martedì 16 febbraio 2021

La regina degli scacchi - miniserie tv Netflix (recensione)

 Buongiorno e bentornati sul blog con la recensione di una serie in onda su Netflix



Titolo originale: The Queen's Gambit

Titolo: La regina degli scacchi

Paese: Stati Uniti d'America

Anno: 2020

Formato: miniserie tv

Genere: drammatico

Puntate: 7

Durata: 46-68 min (puntata)

Lingua originale: inglese


Informazioni

La regina degli scacchi (The Queen's Gambit) è una miniserie televisiva drammatica statunitense creata da Scott Frank e Allan Scott, distribuita in streaming il 23 ottobre 2020 su Netflix. La serie è basata sull'omonimo romanzo del 1983 di Walter Tevis. Il titolo originale della miniserie, come quello del romanzo, si riferisce al gambetto di donna, un'apertura scacchistica.

La serie esplora la vita di una bambina prodigio degli scacchiorfana, di nome Beth Harmon, seguendo le sue vicissitudini dall'età di otto ai ventidue anni, mentre lotta contro la dipendenza da alcol e psicofarmaci nel tentativo di diventare grande maestro di scacchi.



Trama

La serie inizia ambientata negli anni '50, in un orfanotrofio femminile, dove Beth, bambina di otto anni, incontra Jolene, una ragazza vivace e amichevole di qualche anno più grande; Helen Deardorff è la donna che gestisce l'orfanotrofio e il signor Shaibel, custode dell'orfanotrofio, impartisce a Beth le sue prime lezioni di scacchi. Come era comune negli anni '50, l'orfanotrofio distribuisce quotidianamente pillole tranquillanti alle ragazze, il che si trasforma in una dipendenza per Beth.

Pochi anni dopo, Beth viene adottata da Alma Wheatley e suo marito, che vengono da Lexington, Kentucky. Nella sua nuova casa, Beth decide di iniziare a partecipare a tornei di scacchi. Vince molte partite venendo notata da altri e sviluppa amicizie con diverse persone, tra cui Harry Beltik, Benny Watts e Townes. Lungo la strada, mentre continua a vincere partite e diventa più famosa, diventa anche più dipendente da farmaci e alcol, e inizia a perdere il controllo della sua vita.

Tuttavia alla fine sconfigge il campione del mondo di scacchi russo, Vasily Borgov, a Mosca, in una partita spettacolare, in cui lei effettivamente gioca un gambetto di donna. Il suo trionfo ha vari livelli simbolici: un giocatore di scacchi statunitense sconfigge un grande maestro russo; una donna molto giovane sconfigge un uomo più anziano; una donna si impone in un ambiente dominato dagli uomini.



Recensione


Buongiorno e bentornati sul blog con la recensione della miniserie "La regina degli scacchi", titolo originale. The Queen's Gambit, tradotto: gambetto di donna, una celebre apertura nel gioco degli scacchi. Beth Harmon è, prima una bambina rimasta orfana a otto anni, che in orfanatrofio comincia a imparare a giocare a scacchi, ma che pian piano, diventa anche dipendente dai tranquillanti, poi è un'adolescente che alterna la dipendenza dei tranquillanti (che secondo lei, tra l'altro, la aiutano a vedere la scacchiera sul soffitto) a quella dell'alcoll,  e donna, che vince tutte le partite di scacchi a cui partecipa, tutto per diventare Maestro di Scacchi.


Anya Taylor-Joy ha creato un personaggio solido, vivido e reale, dando vita a una giovane donna dalla corazza dura che si è dovuta costruire dopo un passato difficile: dopo la prematura morte della madre, Beth viene portata infatti in un orfanotrofio per sole bambine e qui cresciuta tra rigide regole e medicinali che le creano una forte dipendenza. In questo nuovo e difficile ambiente saranno poche le cose le daranno conforto: tra queste l’amica Jolene e la scoperta, a piccoli passi, di un gioco che la appassiona come nient’altro è riuscito a fare: gli scacchi. A insegnarle le prime mosse è il burbero signor Schaibel, che ben presto si rende conto di avere di fronte un vero e proprio prodigio.

Questo per Beth sarà solo l’inizio di un lungo e tortuoso percorso che la vedrà sempre più dipendente dagli scacchi (e non solo): troverà dapprima supporto nella sua nuova madre adottiva, Alma, con la quale comincierà a viaggiare il mondo per sfidare i più grandi degli scacchi; e in un secondo momento troverà appoggio e complicità in quelli che dapprima erano stati i suoi avversari, Harry Beltink e Benny Watts. Tutto questo con un unico scopo: diventare grande maestro degli scacchi.


Anya Taylor-Joy non solo riesce a creare un personaggio credibile e a regalare un’impeccabile performance: ciò che rimane allo spettatore è molto più di questo. La storia de “La Regina degli scacchi” è la storia di una donna che si fa strada in un mondo interamente dominato da uomini, uomini che in un primo momento non avrebbero mai creduto che una ragazzina potesse essere al loro pari, e che si ritrovano ben presto ad essere battuti e – passatemi il termine – umiliati.

Le figure maschili e femminili vengono messe a confronto affrontando temi che oramai sono antichi come il mondo: a partire forse dallo stesso padre adottivo di Beth, un uomo piccolo che non ha mai veramente apprezzato la moglie e che riversa nel matrimonio tutta la sua frustrazione – ma non solo. La nostra Beth, proprio come una pedina, si muove in un mondo fatto di soli uomini, pedine anch’esse che si muovono solo allo scopo di “mangiarla”, scartarla e passare avanti. E in un primo momento Beth si muove sulla scacchiera con mosse incerte, dominando le partite a volte, sbagliando in altre, e in questo caso incolpando solo se stessa.

Proprio come accade nella mossa degli scacchi da cui prende il nome la serie, “il gambetto di donna” è una strategia che Beth si ritrova a usare sia nella vita che sulla scacchiera, che la vede piano piano e inesorabilmente prendere sempre più spazio e dominare uno sport non solamente complicato ma considerato per definizione appartenente agli uomini. Il tutto mentre combatte contro dipendenze non indifferenti che dapprima hanno segnato inesorabilmente la sua infanzia e che si porterà dietro anche da adulta.


Sette puntate, di un'ora l'una, che vi lasciano con il fiato sospeso e che vedrete in pochi giorni; possono sembrare lente, ma la cosa è, per ovvie ragioni, voluta, perché negli scacchi, ogni mossa è fondamentale, e non si può fare in fretta, bisogna andare lenti, studiare bene le proprie mosse, così come quelle degli avversari.


La mia valutazione


Alla prossima

Luce <3




3 commenti:

  1. Bello mi è piaciuto, però a volte un po' lento. La puntata finale eccezionale!!!

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  2. Ho adorato questa serie tv! Mi ha tenuta incollata allo schermo e sono d'accordo con la tua recensione! :)

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