Buongiorno, oggi vi parlo di una serie tv che potete trovare su Amazon Prime
Titolo: The Last Tycoon
Paese: Stati Uniti d'America
Anno: 2016-2017
Formato: serie tv
Genere: drammatico, in costume
Stagioni: 1
Episodi: 9
Durata: 60 min (episodio)
Lingua originale: inglese
Informazioni
L'ultimo tycoon (The Last Tycoon) è una serie televisiva statunitense. Ha debuttato con l'episodio pilota il 17 giugno 2016, mentre gli altri episodi sono stati pubblicati il 28 luglio 2017 sul servizio on demand Amazon Video. La serie è tratta dall'ultimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald Gli ultimi fuochi. Il 9 settembre 2017 la serie viene cancellata dopo una sola stagione prodotta.
In Italia, la serie è stata interamente pubblicata il 28 luglio 2017 su Prime Video sia in lingua originale con sottotitoli in italiano che con il doppiaggio in lingua italiana.
Trama
La serie è ambientata nel 1936, quando il governo nazista sotto Adolf Hitler tentò di dettare la produzione cinematografica tradizionale di Hollywood. Monroe Stahr, personaggio liberamente ispirato al famoso produttore Irving Thalberg, combatte con il suo capo Pat Brady per violare le regole del Terzo Reich.
Recensione
Si fa un po' fatica a descrivere la sensazione che si prova dopo aver visto il pilot di The Last Tycoon. Nella mente dello spettatore si insinua il presentimento di trovarsi davanti a qualcosa di esteticamente perfetto ma privo di contenuti; il vortice di personaggi e dinamiche dei primi 60 minuti, con annesso colpo di scena finale, sembrano non essere sufficienti per meravigliare o incuriosire. Tuttavia lo show si ispira ad una storia scritta da F. Scott Fitzgerald ed è perciò doveroso concedere una chance ai restanti episodi.
Hollywood, seconda metà degli anni Trenta. La Brady American Pictures è in fermento dopo aver messo in cantiere un film sulla vita della stella del cinema Minna Davis, tragicamente scomparsa due anni prima. L’idea del progetto è di Monroe Stahr, produttore cinematografico dal talento innato nonché marito della defunta attrice, da tempo alla ricerca del film perfetto che gli possa permettere di entrare di diritto nell’olimpo hollywoodiano.
L’entusiasmo ha però vita breve: il secondo conflitto mondiale non è ancora scoppiato ma la Germania nazista sta già facendo pressione sul resto del mondo. Per questo motivo, sebbene il Führer sia un grande appassionato di cinema, non può concedere la distribuzione di un film dove la protagonista, un’attrice amata dal pubblico di tutto il mondo, si sposa con un ebreo. Il capo dello studio Pat Brady è quindi costretto a bloccarne la produzione – il mercato tedesco è molto redditizio e perderlo implicherebbe un deficit difficile da coprire – provocando lo scontento del suo pupillo Stahr, che deve rimettersi alla ricerca di un nuovo, grande progetto.
L’idea vincente arriva inaspettatamente dalla giovane figlia del boss Celia Brady, che propone una storia a sfondo antinazista in grado però di superare la censura tedesca grazie agli escamotage della sceneggiatura. Inizia così la travagliata produzione di Un nemico tra di noi, affiancata alle dinamiche interne della Brady American Pictures e alle vicende personali dei suoi collaboratori, in particolare quelle di Monroe Stahr.
Ideato e scritto da Billy May lo show conferma nei successivi episodi il presentimento avuto con il pilot, ovvero quello di trovarsi davanti al classico prodotto “tutto fumo e niente arrosto”. L’attenzione ai dettagli nei costumi è a dir poco maniacale e convincente ma va a scapito dell’emozione, non contribuisce a ricreare il tumulto degli anni ’30 e nemmeno lo spirito dei romanzi di Fitzgerald, dove i personaggi vivono appieno la loro vita affascinati dal mondo che li circonda ma spesso hanno un vuoto incolmabile dentro di sé.
La crisi dell’industria del cinema, l’avvento nazista, i sindacati dei lavoratori, gli scioperi, la differenza tra ricchi e poveri e, non meno importanti, le relazioni amorose: la carne al fuoco è decisamente troppa e diciamocelo: sto telefilm risulta un filino scialbo.
Si ripropone qui la scena dello studio colmo di di segretarie e di collaboratori molto impegnati e quella di un capo in gamba che però nulla può contro il talento del suo protetto: sul lavoro Stahr sembra essere un Re Mida, tutte le sue idee sono brillanti e di successo, a scapito di una vita privata problematica piena di segreti. Stahr, nonostante le disgrazie – la tragica morte della moglie e un suo problema di salute – non riesce a mostrarsi tormentato e straziato; questo per colpa di uno script a dir poco debole, che costringe l’interprete Matt Bomer a portare sullo schermo un main character bello, di successo ma incapace di emozionare.
Il personaggio più riuscito è quello di Lily Collins che però è basato sullo stereotipo della ragazza ricca che si innamora del povero di turno, disposta a rinunciare al destino già scritto dal padre per inseguire i suoi sogni.
La confezione è bellissima, ma il suo contenuto è deludente; gli intrighi d’amore non appassionano, il protagonista non è in grado di coinvolgere lo spettatore e l’introduzione di personaggi realmente esistiti non affascina ma fa pensare che, anche senza la loro presenza, nulla sarebbe cambiato. La presenza della controparte fittizia di Shirley Temple inoltre, con annessi numeri di ballo e canto, non crea nessuna scena cult o tormentone che possa rimanere impresso per giorni nella mente di chi guarda.
The Last Tycoon fallisce il suo intento o quasi, dipende da cosa state cercando: se volete uno show ben allestito e confezionato siete nel posto giusto ma se desiderate un period drama con i fiocchi, in grado di legare gli avvenimenti storici con i personaggi di fantasia e capace di appassionare senza strafare, dovrete cercare altro.
La mia valutazione
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