domenica 7 luglio 2024

Recensione "Fiore di roccia", Ilaria Tuti

 


Autrice: Ilaria Tuti

Titolo: Fiore di roccia

Prezzo: 19,00  e-book 9,99

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"Conosciamo queste montagne più di chiunque altro, le abbiamo salite e scese tante volte. Sapremo proteggerci, se necessario. Del resto sono consapevole: se non rispondiamo noi donne a questo grido d'aiuto, non lo farà nessun altro. Non c'è nessun altro."

 

Trama

«Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche chi è rimasto nei villaggi, mille metri più in basso. Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle. Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame. Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riempiono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore. Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata. Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corriamo ai magazzini militari a valle. Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione. Risaliamo per ore, nella neve che arriva fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. Il nemico, con i suoi cecchini – diavoli bianchi, li chiamano – ci tiene sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre ci arrampichiamo con gli  scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i «fiori di roccia». Ho visto il coraggio di un capitano costretto a prendere le decisioni più difficili. Ho conosciuto l'eroismo di un medico che, senza sosta, fa quel che può per salvare vite. I soldati ci hanno dato un nome, come se fossimo un vero corpo militare: siamo Portatrici, ma ciò che trasportiamo non è soltanto vita. Dall'inferno del fronte alpino noi scendiamo con le gerle svuotate e le mani strette alle barelle che ospitano i feriti da curare, o i morti che noi stesse dovremo seppellire. Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima.»  Con "Fiore di roccia" Ilaria Tuti celebra il coraggio e la resilienza delle donne, la capacità di abnegazione di contadine umili ma forti nel desiderio di pace e pronte a sacrificarsi per aiutare i militari al fronte durante la Prima guerra mondiale. La Storia si è dimenticata delle Portatrici per molto tempo. Questo romanzo le restituisce per ciò che erano e sono: indimenticabili.



"Mia madre aveva ragione. I libri parlano dell'umanità e all'umanità, in essi uomo e storia si riconoscono e rincorrono, e non importa quanto tempo addietro siano stati scritti. Sono immortali."


Recensione

AGATA!

Questo è il nome gridato che mi ha fatta sussultare durante tutto l’ascolto coinvolgente di Fiore di roccia di Ilaria Tuti, letto e interpretato magistralmente da Angela Ricciardi. Il nome della protagonista risuona nella mente come il frastuono della rupe che sembra spaccarsi, faticando tra le raffiche di vento freddo che si fa largo.
Il Pal Piccolo, Pal nella lingua di Timau e una delle isole linguistiche tedesche del Friuli, si staglia maestoso, ripido e privo di alberi e arbusti, tra le pagine del romanzo. Cima secondaria delle Alpi, la montagna è incastonata tra l’Italia e l’Austria (in località Timau di Paluzza, Udine, Carnia), prigioniera del grigio purulento della tempesta e del cielo che piange violenza. Siamo tra il 1915 e il 1917. L’altura è disseminata di trincee e baraccamenti di italiani contro gli austro-ungarici. Bisogna difendere gli argini della patria, seppur con il rischio di divellere e tranciare abitudini e tradizioni.
L’esercito regio ha arruolato l’intera popolazione: giovani e meno giovani devono essere pronti a condividere gli stessi sacrifici e patemi. Eppure una voce continua a urlare il nome di una, due, tre e molte altre. Una fila ordinata di donne strette nello scialle, calzate di fatica e spasimo, salgono ogni notte i sentieri del Pal Piccolo, arrivando anche a 1000 metri di dislivello, per raggiungere gli uomini al fronte, e portare loro ciò che serve per resistere. Le gerle, che arrivano anche a pesare 40 kg, cariche di armi, biancheria pulita e quel poco cibo che è possibile recuperare, si trasformano in corpo e volontà. Agata, Viola, Lucia sono solo alcune delle donne che si prendono cura del futuro, nonostante i seni doloranti per non aver fatto in tempo ad allattare i loro bambini affamati, nonostante le famiglie da accudire e i campi da coltivare. “Siete donne, non vi è richiesto capire le esigenze della guerra”, dice un soldato con disprezzo e sufficienza. “Le donne servono dove sono”, dice decisa Agata, protagonista e narratrice in Fiore di roccia.
Quella che Ilaria Tuti ci racconta, è una storia sconosciuta di 2000 donne, contadine, cacciatrici, madri e mogli di Timau, che come Artemisia di Alicarnasso scelsero di fare ciò che era necessario, poiché in guerra, tra alleati, deve esserci fiducia, rispetto e fedeltà. Le portatrici, è così che le avevano riconosciute gli stessi soldati che un tempo avevano anche solo pensato di denigrarle. Loro erano un battaglione, erano la base della resistenza degli uomini in prima linea. Le portatrici carniche furono considerate un vero e proprio reparto, guadagnandosi il rispetto di tutti gli alpini.
La scrittrice si muove con rispetto e attenzione tra i respiri mortali della creatura montuosa del Pal Piccolo, lì dove uomini e donne hanno trovato la forza, l’umanità, l’aiuto reciproco, l’amore e la morte. Prosa e poesia danzano strette nel ricordo di quel limbo innevato macchiato dal sangue di giovani chiamati a combattere per l’onore e per la nazione. 
Fiore di roccia è la forza che non si sa di avere, e la tenacia e la necessità di tenersi in vita.
Fiore di roccia è l’interrogativo sulla sostanza dei sentimenti umani. È la diffidenza che si insinua nell’anima, e allo stesso tempo, l’annichilimento del risentimento. È la scoperta della ferocia, della lotta alla sopravvivenza e del tradimento dettato dal bisogno di sentirsi umani.
AGATA!
Le donne con le gerle sono lo strato di peluria lanosa del fiore alpino, che non permette al dolore di traspirare. Loro sono il bianconeve del fiore di roccia, che si riscaldano con la fatica della salita, e danzano sulla morte per richiamare la vita.
Non c’è tempo per piangere i caduti. Non fermatevi!


La mia valutazione

Alla prossima
Luce <3


"C'è un'espressione felice che racconta la tenacia di questa stella alpina: noi la chiamiamo "fiore di roccia"". Il capitano Colman annuisce. "E' questo che siete. Fiori aggrappati con tenacia a questa montagna. Aggrappati al bisogno di tenerci in vita."


1 commento:

  1. Grazie infinite per avermi fatto conoscere questo bel libro, credo che lo metterò nella lista dei desideri

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