martedì 9 luglio 2024

Recensione fumetti, Zerocalcare

 

Autore: Zerocalcare

Titolo: Dimentica il mio nome

Prezzo: 17,10   e-book 8,99

Link d'acquisto: QUI


Fumetti Zerocalcare:

1)La profezia dell'armadillo

2)Un polpo alla gola

3)Ogni maledetto lunedì su due

4)Dimentica il mio nome

5)L'elenco telefonico degli accolli

6)Macerie prime

6,5)Macerie prime - sei mesi dopo

7)La scuola di pizze in faccia

8)Scheletri

9)Quando muori resta a me

10)Dodici

11)Kobane Calling

12)A Babbo Morto

    13)Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia

14)No sleep till shengal



Trama

Quando l'ultimo pezzo della sua infanzia se ne va, Zerocalcare scopre cose sulla propria famiglia che non aveva mai neanche lontanamente sospettato. Diviso tra il rassicurante torpore dell'innocenza giovanile e l'incapacità di sfuggire al controllo sempre più opprimente della società, dovrà capire da dove viene veramente, prima di rendersi conto di dove sta andando. A metà tra fatti realmente accaduti e invenzione.


Recensione

in Dimentica il mio nome la narrazione procede per microepisodi di poche tavole, collegate tra loro in una trama principale che prende il via dalla morte della nonna di origini francesi.
La storia è punteggiata da momenti intensi ed efficaci. Assistiamo alla nascita dell’Armadillo, una delle “voci interiori” di Zerocalcare, a seguito della separazione dei genitori. Comprendiamo la reazione dell’autore al lutto e al dolore, in una naturale evoluzione delle riflessioni lette nell’esordio, La profezia dell’armadillo. Osserviamo la distanza incolmabile che separa una madre e un figlio nell’affrontare la morte di una persona cara. E così via. Sono molti i momenti in cui Zerocalcare sa parlare con chiarezza al lettore, sa coinvolgere emotivamente e mettere in moto quel meccanismo di empatia e di identificazione che lo ha reso celebre. Tra l’altro, sempre con un senso dell’ironia leggero ma pungente, a tratti davvero convincente.

03Eppure, nel suo complesso, Dimentica il mio nome appare un libro debole. 

In primo luogo, l’impostazione della storia è diventata eccessivamente ripetitiva e prevedibile. L’autore ha trovato il suo equilibrio stilistico, ma senza alcuna vera innovazione, quanto piuttosto chiudendosi in un manierismo che tende a irrigidirsi e a fare il verso al proprio stesso stile. Insomma, se in La profezia dell’armadillo, il sorprendente esordio, la struttura è funzionale, oltre che figlia dello sviluppo stesso del libro, la struttura di Dimentica il mio nome rappresenta più una scelta di tipo conservativo o, al peggio, un segno di pigrizia. E l’ultima cosa che vorremmo da un autore del talento di Zerocalcare è che si accomodi in una formula di successo ma sterile.

In secondo luogo, l’autore apre la narrazione autobiografica a uno sviluppo fantastico che non aggiunge nulla alla storia, anzi, risulta alla fine controproducente. Perché diluisce eccessivamente la storia, togliendo ritmo e forza; perché inceppa il processo di identificazione del lettore, tanto da portarlo a qualche alzata di spalle di troppo. Per quanto sia apprezzabile, in questo caso sì, l’abilità nel ricercare nuove forme stilistiche e sollecitazioni in un territorio prima inesplorato o quasi, il tutto si riduce a una deviazione narrativa né intrinsecamente necessaria né efficace sul piano narrativo.

In terzo luogo, Dimentica il mio nome è un libro troppo lungo per la storia che vuole essere raccontata, colpa anche della struttura a microepisodi che lo caratterizza. Quei passaggi da una scena all’altra, quelle costanti aperture ad argomenti altri (parentesi dopo parentesi, come la scena infelice delle macchie sugli occhi) danno alla lettura un vago senso di stanchezza e ripetitività, che toglie forza ai momenti più riusciti. Troppo diluiti, troppo sintetici, troppo inconsistenti.

04

L’autobiografia è un genere difficile. Tra i più complessi in assoluto. Perché richiede l’impertinenza e la presunzione di elevare a senso e a esempio la normalità della vita di tutti noi. Tale esemplificazione funziona se si ha davvero qualcosa da raccontare, altrimenti si rischia di finire per parlarsi addosso. Gli autori di successo che fanno dell’autobiografia la loro forma “canonica” hanno poi un ulteriore rischio: di dover continuare a narrare di sé, a qualunque costo.
Insomma, gli autori oltre che il bisogno di raccontare, hanno anche il bisogno di accumulare esperienze significative. Forse a Zerocalcare serve una pausa più ampia per elaborare nuove esperienze e nuove forme di racconto?

La mia valutazione


Alla prossima
Luce <3


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