sabato 23 novembre 2024

Recensione "Una barca nel bosco", Paola Mastrocola

 


Autrice: Paola Mastrocola

Titolo: Una barca nel bosco

Prezzo: 11,20   e-book 8,99

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Forse era meglio se facevo il pescatore come te. Non so se saresti stato felice, ma forse era proprio meglio. Tu volevi chissà cosa per me. E invece era giusto così, tutti i miei compagni hanno fatto il mestiere del padre. E' giusto così: chi ha il padre ingegnere fa l'ingegnere, chi ha il padre avvocato fa l'avvocato.
Ma tu non volevi che io facessi il pescatore. Certe volte da bambino, mi hai anche nascosto le lenze. Mi dicevi: non le trovi perchè sei sbadato, ma io lo sapevo che me le avevi nascoste tu. Chissà cosa mai fantasticavi per me, quali castelli.
Tanto tu non eri un padre che poi mi avrebbe aiutato. Me lo dicevi: adesso che vai a scuola sei grande, devi fare da te, io anche se potessi non ti aiuterei mai. Avevo sei anni quando mi dicevi così, sei anni.
Ma tu parlavi troppo con il mare, non sapevi niente del mondo.

Trama

Gaspare Torrente, figlio di un pescatore e aspirante latinista, approda a Torino da una piccola isola del Sud Italia. Un ragazzo come lui, che a tredici anni traduce Orazio e legge Verlaine, deve volare alto, fare il liceo e scordarsi il piccolo mondo senza tempo della propria infanzia. Ma la scuola superiore tradisce le sue aspettative: si trova alle prese con programmi flessibili, insegnanti incapaci e compagni "alla moda". Si sente sempre fuori tempo, fuori posto, come una barca nel bosco. E anche l'università, qualche anno dopo, non è da meno. Ma proprio quando tutto sembrerebbe perduto, la vita gli regala una svolta sbalorditiva, un riscatto etico ed estetico nei confronti di una società che riconosce solo i gregari e di un sistema scolastico che si rivela inadeguato a coltivare un talento.


Le piante hanno una chioma proprio come gli esseri umani. E le chiome, umane o no, vanno curate: bisogna sagomare il taglio, disegnare una forma aggraziata, e poi smussare continuamente gli eccessi, scorciare, pareggiare, dare - come si dice- una spuntatina.
Una chioma ben tenuta è tutto; e ti da quel senso di ordine, mentre tutto intorno a te è caos.


Recensione

Ognuno di noi ha un sogno nel cassetto, anche Gaspare Torrente ne ha uno.

Molto spesso però, quando si ha a che fare con i sogni, bisogna prima fare i conti con la realtà.

Si dice che se un sogno ha tanti ostacoli è quello giusto, ma ciò non basta a motivare chi, come Gaspare, si ritrova ad affrontare una realtà molto più dura di quello che immagina.

Figlio di un pescatore e aspirante latinista, Gaspare Torrente approda a Torino da una piccola isola del sud Italia. Un ragazzo intelligente come lui non è fatto per restare su un’isoletta e vivere nell’ignoranza; un ragazzo come lui è fatto per studiare e volare in alto. Le aspettative di Gaspare riguardo il liceo sono molto alte, ma vengono presto tradite. Si ritrova faccia a faccia con programmi scolastici troppo snelli e lenti, professori incapaci e compagni che basano la loro vita sull’apparenza.

Sarebbe come se un animale domestico, viziato dal suo padrone, si ritrovasse nella giungla più selvaggia. Allo stesso modo Gaspare si sente fuori tempofuori postocome una barca nel bosco.

Cerca di adattarsi alla situazione e agli occhi della madre, che ha fatto tanti sacrifici per i suoi studi, il suo cambiamento sembra quasi un’ eresia.

La realtà universitaria non si rivela poi diversa, tant’è che Gaspare decide di abbandonare il suo sogno di diventare latinista e “seguire la corrente”.

La nostra società però non segue la meritocrazia: è una società malata, che non da la possibilità di esprimersi, anzi costringe ad omologarsi.

Una denuncia contro una società corrottamalata e omologata. Questo libro però è anche speranza: ci stimola a far germogliare i nostri sogni e allo stesso modo, nel vero senso del termine, germoglieranno i sogni di Gaspare.

Un libro da leggere, un punto di riferimento per chi, come Gaspare, si sente fuori posto, come una barca nel bosco.


La mia valutazione


Alla prossima

Luce <3

Vorrei iscrivermi a Latino. Ma mia madre dice che, poi, che razza di lavoro trovo con il latino, si guadagna poco e comunque avevo promesso a papà che facevo l'avvocato... Dice: "Abbiamo fatto tanti sacrifici, io e tuo padre".
Lo so. Avrei preferito di no. Non ne posso più con questa storia dei sacrifici, vorrei dirvi che io non li volevo i vostri sacrifici. Non vi ho chiesto io di farli. Per me andava bene se stavate un po' anche fermi, invece di passare la vita a lavorare, che non ve la siete goduta niente. Ma quando ne parlavo con papà e provavo a dirgli: fai meno giri con i turisti, porta la mamma in spiaggia e prendetevi il sole, lui mi guardava con gli occhi delusi, come a dirmi: ma allora non capisci che tutto quello che facciamo lo facciamo per te.


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