Titolo: L'omicidio Carosino
Serie: Il Commissario Ricciardi #0,5
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Serie Il Commissario Ricciardi:
0,5)L'omicidio Carosino: Le prime indagini del Commissario Ricciardi
6)Vipera
6,5)Febbre (racconto presente nella raccolta "Giochi criminali)
7)In fondo al tuo cuore
8)Anime di vetro
8,5)Una domenica con il Commissario Ricciardi
9)Serenata senza nome
10)Rondini d'inverno
11)Il purgatorio dell'angelo
12)Il pianto dell'alba
13)Caminito
14)Soledad
Il bambino giocava nel cortile. Aveva trovato un pezzo di legno
che poteva sembrare una sciabola, e aveva deciso di esplorare i
dintorni. Stava pensando di essere Sandokan: tigri feroci o feroci
pirati, qualche nemico feroce alla fine lo avrebbe trovato. Si
avventurò nel piccolo vigneto, e l’ombra confortevole nascondeva
nella fantasia pericoli e mistero.
Era perciò preparato quando, seduto per terra nell’ombra, vide
la figura. Un uomo, giovane. Il bambino si avvicinò, con la
sciabola alzata. L’uomo si girò, guardandolo; “non l’ho
nemmeno toccata”, disse. Il bambino lo guardò meglio: aveva la
camicia intrisa di sangue, e dal lato sinistro spuntava il manico di
un coltellaccio da giardiniere. Abbandonata la sciabola, il
bambino scappò gridando.
Trama
Il commissario Luigi Alfredo Ricciardi possiede un dono che è allo stesso tempo una condanna: fin da bambino vede i morti nel loro ultimo istante di vita e ne sente il dolore del distacco. Non può fare a meno di scrutare un’immagine - come un fotogramma di un film la cui pellicola si è inceppata nel proiettore - e udire una frase enigmatica, pronunciata di solito a metà, che si ripete in continuazione, come una cantilena. Un’esperienza sufficiente a imprimere nella sua anima un dolore forte, lancinante, a tratti insopportabile, che lo stesso commissario ha definito come il “Fatto”. Ma il “Fatto” gli consente anche di dare il via alle indagini, alla ricerca di un assassino e di giustizia per la vittima. Il volume contiene tre racconti, le prime indagini del commissario Ricciardi: "L’omicidio Carosino", "I vivi e i morti" e "Mammarella". Un’antologia che vi farà scoprire come è nato il personaggio creato da Maurizio De Giovanni.
Dalla gola al ventre il corpo della donna era straziato di
coltellate; la veste a brandelli lasciava scoperte le decine di ferite
che le erano state inferte. Una larga pozza di sangue si allargava
a terra in mezzo alle gambe. Alle sue spalle il bambino intravide
un uomo, anche lui in ginocchio; metà del volto era scomparsa,
cancellata da una fucilata a distanza ravvicinata. L’altra metà
era l’immagine del terrore. Dall’occhio spalancato scorrevano
lacrime, dalla bocca deformata da una smorfia usciva un
incessante biascicare:
“Pietà, pietà, pigliateve tutte cose, pigliateve ’a criatura e ’o
guaglione, pietà…”.
Luigi Alfredo sentì una mano artigliarli la spalla e urlò: era la
madre che lo trascinava fuori.
La guardò e vide che, come lui, stava piangendo.
“Che hai visto? Quanti, quanti di loro hai visto?”
Il bambino mostrò la manina con quattro dita alzate. Non
avrebbe dimenticato le parole della madre.
“Tutti, allora. Li vedi tutti. Sei maledetto, povero piccolo mio.
Maledetto.”
Recensione
Lo so, lo so, avrei dovuto leggere prima questo, invece di iniziare dal volume 1; ma a casa abbiamo tutta la serie su kindle tranne questo e i racconti, che sto recuperando in altro modo. Detto questo veniamo alla recensione, e vi avviso da subito: leggete prima questa raccolta, poi andate in ordine, dal volume 1, come scritto sopra (c'è l'elenco, in caso non ve ne foste accorti).
