Titolo originale: Nakitai watashi wa neko o kaburu
Titolo: Miyo - un amore felino
Paese: Giappone
Anno: 2020
Durata: 104 min
Trailer:
Trama
Miyo Sasaki è una ragazza di 14 anni innamorata dell'affascinante Kento Hinode, suo compagno di classe. Una sera, la giovane si imbatte in un misterioso gatto, che le vende una maschera col potere di trasformarla in una piccola gattina bianca; Miyo decide così di sfruttare la situazione a proprio vantaggio e di sfruttare la forma felina acquisita per avvicinarsi all'amato. Il piano funziona, e Kento le si affeziona al punto da soprannominarla Tarō, come il cane che aveva da bambino. Sfortunatamente per lei, le cose si complicano quando per le conseguenze dell'incantesimo non riesce più a tornare umana.
Recensione
Immaginate di essere innamorati, di avere una cotta per un vostro compagno o compagna di classe ma di non essere ricambiati, di apparire totalmente invisibili ai loro occhi. Cosa sareste disposti a fare pur di ricevere le attenzioni della persona che fa battere il vostro cuore? Forse perdere addirittura la cognizione di voi stessi, abbandonarvi a tenere fantasie romantiche rischiando anche di apparire ridicoli agli occhi dei vostri amici, facendovi solo trasportare dagli impeti (a volte irrazionali) dei vostri sentimenti.
La trama dell’anime è abbastanza semplice, anche se molto originale e avvincente, e segue le vicende di Miyo Sasaki, detta Muge, studentessa delle scuole superiori che vive a Tokoname nella prefettura di Aichi. La ragazza ha una cotta per Kento Hinode, suo compagno di classe che però non si accorge minimamente di ciò che la ragazza prova e, anzi, si sforza sempre più di ignorarla visto che Miyo, goffa e impacciata nonostante il carattere risoluto, non nasconde di esternare la sua cotta in tutti i modi, anche in quelli più assurdi. Tipico di Muge (Miss Ultra Goffa ed Enigmatica) come la chiamano i suoi compagni, è l “Alba di Hinode” una bizzarra dimostrazione di affetto con cui la ragazza colpisce con il sedere l’amato Kento, suscitando ilarità e imbarazzo generali.
Un giorno Muge, durante un festival tradizionale, entra in possesso di una maschera magica grazie al in dono dalGatto Venditore (il mascheraio) che le consente di trasformarsi nel gattino Taro. Nei “panni” del tenero felino Miyo riesce ad avvicinarsi a Kento, trascorrendo sempre più tempo insieme al suo amato con lo scopo di conoscerlo meglio e tentare di conquistarlo quando ritorna a essere umana. Ma ogni magia ha il suo prezzo da pagare e Miyo, trasformandosi sempre più spesso perché sempre più innamorata, rinuncia lentamente alla sua umanità.
Questa trama apparentemente leggera che parla di un amore innocente tra adolescenti, in realtà è solo la maschera, per l’appunto, che cela invece qualcosa di più profondo, un disagio straziante che lacera in silenzio l’allegra Miyo. La ragazza, abbandonata dalla madre in tenera età e trasferitasi dal padre e dalla sua nuova compagna, soffre l’abbandono e la mancanza dell’amore materno, sensazione di smarrimento acuita dalle compagne di scuola che, fin dalle elementari, l’hanno bullizzata puntando il dito sul fatto che neanche sua madre l’abbia voluta.
Miyo ha sempre combattuto questa situazione con risolutezza (memorabile una scena in cui prende a scarpate due ragazzine che la prendevano in giro), pur soffrendo nel profondo e cercando di soffocare tutto il suo disagio, nascondendolo dietro una facciata di ragazzina allegra sempre pronta a sorridere. Un comportamento tipico della cultura giapponese che quasi impone una visione “esterna” di sé stessi impeccabile e conformista per non suscitare disapprovazione o addirittura imbarazzo negli altri, un sacrificio non insolito in tanti giovani giapponesi che, come Miyo, anelano affetto e comprensione e ai quali, in molti casi, sarebbe sufficiente ricevere attenzioni anche solo dalla persona di cui si è innamorati.
Quando si trasforma in Taro Miyo è felice, riesce a trascorrere tanto tempo insieme al suo Kento, il quale ricambia l’affetto del gattino rivelando all’animale i suoi desideri più segreti e le sua aspirazioni, anche queste tenute nascoste (indossando una maschera di composta maturità) per non contrariare la madre che lo vede già studente di una prestigiosa università che possa regalare la ragazzo un futuro radioso ed economicamente importante per poter provvedere alla sua famiglia.
La ragazza, continuando a sfuggire a ciò che la fa soffrire, con un padre abbastanza distante e una matrigna gentile e premurosa ma “educatamente” tenuta a distanza dalla stessa Miyo, comincia a sentirsi al sicuro solo nel suo piccolo angolo di mondo felino, non accorgendosi che pian piano sta diventando sempre meno umana seguendo l’illusione che fuggire dalle delusioni, senza chiedere aiuto a nessuno, possa alleviare la sua condizione di bambina “rifiutata”.
Non vi rivelerà il finale, che vi invito a scoprire da soli guardando quest’anime che, pur non raggiungendo livelli eccelsi tipici di produzioni che in qualche modo lo hanno ispirato, si rivela essere una gradita sorpresa perché, con l’espediente di un’innocente love story tocca argomenti ben più profondi e importanti come il sentimento di inadeguatezza nei confronti dei coetanei, il bullismo e soprattutto la depressione di cui Miyo ovviamente evidenzia i primi accenni.
Il comparto tecnico di Miyo – Un amore felino è davvero convincente con le animazioni 2D di Studio Colorido che danno il meglio di sé nei passaggi in cui realtà e fantasia si intrecciano, senza dimenticare la cura dei particolari negli sfondi e nei paesaggi che risultano tanto comuni e tipici di una tradizionale cittadina giapponese, quanto ben realizzati e armonicamente inseriti nel contesto.
La sceneggiatura dell’anime e, come detto, molto originale e capace di affrontare con un tocco gentile e delicato argomenti molto sensibili accompagnandoci con empatia e condividere i sentimenti della tenera e goffa Miyo, vera superstar dell’anime ache se sia il suo personaggio che i “co-protagonisti” avrebbero meritato ancora più approfondimento, magari allungando un po’ la durata della pellicola che si ferma a 115 minuti.
Molto coinvolgenti e decisamente gradevoli le musiche, con la canzone di Yorushika intitolata “Hana ni Borei – Ghost In A Flower” che è un autentico gioiellino di delicatezza canora.
Un sì convinto dunque per Miyo – Un amore felino che veicola un messaggio importante, ovvero quello di non nascondersi troppo dietro a delle maschere e una forma di sé di facciata per non perdere la propria identità, l’aspetto più profondo che solo le persone che ci vogliono davevro bene riescono a vedere, se gliene viene data la possibilità.
Carino sì, ma ci sono di migliori, in ogni caso ho apprezzato anch'io la canzoncina ;)
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