venerdì 6 gennaio 2023

Recensione "La vita bugiarda degli adulti", Elena Ferrante

 


Autrice: Elena Ferrante

Titolo: La vita bugiarda degli adulti

Prezzo: 12,00  e-book 12,99

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“All'ingiustizia bisogna dare una risposta ferma, cocciuta: tu fai questo al tuo prossimo e io ti dico che non lo devi fare e  se tu continui a farlo io continuo a oppormi, e se mi schiacci con la tua forza io mi rialzo, o se non riesco più a rialzarmi, altri si rialzeranno, e altri ancora.”


Trama

DA QUESTO ROMANZO DI ELENA FERRANTE LA SERIE NETFLIX DAL 4 GENNAIO 2023

Crescere per diventare cosa, per assomigliare a chi?
Il nuovo romanzo di una scrittrice amata in tutto il mondo.

Il bel viso della bambina Giovanna si è trasformato, sta diventando quello di una brutta malvagia adolescente. Ma le cose stanno proprio così? E in quale specchio bisogna guardare per ritrovarsi e salvarsi? La ricerca di un nuovo volto, dopo quello felice dell’infanzia, oscilla tra due Napoli consanguinee che però si temono e si detestano: la Napoli di sopra, che s’è attribuita una maschera fine, e quella di sotto, che si finge smodata, triviale. Giovanna oscilla tra alto e basso, ora precipitando ora inerpicandosi, disorientata dal fatto che, su o giù, la città pare senza risposta e senza scampo.



L'estratto

«Due anni prima di andarsene di casa mio padre disse a mia madre che ero molto brutta. La frase fu pronunciata sottovoce, nell’appartamento che, appena sposati, i miei genitori avevano acquistato al Rione Alto, in cima a San Giacomo dei Capri. Tutto — gli spazi di Napoli, la luce blu di un febbraio gelido, quelle parole — è rimasto fermo. Io invece sono scivolata via e continuo a scivolare anche adesso, dentro queste righe che vogliono darmi una storia mentre in effetti non sono niente, niente di mio, niente che sia davvero cominciato o sia davvero arrivato a compimento: solo un garbuglio che nessuno, nemmeno chi in questo momento sta scrivendo, sa se contiene il filo giusto di un racconto o è soltanto un dolore arruffato, senza redenzione».



Recensione

Lo ammetto, ho voluto ascoltare questo romanzo per due ragioni: 1) speravo di trovare una sorta di storia alla "L'amica geniale" e 2), dal 4/1/23 è online su Netflix la serie tratta proprio da "La vita bugiarda degli adulti".

Anche questa volta l’incipit è spiazzante e ci mostra uno strappo. Giovanna apprende di essere brutta, Giovanna smette di essere una bambina. Cresciuta in una famiglia borghese, la protagonista non parla il dialetto, non ha modi sguaiati e soprattutto non ha rapporti con i parenti del padre. E proprio questa mancanza di rapporti eserciterà sulla protagonista tredicenne un fascino irresistibile. Brutta, possibile che fosse brutta? Ad un certo punto non capiamo più se “Giannina” ha paura di essere brutta fuori, esteticamente, oppure nel senso umano del termine.  Davvero è uguale alla terribile zia Vittoria? L’unico modo per scoprirlo è incontrarla, dando vita a un rapporto che pian piano si rivelerà alquanto malsano. Vittoria è una donna dura, rimasta sola e abituata a comandare. Ha conosciuto l’amore, quello vero, carnale e angelico allo stesso tempo, ma l’ha perduto. Di Enzo restano soltanto i ricordi d’amore e di sesso, le visite al cimitero e… la moglie Margherita. Due donne possono essere unite dall’amore per lo stesso uomo? Chi lo sa, ma vediamo di andare per gradi, mi sa che sto andando un filo troppo veloce, o sbaglio?