Come è nato il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, amatissima creatura letteraria dello scrittore napoletano Maurizio de Giovanni? La leggenda, qui confermata sia nel saggio introduttivo di Aldo Putignano che di proprio pugno nella nota d’autore a fine antologia, narra di un caso, di un curioso concatenarsi d’eventi quasi slegato dalla volontà dell’autore. Maurizio de Giovanni fu infatti iscritto a sua insaputa da alcuni amici, che evidentemente sospettavano possedesse un certo talento per la scrittura, ad un concorso letterario indetto da Porsche Italia e dedicato ai giallisti esordienti.
Così una mattina di giugno del 2005, seduto ad un tavolo del rinomato e ricco di ori e di velluti Gran Caffè Gambrinus, de Giovanni si trovò davanti ad un computer a cercare ispirazione e idee per il suo racconto e vide attraverso il vetro del locale una zingarella, che diventerà la bambina che lo stesso Ricciardi vede attraverso il vetro del Caffè all’inizio del racconto L’omicidio Carosino, appunto il racconto che sta scrivendo, e proprio questa specie di visione – come una porta che si apre e fa entrare una folla di personaggi che si evolveranno, cresceranno, si arricchiranno di sfumature, con sempre al centro gli occhi verdi come l’acqua di un uomo triste e solo, irrimediabilmente condannato a subire il Fatto- darà vita ad un piccolo grande caso letterario.
Ora per la prima volta questo racconto assieme a I vivi e i morti e Mammarella – già pubblicato nell’ antologia San Gennoir a cura di Gennaro Chierchia (Kairos, 2006) e di cui esiste anche una versione a fumetti: Mammarella. Una storia a fumetti del Commissario Ricciardi, con sceneggiatura di Alessandro Di Virgilio e disegni di Claudio Valenti, (Cagliostro E Press, 2010)- è possibile leggerlo nell’antologia L’omicidio Carosino – Le prime indagini del commissario Ricciardi (Cento Autori, 2012).
Per i fan di Ricciardi leggere questi racconti è un’ occasione irrinunciabile, ma anche per gli appassionati di letteratura che amano scoprire le origini e le vie misteriose che un personaggio, quasi dotato di una volontà sua propria, di un proprio passato e di un proprio futuro, prende per manifestarsi al suo autore. In nuce infatti sono presenti già tutte le tematiche, i personaggi, le ambientazioni che daranno vita alla saga ricciardiana. Poco importa se un senso di deja vu inevitabilmente si insinua nella lettura, chi ha gia letto i romanzi non ne sarà esente, ma l’aspetto rilevante è che da questi racconti tutto è iniziato. Che questi racconti sono stati la scintilla del fuoco creativo che ne è seguito.
L’antologia meriterebbe uno studio approfondito fatto di rimandi e di richiami, e il saggio di Putignano già fa un egregio lavoro, ma dato lo spazio ristretto di questa recensione mi limito a sottolineare l’importanza di Napoli, città almeno rilevante quanto il personaggio Ricciardi, affresco che racchiude perfettamente lo spirito di un’ epoca seppur lontana mai così vivida e vitale.
La città era già sveglia e viva, quel lunedì mattina: i tram passavano sferragliando, facendo alzare in volo disordinato i piccioni di piazza Plebiscito. Gli ambulanti avevano già disposto i propri banchetti, attirando i passanti verso trippa, pizza e semenze, mentre i lustrascarpe picchiavo le spazzole sulle piccole pedane per richiamare le mezze maniche e i colletti bianchi alla necessità di avere lucide estremità.
La mia valutazione
Alla prossima
Luce <3
Vedo i morti ammazzati, o per incidente, con violenza insomma,
all’improvviso. Li vedo sul posto dov’è successo, per un tempo
variabile, dieci giorni, un mese, anche due: vanno sbiadendo
come un ricordo, allontanandosi un poco alla volta da questo
schifo di mondo dal quale sono stati strappati.
Li vedo con le ferite e il sangue, ma non l’espressione dell’ultimo
sguardo, che ripetono l’ultima metà del pensiero che la morte ha
amputato, continuamente, con lo stesso tono e le stesse parole.
Come un pezzo di queste nuove pellicole col sonoro, che
proiettano nei cinematografi e le donne piangono e gli uomini
sorridono.
Sempre la stessa pellicola. Pensateci un po’, a essere legati a una
sedia davanti a uno schermo che ripete sempre la stessa scena,
all’infinito, ma con tutti i colori, anche quelli che non vorresti
vedere: il rosa delle budella, il rosso delle interiora, il nero del
sangue, il grigio del cervello
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