venerdì 17 gennaio 2025

Becoming Elizabeth - mini serie tv- Amazon Prime Video (recensione)

Buongiorno, oggi vi parlo di una serie tv che trovate su Amazon Prime



Titolo: Becoming Elizabeth

Paese: Regno Unito, Stati Uniti d'America

Anno: 2022

Formato: serie tv

Genere: drammatico, in costume, storico

Stagioni: 1

Episodi: 8

Durata: 52-60 min (episodio)

Lingua originale: inglese


Informazioni

Becoming Elizabeth è una serie televisiva anglo-statunitense ideata da Anya Reiss, che segue la crescita della futura regina Elisabetta I. La serie ha debuttato su Starz il 12 giugno 2022.


Trama

Elisabetta Tudor, un'adolescente orfana, figlia del re Enrico VIII e della sua seconda moglie, Anna Bolena, viene coinvolta nella politica della corte inglese nel suo viaggio per assicurarsi la corona, tra intrighi di corte e lotte di religione tra protestanti e cattolici.

Le vicende iniziano dalla morte del re Enrico VIII e l'ascesa al trono del suo unico figlio maschio legittimo, Edoardo VI.



Recensione

La serie firmata Starz, (che trovate su amazon prime), si è soffermata soprattutto sugli anni giovanili, su cosa rese questa ragazza, teoricamente predestinata ad essere una delle tante vittime di un’epoca turbolenta, a cambiare la storia dell’Inghilterra e del mondo. Non un compito facile, ma che Becoming Elizabeth ha assolto con diligenza e spesso originalità, e che avrebbe meritato ben altra accoglienza da parte del pubblico e di parte della critica.

Parliamoci chiaro, non è che ci fossero tante altre strade da percorrere per parlare di lei, ma più in generale di un’epoca molto particolare della storia inglese, caratterizzata da lotte interne, anarchia, incertezza, un clima di fanatismo religioso e politico non indifferente. La corte d’Inghilterra è uno dei grandi motivi della narrazione moderna, sia sul piccolo che grande schermo. Basta pensare a The Crown, The Tudors, e altri.

Alicia von Rittberg ha l’arduo compito di mostrarci qualcosa di nuovo, di diverso sulla Regina per eccellenza, e lo fa abbastanza bene, mentre il nostro sguardo si perde tra intrighi, relazioni scandalose, bugie, il complicato dedalo di tatticismi e piani che da sempre rendono la lotta per il potere un regno della mente.


La storia dell’Inghilterra è una storia di matrimoni, divorzi, tradimenti e fidanzamenti, è incredibile (e questo Becoming Elizabeth lo rende palpabile) pensare quanto sarebbe potuto cambiare senza certi sguardi, certe libertà nella vita privata, magari senza quell’Enrico VIII, il padre di Elisabetta, dai facili amori e dall’ancor più facile boia per le consorti. 
La serie porta la firma non da nulla di Anya Reiss, che opta per qualcosa a metà tra film di formazione, melodramma storico e rivisitazione della narrazione in chiave femminile e anche femminista, in linea con i dettami dell’epoca moderna. Tuttavia per chi è allergico magari a tale modus operandi, consigliamo di non essere pregiudiziale perché emerge soprattutto il lato umano e sociale di questo mondo lontano, senza però rinunciare ad una certa estetica barocca, al viaggio nel tempo che tutti cerchiamo in prodotti di questo tipo.



Edoardo VI, Thomas Seymour, Maria, Catherine Parr, sono i principali personaggi che si alternano al fianco di questa ragazza inizialmente persa, ingenua, incapace di trovare il suo posto in un mondo in cui essere donna è un handicap non da nulla. Emerge la sua acerba volontà di contare qualcosa, di voler soprattutto porre rimedio al caos che divide l’Inghilterra, costruzione esile su cui chiunque pare voler reclamare diritti.

Becoming Elizabeth ha il merito di esaltare sia l’idealismo, sia la volontà di emergere e primeggiare, per quanto a volte ecceda con il romanzare il tutto, pur comprensibilmente ai fini di una miglior fruizione e comprensione delle dinamiche.

Il personale si fa storico, lo storico si fa racconto intimo, ma è un’intimità distante dal glamour un po’ pecoreccio de I Tudors, visto che la serie insiste su una visione molto realistica e a volte anche davvero diretta di come Elizabeth cominciò a scoprire non solo la corte, ma anche i suoi rituali, la propria sessualità, come essere donna potesse anche bene o male darle un ascendente sull’altro sesso, compensare il suo essere un corpo al servizio dello Stato per questo o quel matrimonio politico.
A conti fatti è il racconto dell’inizio di una ribellione da parte di una delle donne più famose di tutti i tempi, che è costretta fin dall’inizio a fare a meno della famiglia, isolata, spaventata, d’improvviso strappata ad una dimensione innocente e neutrale rispetto alla ragion di Stato. 
La famiglia è presente e assieme assente, è una trappola, i legami di sangue non reggono all’incidere della Storia, all’ambizione personale, alla giungla fatta di abiti sontuosi, pettinature elaborate, corsetti, ricevimenti, peccati e lussuria. In tutto questo, si materializza in modo mirabile quanto Elisabetta abbia dovuto crescere in fretta per sopravvivere, ma anche perché in fondo era ciò a cui era destinata per natura, per carattere, per l’inclinazione forse ereditaria a comandare.


Becoming Elizabeth
 contribuisce anche a rispondere ad una domanda abbastanza inespressa: perché amiamo la Corte inglese? Che cosa di questo ambiente ci affascina e ci strega indipendentemente dall’epoca e dai personaggi? Forse la risposta è connessa alla sua capacità di essere un mare dentro cui trovare ogni tipo di riferimento alto e basso, la volontà di staccarsi dalla mera quotidianità e la necessità di riconnettere gli ambienti “alti” a quest’ultima.

In questo la serie di Starz fa il suo egregio dovere, evitando tra l’altro di scadere nei cliché narrativi, di dare sempre e comunque al suo pubblico quello che vuole, a partire dal finale, coerentemente scevro di una gloriosa conclusione, quanto connesso sempre e comunque al percorso in fieri della protagonista.



Regia interessante, non troppo scolastica, costumi e scenografie incredibili, ma soprattutto un cast ben concepito, su cui brilla Von Rittberg, capace di rendere credibile in ogni istante la sua giovane Principessa costretta ad accettare dure lezioni di vita di corte, disillusioni, tradimenti e sofferenze. 
In tutto questo, grande importanza ha il personaggio di Thomas Seymour, che Tom Cullen rende il perfetto archetipo di una costante maschile: il manipolatore affascinante, il “player” che ama le donne, la vita ed i suoi privilegi di maschio, ma soprattutto il potere. In lui risplende una grande lezione di vita, non solo femminile: a volte i migliori maestri sono coloro che ci feriscono e ci tradiscono, che ci costringono a crescere e ad affrontare la delusione verso noi stessi. Dalla contrapposizione tra Elisabetta e questo narcisista ambizioso, scaturiscono forse i momenti migliori della serie, che accarezza ma senza troppa animosità anche l’elemento della lotta tra generi. Di base permane soprattutto la costante storica della disparità di libertà e forze, di quanto paradossalmente tale elemento abbia infine prodotto per contrasto la più grande Regina di tutti i tempi. Non sarebbe mai nata circondata dall’amore, aveva bisogno di una giungla di falsi specchi e inganni, di un uomo come Thomas, di una faida che la costringesse a diventare altro da ciò che la società voleva da lei.


La mia valutazione

Alla prossima
Luce <3



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