venerdì 20 maggio 2022

Recensione tetralogia "Asiatica", James Clavell

 


Autore: James Clavell

Titolo: Shogun

Prezzo: 15,00  e-book 3,99

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Tetralogia Asiatica: 

1)Shogun

2)Tai-Pan

3)Gai-jin

4)Il re


La tempesta si avventò su di lui. Ne avvertì il morso a fondo, e comprese che sarebbero tutti morti se non avessero toccato terra entro tre giorni. Troppe morti in questo viaggio, pensò. Sono pilota-maggiore di una flotta di morti. Di cinque navi ne era rimasta una, di centosette uomini di equipaggio ne sopravvivevano ventotto, dei quali ormai solo una decina in grado di camminare. Gli altri – e fra loto il capitano-generale – erano prossimi alla fine. Niente più cibo, quasi niente acqua, e quella rimasta sporca e salmastra.

Trama

Partito alla volta dell'Oriente per il monopolio olandese del commercio con Cina e Giappone, John Blackthorne, comandante dell'Erasmus, si ritrova costretto da una tremenda tempesta al naufragio in un villaggio di pescatori nel Giappone feudale del XV secolo. In un mondo sconosciuto e lontano, Blackthorne deve trovare il modo di sopravvivere. Grazie al suo coraggio, che lo condurrà sulla via dei samurai, con il soprannome di Anjin (il navigatore) diventerà il fido aiutante dello Shogun e nella sua ascesa al potere conoscerà l'amore impossibile per la bella e ambigua Mariko.


“Oh, si! Ogni anno, in questo Paese degli Dei, abbiamo le scosse della terra. E incendi e inondazioni e Grandi Ondate e le tempeste mostruose, i tai- fun. La natura è molto violenta verso di noi”. Gli occhi le si riempirono di lacrime. “Forse per questo amiamo tanto la vita, Anjin- san. Dobbiamo amarla, capite.  La morte è parte della nostra aria e del nostro mare e della nostra terra. Dovete saperlo, Anjin-san, in questo Paese di Lacrime, il nostro patrimonio è la morte”.


Recensione

Shogun o lo ami dalla prima riga o non riesci a finirlo e se sei tra quelli del primo gruppo, quindi se lo ami, sarà un viaggio meraviglioso in un Giappone feudale quasi fiabesco, irreale.  Come doveva sembrare irreale ai primi esploratori portoghesi che vi misero piede e al protagonista John Blackthorne, naufragato sulle sue coste nel XV secolo, che improvvisamente si trova catapultato in un mondo tanto lontano dal suo, ma la lontananza non è tanto fisica quanto piuttosto una lontananza culturale.

Un paese silenzioso, pulito, dove tutti sembrano sorridere (ma è davvero così?), parlano a bassa voce e dove noi europei siamo considerati barbari e incivili perché non ci laviamo e abbiamo abitudini deprecabili, quali parlare ad alta voce, ubriacarci troppo spesso e essere incapaci di controllare le nostre emozioni, esternandole in maniera decisamente eccessiva. Un paese raffinato ed estremamente violento allo stesso tempo, ricco di contraddizioni difficili da comprendere per chi non vi è nato, dove la vita e la morte sono questione di un attimo, legate alla volontà del signore o a quella di una natura per nulla benevola.

In sostanza la trama di Shogun è quella di un romanzo d’avventura, anche se limitarsi a definirlo così è abbastanza riduttivo. John Blackthorne, comandante dell’Erasmus, nave commerciale olandese, naufraga sulle sponde di un villaggio di pescatori giapponese. Qui si trova a dover lottare per la sua sopravvivenza e per quella del suo equipaggio in un paese di cui non conosce nulla e capisce ancora meno. Un paese tanto diverso dal suo da sembrargli irreale. Eppure la sua intelligenza, la sua curiosità e soprattutto la necessità di sopravvivere lo porteranno ad imparare la lingua, intraprendere la via del bushido  e, con il nome di Anjin (il navigatore),  a diventare uno dei più fidati consiglieri del Nobile Toranaga, in lotta contro gli altri daimyo giapponesi per la supremazia sul paese.

Il protagonista, come ci si aspetta, si innamora della Nobile Mariko, amore impossibile e ricambiato; i protagonisti sono umani, complessi, variegati e sorprendenti. Non esiste una netta distinzione tra bene e male, tra personaggi buoni e cattivi, perché ognuno dei personaggi, dai nobili daimyo, alle nobildonne, ai gesuiti, è soggetto alle proprie leggi culturali, al proprio dovere, ma anche alle proprie passioni più o meno segrete e ai propri desideri, che spesso coincidono, ma che altrettanto spesso confliggono.

James Clavell è un maestro nel portarci sempre più addentro alla storia e alla cultura di questo paese, un po’ come se fossimo noi i protagonisti, un modo per immedesimarci in lui, illuminandoci la strada attraverso descrizioni e dialoghi incantevoli pieni di filosofia orientale e poesia. Il libro è di 1094 pagine, lo so bene, ma ogni frase ha il suo perché e nessuna è messa lì per caso. 1094 pagine dove ad ogni riga senti il frusciare degli shoji e delle sete, il profumo del cha e dei gelsomini, il clangore delle spade e l’odore del sangue. E quando il libro finisce rimani inebetito e straniato da tanto la scrittura è viva.


La mia valutazione




2 commenti: