mercoledì 17 maggio 2023

Cover reveal "L'angelo caduto", Cristiano Pedrini

 Buongiorno, oggi partecipo al cover reveal del nuovo romanzo di Cristiano Pedrini


Neal Russell, ispettore della polizia di York, ha dovuto

reinventarsi la vita. Dal giorno in cui venne ferito in

servizio, le sue giornate trascorrono nel timore di non

essere più all’altezza dei propri compiti. Egli percepisce

la propria inadeguatezza nel continuare a vestire

l’uniforme, nonostante il trasferimento ad un altro

incarico e la fiducia che Helen O’Brian, suo diretto

superiore, continua a riporre in lui.

La morte di un importante membro del Consiglio

Comunale della città e l’incarico di garantire la

protezione ad un possibile testimone, travolgono la

routine di Neal che si trova costretto a convivere con

una persona che sa indossare, abilmente, mille

maschere diverse pur di apparire l’essere perfetto e

desiderato che molti bramano di incontrare. Dietro al

soprannome di “angelo caduto”, si cela un ragazzo

disinibito che porta con sé l’eleganza insita nel suo

nome, ma James vede in Neal solo un'altra anima da

mettere a nudo, da asservire ai suoi desideri. Tuttavia,

se il suo presente appare saldo, il futuro potrebbe

riservare una sorte che lo accomunerà ad un nome

dimenticato di un lontano passato. Per James la

damnatio memoria potrebbe essere l’unica via di fuga

dal tragico epilogo che si profila all’orizzonte?

«Ora l’angelo caduto mostra tutta la sua debolezza, ed è

proprio in questo momento che la sua vera natura

prende il sopravvento. Per pochi istanti si trasforma

nell’essere perfetto, orgoglio e debolezza in lui si

fondono per mostrare la vera essenza dell’uomo.»


Parte dei proventi di questo libro saranno devoluti

alla Colonia felina del Cimitero Monumentale

Milano e del Castello Sforzesco, curata da alcune

volontarie, che si adoperano da tempo per curare

e sfamare i gatti che vivono in questi spazi.

www.facebook.com/coloniamonumentalemilano


Estratto dal Capitolo Secondo


La mente di Neal continuava a indugiare sul rapporto che aveva letto e riletto più volte,

cercando di farsi un’idea della persona che avrebbe incontrato di lì a poco. Curiosamente quel suo

appellativo, dai contorni così intriganti si frapponeva al suo vero nome, James, classico e solenne,

come lo era la costruzione che aveva visto stagliarsi all’orizzonte. Castle Howard era una delle

residenze di campagna più importanti del Paese, sorgeva a una ventina di chilometri a nord di

York, era tra le più grandi dell’Inghilterra, costruita tra il 1699 e il 1712 dal terzo conte di Carlisle.

Anche se i suoi interni erano davvero sontuosi, agli occhi di Neal era la tenuta che lo circondava ad

aver attirato maggiormente la sua attenzione. Vi aveva scorto numerosi monumenti, e prima di

mettervi piede aveva letto alcune informazioni sul web, scoprendo che la proprietà comprendeva

anche diversi villaggi.

Ormai attendeva pazientemente da venti minuti nell’imponente atrio della residenza, ritrovandosi

a osservare le alte colonne che sorreggevano la grande cupola.

Gli affreschi, racchiusi in elaborate cornici di marmo ritraevano figure mitologiche stagliate su un

cielo terso, illuminate dalle ampie finestre che si aprivano sulla parte superiore.

«Scommetto che Lord Gray ama fare il grandioso imponendo queste sfibranti attese» si

lamentò Neal cingendo le braccia dietro le spalle, voltandosi verso alcuni busti di marmo. Quei

volti sembravano tutti accigliati e forse, guardando quell’austero ambiente, ne avevano ben

motivo.

«Percival ha molti difetti, e uno dei più discutibili è quello di proteggere eccessivamente la

mia privacy, e la sua, ovviamente...» La voce che provenne dalle sue spalle era calma e pacata, ma

suscitò lo stesso un senso di apprensione. Si girò lentamente, ritrovandosi davanti a quello stesso

volto che si era ritrovato a osservare più volte mentre rileggeva il rapporto consegnatole da Helen.

Nonostante le poche informazioni, più si ritrovava a fissare quella fotografia, più si accorgeva di

quanto quell’appellativo fosse quanto mai azzeccato. La sua bellezza era indiscutibile e quegli

occhi bruni erano capaci di vincere ogni resistenza, mostrando un perfetto equilibrio tra dolcezza

e impertinenza.

«Immagino che tu sappia chi io sia» osservò il ragazzo, «mi spiace che tu abbia fatto questo

viaggio per nulla.»

«Veramente, speravo che mi concedessi almeno qualche minuto...» commentò Neal,

seguendone con lo sguardo i movimenti. Lo vide guardarsi attorno, incrociando le braccia al petto.

«Stai perdendo il tuo tempo» gli disse, oltrepassandolo.

«Può darsi James, ma io comunque vengo pagato lo stesso, nonostante il risultato» sorrise

Neal seguendolo.

«Beh, anche io» annuì il ragazzo aprendo il pesante portone dell’ingresso. «Io vado a fare il

mio quotidiano jogging, se riesci a starmi dietro.»

Neal alzò lo sguardo al cielo, ma non aveva scelta. Si era immaginato di poter parlargli seduto

davanti a una buona tazza di tè e non certo di inseguirlo per tutta la tenuta. Lo seguì, uscendo

dalla residenza, accompagnandolo lungo un sentiero che saliva verso la collina.

«Io mi chiamo Neal Russell...» gli disse, allentandosi il nodo della cravatta.


«Molto lieto, beh, tu sai già chi sono» replicò James senza neppure voltarsi, continuando a

correre.

«Sì, ma visto che siamo in argomento, ho letto del tuo soprannome, è molto particolare.»

«Vorrei prendermi il merito, ma non sono stato io io a sceglierlo. Fu il mio primo cliente... era

un professore di arte.»

«Ah, io... sì capisco...» indugiò Neal.

Nessun commento:

Posta un commento