venerdì 30 agosto 2019

Recensione "Le acque del sonno eterno", Maria Cristina Pizzuto

Autrice: Maria Cristina Pizzuto
Titolo: Le acque del sonno eterno
Prezzo: cartaceo 12,93   e-book 2,99

Link d'acquisto: QUI















Dopo l’incidente in cui erano deceduti i genitori, Sara era
ormai sola, e l’unico parente si trovava in quel ramo di lago
al di fuori di ogni civiltà. Aveva poche notizie sullo zio
paterno, qualche lettera qua e là, niente di più.



Trama:
SARA, rimasta orfana a causa di un incidente, è costretta ad andare a vivere al castello del suo austero zio Alberto, in una cittadina chiamata Pomlete.
Al suo arrivo è accolta con estrema freddezza ma, con il passare dei giorni, fa amicizia con Marta, la cuoca, e con Erika, la moglie defunta
dello zio.
Saranno proprio lo spirito di Erika e la pazienza di Sara a sciogliere il cuore arido e indurito di Alberto, trasformandolo in una persona cordiale e amabile.
Nonostante i ripetuti moniti di Erika di stare lontana dall’acqua, Sara deciderà di trasferirsi in un paesino nei pressi di una diga, dove troverà la sua indipendenza e l’amore al fianco di Francesco, fino al fatidico giorno in cui la diga riverserà le sue acque sul centro abitato, trasformando le loro vite per sempre...
Questo racconto vuole ricordare il disastro provocato dalla rottura della diga del Vajont, che in una sola notte ha causato mille e novecento morti.
Tragedia che poteva essere evitata e che ha causato danni all’ambiente e alle persone, devastando un intero paese.
Sebbene la narrazione sia puramente fantastica,
vuole mettere in risalto come vite diverse vengano spezzate in poco tempo, per motivi futili e prese di posizione politico-economiche.
Questa storia è stata scritta per non dimenticare, per sottolineare che la superficialità umana spesso porta
alla distruzione di vite, gremite di desideri ed emozioni. L’Uomo diventa, qui, il dio di se stesso. Un suo errore può varcare il limite della vita e della morte, ed egli si fa autore di misfatti che potrebbero benissimo essere evitati. È un urlo a chiunque possa decidere delle sorti dell’umanità a essere più responsabile in ciò che si fa e si esercita, a prescindere dai giri economici e di potere.
“Le acque del sonno eterno” vuole implorare tutti gli uomini a imparare dai nostri stessi errori. Sbagli che hanno portato a catastrofiche conseguenze spezzando l’esistenza di molte vite umane.




Lungo le strade tortuose cercò conforto e rifugio nel
cocchiere, a prima vista una persona per bene, vestita in un
modo quasi fin troppo elegante per la sua funzione, ma a
ogni curioso interrogativo non accennava la minima risposta.
Una statua la stava accompagnando: nessuna mossa, nessun
movimento, niente. Solo le mani afferrate alle briglie
rendevano vivo quell’essere.





Recensione


Le acque del sonno eterno è un racconto che ti tocca l'anima e che ti fa riflettere; la storia è un misto tra fantasia, la storia di Sara, suo zio, Francesco e gli altri personaggi, e realtà, perché il disastro provocato dalla rottura della diga del Vajont, che in una sola notte ha causato mille e novecento morti, una tragedia che poteva essere evitata e che ha causato danni all’ambiente e alle persone, devastando un intero paese, è successo veramente e non credo sia stato facile per Maria Cristina scriverlo, ma ha voluto rendercene partecipi e di questo la ringrazio dal profondo del cuore.
La storia parla di Sara, una ragazzina rimasta orfana che si ritrova a dover vivere dallo zio, uno zio burbero che apparentemente non parla con Sara o forse non la sopporta; la verità però, è che lo zio nasconde un cuore d'oro e solo con il tempo e grazie allo spirito della zia Erika, Sara lo capirà; lo spirito della zia è anche la chiave del racconto, perché è lei che mette in guardia Sara, di non andare sull'acqua, perché dall'acqua Sara è nata e all'acqua dovrà tornare; il monito rimarrà inascoltato, purtroppo... Il significato che si nasconde dietro questo racconto è chiaro: non puoi sfidare la morte, perché ciò che ti rende vivo, prima o poi ti reclama e non ci sarà verso di tornare indietro.




La mia valutazione
5

Alla prossima

Luce <3






Con meraviglia, curiosità e timore lo
socchiuse; un scintillio evase a contatto con la luce. Subito la
paura scomparve e ai suoi occhi si mostrò uno stupendo
collier incastonato di diamanti punteggiati da un rosso
porpora tra le rifiniture argentate; accanto, due pendenti di
acquamarina. Nel toccarli scivolò fuori un biglietto giallo
circondato da greche.
Ti amerò per sempre. Non scordarti di me.
Appena sillabò le prime tre lettere, la porta sbatté e nello
specchio comparve una figura, come un fulmine lo trapassò
per poi scomparire.








Nessun commento:

Posta un commento