sabato 24 agosto 2024

Non uccidere - serie tv (recensione)

Buongiorno, dopo una pausa più lunga del solito, oggi vi parlo di una serie tv che mi sono guardata su Netflix durante le vacanze al mare


Titolo: Non uccidere

Paese: Italia

Anno: 2015-2018

Formato: serie tv

Genere: poliziesco, drammatico

Stagioni: 2

Episodi: 36

Durata: 90 min (stagione 1); 50 min (stagione 2)

Lingua originale: italiano


Informazioni

Non uccidere è una serie televisiva italiana prodotta dal 2015 al 2018 e trasmessa dalla Rai.

Ideata da Claudio Corbucci, la serie vede protagonista Miriam Leone nei panni di Valeria Ferro, ispettore di polizia dal problematico passato familiare.




Trama

La serie racconta casi riguardanti crimini familiari o comunque commessi in comunità chiuse. A indagare è Valeria Ferro, ispettore della Squadra Omicidi della Mobile di Torino, aiutata dal suo braccio destro Andrea Russo, dal veterano Gerardo Mattei e dal novellino Luca Rinaldi. Assieme alle indagini, emerge via via il doloroso passato di Valeria: quando era una bambina, sua madre Lucia è finita in carcere per l'omicidio del marito, suo padre, e così la piccola Valeria è cresciuta appena fuori Torino con il fratello Giacomo e lo zio Giulio e, una volta entrata in polizia, è diventata la compagna di Giorgio, uno degli agenti incaricati delle indagini del delitto, che ormai ha fatto carriera. Ora che sua madre è uscita dal carcere Valeria, nonostante i buoni propositi del fratello, rifiuta ogni contatto con la donna ma continua a porsi domande sulla morte del padre, sulla quale Lucia sembra non aver detto tutto.





Recensione

Non Uccidere è una serie visibile su Netflix; racconta la storia di Valeria Ferro, giovane ispettore di Polizia di Torino che indaga sugli omicidi di città e provincia e allo stesso tempo deve affrontare una storia piuttosto drammatica in famiglia. Non Uccidere presenta un caso a puntata, ma è dura chiamarla procedurale, perché ogni episodio dura 90 minuti. E la sensazione è proprio che gli autori volessero spingere la serie verso il mondo della serialità inglese, capace di lasciare da parte i meccanismi tipici da indagine settimanale per privilegiare il racconto approfondito, nel tentativo di far risultare ogni storia completamente diversa dalle altre.

Al di là della lunghezza e dei paragoni, però, una cosa salta all’occhio guardando anche un solo episodio di Non Uccidere: non siamo nell’ambito della fiction italiana, per niente. Non siamo nello scalcagnato commissariato di una provincia sempre bella e pacificata, né alle prese con attori che guardano alle soap come stile di recitazione. Valeria Ferro è interpretata da una Miriam Leone infilata in maglioni sformati, con i capelli sempre legati e un sorriso che fatica a spuntare. Il suo assistente è invece interpretato da Matteo Martari.

fiction_non_uccidere_miriam_leone_matteo_martari_valeria_ferro_andrea_russo

Del resto Non Uccidere inizia proprio da una ragazzina ammazzata, regalando l’iniziale l’illusione di essere una serie orizzontale, in grado di portare avanti la stessa indagine lungo una decina di puntate. Come detto non è così, ma forse è anche meglio: è senz’altro una bella notizia sapere di avere di fronte una produzione in grado di portare sullo schermo dodici storie forti e in grado di stare Uccidere è convincente fin da subito perché non ha paura di essere triste. Nel corso delle puntate non c’è mai un momento di felicità: ci sono i successi, ovvio, che coincidono con la risoluzione dei casi, ma non c’è mai un attimo in cui i personaggi si sciolgano in una situazione di relax o di tranquillità. I casi sono tesi, tirati e sempre credibili (con l’eccezione forse della quinta puntata, la più debole tra quelle viste), così come credibili sono i personaggi. Merito della scrittura e del cast e qui va sottolineata una cosa importante: in Non Uccidere in sostanza non c’è praticamente nessun interprete che soffra di teatrite, quel terribile morbo che tocca tantissimi attori italiani e che li fa recitare sempre come se fossero dentro a una tragedia greca. Per età ed estrazione, soffre un po’ di questa malattia Monica Guerritore, bravissima per carità, ma a tratti del tutto fuori luogo per l’insistenza con cui carica ogni singola sillaba. Identica bravura anche per le guest star, tra le quali spicca il bravissimo Alessandro Borghi.

Miriam-Leone-Non-uccidere

Probabilmente Non Uccidere non finirà mai negli elenchi di capolavori nostrani in fatto di serialità, ma come detto non è importante: se davvero vogliamo sperare che anche il nostro paese possa un giorno arrivare a vantare una produzione televisiva di qualità, dobbiamo passare da 10, 20, 50 serie come questa. È il tipico “buon prodotto”, quello che si guarda con piacere anche se non ci si strappa i capelli, quello che indica lo stato di salute di un’industria televisiva degna di questo nome.

Perché guardare Non Uccidere: perché è quattro spanne sopra tutta la fiction italiana 

Perché mollare Non Uccidere: perché a livello generale è pur sempre una serie media



La mia valutazione


Alla prossima
Luce <3



Nessun commento:

Posta un commento