Buongiorno, oggi vi parlo di una nuova serie tv rai
Titolo: Vivere non è un gioco da ragazzi
Paese: Italia
Anno: 2023-in produzione
Genere: Commedia
Stagioni: 1
Episodi: 6
Durata: 50 min (episodio)
Lingua originale: italiano
Informazioni
Vivere non è un gioco da ragazzi è una serie televisiva italiana trasmessa in prima serata su Rai 1 in tre puntate dal 15 al 23 maggio 2023. È diretta da Rolando Ravello, è prodotta da Rai Fiction e Picomedia e si basa sul romanzo Il giro della verità di Fabio Bonifacci.
Trama
La trama di Vivere Non è un Gioco da Ragazzi si riallaccia quasi in tutto al contenuto del libro di Bonifacci. La serie racconta la tragica vicenda di Lele, che a soli 17 anni si ritrova al centro di un evento più grande di lui.
Lele è cresciuto in periferia, ma attratto dalla scrittura s’iscrive a un liceo classico del centro di Bologna. Per attirare l’attenzione di Serena, la ragazza che gli piace, Lele si è lasciato coinvolgere in un gruppo di amici che assumono ecstasy. L’ha provata e ha assecondato la curiosità di un altro amico, Mirco, facendone assumere una pastiglia anche a lui. Mirco però viene ritrovato senza vita, e per Lele è l’inizio di un incubo che lo conduce in Questura. A cercare di capire quale sia il reale coinvolgimento di Lele nella vicenda ci sarà il commissario Eugenio Saguatti.
Lele è un ragazzo perbene, che ha sempre rispettato le regole e non ha mai avuto colpi di testa. Ha messo a frutto la passione per la scrittura iscrivendosi al liceo classico, non è mai contravvenuto agli ordini della famiglia. Ma con la morte di Mirco la sua vita cambia, e sarà costretto a portare con sé i segni di quella ferita difficile da medicare.
La trama di Vivere Non è un Gioco da Ragazzi, però, non s’impernia solo su questo tragico fatto. Lele è anche depositario di un segreto che non riesce a confessare. E a proposito di segreti, non è solo lui ad averne. Gli amici, i loro genitori… tutti sembrano custodire verità su cui si dovrà far luce, risalendo così a quella che più conta.
Insomma, un po’ dramma adolescenziale un po’ giallo, Vivere Non è un Gioco da Ragazzi si preannuncia denso di sentimenti e di sorprese.
Recensione
Lele, bravo ragazzo di umili origini, ha 18 anni e frequenta il liceo con i figli dell’élite bolognese. Quando si innamora di Serena, bellissima, intelligente e perfetta reginetta della scuola, tutta la sua vita subisce uno scossone: invitato una sera in discoteca da Serena e dal suo gruppo di amici, Lele per fare colpo su di lei prende una pasticca di Mdma. Risucchiato nel mondo delle discoteche e della droga, Lele rimane però presto senza soldi e, per continuare a frequentare Serena, si ritrova a comprare le pasticche nel suo quartiere per poi rivenderle in discoteca al doppio del prezzo.
Una sera vende una pasticca al suo amico Mirco, che viene trovato morto il giorno dopo proprio a causa della droga. Per Lele, pieno di sensi di colpa perché convinto di essere l’assassino di Mirco, inizia un calvario che stravolge il rapporto col suo migliore amico Pigi, con Serena e con i genitori. Anche il resto del gruppo, legato da un patto di omertà volto a custodire il segreto sull’uso di droghe, vive una profonda crisi che porta ciascun membro a fare i conti con la verità e con i propri fantasmi interiori.
Vivere non è un gioco da ragazzi affronta il tema genitori/figli sotto diversi punti di vista: ci sono genitori troppo presi dalla carriera, altri costretti a gestire problemi di salute più grandi di loro, altri ancora con crisi coniugali profonde. Si parla di crisi economica e famiglie in difficoltà, di incomunicabilità e di una distanza generazionale che talvolta diventa troppo grande da colmare. Di fondo, tuttavia, fa sempre capolino l’affetto incondizionato che i genitori nutrono per i propri figli, nonostante non sempre siano capaci di dimostrarlo.
In questi buchi si insinua il problema della droga e della dipendenza, capace di distruggere anche le personalità più forti. Quella che viene dipinta è una fetta della “società bene” di Bologna, fatta di scuole rinomate e serate in discoteca in cui ballare purtroppo è l’ultima delle priorità. I giovani hanno l’occasione di esprimersi e di parlare in prima persona, mostrando le loro debolezze ma anche la loro solidità di fronte ad un mondo – quello degli adulti – che non sempre riesce ad accoglierli. La visione offerta dalla serie tv è certamente parziale, ma non per questo priva di un suo valore.
Vivere non è un gioco da ragazzi di certo sfrutta la scia di Mare fuori, con la quale condivide il produttore Roberto Sessa. Gli adulti, messi in secondo piano ma pur sempre coinvolti nella storia attraverso i loro racconti personali e le sfide cui devono far fronte, hanno il volto di Nicole Grimaudo, Stefano Fresi, Lucia Mascino, Claudio Bisio, Stefano Pesce e Fabrizia Sacchi. il loro compito è quello di “pareggiare le quote” per la categoria genitori ma soprattutto quello di tendere una mano ai figli per permettere loro di superare le difficoltà, sentirsi compresi, fare le scelte giuste e, in una parola crescere.
Questa serie ha fatto flop per me, perché troppo banale, speravo qualcosa di meglio se devo essere onesta.La mia valutazione
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