Buongiorno lettori e amanti delle serie tv! Come avevo preannunciato, da oggi comincia una nuova rubrica in collaborazione con altri 6 blog, di cui uno è quello di Federica, che gestisce Gliocchidellupo;
Blog che vi partecipano:
LUNEDÌ - Tutto sul romanzo - IO AMO I LIBRI E LE SERIE TV
MARTEDÌ - Ambientazione - IN COMPAGNIA DI UNA PENNA
MERCOLEDÌ - Cast Dream - TRE GATTE TRA I LIBRI
GIOVEDÌ - Un messaggio da scoprire - ANIMA DI CARTA
VENERDÌ - Un'immagine che racconta - LIBERA_MENTE
SABATO - Intervista all'autore - READING IS TRUE LOVE
DOMENICA - Intervista al personaggio - GLI OCCHI DEL LUPO
Tutto sul romanzo
SINOSSI
Sicilia, primavera 1939. Vicino al tempio di Demetra, nella campagna
dorata tra Agrigento e Gela, il figlio del fattore, Mario, e la figlia del
padrone, Hortensia con la acca, come tiene a precisare, si tuffano nei prati
verdi e profumati, aspirano la vita, e avvertono che qualcosa si sta
trasformando nella loro amicizia. Come sempre nei suoi romanzi, Lucia Maria
Collerone intreccia con sapienza la storia fatta di guerra, fame, bombardamenti
e mancanza di libertà con le vite dei suoi giovani protagonisti: vie
partigiane, vie di una conoscenza antica, quella della spagiria siciliana, che
porteranno Hortensia a diventare una potente maga moderna. Maga di medicina,
perché cura, ma anche maga d’amore, perché forte è quello che prova per la vita
e per la sua inesauribile meraviglia. Un nuovo e indimenticabile personaggio
femminile creato dalla penna di una straordinaria autrice siciliana, che scrive
con il cuore, e che il cuore sempre colpisce
cover
Come ho scelto la cover.
Me l’ha proposta la mia
editrice e io ho accettato. È un pezzo di prato del quadro La Primavera di
Botticelli ripetuto come modulo. Volevamo dare dignità a questo romanzo e
richiamare il tema della natura, delle cure naturali e della Spagiria, che è
uno dei fili conduttori del romanzo. Abbiamo usato una carta molto elegante,
spessa e con parti in rilievo al tatto e sono state inserite le alette. Anche
la carta interna è stata scelta con cura: non è bianca, ma avorio ed è spessa,
un piacere sfiorarla, come un libro antico.
TRAMA
Il romanzo racconta l'esperienza di vita di Hortensia Giolai
e della sua famiglia nella Sicilia tra il 1939 e il 1943. Le vicende si
svolgono tra Agrigento, Gela e le campagne di Barrafranca un paesino
dell’entroterra ennese. La storia personale di Hortensia, della sua famiglia e
della sua cittadina si incrocia con le vicende della grande storia di quegli
anni bui e spaventosi. Hortensia si interessa alle cure naturali, è
appassionata di chimica e di Spagiria. Vuole guarire le persone e la terra con
le sue ricchezze sono l’unica risorsa sulla quale può contare. Le sue
conoscenze sono determinanti in un momento storico in cui la povertà e la
guerra colpiscono la vita della gente, lei sarà la luce nel buio, la soluzione
al dolore, il bene che viene dal male. Hortensia è cresciuta con Mario, figlio
del mezzadro nelle terre di suo padre con il quale vive esperienze uniche e
travolgenti, in una natura incontaminata e viva, che nemmeno la guerra riesce a
intimidire. La guerra li separerà e cambierà per sempre le loro esistenze.
Hortensia, un personaggio femminile forte e tenero, vigoroso e solare che sa
portare la pace e l’unione e sa farsi veicolo di salvezza.
ESTRATTI
“Com’è la guerra, nonno?”
“È
lontana, Horte’” divagò.
“Sì,
ma se arriva come sarà?”
“Sarà
brutta, Horte’, dolorosa e inumana” concluse non smettendo di perdersi negli
occhi tersi della ragazzina, nei quali già galleggiava un gomitolo di paura.
“E
io che posso fare, nonno?” Quella domanda colse di sorpresa il vecchio, che si
domandò cosa potesse fare una bambinetta di appena quindici anni in guerra. La
risposta non arrivava, non la trovava. I meandri della sua mente erano
affollati da immagini talmente spaventose, che gli impedivano di trovare la
risposta.
Le
venne in soccorso lei. La mente, libera dall’orrore, cacciò fuori la risposta
che lui non riusciva a immaginare: “Posso diventare bravissima a guarire le
persone. Pensi che possa essere utile?”
Ecco
lo spiraglio di luce che entrava nei suoi pensieri foschi di vecchio,
illuminandoli di luce.
“Sì,
amore picciddo. Questo è quello che devi fare.”
Hortensia guardò Mario e lui pensò che quel nome era proprio adatto a lei, anche se era inusuale. La pelle bianca, quasi trasparente si sarebbe presto colorata di un bellissimo colore ambra, e quegli occhi cangianti, attenti e vivaci si sarebbero posati vispi sul mondo, su di lui.
Hortensia
pensò che gli occhi di Mario erano cirase nere, così profondi che ci potevi
annegare, che sapevano la storia del mondo, e che lei e lui erano la Sicilia.
Normanna lei, arabo lui, rappresentavano l’Isola fulgida, la culla del mondo.
Così la chiamava papà suo e adesso, in quel quadro vivo di colori, aveva capito
cosa voleva dire.
“Ortensia”,
la sua voce era leggera come il vento.
“Hortensia
con la H, Hortensia” precisò sorridendo la ragazzina, come a seguire un
pensiero allegrissimo.
“Ma
cosa cambia?”
“Cambia.
È il mio nome. Hortensia. Tu lo devi dire proprio così. Lo hai sempre
pronunciato in modo sbagliato. Eri un bambino e potevo capire, ma ora hai quasi
quindici anni”, disse infilandosi uno stelo fiorito di acetosella tra le
labbra e succhiandolo con veemenza.
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