giovedì 7 novembre 2024

Recensione "Al di qua del fiume", Alessandra Selmi

 


Autrice: Alessandra Selmi

Titolo: Al di qua del fiume

Prezzo: 18,05  e-book 11,99

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"Il luogo che cerchi non esiste sulla terra."


Trama

È solo un triangolo di terra delimitato dal fiume Adda, lo si può abbracciare con uno sguardo. Ma, nel 1877, agli occhi di Cristoforo Crespi rappresenta il futuro. Lui, figlio di un tengitt, di un tintore, lì farà sorgere un cotonificio all'avanguardia e, soprattutto, un villaggio per gli operai come mai si è visto in Italia, con la sua chiesa, la sua scuola, case accoglienti con giardino. Si giocherà tutto quello che ha, Cristoforo, per realizzare quel sogno. I soldi, la reputazione e anche il rapporto col fratello Benigno, ammaliato dalle sirene della nobiltà di Milano e dal prestigio di possedere un giornale. Per Cristoforo, invece, ciò che conta è produrre qualcosa di concreto e cambiare in meglio la vita dei suoi operai. E la vita della giovane Emilia cambia il giorno in cui si trasferisce nel nuovo villaggio. Figlia di uno dei più fedeli operai dei Crespi, e con una madre tormentata da cupe premonizioni del futuro, Emilia è spettatrice della creazione di un mondo autosufficiente al di qua del fiume, e la sua esistenza, nel corso degli anni, si legherà ineluttabilmente a quella degli altri abitanti di Crespi d'Adda. Come la famiglia Malberti, l'anima nera del villaggio, o gli Agazzi, idealisti e ribelli. Con loro, Emilia vive i piccoli e grandi stravolgimenti di quel microcosmo e affronta le tempeste della Storia: i moti per il pane del 1898, la prima guerra mondiale, le sollevazioni operaie... Tuttavia il destino farà incrociare la sua strada anche con quella di Silvio Crespi, erede dell'azienda e della visione del padre Cristoforo. Nonostante l'abisso sociale che li divide, tra i due s'instaura un rapporto speciale che resisterà nel tempo, e sarà Emilia il sostegno di Silvio nel momento in cui i Crespi - forse diventati troppo ricchi, troppo orgogliosi, troppo arroganti - rischieranno di perdere tutto. Fino all'avvento del fascismo, quando il villaggio Crespi, come il resto del Paese, non sarà più lo stesso. Il racconto appassionato dell'intreccio di destini tra imprenditori visionari e coraggiosi e famiglie operaie: speranze, drammi, vendette e amori in un grandioso ed emozionante affresco storico.


Il tuo destino è il destino comune di tutti. In ogni vita deve cadere un po’ di pioggia.


Recensione


Nel 1877 un uomo, Cristoforo Crespi, figlio di tintori, acquista con immenso rischio una zona a ridosso dell'Adda: lì sorgerà una delle sedi della Benigno Crespi, l'azienda tessile di famiglia. La scommessa di Cristoforo è però quella di immaginare lì qualcosa di diverso dal solito: un luogo in cui ogni operaio può trovare ciò che gli serve - dalla casa alla scuola per i figli, da luoghi di svago e di ritrovo all'assistenza sanitaria - e anche la bellezza. Quello che per tutti era un investimento azzardato per un sogno ancora più folle, si rivela invece una straordinaria intuizione: quello che prenderà poi il nome di Crespi d'Adda è un paese singolare, che ruota attorno al mondo operaio, secondo una visione illuminata di un imprenditore umano, da un lato visionario e dall'altro estremamente pragmatico. 

Da un lato seguiamo le vicende di Cristoforo e della sua famiglia: la moglie Pia, un po' sullo sfondo, è però sempre vicina al marito, anche nelle scelte più rischiose; il primogenito Silvio, geniale e intuitivo quanto il padre, nonché assennato nelle scelte; l'altro figlio Daniele, affascinante e pieno di idee, ma poco costante e dedito alla fatica. 
La maggior parte del romanzo è però ambientata a Crespi d'Adda, dove sono gli operai a muoversi: c'è la famiglia dei Vitali, in cui troviamo un capofamiglia estremamente affidabile, Carlo, che vive per la crescita dell'azienda; sua moglie, Amalia, bella ma profondamente turbata da visioni che le predicono, attraverso quella che crede essere la voce Dio, terribili avvenimenti. La loro figlia, Emilia, è uno dei personaggi principali della vicenda: estremamente portata per lo studio, ma appartenente a una famiglia umile, attraverserà molteplici ostacoli. Ad aiutarla, a cominciare da un episodio in cui Emilia rischiava di essere gettata nel canale, arriva spesso Silvio, il primogenito Crespi. 
C'è la famiglia di Luigi Agazzi, prima oste succube del suocero e della moglie Margherita, e poi operaio per la Benigno Crespi, ma per un breve periodo, perché la vita poi ha in serbo per lui ben altro, perché la sua fantomatica zuppa con la cotenna riscalderà molti degli abitanti del paese e i suoi bicchieri di vino accompagneranno le serate di tanti, laggiù, tra partite di carte, chiacchiere e confessioni. 
Più controversa è la famiglia Malberti, in cui troviamo un capofamiglia prepotente e aggressivo, Oreste, grande lavoratore, poco dedito però a mostrare affetto alla moglie Luigia e ai tanti figli. In particolare, a risentire del modello paterno ci sarà quello che tutti chiamano "Canèta", pronto a esercitare la violenza e la forza, spesso mettendo a tacere il proprio mondo interiore. Viceversa, Alfredo, detto "Fredo", diventa il braccio destro del padrone, inizia a vestire bene e a sperare di poter fare carriera; oltre a queste ragioni, ad allontanarlo dalla famiglia c'è anche la sua omosessualità, non dichiarata apertamente all'inizio del romanzo, ma risaputa da tutti. Diverso è il destino che attende le due gemelle Malberti, Adele ed Elvira, una destinata ad andarsene e l'altra a essere la pecora nera del paese. Remigio, l'ultimo nato, vive in un mondo tutto suo e richiede di essere accudito e guidato. 

