LEGGENDE GIAPPONESI
Il filo rosso del destino
Un’antica
leggenda giapponese narra come ognuno di noi sia indissolubilmente legato alla
propria anima gemella da un invisibile filo rosso, annodato intorno al mignolo
della mano sinistra.
Il suo scopo è quello di tenere unite due persone destinate a incontrarsi e a stare insieme per sempre e, per farlo, deve essere molto lungo e soprattutto indistruttibile.
Molto spesso accade che proprio a causa della sua lunghezza il filo si aggrovigli creando strani intrecci impedendo alle due anime di ricongiungersi facilmente.
Ma proprio qui viene il bello: contrariamente a ciò che potrebbe sembrare a un primo sguardo, ogni groviglio che verrà sciolto sarà il superamento di un ostacolo e servirà per rafforzare quel legame profondo che lega le due anime per sempre.
Il suo scopo è quello di tenere unite due persone destinate a incontrarsi e a stare insieme per sempre e, per farlo, deve essere molto lungo e soprattutto indistruttibile.
Molto spesso accade che proprio a causa della sua lunghezza il filo si aggrovigli creando strani intrecci impedendo alle due anime di ricongiungersi facilmente.
Ma proprio qui viene il bello: contrariamente a ciò che potrebbe sembrare a un primo sguardo, ogni groviglio che verrà sciolto sarà il superamento di un ostacolo e servirà per rafforzare quel legame profondo che lega le due anime per sempre.
La leggenda della via lattea
Anticamente
sulle sponde del fiume Celeste, ossia la Via Lattea, viveva il sovrano di tutti
gli dei e imperatore del cielo, Tentei, la cui figlia, Orihime, passava le
giornate a tessere e cucire stoffe e vestiti regali per le divinità. Lavorava
talmente tanto che non aveva neppure il tempo di pensare a se stessa e ai
propri interessi.
Giunta all’età adulta, però, il padre le scelse un marito: era un giovane, mandriano, di nome Hikoboshi, anch’egli un gran lavoratore, la cui attività consisteva nel far pascolare buoi attraverso le sponde del Fiume Celeste.
Per i due giovani fu amore a prima vista.
Ed erano talmente felici che, presi dall’amore e dalla passione, trascorrevano ogni giornata insieme, dimenticandosi di tutto il resto, anche dei loro doveri.
Di conseguenza, Orihime e Hikoboshi furono separati da Tentei ai due lati del Fiume Celeste e costretti a tornare ai loro doveri.
La principessa era disperata, non poteva vivere senza il suo amato e continuava a piangere ininterrottamente.
Tentei, commosso dalle lacrime della figlia, consentì allora che i due si potessero incontrare, ma solamente una volta l’anno, il settimo giorno del settimo mese.
Da allora, uno stormo di gazze giunge ogni anno in quel giorno, creando un ponte con le proprie ali, cosicchè Orihime possa attraversare il Fiume Celeste e riabbracciare il suo tanto amato Hikoboshi.
Da qui nasce la festa chiamata Tanabata, “la settima notte”, si celebra ogni sette luglio. È una dei gosekku, le cinque festività maggiori dell’anno.
I giapponesi si riversano nelle strade illuminate dalle luci degli zen-washi, le tipiche lampade di carta arricchite da diverse decorazioni simboliche, indossando il tradizionale yukata.
Le strade sono decorate di tazaku, le strisce di carta intrecciati da Orihime.
Su di essi vengono scritte preghiere e desideri rivolti alle stelle protagoniste della festa e successivamente legati ai rami di bambù. In particolare sono attratti da questa usanza i più giovani, che chiedono fortuna in amore, nello studio…
Giunta all’età adulta, però, il padre le scelse un marito: era un giovane, mandriano, di nome Hikoboshi, anch’egli un gran lavoratore, la cui attività consisteva nel far pascolare buoi attraverso le sponde del Fiume Celeste.
Per i due giovani fu amore a prima vista.
Ed erano talmente felici che, presi dall’amore e dalla passione, trascorrevano ogni giornata insieme, dimenticandosi di tutto il resto, anche dei loro doveri.
Di conseguenza, Orihime e Hikoboshi furono separati da Tentei ai due lati del Fiume Celeste e costretti a tornare ai loro doveri.
La principessa era disperata, non poteva vivere senza il suo amato e continuava a piangere ininterrottamente.
Tentei, commosso dalle lacrime della figlia, consentì allora che i due si potessero incontrare, ma solamente una volta l’anno, il settimo giorno del settimo mese.
