrogliare la matassa formata da centinaia di fili aggrovigliati intorno a una base di tormento, dubbi e morbosità, la Walter soccombe all‘incertezza e si limita a regalarci un apatico finale aperto.

Uno scenario che culmina, effettivamente, in un epilogo dal taglio abbastanza realistico… ma niente affatto appagante.

Come lasciare a bocca asciutta il lettore, dopo averlo incoraggiato a “smaniare” per centinaia di pagine.

Un vero peccato.

Tuttavia, devo confessarlo: per Alyce e Aurora, avrei gradito una conclusione un po’ più… definitiva? Decisa? Catartica?

Qualcosa del genere…

In sostanza i punti di forza di questa dilogia sono: i personaggi moralmente e volutamente ambigui; la strepitosa gestione del punto di vista;  la creazione di un mondo pittoresco e accurato; la commedia  umoristica e i colpi di scena imprevedibili.

Mentre i punti deboli sono: un finale aperto e inconclusivo, che si lascia indebolire dalla stessa ansia che divora i personaggi; un’esasperante ripetitività nelle travagliate dinamiche fra Alyce e Aurora (in pieno stile “mezzo passo avanti, due indietro”…); e triangoli d’amore che non stanno né in cielo, né in terra

Nel complesso però mi è piaciuto!

La mia valutazione



Alla prossima

Luce <3





“Sì, cucciola. Sei nata solo per questo.”

Raddrizzo la schiena, assaporo le sue lodi.

Non sono sempre stata così ricettiva verso la voce di Mortania. Quando

ero la Grazia Oscura il suo spirito infestava i miei incubi: ero terrorizzata

all’idea di diventare crudele come le storie raccontavano di lei, e alla fine è

andata proprio così. Dopo l’assalto al palazzo il peso di ciò che avevo fatto

a Briar mi è crollato addosso, e mentre guardavo il reame in fiamme

pensavo ai cittadini del distretto comune, molti dei quali probabilmente

avevano odiato i nobili tanto quanto me. Ai bambini. A Hilda, la speziale,

che mi trattava quasi come sua amica. Anche lei è fuggita come tutti gli

altri, terrorizzata alla vista di quella bestia alata che scatenava la sua ira su

Briar.

“Impegnati a non diventare ciò che loro pensano tu sia” mi aveva detto.

Ma, per tutto quel tempo, l’unica cosa che avrei dovuto essere era

proprio quel mostro.

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