Buongiorno, oggi partecipo al cover reveal del nuovo romanzo di Cristiano Pedrini
«Era così diverso, rappresentava un mondo
che desiderava scoprire, ma al tempo stesso
sapeva di non potervi appartenere»
Autore: Cristiano Pedrini
Genere: History Romance MM
Formato cartaceo 14x21
Formato ebook: epub/mobi e pdf
Pagine: 212
Pubblicato con Youcanprint
Cover e illustrazioni di © Luca Valli
Trama
Nelle selvagge e mistiche terre delle Black Hills, dove il vento dell'est soffia promesse di cambiamento e la natura si rivela nella sua maestosa bellezza, due anime destinate a infrangere le barriere dell'odio e dell'incom-prensione sono destinate ad avvicinarsi: Joshua, erede di un potente magnate ferroviario di Boston, e Mukky, giovane guerriero pellerossa dal cuore coraggioso.
Nell'America di fine Ottocento, un'epoca segnata da feroci conflitti tra coloni e nativi americani, mentre i binari del progresso minacciano le sacre terre dei Lakota, e la guerra tra culture sembra inevitabile, il legame tra Joshua e Mukky sfocia in un amore inaspettato, un sentimento proibito, che va oltre le differenze dei loro mondi e che rappresenta una sfida coraggiosa ai limiti imposti dalla società, un grido di libertà che risuona attraverso la giovane nazione in fermento.
Estratto dal Capitolo Primo
Tanto tempo fa, in una serata d’estate in cielo splendeva una sottile falce di luna, che
si affacciava fra le nuvole.
Un lupo, seduto sulla cima di un monte, ululava senza sosta. I suoi ululati erano
lunghi, ripetuti e disperati. La luna, la regina d’argento della notte, ne fu infastidita e gli
chiese perché si lamentasse tanto. Il lupo rispose che aveva perso uno dei suoi cuccioli e che
ormai disperava di trovarlo. Lei, dispiaciuta e desiderosa di aiutarlo, pensò di illuminare
tutta la montagna per far sì che il lupacchiotto trovasse la via del ritorno. Così si gonfiò
tanto da diventare un disco grande e luminoso. A quel punto il lupo ritrovò il suo cucciolo,
tremante di freddo e di paura, sull’orlo di un precipizio. Lo afferrò in tempo, lo strinse forte,
lo rincuorò e ringraziò infinitamente la luna. Poi se ne andò col figlioletto, allontanandosi tra
la vegetazione. Le fate dei boschi, commosse, decisero di fare un bellissimo regalo: una volta
al mese la luna sarebbe diventata un globo di luce grande e luminoso, visibile a tutti, in modo
che i cuccioli del mondo potessero ammirarla. Da allora, una volta al mese, i lupi ululano
festosi alla luna piena.
Quella vecchia leggenda era tra le preferite di Mukky. Suo nonno, Coda Chiazzata,
gliela raccontava spesso, davanti all’entrata della sua tenda, prima di andare a letto. Molte
volte quella stessa luna risplendeva alta in cielo, ascoltando la voce del vecchio guerriero.
Era calma e sicura, qualcosa che il ragazzino era abituato ad ascoltare, fantasticando sulle
avventure che da grande avrebbe potuto vivere, nella speranza di riuscire a
raccontargliele. Ma quel desiderio non si era potuto tramutare in realtà. Aveva da poco
compiuto i quattordici anni quando il Grande Spirito lo aveva voluto con sé, privandolo
per sempre della sua presenza e delle sue incredibili storie capaci di aprire la sua giovane
mente alle meraviglie della natura.
Le Moʼȯhta-voʼhonáaeva erano uno spettacolo vero, che Mukky non si stancava mai
di ammirare. Rimaneva in silenzio a osservare quelle alte cime che si innalzavano fiere
verso il cielo. Quella visione, insieme alle colline, alle grandi praterie e alle foreste di pini
rendevano il Sud Dakota un luogo incantevole, un’eredità ricevuta da suo nonno Coda
Chiazzata, ottenuta a caro prezzo. Ma ora sembrava essere minacciata da nuovi eventi che
gli uomini bianchi stavano tramando alle spalle della sua nobile tribù.
Accarezzò la criniera del suo cavallo, volgendo lo sguardo verso il sentiero che
portava all’accampamento, udendo in lontananza un nitrito. Lo scalpito dei suoi zoccoli
scacciò il silenzio nel quale Mukky era immerso. Vide sopraggiungere Coda Bianca.
L’espressione del guerriero non lasciava presagire nulla di buono.
«La tua presenza è richiesta, ci sono decisioni importanti che si stanno profilando
all’orizzonte.» La sua voce sicura era un’ancora per Mukky. I due si conoscevano da
sempre. Era stato quell’uomo a insegnargli ad andare a cavallo, un padre acquisito dopo
che aveva perso il suo e per quell’uomo rimasto solo, la presenza di Mukky era stata fonte
di gioia. Nonostante il suo aspetto gracile, il giovane indiano era molto rispettato. Gli occhi
bruni e lo sguardo determinato ricordavano a Coda Bianca il nonno.
