Titolo: Il purgatorio dell'angelo
Serie: Il Commissario Ricciardi #11
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Serie Il Commissario Ricciardi:
0,5)L'omicidio Carosino: le prime indagini del Commissario Ricciardi
1)Il senso del dolore
2)La condanna del sangue
3)Il posto di ognuno
4)Il giorno dei morti
5)Per mano mia
6)Vipera
6,5)Febbre (racconto presente nella raccolta "Giochi criminali"
7)In fondo al tuo cuore
8)Anime di vetro
8,5)Una domenica con il Commissario Ricciardi
9)Serenata senza nome
10)Rondini d'inverno
11)Il purgatorio dell'angelo
12)Il pianto dell'alba
13)Caminito
14)Soledad
“No, non c’è niente che non si possa confessare. Serve solo tanta fiducia. E molto, molto coraggio.”
Trama
A Posillipo, in riva al mare, viene trovato il cadavere di un anziano prete. Padre Angelo era per tutti un santo, eppure qualcuno lo ha ucciso. Non sarà un caso di facile soluzione per Ricciardi, la cui stessa vita, del resto, è sempre più complicata. Ora lui ed Enrica si frequentano e Luigi Alfredo non potrà continuare a nasconderle la ragione che tanto a lungo li ha tenuti separati. Sarà perché è maggio e nell'aria c'è un'energia particolare, sarà perché la vittima dell'omicidio su cui indaga era un confessore, ma per il commissario è arrivato il momento di dire la verità.
“Signorí, per le cose si combatte. Si trova il coraggio e si combatte. Perché le cose, tutte le cose, quelle belle e quelle brutte, contano solo per quanto si è disposto a lottare. Così è. Dalla vita non si scappa, dalle avversità non si scappa. Figuratevi se si può scappare dall’amore.”
Recensione
La confessione dei propri peccati. Di tutto quello che si porta dentro e si vorrebbe tanto condividere con qualcuno.
E poi la vita di ognuno: un inferno per qualcuno o solo un purgatorio, in attesa di un paradiso per tutti i meriti, per tutte le cose buone fatte.
Sono questi i due temi al centro di questo romanzo, l'undicesimo della serie con protagonista il commissario Ricciardi, che dovrà indagare sulla strana morte di un prete, don Angelo, trovato morto dal pescatore che amava l'alba, su una spiaggia di tufo, a Posillipo (il cui nome significa pausa dal dolore). Una strana morte perché don Angelo era amato da tutti, un angelo di nome e di fatto. Così ne parlano di lui i fratelli della compagnia di Gesù: perché don Angelo era gesuita, insegnava teologia ed era anche un noto confessore di molte famiglie benestanti.
Ma una strana morte anche per il luogo e il modo in cui sarebbe avvenuta: una spiaggia cui si arriva con molte difficoltà, lungo un sentiero pieno di spine.
Di fronte al cadavere, lasciato solo, il commissario assiste al fatto, il triste dono ereditato dalla madre: vedere il morto negli ultimi istanti della sua vita, percepirne le sue ultime parole:
Io confesso, ti confesso, lascialo stare, lascia che viva, io ti confesso.
Si voltò di scatto. Stagliato contro il mare, appena più lontano dal corpo inerte, il prete lo fissava. Era in ginocchio, le braccia lungo i fianchi, il volto inespressivo, come rassegnato.
Chi stava confessando, quale peso doveva essergli rivelato, così grande da portare alla sua morte?
Le indagini partono da dentro il seminario, andando a chiedere le prime informazioni al padre superiore della comunità che ha sede proprio sopra la spiaggia, e ad altri due fratelli che erano molto legati a don Angelo, padre Costantino e padre Michele.
Una vita esemplare, dedicata all'insegnamento e alla confessione: solo uno screzio avuto a seguito di un testamento, del marchese Berardelli che lasciava i suoi beni compreso un castello a Vietri alla compagnia diseredando il nipote Tullio. Che aveva minacciato don Angelo davanti a tutti.