Da allora, uno stormo di gazze giunge ogni anno in quel giorno, creando un ponte con le proprie ali, cosicchè Orihime possa attraversare il Fiume Celeste e riabbracciare il suo tanto amato Hikoboshi.
Da qui nasce la festa chiamata Tanabata, “la settima notte”, si celebra ogni sette luglio. È una dei gosekku, le cinque festività maggiori dell’anno.
I giapponesi si riversano nelle strade illuminate dalle luci degli zen-washi, le tipiche lampade di carta arricchite da diverse decorazioni simboliche, indossando il tradizionale yukata.
Le strade sono decorate di tazaku, le strisce di carta intrecciati da Orihime.
Su di essi vengono scritte preghiere e desideri rivolti alle stelle protagoniste della festa e successivamente legati ai rami di bambù. In particolare sono attratti da questa usanza i più giovani, che chiedono fortuna in amore, nello studio…
Leggenda della farfalla bianca
Un
vecchio di nome Takahama viveva in una casetta dietro a un cimitero.
I vicini lo apprezzavano anche se ritenevano che fosse un uomo strano, dal momento che nessuno l’aveva mai visto con una donna.
Un’estate Takahama stava così male che invitò sua sorella con suo figlio a venirlo a trovare per rendergli gli ultimi giorni di vita più facili.
Un giorno, mentre lo osservavano dormire, dalla finestra entrò una farfalla bianca e si fermò sul suo cuscino.
Madre e figlio tentarono di allontanarla, ma la farfalla continuò a tornare inesorabilmente.
Quando la farfalla uscì dalla stanza per l’ultima volta, il nipote di Takahama decise di seguirla.
Il ragazzo vide che la farfalla puntava dritto verso una tomba.
Volò brevemente intorno alla lapide e improvvisamente scomparve.
Il giovane allora corse al sepolcro e lo fissò da tutti i lati e notò un foglio bianco su cui era scritto il nome “Akiko”.
Il giovane tornò a casa e disse alla madre ciò che aveva visto.
Nel frattempo Takahama morì. Quando la madre sentì quello che era successo, il suo cuore si riempì di gioia.
“Akiko”, mormorò. “Quando era giovane tuo zio era fidanzato con una bella ragazza di nome Akiko. Pochi giorni prima del matrimonio, lei si ammalò e morì.
Il giorno del suo funerale, Takahama giurò che non avrebbe più guardato altre donne e fino alla fine della sua vita avrebbe vissuto vicino alla sua tomba per prendersi cura di lei”. In tutti quegli anni aveva mantenuto la promessa.
Ogni giorno si recava sulla sua tomba e le portava dei fiori.
Negli ultimi momenti della sua vita non era più in grado di mantenere la sua promessa, allora Akiko era andata da lui. Quella farfalla bianca in realtà era la sua anima.
I vicini lo apprezzavano anche se ritenevano che fosse un uomo strano, dal momento che nessuno l’aveva mai visto con una donna.
Un’estate Takahama stava così male che invitò sua sorella con suo figlio a venirlo a trovare per rendergli gli ultimi giorni di vita più facili.
Un giorno, mentre lo osservavano dormire, dalla finestra entrò una farfalla bianca e si fermò sul suo cuscino.
Madre e figlio tentarono di allontanarla, ma la farfalla continuò a tornare inesorabilmente.
Quando la farfalla uscì dalla stanza per l’ultima volta, il nipote di Takahama decise di seguirla.
Il ragazzo vide che la farfalla puntava dritto verso una tomba.
Volò brevemente intorno alla lapide e improvvisamente scomparve.
Il giovane allora corse al sepolcro e lo fissò da tutti i lati e notò un foglio bianco su cui era scritto il nome “Akiko”.
Il giovane tornò a casa e disse alla madre ciò che aveva visto.
Nel frattempo Takahama morì. Quando la madre sentì quello che era successo, il suo cuore si riempì di gioia.
“Akiko”, mormorò. “Quando era giovane tuo zio era fidanzato con una bella ragazza di nome Akiko. Pochi giorni prima del matrimonio, lei si ammalò e morì.
Il giorno del suo funerale, Takahama giurò che non avrebbe più guardato altre donne e fino alla fine della sua vita avrebbe vissuto vicino alla sua tomba per prendersi cura di lei”. In tutti quegli anni aveva mantenuto la promessa.
Ogni giorno si recava sulla sua tomba e le portava dei fiori.
Negli ultimi momenti della sua vita non era più in grado di mantenere la sua promessa, allora Akiko era andata da lui. Quella farfalla bianca in realtà era la sua anima.
Per oggi è tutto, a presto
Luce <3
Grazie mille per questo bellissimo post.
RispondiEliminaSono tre leggende molto belle.