Ne La vita bugiarda degli adulti le protagoniste sono queste due figure femminili: nipote e zia divise da anni, educazione, carattere. Vittoria fa finire la nipote in un inferno chiamato vita adulta. La zia le mostrerà che niente di ciò che sa è come sembra: basta osservare un po’ più attentamente il mondo circostante e Giovanna si renderà conto che la sua famiglia non è quella che dice di essere: il padre è alquanto tirchio, la madre è decisamente ambigua, cosa nascondono? L’ingresso nella vita adulta è una vera e  propria sofferenza per Giovanna che cerca disperatamente la propria dimensione. Prima impara il dialetto per far dispetto ai genitori, va male a scuola, sceglie vestiti grandi e scuri per nascondersi, si trucca pesantemente e ha un atteggiamento arrogante. Giovanna è una ragazza che vorrebbe tornare bambina e si ritrova ad essere una pedina nelle mani della zia. O forse no… difficile dirlo, perché di Vittoria sappiamo poco nonostante tutto. Le piace tirare tiri mancini al fratello, è invidiosa, rozza, maleducata… ma è anche una donna in cerca di affetto e chissà, forse anche dentro di lei si nasconde la bellezza.


La Napoli in cui si muovono i personaggi, e ce ne sono parecchi, è una città familiare. Qui come nell’Amica geniale si respira un’aria di degrado impregnata da diversi umori che passano dalla voglia di riscatto all’arrendevolezza. Oltre alle amiche di Giovanna ci sono anche gli uomini: Roberto, Rosario e altri, tutti diversi, ma divisi in due categorie: o eccezionali o santi. Ma al centro ci sono questi rapporti familiari,  tutti corrotti, tutti sporcati da segreti e angherie.

I giorni, come i mesi passano e Giovanna non può fare a meno di crescere, i cambiamenti nella sua famiglia e in quella delle amiche sono sempre più grandi. L’unica costante? Un maledetto braccialetto che è sempre nelle mani sbagliate, invece di essere simbolo di amore, regala inquietudine e amarezza a chi lo indossa. Credo sia sottinteso che dietro questo simbolo c'è niente meno che la "cara" zietta Vittoria.

Un racconto feroce, alla ricerca di un'identità che viene sostanzialmente pilotata dagli adulti, ma è la genetica che lo fa, o i rapporti di Giannina?


Questa storia è uno schiaffo in faccia a  Giannina che forse, in un’altra vita, avrebbe potuto essere la Elena dell’amica geniale. All’inizio il racconto è veloce, entriamo all’improvviso nelle vite dei personaggi e lo facciamo durante le riflessioni della protagonista, poi il ritmo cala e quasi si appiattisce. Siamo sempre nella testa di Giovanna, ci racconta il passare dei mesi e degli anni con un pizzico di rassegnazione, con l’arrendevolezza di chi non ha tredici anni, ma almeno trenta in più, ha quell'atteggiamento da ragazza cresciuta decisamente troppo in fretta. Se questo fosse il primo volume di una saga credo che lo promuoverei con un voto decisamente più alto perché nel secondo mi aspetterei sicuramente l’approfondimento di Vittoria, che non può essere solo una povera donna bipolare, come appare qui, peccato che non lo sia, e bisogna accontentarsi.

La lingua della Ferrante è magnetica, ruvida, anche fastidiosa, ma è impossibile staccarsene.

Consigliato a chi vuole leggere/ascoltare una storia particolare, narrata con una lingua che non lascia tregua. Qui niente passa sotto silenzio, specialmente la pochezza umana.

 


La mia valutazione


Alla prossima

Luce <3


"La paura bisogna avercela anche quando non c'è bisogno, ti tene sveglia"



2 commenti:

  1. Non ho ancora visto la serie tv, ma ho letto e amato il romanzo e presto recupererò anche la trasposiozione televisiva :)

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    1. La serie manca anche a me, prima devo tentare di finirne almeno un paio, ne sto guardando una marea :D

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