È questa la causa della sua morte? Oppure una delle altre confessioni raccolte dal gesuita all'interno dell'aristocrazia partenopea?
Tanto il prete quanto il commissario si scoprono simili in questo frangente: entrambi devono raccogliere le confessioni dei colpevoli ed entrambi hanno un proprio purgatorio.
Quello di don Angelo.
E quello di Luigi Alfredo Ricciardi, barone di Malamonte: “un purgatorio fatto di morti e di dolore e di sussurri e urla”, che forse si chiama inferno.
Ora che la sua storia con Enrica, la dolce Enrica che ha spiato ogni sera, dalla sua finestra, è quasi ad una svolta, Ricciardi si chiede se sia giusto portarla dentro il suo, di purgatorio.
E' possibile confessare tutto, tutto il male che portiamo dentro e che vorremmo condividere con una persona fidata, oppure ci sono cose che è bene che rimangano dentro di noi?
Se lo chiede Ricciardi e lo chiede anche all'amica Bianca, contessa di Malaspina, conosciuta anni prima per un delitto cui era stato accusato il marito, una delle poche persone con cui ha un rapporto di confidenza
Ci sono confessioni che costano, però. Ne sa qualcosa anche Maione che a distanza di cinque anni si porta ancora dentro la ferita per quel figlio, Luca, diventato poliziotto come lui e morto per una coltellata.
Un figlio che ora sembra ritrovare nella guardia Felice Vaccaro: giovane, esuberante, desideroso di far bene il proprio mestiere.
Assieme, oltre al caso del morto di Posillipo, stanno lavorando su una serie di rapine ai danni di commercianti nella zona di Chiaia. Ladri che si muovono velocemente, rapine mordi e fuggi, che Maione considera come un'onta personale, perché dentro la sua giurisdizione.
Siamo a Napoli a maggio, nel pieno di una primavera fatta di profumi e di colori, che De Giovanni ci descrive in uno degli intermezzi attraverso una rosa che passa di mano in mano, di dolore in dolore.
Riuscirà Ricciardi a trovare il segreto dentro l'ultima confessione di don Angelo?
E troverà il mondo di confessare ad Enrica tutto l'amore e tutta la sofferenza che si porta dentro?
Ed Enrica riuscirà a tener testa alla madre, che ancora non è rassegnata al suo no all'ufficiale tedesco Manfred, cui lei aveva detto no davanti tutta la sua famiglia?
E Maione, riuscirà a confessare a Lucia, la donna della sua vita, di quel vuoto che Luca ha lasciato dentro di sé?
Un ruolo importante, per risolvere tutti gli enigmi, lo avranno due personaggi minori, come Bambinella e Nelide, la nipote della tata Rosa. La prima (che incontriamo travestita come Marlene Dietrich ne l'Angelo azzurro, ancora un angelo), andando a raccogliere le voci dai quartieri su quegli strani furti.
La seconda in un'azione di forza, risolutiva, con tanto di dialetti cilentani, per aiutare il suo signorino, il cui destino le è stato affidato da zi' Rosa.
La confessione sarà anche il tema del finale: quella di chi ha tradito la fiducia di una persona vicina. Quella dell'assassino, in cui comprenderemo finalmente il significato delle parole del titolo “il purgatorio dell'angelo”. E anche quella del brigadiere Maione a Lucia e di Ricciardi.
Perché la vita, come la rosa che passa di mano in mano, va avanti. Con le sue gioie e coi suoi dolori.
La mia valutazione
Luce <3
“Perché se volete capire bene, davvero bene, una domenica di maggio, non dovete seguire le onde del mare ancora freddo, né l’alito del vento dolce che sa di sale e d’erba nuova, né le ali di un piccione o le grida di un gabbiano. Non cercate le note di un pianoforte o le parole di una canzone, o il suono di mille campane. Se volete capire una perfetta domenica di maggio, seguite il profumo di una bella rosa.”
Beautiful blog
RispondiEliminaPlease read my post
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