martedì 5 febbraio 2019

Recensione "Il garzone del boia", Simone Censi

Autore: Simone Censi
Titolo: Il garzone del boia
Prezzo: e-book 3,99

Link d'acquisto: QUI









«E se qualcuno muore per la via, non si prende nemmeno
uno scudo e poi per te sono dolori …».


Trama
Ambientato nell’Italia dell’Ottocento, “Il garzone del boia” è la storia romanzata del più celebre esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio, Giovanni Battista Bugatti detto Mastro Titta, raccontata dal suo aiutante, comprato per pochi soldi dalla famiglia di origine per farne il proprio garzone. 
Una visione assai diversa, a volte in contrasto con quella del proprio Maestro che vede il mestiere del boia come una vocazione, mentre per il buon garzone è solamente una scelta obbligata dalla quale fuggire alla prima occasione.
Gli eventi si susseguono tra le esecuzioni di assassini e le storie vissute dai protagonisti o raccontate dal popolino sotto la forca.
Il Maestro cresce il proprio aiutante iniziandolo anche alla lettura e alla scrittura, così che il romanzo presenta una doppia stesura.
Una prima, in corsivo, fatta dall’aiutante alle prime armi, con un linguaggio spesso forte e colorito e una seconda riscrittura, quando oramai avanti con l’età su consiglio del suo analista, riprende in mano questa storia per fuggire dai fantasmi che ancora lo perseguitano.



«C’era una pace d’amore nella natura che incantava e avrebbe reso poeta anche me, Gianbattista Bugatti detto Mastro Titta, che in fatto di versi conosco solo il rantolo dei miei impiccati e i queruli lamenti dei giustiziandi paurosi»





Recensione



Buon pomeriggio a tutti e bentornati sul blog con la recensione de "Il garzone del boia" di Simone Censi, che ringrazio per l'invio della copia digitale del suo libro; è un romanzo storico, scritto sotto forma di diario, ambientato nell'800; la forma a diario, esorta il lettore a leggere, lo intrattiene e il lettore stesso non può fare  a meno di leggere ogni parola.
Vengono descritte le varie esecuzioni, come avvenivano in quegli anni, e devo dire che ogni volta, a ogni esecuzione, mi venivano i brividi! "Il garzone del boia" è la storia del più celebre esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio, Giovanni Battista Bugatti, detto Mastro Titta, raccontata dal suo aiutante comprato per pochi soldi dalla famiglia di origine per farne il proprio garzone. La figura del boia è divenuta oramai leggenda, dai modi di dire popolari ad Aldo Fabrizi che lo interpreta magistralmente nel Rugantino. Mastro Titta venne affiancato dal suo garzone Vincenzo Balducci che lo accompagnò fino al 1864 e poi lo sostituì continuando la sua opera fino al 1870. Tuttavia Balducci non l’ha seguito fin dal principio e nelle testimonianze sulle prime esecuzioni Mastro Titta parla di un garzone senza rivelarne il nome.
Il garzone vede il mestiere del boia come una cosa da cui fuggire, Mastro Titta lo reputa la sua vocazione; sarà per questo che il garzone scappa e Mastro Titta rimane....
Apparentemente può sembrare strano, che sia solo una persona a tagliare la testa a più persone, soprattutto visto l'arco temporale in cui è ambientato il romanzo, ma è così; se siete persone sensibili, questo libro non lo leggerei fossi in voi, si sa mai che vi ritroviate bianchi come dei cenci! Ma se siete abbastanza forti ce la potete fare; all'inizio io stessa pensavo di non riuscirci, ma in realtà sono uscita viva dalla lettura e sono ancora seduta sulla sedia! 
Il garzone di cui si parla non ha nome, perché viene nominato solo il suo successore, Vincenzo Balducci; avrei voluto sapere di più sul garzone senza nome, ma visto che la storia è incentrata su Mastro Titta, dovrò rimanere con la curiosità repressa.
Alcune parti mi pare siano in dialetto e le ho capite, cosa che normalmente non succederebbe, io il dialetto proprio non lo so!
Non scriverò. altro per non spoilerare troppo, ma devo dire che nonostante la crudità delle esecuzioni (ma del resto sono sempre state così, basti pensare anche solo alla povera Anna Bolena, moglie di Enrico VIII, che ha perso la testa proprio in questo modo, ma non per mano di Mastro Titta, visto che sono di due ere diverse), mi è piaciuto questo libro.




La mia valutazione
5

Alla prossima
Luce <3






Non solo. Quanno li corpi stavano a peso, ma ancora se
movevano un poco, lui con la rincorsa d’un gatto servatico
s’avvinghiava a loro sulla schiena e tiranno verso il basso se
li portava giù, finché di muoversi non avevano smesso.
N’aveo mai visto n’omo morto e soprattutto, uno morto

c’avevo veduto pure vivo poco prima.


4 commenti:

  1. Mi interessa questo libro, grazie per la recensione :*

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  3. Il dialetto non mi piace nei libri... proprio no, però la storia è molto interessante.

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