«Che cosa è successo di tanto grave?»
«Lootha ha portato cattive notizie. I bianchi stanno di nuovo per invadere le nostre
terre.»
Quella notizia lasciò Mukky indifferente. Volse lo sguardo alle montagne, chiedendosi se
l’eccitazione di Coda Bianca fosse giustificata. I Bianchi avevano molte colpe, spingevano le
loro tribù ad abbandonare le praterie; dopo aver intrapreso una spietata caccia ai bisonti,
avevano permesso loro di insediarsi in quelle nuove terre, e con il Trattato di Laramie,
avevano ottenuto il possesso eterno dei Black Hills, le amate “colline nere”, le Moʼȯhta-
voʼhonáaeva che non smetteva mai di rimanere a contemplare.
«Lootha minaccia di tornare a impugnare le armi, la tua voce è molto ascoltata, sei il
nipote di Coda Chiazzata, e molti rivedono in te il suo spirito.» Coda Bianca si accostò,
pregandolo di nuovo di seguirlo all’accampamento.
«Sono stupende.» Joshua contemplò le grandi montagne all’orizzonte, prima di
tornare a osservare l’elegante interno della carrozza che lo aveva condotto così lontano da
Chicago. Più di novecento miglia percorse, quattro Stati attraversati, e la certezza di
tornare a casa con indelebili ricordi di quel viaggio che era riuscito a conquistarsi. Il
Dakota del Sud era un luogo incantevole, che amalgamava paesaggi contrastanti, dolci
colline lasciavano il posto a vaste praterie e sullo sfondo si innalzavano imponenti
montagne con gole e grotte inesplorate e grandi foreste. Quella ricchezza di paesaggi lo
rendevano diverso dal selvaggio west.
«Quando saremo giunti a destinazione ti appariranno ancor più maestose, le Black
Hills ti rimarranno nel cuore.» L’ingegner Hans Bauer era stata un’ottima compagnia per
tutto il viaggio. Un brillante conversatore e un tecnico capace. Era facile intuire perché suo
padre l’avesse nominato capo ingegnere della compagnia. Nonostante il suo accento
teutonico, parlava correttamente l’inglese e faceva sfoggio di preparazione in molti campi,
non solo scientifici.
«È quello che penso anch’io. Quando giungeremo a destinazione?» gli chiese Joshua
sprofondando dell’elegante sofà foderato di velluto bordeaux, senza nascondere la sua
trepidazione.
«A questa velocità dovremmo arrivare domattina» gli rispose l’uomo osservando il
suo orologio, prima di riporlo di nuovo nella tasca del panciotto. «Tuttavia, sai bene che
dovrai rispettare alcune regole per la tua incolumità.»
«Certo, anche se continuo a credere che saranno del tutto superflue.»
«Temo di doverla deludere.» La voce possente che giunse alle spalle sorprese
Joshua. Il giovane si voltò verso l’ufficiale dell’esercito che, impugnando l’elsa della sua
spada, appesa alla cintura, si fece avanti. Salutò con un cenno il capo l’ingegnere che
riprese ad appuntarsi delle note sulle mappe distese sul tavolo al centro dell’elegante
carrozza salone.
«La zona non è così sicura come molti immaginano. Io sono qui per occuparmi della
vostra sicurezza.»
«Mi scusi Maggiore, non volevo dubitare della sua parola» si affrettò a precisare il
ragazzo rialzandosi in piedi per stringere la mano a quell’amico di vecchia data di suo
padre che era a capo del piccolo drappello di uomini a bordo del treno.
«Warren è uomo pragmatico, sa bene che l’irruenza giovanile a volte va tollerata»
osservò Hans mentre si avvicinava al fornito mobile bar, versando del whisky in due
bicchieri ne porse uno all’uomo.
«Ho promesso a suo padre di tenerla d’occhio ed è quello che farò» replicò, prima di
bere un lungo sorso. «Ma non tema, avrà modo di visitare tutti i luoghi che desidera.
Sappiamo come tenere a bada le tribù indiane.»
Joshua osservò perplesso l’espressione arcigna dell’uomo. La folta barba nera dava a quel
volto rotondo la falsa idea di una persona bonaria, ma bastavano poche sue parole per
convenire che era uomo di tutt’altra pasta. Poco incline al compromesso, altezzoso ed
estremamente sicuro di sé. Tutte doti che Joshua rivedeva in suo padre e forse per questo
nutriva per quell’ufficiale la stessa insofferenza.
«Vuole dire che le guerre con gli indiani potrebbero scoppiare di nuovo?»
«Con quei selvaggi è difficile stabilire accordi duraturi. Ma non deve temere. Non sono così
pazzi da rischiare un nuovo confronto perché per loro sarebbe la fine.» Beatty posò il
bicchiere ormai vuoto sul tavolo. «Tuttavia, per evitare pericoli dovrà attenersi alle mie
disposizioni» concluse, uscendo dal salone, ignaro dell’espressione
risentita comparsa sul volto del ragazzo.
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