Questi sono i tre gruppi familiari che riempiranno la prima parte del testo, ma a loro si aggiungeranno nel corso dell'opera mogli, mariti, compagni, amori nascosti, nemici, parenti acquisiti... Su tutta la narrazione risuona, da un lato, l'etica della fatica, unica via legittimata per raggiungere un successo meritato. Più immediata da comprendere è la fatica fisica degli operai (uomini, donne e bambini), sottoposti a turni da dodici, quattordici o anche sedici ore. Tuttavia, anche i padroni sono sottoposti a una tensione continua, che li porta da un lato a curare gli interessi di famiglia (torna in più luoghi la raccomandazione: "Tegn da cunt la mia roba"), dall'altro a sentire sulle proprie spalle tutto il peso di un'enorme responsabilità («Devi sforzarti», gli diceva suo padre. «Hai sei figli e duemila operai, non puoi lasciarti andare», p. 412). 
Ne consegue che i sacrifici sono frequenti e spesso onerosi per tutti i personaggi del romanzo: c'è chi rinuncerà a un amore, chi a un percorso di studi tanto sperato, chi al denaro, chi alla rispettabilità, chi addirittura alla vita. I Crespi, ad esempio, non potranno mai mostrarsi deboli o incerti sulla via da percorrere, perché devono essere un punto di riferimento per i loro dipendenti:
Il padrone non può essere un uomo, non può avere paure e incertezze, non può mostrare a nessuno la propria vulnerabilità. Anche se è circondato da mille operai, il padrone è sempre solo. (p. 28)
E i sentimenti, allora, dove sono finiti?  Al di qua del fiume è colmo di sentimenti e legami, perché al centro pone la creazione di una comunità, e dunque l'autrice, Alessandra Selmi, si preoccupa di ricostruire relazioni, odi, gelosie, invidie, generosità, solitudine ed emarginazione,... L'assortimento è vario, così come le tante sfaccettature che riguardano ogni singolo sentimento, a cominciare dall'amore:
[...] l'amore, una parola che, in appena cinque lettere, esprime un'infinità di significati. È amore quello che si prova a vent'anni, quando il tempo che ci separa dalla persona amata è vischioso come lava; amore, quello della passione che brucia come un incendio di sterpaglie; amore, quello di un'unione ormai così consolidata che quasi non si nota più nemmeno, ma che ancora scalda come la brace che dorme silenziosa nella stufa. (p. 424)
Di tutte queste varietà d'amore troviamo almeno un esempio, ma non pensiate che Alessandra Selmi cavalchi l'ondata fortunata forse, a livello editoriale, ma molto respingente in fatto di bontà letteraria, di certe uscite recenti che sono libri rosa camuffati da saga familiare. L'autrice parte innanzitutto da uno studio accurato di oltre cinquant'anni di documenti relativi alla realtà di Crespi d'Adda, e dunque l'elemento storico si percepisce, così come uno studio attento dei costumi. Così vediamo agire sulla scena personaggi verosimili, ben caratterizzati senza che risultino mai stereotipati, al punto che la maggior parte di loro ci risulterà nota e non avremo bisogno di ricorrere ad alberi genealogici o altri. Nel dubbio, come mio solito davanti a una saga familiare dal numero corposo di pagine e di anni narrati, mi sono segnata in fondo al libro le diverse parentele, ma vi assicuro che non è affatto difficile seguire i vari filoni, complice una struttura equilibrata, che permette di non perdere mai alcun personaggio per troppe pagine.  


La mia valutazione



Alla prossima
Luce <3



“Ma, se nel frattempo io fossi stata chiamata al cospetto di Dio, non andare a piangere sulle mie spoglie mortali: ovunque esse siano, mi troverai sempre qui. Sarò nel suono della campana la domenica, nel pulviscolo di cotone che galleggia nell’aria, nella corrente del fiume, nei mattoni della ciminiera, nell’ombra delle case.
Lascio quel che resta di un sogno, ma non smetterò mai di sognare.

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