Autore: Nino Baldan
Titolo: Topolini, kombattini, bim bum bam
Prezzo: cartaceo 13,00 e-book 3,99
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Non sono solo giocattoli, non sono solo programmi contenitore per
bambini, fumetti e riviste. Come non sono solo sorpresine dell'ovetto o
cartoni animati. Se la macchina della nostalgia funziona e continuerà a
farlo all'infinito, a cicli ventennali o trentennali, è perché quegli oggetti,
quelle immagini, quelle foto sbiadite su rivista non rappresentano soltanto
un ricordo di quanto il mercato proponeva ai tempi alla fascia ragazzi.
Sono i ricordi di quello che eravamo, una cartolina di quello che siamo
stati e continuiamo ad essere, dentro, da qualche parte.
Trama
24 fenomeni degli anni '80 e '90 nei ricordi di un bambino veneziano. Prefazione di Alessandro "DocManhattan" Apreda. Dai LEGO a Kiss me Licia, dai Gig Tiger ai Power Rangers: un viaggio in prima persona alla riscoperta di quell'era pre-internet in cui non si sapeva ma si immaginava. 24 capitoli dedicati a 24 fenomeni pop degli anni '80 e '90 che accompagnano l'autore dall'asilo alle superiori tra ricordi, aneddoti e convinzioni infantili sulle quali nessuno avrebbe mai fatto luce. A far da cornice, una Venezia allora viva e popolosa con le sue scuole, le sue attività, i suoi negozi di giocattoli ormai dimenticati.
2. Topolino
Notando una mia discreta padronanza nella lettura, mia madre decise
che a cinque anni fosse giunto per me il momento di cimentarmi con i
fumetti.
Una mattina di luglio rincasò dalle spese mattutine con quello che
sarebbe stato il mio primo numero di Topolino: per un curioso scherzo del
destino si trattava della prima uscita targata Walt Disney Company - da
poco riappropriatasi dei diritti di topi e paperi. Al centro della copertina
colorata spiccava il ratto disneyano con la scritta "sono io, più Topolino
che mai!”, in regalo c’era l'albo di adesive, la cui prima tranche era
inclusa nella pagina centrale. “Albo”, “adesive”… due termini desueti già
nel 1988 e che al giorno d’oggi sembrano richiamare una massima da
ventennio fascista.
Recensione
Buongiorno a tutti, eccomi con la recensione del libro "Topolini, kombattini, bim bum bam" di Nino Baldan a cui chiedo scusa per il ritardo della recensione; con questo libro torniamo indietro nel tempo, nell'infanzia dell'autore, che, lo ammetto, in buona parte E' ANCHE LA MIA, visto che sono nata nel 1990! Sì, bella gente, ho 30 anni, ho visto Kiss Me Licia, Holly e Benji e un sacco di altri cartoni, che, lo ammetto, voglio ripassare. Ma oggi non devo parlare di me, quindi la pianto subito.
Topolini, kombattini, bim bum bam, hanno fatto parte, come tutto ciò di cui ci parla in questo libro, dell'infanzia dell'autore; probabilmente chiamandolo romanzo, ho usato il termine sbagliato, ma sinceramente non ne sono sicura.
Sono 24 fenomeni dell'infanzia di buona parte di noi, collegati a una Venezia che c'era allora, e in parte non c'è adesso.
Volete tuffarvi nella vostra infanzia? Nella mia e in quella dell'autore? Allora leggete il libro, non ve ne pentirete!
La mia valutazione
Alla prossima
Luce <3
3. Kiss me Licia
Aishite Knight è un anime del 1983 il cui titolo, tradotto letteralmente,
significa “amami, cavaliere”. La trama si basa sulle vicissitudini amorose
tra Yakko, figlia di un ristoratore, e Go Kato, cantante rock dei Bee Hive.
Fiutando un possibile ritorno commerciale, nel 1985 Fininvest ne
realizzò un adattamento nostrano, opportunamente ripulito da ogni
riferimento al Giappone, alla sua lingua e ai suoi costumi: Yakko si
trasformò in Licia, suo padre Shigemaru fu ribattezzato Marrabbio, Go
Kato prese il nome di Mirko e gli okonomiyaki divennero polpette. Il
cartone fu re-intitolato Kiss me Licia e riscosse un successo inaspettato, di
gran lunga maggiore di quello ottenuto in patria, dove la serie fu interrotta
dopo una sola stagione.
Spiazzato dalla conclusione dell’opera ma ugualmente deciso a
cavalcarne l’onda, nel 1986 il gruppo meneghino decise di realizzarne un
seguito completamente fatto in casa: nacque così Love me Licia, telefilm
in live action girato a Cologno Monzese con Cristina D’Avena nei panni
della protagonista.
Per mantenere una continuità con il cartone, gli attori vennero
agghindati come le rispettive controparti animate: Pasquale Funicelli,
interprete di Mirko, dovette indossare una parrucca giallorossa che lo
faceva assomigliare al Mago Galbusera (quello dei biscotti). In più, per
non confondere i telespettatori, i personaggi furono doppiati dallo stesso
team che prestava le voci all’anime.
E devo ammettere che questa è anche la mia adolescenza, come quella dell'autore... adoro i cartoni animati ancora oggi e quelli degli anni 80 sono e rimarranno sempre il top!
RispondiEliminaCiao SimiS! Una volta non avevamo smartphone, tablet e internet ma usavamo la fantasia: "non sapevamo ma immaginavamo" (che è anche il filo conduttore di tutto il libro).
EliminaSpero di averti incuriosita! :)
Nino
Grazie Benedetta! Ho linkato questa recensione nella pagina ufficiale del libro! :)
RispondiEliminaA presto! :)
Nino