Autrice: Natalie Haynes
Titolo: Il canto di Calliope
Prezzo: 9,60 e-book 7,99
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«Mi sarei piantata l’aratro nei piedi e me li sarei fatti a brandelli, piuttosto che massacrare nostro figlio o lasciare che gli argivi mi portassero via di qui. Il dolore sarebbe stato terribile, ma passeggero. Loro avrebbero sicuramente pensato che eri pazzo, se ti fossi squarciato la tua stessa carne. E se anche avessero avuto dei dubbi, difficilmente avrebbero potuto portarti a bordo delle loro navi con i piedi grondanti di sangue. Un uomo che non può stare ritto non può combattere»
Trama
Una donna sola corre nella notte, intorno a lei la sua città che brucia. Fuori dalle mura, la regina e altre sventurate attendono un destino che verrà deciso dai vincitori. È la caduta di Troia. Dieci interminabili anni di guerra sono giunti alla tragica conclusione, mentre le vicende dei protagonisti ispireranno, nei secoli a venire, le opere di artisti e scrittori. «Cantami, o Musa» invoca il sommo poeta Omero, che ha raccontato le gesta degli eroi. Ma Calliope, musa della poesia epica, questa volta è meno accomodante: è convinta che per completare l’affresco manchi qualcosa di fondamentale. Se il bardo vuole che lei canti, allora lei canterà insieme a tutte le donne coinvolte nella grande tragedia, dando voce a ciascuna di loro e raccontando la storia da una nuova prospettiva. Ecco Andromaca, Cassandra, Pentesilea e Clitennestra, che vengono alla ribalta con i loro pensieri e le loro scelte, con la sete di vendetta, la solitudine, la dignità di fronte alla morte. E poi tutte le altre, da Penelope a Briseide, da Creusa a Ifigenia, dalle troiane che saranno rese schiave alle greche che attendono il rientro dei loro uomini, senza dimenticare le capricciose divinità che governano le sorti dei mortali. Attingendo alle fonti antiche, anche le meno note, Natalie Haynes rivisita una delle più grandi narrazioni di tutti i tempi, facendoci palpitare di commozione e trasmettendoci il sentimento vivo di come la guerra di Troia e la sua epopea appartengano alle donne non meno che agli uomini.
“Una donna sola corre nella notte, intorno a lei la sua città che brucia”.
Recensione
La storia della caduta di Troia, per colpa di Elena e Paride, per non parlare della cara Odissea, direi che la conosciamo tutti, corretto? E se queste due storie fossero narrate dalle controparti femminili? E se ci fosse più di una voce femminile narrante? Dareste una possibilità a questa versione?
Io l'ho fatto e non me pento affatto, ma che mi ha lasciata un po' così; vado a spiegare.
“Cantami o Musa”.E' una richiesta, un ordine, quasi un'invocazione, peccato che la "musa" descritta in questo romanzo
non risponde parlando delle gesta di Achille, Agamennone, Odisseo e tutti i grandi eroi della Guerra di Troia, no: Calliope decide che è ora di dare voce a chi nelle opere classiche è stato un mero personaggio secondario, a fare da sfondo, ossia le donne.
Dà così voce a Polissena, Ecuba, Cassandra, Ifigenia. Mostra i loro gesti e sacrifici apparsi come marginali rispetto a quelli dei grandi eroi nonostante non siano meno importanti e determinanti.
Ogni capitolo è scritto dal punto di vista di una delle donne, la storia è scorrevole e con interessanti spunti di riflessione, è un tipo di lettura che permette di conoscere a fondo personaggi quasi dimenticati.
Ammetto però che alcune scene potevano essere descritte meglio, perché risultano quasi asciutte, prive di sostanza.
Altro punto da sistemare: Elena e Penelope: loro sono quello che sono, guai a spiegare il perché. Elena funge nuovamente da capro espiatorio, attirandosi l’odio di chi quella guerra l'ha vissuta sulla propria pelle. Possibile che debba essere perennemente descritta come la pecora nera? Quella che: oddio, Elena di Sparta, è coipa sua se Troia è in guerra! Provare a scrivere di come si sente lei, cosa ne pensa, cosa farebbe era troppo complicato?
Per Penelope il discorso non è molto diverso. Anche qui il suo ruolo è di narrare, con tono stizzito, i vagabondaggi del marito, non esimendosi dall'accusare le altre donne di essere delle sgualdrine.
Eppure sono convinta che Penelope, la cui arguzia non è seconda a Odisseo, abbia molto altro da dire.
Il Canto di Calliope è un romanzo piacevole ma mi aspettavo qualcosa in più. È stato definito un “romanzo femminista” ma visti i ritratti poco lusinghieri di determinati personaggi (Elena appunto, la stessa Calliope la cita due volte e poi irritata afferma che non ne vuole più parlare) e gli accenni comunque piuttosto superficiali alle sofferenze subite, ma a me sembra più un tentativo di denigrare alcune donne. Poi magari non ho capito un cavolo e voi la pensate diversamente, che ci sta eh, per carità.
Luce <3
“Se mi chiede un’altra volta di cantare, credo che potrei dargli un morso. È incredibile la presunzione di questi uomini. Crede davvero che io non abbia nient’altro da fare con il mio tempo, a parte essere la sua musa? La sua. Quand’è che i poeti hanno dimenticato che sono loro a servire le muse, e non il contrario?”
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