Buongiorno, oggi vi parlo della miniserie Netflix "Il Giardiniere"
Titolo originale: El jardinero
Paese: Spagna
Anno: 2025
Formato: miniserie tv
Genere: thriller, sentimentale
Episodi: 6
Lingua originale: spagnolo
Informazioni
Il Giardiniere (El jardinero) è una serie televisiva thriller romantica spagnola creata da Miguel Sáez Carral. Il cast principale è composto da Álvaro Rico, Catalina Sopelana e Cecilia Suárez.
Trama
Il giardiniere racconta la storia di Elmer, un ragazzo che in seguito di un grave incidente automobilistico ha perso la capacità di provare emozioni. Elmer conduce una vita piatta e priva di stimoli all'interno del vivaio e centro di giardinaggio gestito dalla mamma autoritaria, la China Jurado. In realtà sotto la copertura del vivaio si nasconde un'altra fiorente ed illegale attività sotterranea di omicidi su commissione. Uccidere è facile per Elmer, privo di emozioni, che si comporta come un freddo sicario capace di uccidere in segreto persone sotto commissione, sbarazzandosi dei loro corpi come fertilizzante per le piante.
Tuttavia, mentre progetta l'omicidio di Violeta, un'affascinante maestra d'asilo, l'equilibrio psichico del ragazzo si rompe e inaspettatamente Elmer si innamora di lei tornando a provare emozioni dopo tantissimo tempo. Mentre Elmer lentamente impara ad amare, sua madre fa tutto il possibile per porre fine alla vita di Violeta.
Partendo da un contesto narrativo che ricorda tantissime altre storie dello stesso stampo, prima fra tutte Dexter, questo prodotto seriale segue le ombre di un killer simile a tanti altri, per poi cambiare rotta prendendo in esame quello che ha dentro, tagliando la narrazione attraverso un piglio sentimentale sicuramente inatteso, quanto anticlimatico per alcune sue cose. Il tutto accresciuto dal volto di un Álvaro Rico che trova riconoscibilità ulteriore in relazione al catalogo di Netflix, data la precedente fama ottenuta con la serie Elite
I killer a sangue freddo si sono ritagliati, nel corso del tempo, un posto di tutto rispetto nell'immaginario contemporaneo, rivelando una certa fascinazione da parte del pubblico, cinematografico e seriale, che non smette mai di nutrirsi con nuovi racconti e sperimentazioni in questo senso. Il male come attrattiva in un mondo caratterizzato più da grigi che non da colori netti, sfumato dalle debolezze e fragilità dell'umano che diventa mostruoso. Ne Il giardiniere molte di queste riflessioni tornano a parlare col grande pubblico, portando a discussioni sì interessanti ma piuttosto disordinate e non troppo nuove.
Già nella sua primissima sequenza di apertura sembra tutto chiaro e derivativo ne Il giardiniere. Un giovane uomo ne uccide un altro con una siringa. La situazione è apparentemente calma e ordinata, distaccata anche in termini di immagini, tornando nello sguardo spento di un protagonista distante da tutto quello che lo circonda. In un'apertura del genere si incrociano tanti altri prodotti simili, imprimendo uno stile netto a una storia dai tratti inattesi col proseguire degli eventi.
Elmer è in apparenza un ragazzo come tutti gli altri, ci racconta la madre come narratrice onnisciente, se non fosse per un incidente alla testa che lo ha reso praticamente apatico. Non prova alcuna emozione fin dalla più tenera età. Questa condizione, però, si scontra con una profonda creatività e attaccamento alla botanica, che ha trovato energia, sviluppo e sostentamento nel grande vivaio gestito dalla madre.
Il rapporto fra questi due è più che morboso e problematico, al punto che la seconda, negli anni, è arrivata a sfruttare il distacco emotivo del figlio impiegandolo come killer su commissione, con l'obiettivo di realizzare qualcosa cui aspira da tempo. Il giardiniere, quindi, si apre con una serie di dinamiche nere, frenando le esecuzioni di Elmer con un incarico che cambierà per sempre la sua esistenza. La morte del prossimo e i soldi sporchi come pretesto, quindi, per una narrazione sopra le righe in cui i sentimenti diventano il fulcro, ma anche il motivo di attrattiva, oltre la violenza diretta e sottocutanea.
Come anticipato, Il giardiniere attinge da un immaginario preciso, quello del killer distaccato e animalesco, anche se qui indirizzato da una mano "che sta sopra", da una persona che ne guida le ragioni principali e le azioni. Tutto nasce nella famiglia del protagonista non a caso, e nel suo rapporto tossico con una madre che non si fa alcuno scrupolo a sfruttare il proprio bambino. Così la tensione del racconto si snocciola proprio fra questi due personaggi, portando a una narrazione con tre facce riconoscibili: quella più sentimentale, quella nera e quella poliziesca con le indagini.
Le varie sparizioni effettuate da Elmer, infatti, aggiungono all'equazione un elemento giallo, con una costruzione che, ancora una volta, resta nel classico e nell'elementare, quasi pigro e secondario. Due membri del corpo di polizia si interessano a quello che sta accadendo e nutrono dei sospetti su alcune persone scomparse, lanciandosi nella costruzione di un puzzle che gli spettatori intuiscono fin dall'inizio, anche perché non è tanto quella la miccia principale degli eventi.
Curiosamente e inaspettatamente, oltre alle morti e alle esecuzioni di Elmer, c'è proprio quello che ha dentro come fulcro di un disegno che indaga innanzitutto il suo umano, a contatto con le scelte e gli "obblighi familiari" che lo mettono costantemente alla prova. Le cose cambiano quando la sua apatia comincia gradualmente a sfumare, sostituita da nuove sensazioni che trovano spazio nella vita di un ragazzo vergine da questo punto di vista. Anche se l'innesco è apparentemente esterno e sociologico, la realtà del suo corpo si manifesta e sembra rispondere ai soprusi della vita quotidiana.
Così, ne Il giardiniere, ogni cosa torna ai rapporti con l'altro. Che si tratti della madre di Elmer o degli altri protagonisti coinvolti nella vicenda, il dolore reciproco resta la costante di un intreccio piuttosto altalenante nel suo insieme e alienante, in cui la violenza fisica trova un punto d'incontro con quella psicologica, ancor più feroce, subdola e sottocutanea. La realtà dei fatti non si rispecchia negli atti mortali di Elmer o nelle indagini della polizia, ma in tutte le problematiche dell'umano a contatto con se stesso, in un gioco mai del tutto equilibrato, affascinante ma anche dimenticabile e scorretto in cui nessuno vorrebbe mai e poi mai identificarsi. Il giardiniere è una miniserie che affronta il tema del killer apatico inserendolo in una narrazione che mescola noir, tensione familiare e ricerca di umanità, ma senza trovare un vero equilibrio. Se da un lato il racconto seriale tenta di distinguersi con un taglio sentimentale e introspettivo, dall’altro resta ancorato a cliché già visti, con sviluppi prevedibili e una componente investigativa debole e secondaria. Il rapporto disturbato tra Elmer e la madre regge il cuore della narrazione, ma lo fa in modo altalenante, spesso forzato e poco originale. Nonostante l’idea di indagare l’interiorità del protagonista risulti interessante, l’esecuzione rimane disordinata, con uno stile narrativo che alterna momenti intensi ad altri dimenticabili, in una costruzione che fatica a coinvolgere fino in fondo.
La mia valutazione
Alla prossima
Luce <3
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