Buongiorno, oggi partecipo al cover reveal del nuovo romanzo di Cristiano Pedrini
Thacher Island è solo un piccolo lembo di terra al largo delle coste del Massachusetts, ma per Justin
Conwell è forse l’ultimo luogo in cui sentirsi al sicuro. Schierandosi contro suo padre, ha fatto
crollare il suo impero finanziario fondato sulla corruzione, condannandosi a vivere nascosto,
protetto dal Governo.
Agli occhi di Braden McCoy, Justin non è il solito testimone da proteggere, ha accettato una
missione rischiosa e dall’esito imprevedibile, eppure è deciso a fare in modo che il soggiorno
sull’isola per il giovane, sia il più possibile gradevole. Quando un ragazzo di nome Daryl
compare dal nulla ed inizia a stringere amicizia con Justin, Braden si trova di fronte ad una scelta che
appare semplice e logica: separarli e fare in modo che nulla possa mettere in pericolo la vita del suo
protetto, ma è davvero la decisione più giusta?
Daryl sembra sapere più di quel che lascia intendere, ma è il suo rapporto con l’oceano che
circonda Thacher Island ad instillare in Justin il desiderio di scoprire tutto di lui, a costo di svelare il
suo passato.
«Una piccola isola, due fari gemelli e l’infinita
melodia dell’oceano...
il luogo perfetto per iniziare un lungo viaggio.»
Estratto dal Capitolo Primo
Il tramonto era passato da un pezzo, e l’imbrunire della sera stava prendendo il
sopravvento, celando la sagoma dell’isola.
Braden interruppe la lettura di un libro per osservare la lanterna posata davanti alla
finestra. La candela era consumata quasi del tutto, ma la sua fiammella continuava a
proiettare quella luce caparbia all’esterno della casa, guidando i passi della persona che
l’uomo attendeva con ansia. Si rialzò lentamente dalla sedia a dondolo, sorreggendosi al
bastone e fissando la piccola scatola di legno che aveva lasciato sul tavolo della cucina.
Camminò barcollante, maledicendo la sua vecchia anca malmessa. Si appoggiò al tavolo e
aprì la scatola, sincerandosi di trovare all’interno quel dono che voleva lasciare al suo ospite.
Posato su un lembo di stoffa c’era il flauto che gli aveva tenuto compagnia per tutti quegli
anni. Non ricordava quante volte lo aveva suonato d’estate sul porticato di casa, e d’inverno
davanti al piccolo camino, imparando sempre nuove melodie.
Ora era giunto il momento che tornasse nelle mani del suo proprietario. A un tratto sentì
bussare alla porta. Chiuse la scatola e sostenendosi al bastone andò ad aprire.
«Non riesco a crederci, è ancora più brutta di quel che immaginassi! Sei sicuro che
non ci siano altri luoghi più accoglienti?» Marina si appoggiò al parapetto del battello,
fissando l’isola che vedeva sempre più vicina. Era entusiasta di partecipare a
quell’operazione, ma in cuor suo aveva sperato di finire in una località meno sgradevole.
«Thacher Island è il luogo perfetto per i nostri scopi. Vedila come una lunga e
riposante vacanza con poche occasioni di subire quello stress che un luogo più alla moda
porta con sé.» La risposta del collega suscitò nella donna una smorfia di fastidio.
«Sostituisci poche con nulle» lo corresse, togliendo dalla tasca della giacca a vento
la sua sigaretta elettronica e accendendola sotto lo sguardo divertito di Braden.
«Ancora non te ne sei liberata?»
«Sarà uno dei pochi vizi che potrò concedermi in questo luogo dimenticato da Dio»
replicò Marina. «Comunque, non ti ho ancora ringraziato per quest’incarico. Anche se il
soggiorno sarà di una noia mortale, sono orgogliosa di far parte di questa operazione.»
Braden le sorrise. Non aveva alcun dubbio sulla bontà delle sue parole: lei era uno
degli agenti più promettenti dell’FBI, come lui era uno dei più esperti. L’uomo aveva
ricevuto numerosi encomi, e in più di un’occasione le colleghe avevano mostrato un certo
interesse nei suoi confronti. Dopotutto, gli occhi neri come il carbone, intensi e profondi, e
i folti capelli ricci erano un ottimo biglietto da visita.
«Quanto pensi che rimarremo qui?» chiese la donna, giocando con gli orecchini
d’oro, un gesto che faceva abitualmente quando si sentiva a disagio.
«Probabilmente poche settimane» rispose Braden girandosi verso il corridoio che
portava alla piccola stiva della nave che stava per attraccare al molo dell’isola.
Marina gli si affiancò, inspirando l’aroma di agrumi dalla sigaretta. «C’è ancora un
particolare che attende risposta. Come hai fatto a convincere il Vice Direttore Fraser di
questa assurda operazione?»
«Assurda? Mi avevi appena ringraziato di farvi parte.»
«Certo, ne sono lieta, ma questo non toglie che quando ho letto il rapporto mi sono
domandata chi avesse potuto partorire una simile idea. Poi ho saputo che eri stato tu.»
Braden si infilò le mani nelle tasche del cappotto, voltandosi di nuovo verso l’isola.
«Ci siamo trovati a gestire una situazione particolare, e pensavo avessimo bisogno di una
riposta... particolare. Rebecca Fraser ha deciso che valeva la pena correre il rischio e ha
accettato la mia proposta.»
«Già, ma mi ero fatta l’idea che fosse una persona a cui piace giocare sul sicuro.»
«Lei, come noi due, è responsabile della buona riuscita di questa operazione.
Tuttavia, hai ragione, Rebecca cerca sempre di trovare la soluzione migliore per
assicurarsi di ottenere il risultato sperato. Thacher Island è stato un mio suggerimento e
ha convenuto che fosse la scelta perfetta per il nostro scopo.» Braden si accostò al
parapetto osservando il molo a poca distanza. Il loro viaggio era giunto a termine. Il suo
sguardo corse ai due fari gemelli che erano, da sempre, il simbolo di quella piccola isola al
largo delle coste del Massachusetts. Quel lembo di terra, poco più di 50 acri, sarebbe stata
la loro prossima dimora.
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